sabato 27 febbraio 2016

La salita dalle due facce: Jahrzahlwand 2, avanti tutta

Quest'annata magra ci spinge di nuovo in una delle valli più fredde d'Italia, e anche qui il ghiaccio non è che abbondi. Se paragono lo stato di Jahrzahlwand di oggi con quello dell'anno scorso (che già era magro), mi vengono gli occhi lucidi. Ma la meta è figlia anche di altre questioni, tra cui due granducce: Giorgio finalmente salirà Tristenbach (che la mena da mesi), e faccio cordata io con Stefania (dopo le sue prodezze al corso AC1). 

Stessa valle, stesso posto dove fare colazione. Ma nevica già, nonostante le previsioni desserò la dama bianca dalla sera. Va beh, poco male. Giorgio e Cristian lasciano me e Stefania come due cani abbandonati al tornante da dove si scavalca il guardrail per poi dirigersi verso il flusso di ghiaccio. Due facce: noi qui, e loro km più avanti. 

La neve della settima scorso è già un lontano ricordo, sarebbe comodo mettere i ramponi, ma ho quelli del capo (Nicola) e non vorrei rovinarli in avvicinamento. Intanto ridiamo delle facce che faranno chi arriverà dopo di noi: parcheggeranno sereni e felici di non avere nessuno davanti, e quando saranno in vista della cascata..toh, c'è già qualcuno! Ed eccola la cascata, e la valanga di domenica scorsa.


Alla base lasciamo lo zaino di Stefania, ne facciamo uno unico, tanto punto fare presto e scendere per sentiero (anche se mi preoccupa che Simone a inizio gennaio non l'abbia trovato..). Arrivano quattro ragazzi di Verona e "ma voi come siete arrivati qua che non ci sono macchine?". E poi viene fuori che conoscono Nicola, che aspettano le sue foto di Ursprung, e che conoscono pure me per fama. Dai che andiamo sul ghiaccio! 

Parto speranzoso di arrivare a fare sosta sotto il masso, ma non credo ce la farò. Il ghiaccio non è particolarmente godurioso, belle croste e bello cariato, non è che si possa fare sosta ovunque. Poi ho le picche di Nicola "ma dai prendile che secondo me l'altra volta non le hai usate bene", e invece no, confermo che con le X-Dream non mi ci trovo per nulla bene. 

Da sotto la mia amica mi urla che mancano pochi metri, sono poco più alto della cengia dove sostò Gianluca l'altra volta, il masso è irraggiungibile (anche se poi mi si confesserà che "beh forse mancavano un po' di più di 10m") e davanti a me due abalakov ma..magri forte. Giù la spada (la 22), che però gira un po' a vuoto. Altra spada e una 19, che invece adesso vanno bene. Super sosta con tre viti e un abalakov che ha fatto cura snellente. 

Recupero Stefania, mentre i veronesi salgono uno alla sua destra e l'altro sotto di lei. Si vede da come un po' tutti si muovono su bicchieri di cristallo come il ghiaccio non sia dei migliori. I veronesi salgono oltre la mia sosta (mannaggia Stefania, te e il tuo occhio sui metri di corda mancanti!), e viste le padelle di ghiaccio che volano..meglio aspettare prima di ripartire. Tanto già in sosta ne prendo una sulla coscia. Due facce: bel ghiaccio l anno scorso, brutto oggi. 

Ok vado, diedro arquato verso destra dove salgo troppo trovandomi poi quasi in strapiombo, e adesso mi tocca traversare delicato.. Picozzata e si apre una rosa di un metro, tolgo la picca ma porca miseria che passo lungo mi tocca fare adesso! "Stefania, qui fai attenzione che si stacca una roba grossa!". Raggiungo e supero i ragazzi, due battute con loro che mi faranno da ponte radio con la mia amica, e via su a lato del masso, che ricordavo più dritto l'altra volta. Ma ricordavo più appoggiato il resto, perciò ok. 

Fuori dal masso, il terreno spiana, il ghiaccio è coperto di neve, ma..anche la roccia. Sbam, e la picca picchia sulla roccia sotto il bianco: perdonami Nico. La pendenza modesta lascia salire ora senza problemi, sarà forse il problema far sosta, ma vedo due belle bugne di ghiaccio che fanno al caso mio. Con la corda arrivo solo alla prima. 

Ora un po' di nebbiolina offusca la vista, tanto vicini alla strada ma comunque un po' fuori dal mondo: bell'ambiente. E ora sono pure solo, non vedo nessuno. Sale anche Stefania, stranamente silenziosa oggi.. Rispetto all'altra volta mi pare che abbiamo fatto due tiri al posto di tre, perciò col prossimo dovrei già essere fuori. Ma quando la mia amica mi raggiunge "beh hai presente quel blocco che mi hai detto di stare attenta che si staccava? C'ho piantato la picca, è venuto via un blocco enorme, ma è rimasto attaccato alla mia piccozza! Io lì con una su e una giù con dei chili che non si staccavano!", che scena epica che mi sono perso. 

"Stefania, io vado, secondo me esco, ma se mancano pochi metri, te parti in conserva che tanto 15m di camminabile ci sono davanti a questa sosta". I veronesi ci superano, poi parto, arrivo alla base del muretto: avevo una mezza idea di tentarlo a sinistra per dare un po' di brio alla salita, ma non lo vedo tanto grasso e proteggibile, poi dai, facciamola divertire e non soffrire questa crista! 

Raggiungo Giacomo alla ricerca di ghiaccio buono dove sostare, io tento di mettere giù una vita prima del muretto ma dopo pochi cm gira a vuoto. Azz. Metto un'altra, pare buona, e via su. Non mi pare nemmeno duro, sempre delicato eh, oggi il ghiaccio non rassicura per nulla, ma forse ho fatto più fatica prima. E ne farò dopo mentre mi tocca traversare alla ricerca di una linea decente. 

Ormai riconosco gli ultimi metri, un po di arbusti, radici sulla sinistra ad aiutare, il ponte radio che mi informa corda finita e Stefania che parte, ultimi metri e riconosco la bella uscita boulderosa in stile Appennino. Ma più facile di quello che ricordassi, una mano sulla radice, una in opposizione, ti apri a diedro, piede su e poi ci innalza a due mani. Fuori! Ma di già..? 

Faccio sosta, qualche urlo, e mi appresto al recupero. Ma accidenti non sale.. Urla, tre strattoni. Poi qualche metro. Poi giù. Tira e molla, poi arriva Giacomo al quale chiedo lumi "Ma la mia seconda sta bene?" "Sì, è solo un po' stanca", aspettiamo.. Io che ho cercato di salire per il facile, e lei mi cazzia "ma non potevi evitarlo quel muretto accidenti!", oh veh, sta tornando dalla lingua vispa la ragazza. 

Foto di cascata e Mars da smezzare, con Stefania che ora che ha finito di scalare, ha finito pure di stare limitata nella chiacchiera. Due facce: zitta su ghiaccio, irrefrenabile fuori. E via di sproloqui, offese, cazziatoni, e il tuo zaino scomodo, e il muretto, e la fame, e la sete, e te lo porti giù te adesso. Oh ben tornata eh!

Due amichevoli chiacchiere coi quattro compagni di giornata, scambio di mail per le foto e poi noi ci incamminiamo alla ricerca del sentiero che..ma dai eccolo, pestato pure, ovvio! Ma come ha fatto Simone a non trovarlo? Oggi fare degli abalakov di cui fidarsi non sarebbe stato facile.. 

E appena partiti Stefania finisce già in un buco, ben visibile, aperto, non nascosto, ma lei ci va dentro uguale, e ridere. Poi l'ultimo problema delle Alpi (memori della salitadell'anno scorso), e via ridere. Ridendo e parlando (adesso è un fiume in piena, vorrei riportarla su ghiaccio così mi da tregua) ci defiliamo alla base della cascata a riprendere lo zaino, adesso quattro cordate la affollano. Si rientra, sperando che Cristian e Giorgio siano allineati come tempi, se no tocca stare al tornante come dei cani abbandonati a lungo! E invece quasi perfetti, non c'è bisogno di tirare fuori la coscia e giarrettiera per fare autostop! 

Tempi perfetti, rientro a casa per cena assicurato, giornata portata a casa. Cascata nostra salita, anche gli altri due hanno salito, addirittura integrale (grazie Nicola che ti sei voluto calare in doppia), Giorgio che si mette quieto per Tristenbach.. Ci manca solo un bel pranzetto, Cristian rimane fulminato dalla Pensione Toblhof e qui beviamo, mangiamo e ridiamo, con due immagini che rimarranno impresse: la salsiccia nella cipolla e la crostata suonata a mo di violino.

Qui altre foto.
Qui report.

domenica 21 febbraio 2016

Carpiccozza 2016

Ci siamo. Dopo una preparazione più sudata del previsto, dopo tre lezioni teoriche, è giunto il momento clou dello stage di cascate di ghiaccio proposto da Nicola, e realizzato con l'aiuto di altri istruttori: Andrea, Cristian, Fiorella, Gianluca, Roberto, Simone, ma sopratutto Nicola. è giunto il momento che i corsisti impugni le picche, calzino i ramponi, mettano il casco (!) e saggino l'acqua solida. 

Dopo Tristenbach ieri, l'esplorazioni alla "falesia" di Angerer ha confermato la scelta di scalare qui il sabato. Colazione abbondante, un cielo sereno non previsto, le auto che salgono dalla pianura in anticipo, giunti ai piedi della falesia mi catapulto per attrezzare le linee dall'alto prima che la folla aumenti: già ci sono alcune cordate a scalare, ma per fortuna tanta gente non verrà. 

Avessi due incisivi sviluppati, un bel pelo lucido e una codina da topo, sarei il criceto perfetto oggi, anche se invece che girare sulla ruota, sono qui che salgo a piedi con una corda, attrezzo una calata e mi calo. Mai fatte tante doppie in una giornata sola. Er director intanto spiega i passi base, li fa provare, io metto giù corde, moschettoni, viti, rinvii pescandoli dagli imbraghi di quelli che a turno salgono a darmi una mano (Fiorella e Cristian, a Simone ho acciuffato un po di materiale giù). 

Il sole non ha nubi che lo contrastano, e fa caldo: speriamo il ghiaccio tenga. Con 5 linee di salita, vari ramponi da provare, varie piccozze da scambiarsi, i ragazzi (e ragazze) salgono su e giù, partendo impacciati ma crescendo fiduciosi. Chi fa più fatica con le braccia e chi più fatica a fidarsi dei piedi. Il tempo scorre, antenne dritte per attrezzare nuove linee man mano che gli altri le liberano, e Gianluca che stringe un patto di non belligeranza coi teutonici che possono usare le nostre corde, così ne stendiamo altre. 

Nicola esce dalla giornata con un rigo di sangue da sopracciglio a labbra passando per la guancia, una caviglia dolorante: domani sarà la volta di un occhio grigio (non nero, grigio). Nessuno fermo, tutti che salgono e scendono come..criceti anche loro, si attrezza una linea più dura per spiegare altre progressioni. Una grotta di ghiaccio meditativa, uno spuntino veloce, e i giochi continuano, sempre più sciolti e divertenti. 

Gianluca, Fiorella e Simone vanno in avanscoperta per vedere cosa poter fare domani. Con le picche di Riccardo e i ramponi di Cristian provo la salita dura, da secondo, e salvo i rumori cupi che fanno intuire quanta aria ci sia tra roccia e ghiaccio, salgo quasi liscio. Poi viene il momento di disattrezzare le varie fantasie di manovra fatte in alto, almeno Roberto si smazza le corde di sinistra, io quelle di destra. 

Alle 16 i giochi, per oggi, si chiudono: anche il cielo si è chiuso e inizia una debole nevicata. Birra, formaggi, brindisi, al caldo della Jausenstation Säge. Ma la cena è alle 19 nel nostro Garni! Lì ci saremo tutti, ma chi è salito oggi alloggia a Campo Tures, perciò meglio darsi una mossa. Rientrati al garnì, Simone e Gianluca mi pulsano a suon di "ma dai, ma quando ti ricapita, vai a correre che nevica!". 

Mi convincono, non che ci volesse molto, come anche ieri sera i polmoni si riempiono di aria pulita (più pulita) e sto davvero bene. Rientro biancuccio in stanza con Nicola che mi aspetta per la sauna: i polpacci stan da Dio cambiando da freddo a caldo di continuo! 

Memori della cena di ieri sera, ci rimpinziamo di buffet, per poi scoprire invece che tortellini e stinco saranno abbondanti! Quando poi i tuoi "amici" ti riempiono il piatto di tripla porzione di crauti e doppio stinco, beh la panza esce piena. Ma le mascelle fan più male per le risate che per le masticate! 

Domenica! Nuovo giorno di stage, diretti verso Jahrzahlwand per mostrare ai corsisti cosa sia una cascata in ambiente e attrezzare due o tre soste per fare della moulinette. Ma nella sera e notte ha butta 15 cm di neve fresca, il cielo è sereno come da copione e non c'è freddo. AL parcheggio un'auto ci precede, e dopo di noi un'altra arriva prima dei corsisti. 

Ci incamminiamo per essere svelti, ci saranno da fare mille abalakov. Ma sul greto del torrente ci sono già segni di valanghine, e mentre aspetto gli altri alla base della cascata, ne scende un'altra. Una cordata sta salendo, altre due sono quasi pronte, ma noi leviamo i tacchi! 

All'assalto delle Milchtrinker! Dall'auto mi fiondo di corsa con Gianluca a vedere cosa si possa fare, la sinistra è occupata, si va alla destra che è libera. E adesso chiamarlo assalto è poco. Nicola sale con una corda e un'altra legata dietro, io uguale. Cascata da pulire dalla neve, e arrivati su dobbiamo arzigogolarci su come attrezzare quattro linee con a disposizione una sola sosta. 

Tocca agli allievi divertirsi, le salite sono belle vicine tra loro e le corde si intrecciano non poco, ma tutto sotto controllo! Più che altro la parte bassa è una strettoia, visto che a sinistra ci sono invitanti candele quasi strapiombanti.. Sale anche Cristian ad attrezzare una nuova linea che va tutta a sinistra, a ravanare in alto per cercare di fare una sosta. 

Facce concentrate e piccozze che tritano il ghiaccio. Faccia di Gianluca sbigottita quando sale per vedere le quattro soste in 2m. Orecchie tese a sentire tutte le valanghe che scendono dalle montagne alle nostre spalle. 

Nicola si sposta ad attrezzare anche la Milchtrinker sinistra, ora libera, e i corsisti man mano si spostano. Con corda dall'alto provo a salire la sezione dura in basso a sinistra: mi muovo pure bene, non mi sento troppo strizzato, ma su un cambio mano il ghiaccio sotto la picca cede, e io cado per 3m (l'elasticità della corda): ormai era fatta, voglio riprovare, ma quando tiro su le picche me ne ritrovo una piegata! 

La povera picca di Riccardo.. ci resto malissimo. Non capisco come abbia fatto a cedere lei e non la longe o altro. Orecchie basse, finita la giornata arrampicatoria. Dopo poco iniziamo a disattrezzare tutto per spostarci anche noi a sinistra, Gianluca sale a smontare "il Duomo di Milano". 

La Milchtrinker sinistra non poteva essere regalo migliore per i corsisti: ghiaccio burroso bagnato, ottimo per divertirsi! Alla base della cascata le pozzanghere abbondando, ma anche le risate, e occhi che sempre più volgono allo stanco soddisfatto. Qualche altra salita e la campana di fine stage suona! 

Foto di gruppo e rientro all'auto, doverosa birra e panino prima di imboccare l'autostrada. Anche questa è andata, speriamo tutti si siano divertiti, e che un po' di sana passione malata sia attecchita negli allievi. Carpiccozza 2016, Cai Carpi.


Qui altre foto.

venerdì 19 febbraio 2016

E fu la volta buona: Tristenbach

Il primo tentativo finì a vuoto perchè da noi giudicata troppo magra, e ripiegammo su una bella giornata avventurosa su Wagnis und Gluck. Il secondo tentativo in realtà non ci fu, abortimmo prima di provare perchè tardi e perchè altri volevano salire quella linea, perciò aspettammo. Stavolta sarà la volta buona? Di certo è la volta più programmata di sempre. 

L'occasione è la concomitanza domani e dopo dopodomani con Carpiccozza 2016, oggi ci combiniamo una salita per la formazione degli aspiranti istruttori, FiorellaSimone (Dario resta vittima dell'influenza). Partiamo tardissimo, si burlano di me, ma per fortuna saremo i soli a salire oggi. Colazione in posto nuovo, solito parcheggio, ma  nuova neve, finalmente sembra essere un pochino inverno.. 

Vietato uscire dalla traccia, pena lo sprofondare nella neve. Un ometto ci dice che la via è giusta, un cartello ce lo conferma, la vista della cascata ancor di più. Tutto un altro aspetto rispetto alla scorsa volta, ma manca ancora la vista sul tratto intermedio, quello più duro. La neve probabilmente copre molto ghiaccio orizzontale, e così finiamo a fare sosta dalla clessidra trapanata. 

Parte la lezione del Maestro Nicola, poi partiamo anche noi che va beh che non fa freddo, ma a star fermi non fa nemmeno caldo. Simone, in cordata con Nicola, tituba sul ghiaccio ricoperto di neve, con rocce affioranti che poi Gianluca sfiderà con le sue lame alla criptonite. Non li vediamo più, ma la corda scorre, scorre, scorre, fino a trovare mille nodi in queste corde nuove indemoniate. 

Partiamo anche noi secondi, senza sapere se siamo in sicura o in conserva, anzi quasi di certo siamo in conserva visto che io e Fiorella saliamo appaiati. Povero Gianluca che ci tira su come salami! I primi metri di goulotte sono belli incassati, il ghiaccio un po' meno, le viti di Simone tante, ma se la sbriga poi Nicola. Io armato delle picche di Riccardo e dei ramponi di Nicola, salgo molto tranquillo. 

Noto la sosta prima della camminata verso il muro del secondo tiro, che nessuno ha visto (mah) e assaporo la salita che mi aspetta: ben più in forma dell'altra volta, ma nemmeno grassa e bella chiusa. Comunque salibile. Due chiacchiere in sosta e parto. Peccato per Simone, ha fatto sosta a sx, così Nicola ha davanti a se la possibilità di complicarsi la vita: le madonne che non tirerà dopo Simo. 

Sarà il materiale, sarà che mi sento in forma, nonostante tutto non mi sembra così delicato, La Piccola era ben peggio! Scartando le scariche di Nicola, la mia progressione prosegue fischiettando allegramente e piantando più viti del dovuto, ma pace. Arrivo vicino al mio amico che sta inserendo una vite dopo aver messo un cordino in una clessidra di ghiaccio: "Nico, ma qui c'è una sosta, perchè non l'hai fatta?" "Perchè non l'ho vista!" 

Arrugginita e scomoda (scendendo scoprirò che ce ne era una nuova qualche metro più su), rinforzata con vite e con gli ancoraggi del mio amico, adesso possono partire anche gli altri. Gianluca the cat sale svelto, seminando i concorrenti e fermandosi qualche metro sotto la sosta visto che "mi sembrate tanto scomodi lì, io sto qui". Simone stacca pezzi di ghiaccio fino a trovarsi in braccio una lavatrice, e terminando la salita con una serie di madonne che fanno considerare a Gianluca che "Simone mi stai rubando il mestiere". 

Simone riparte subito, 5 in questa sosta sarebbe stato inaffrontabile, anche 4 si sta male, così pulsiamo Fiorella a partire subito. Detto fatto, ci ritroviamo noi tre vecchi a parlar male dei due giovini che salgono e non posso sentirci (vecchi e giovani non di età, ma di "esperienza") Solo che parla parla..il tempo passa. Ma che fanno? Corda che sale, corda che scende, non ci sentiamo. 

Finalmente Nicola parte, ma noi non possiamo, e aspetta. Aspetta. Poi eccoci salire, congelati, tiro molto estetico, peccato per il ghiaccio delicato e a volte esile. Già in due cordate stiamo stretti, se penso che a volte salgono in cinque..brrr! 

Troviamo Simone in sosta che armeggia con Nicola "si scende in doppia!", uffa speravo sentiero, pace. Solo che Fiorella è salita altri 25m, non la vediamo, ma le tocca scendere, nonostante a detta sua lassù è molto belo e ci sarebbe un altro salto da fare, ma capo Nicola dice di no, giù. 

Tento invano di placare una fame della madonna con quello che ho, mentre aspetto il mio turno per calarmi, verso la sosta scomodissima. Poi da questa Nicola opta per farsi fare la calata assistita dal basso, una volta giù propone a me o Gianluca "dai fatevi calare voi ora", lascio immaginare l cortese lettore le risposte. 

Passegiatina su neve, e mentre l'ultima doppia viene attrezzata, Nicola cerca di farsi del male incastrando il monopunta nel granito, o nel basalto, insomma Nicola che roccia è?!?!?! Una volta alla base solo un pensiero ci assila: la birra. La birra che non vedremo. 

Rientriamo su sentiero, lasciamo la macchina dov'è (l'auto con e forme di parmigiano al posto delle ruote) per andare a vedere la falesia per domani, Angerer. Ma a Sage una teutonica ci blocca, con dei versi (una lingua) a noi sconosciuti, brandendo una macchina fotografica e puntando il suo dito guarnito di unghia con smalto verso di noi. 

Capiamo dopo qualche minuto cosa vuole, farci una foto. Una foto per se, da tenere lei. Siamo dei fenomeni da baraccone. Poi una anche con lei. Andiamo alla falesia va la: bella, ok, si viene qui con i corsisti. Il tempo per la birra non c'è, troppo tardi, ma rientrati al Garnì almeno restano 15 minuti per una corsetta.

Una cenetta che mi lascia affamato, e via a letto che domani sarà lunga.

Qui altre foto.
Qui e qui report.

mercoledì 17 febbraio 2016

Notturna scialp sulle piste di Febbio: che notte!

Accidenti una volta che non prendiamo la macchina fotografica! 

La buona nevicata dei giorni scorsi, la serata libera, la voglia, l'amico complice, ci spingono a questa zingarata post giornata lavorativa, e alle 20e15 siamo sci a piedi sulle piste di Febbio. Chucky, il cagnolone del Cusna è già al parcheggio ce ci aspetta per seguirci. 

A dispetto delle previsioni il cielo è serenissimo, la luna alta illumina tutto e la frontale viene ben presto spenta. Un tappeto di nuvole a chiazze colorate di arancione (le luci delle città) si mantiene sotto i nostri piedi. Sospesi nel tempo e nello spazio, stupendo. 

Il cagnone saltella nel mezzo metro di neve fresca, che diventa di più salendo, lo invogliamo a stare sulle nostre tracce, ma quando ci sta dietro ci pesta gli sci perchè impaziente di avanzare. Il pericolo valanghe sconsiglia categoricamente di uscire dal bosco, quindi come fatto l'anno scorso ci fermiamo al cabinotto della funivia dismessa. Mentre noi togliamo le pelli, Chucky contempla la valle. 

Poi via giù al lume della frontale, belle curve nella parte alta, interrotte ad aspettare la palla di pelo che scenda scavandosi a volte una nuova trincea (testardo), mentre nella parte bassa la crosticina rende molto meno piacevole la discesa.. 

Tutto finisce troppo presto: se domani non si lavorasse, ci sarebbe da fare i criceti su e giù con questa luna e stelle, e un Appennino finalmente (per poco) bianco! Ma non si può, mettiamo le birre in fresco mentre ci cambiamo, ma il cagnone cerca di portarcele via! Fortuna che ci accorgiamo del misfatto, panino birra, e si torna a casa.


Qui altre foto, ma col cellulare, la macchina è rimasta a casa!