Ultimo giorno delle vacanza
alpinistiche di quest’estate. E per chiudere in bellezza, scegliamo
un’altra via di arrampicata: criteri della scelta (come per le
precedenti), una via facile, con soste attrezzate (non abbiamo chiodi
e martello), divertente, bella, in una zona da scoprire. E direi che
lo spigolo Piaz alla Torre Delago corrisponda a queste
caratteristiche. Poi, dopo aver letto sulla guida del Catinaccio un
po’ di biografia del grande Tita Piaz, come non rendergli onore a
questo diavolo?!
Colazione dei campioni: ieri i biscotti
sono finiti, quindi ci siamo presi un po’ di paste quando siamo
scesi dal Ciavazes: quattro
a testa, e mica pasticcini.. Va beh dai, tanto di avvicinamento da
farne ce ne un po’, si smaltirà! L’anno scorso fecimo un
bellissimo trekking in questa zona, partendo a buio da Muncion,
salendo la strada asfaltata per il Gardeccia, proseguendo per il
Passo Principe, salita al Catinaccio d’Antermonia (panorami a 360°
spettacolari), discesa al Lago d’Antermonia, Passo di Lausa, Passo
delle Scalette, rientro al Gardeccia dove abbiamo approfittato del
servizio bus. Oggi saliamo col servizio bus, se no arriviamo a
Natale.
Ci sentiamo strani, al parcheggio e nel
bus ci siamo solo noi con imbraghi apparecchiati di tutto punto e
corda, mah. Mi scoccia sempre un po’ essere osservato dai montanari
della domenica come se fossi un marziano. Voglio dire, in mezzo alle
dolomiti sono io che dovrei sentirmi a casa, non voi gente di città
che una settimana all’anno calza gli scarponi per scendere dalla
funivia e fare 100m per arrivare a pranzo al rifugio.
L’avvicinamento alla fine ce lo
mangiamo: la voglia di andare ad arrampicare, di prendere contatto
intimo con la roccia è talmente grande che in men che non si dica
siamo all’attacco. E giungiamo così al terrazzo dove c’è la
prima sosta (il primo tiro di I misto II lo percorriamo in scioltezza
sciolti), e già qui sembra di essere sul marmo.. Sappiamo che è una
via molti ripetuto e quindi unta (la guida consiglia di portarsi la
magnesite), meglio scalarla prima che sia levigata come una lavagna!
E così si parte: parte Riccardo,
davanti a noi una cordata da tre, altre molto più in alto, tutto
sommato non siamo imbottigliati nel traffico, e dietro di noi non
scorgiamo nessuno, meglio così. Vedo Riccardo già impegnato su una
placchettina.. Non è difficile, ma il grado di levigatura degli
appoggi obbliga a un movimento delicato e controllato.
Poi tocca a me, e diventa subito aereo.
Siamo sullo spigolo, a sinistra il vuoto, sopra il cielo, che figata.
La delicatezza è d’obbligo, appoggia il piede li, ma l’aderenza
è scarsa visto che è tutto liscio, ma la manetta è alta, ci vuole
un passettino intermedio, un saltello. Un leggero cambio piede con la
protezione 5m sotto. Brividi.
Fa freddo, mannaggia, giù un caldo e
adesso abbiam quasi freddo. Ma presto ci scaldiamo, non per il sole,
beh un po’ anche per quello, più che altro per l’adrenalina:
sempre esposti, sempre col vuoto alla nostra sinistra e un po’
anche a destra, e poi per il divertimento.
Poi eccoci, siamo in cima alla Torre
Delago. La via è corta, ma ci siamo divertiti un sacco. La vista è
imprigionata dalle restanti torri intorno. Altra voglia di
arrampicare, ma c’è da tornare a casa, sigh. Speravamo avere il
tempo di salire una via già spittata giù sotto il Rifugio Preuss,
ma con la fila che c’è sulle doppie non ne avremo il tempo.
Memori della corda incastrata, e leggendo sulla guida che le doppie qui possono
farsi a 20m, scendiamo con una corda unica, niente nodi e tutto
liscio. Quasi a ogni sosta dobbiamo aspettare la cordata che ci
precede, ma fa parte del gioco. E così siamo alla bassa, di nuovo.
Alziamo lo sguardo su questa Torre che si staglia verso il cielo. Mi
viene da pensare ai primi salitori, senza il nostro materiale, senza
le soste e le doppie attrezzate, siamo delle pippe in confronto.
E giù verso il Rifugio Vajolet,
saltando sui sassi, superando gente in difficoltà su ogni piccolo
scalino di roccia. Birra fresca, panino con più imbottitura che
pane, e preso il bus per tornare al parcheggio lasciamo con
malinconia le terre alte. Si ritorna a valle, vacanza finita, e si
pensa già alla prossima.
Qui altre foto.
Qui relazione coi tempi.
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