lunedì 24 aprile 2017

Placche maledette, strapiombi benedetti: Aphrodite

I sogni di gloria fan presto a rimanere segregati nel cassetto: negli ultimi giorni il meteo è peggiorato, e ciò ci porta a ridimensionare i piani. In realtà sono io che avanzo la proposta di rinunciare a linee esotiche e esoteriche per la paura di ritrovarmi su vie alpinistiche bagnate. Giorgio sarebbe più coraggioso, ma poi al bar mi compiace e si cambia. 

Via meno ingaggiosa, ma non meno dura, si opta per la Dea dell'amore: Aphrodite. In realtà che fosse la Dea dell'amore non ne eravamo sicuri: passiamo parecchio tempo a disquisire sui nomi degli Dei greci e romani, su Grill che ha fatto un sacco di vie dandogli il loro nome. Un modo diverso per farsi poi una cultura! E dire che uno dei due mi pare abbia fatto il liceo.. 

Sotto un cielo nuvoloso, siamo all'attacco dopo averlo cercato un pochetto. Oh però, il primo tiro non pare mica banale. E infatti Giorgio già ostia parecchio solo per partire su questa placca. Traversone dove già io da secondo mi vedo pendolare come un orologio del settecento visto che non ci sono protezioni. E nel diedro unto e verticale e bello aperto dove ci pensa parecchio a come passare. Il restante traverso è molto esposto ma più facile. 

Bon tocca a me. Che cazz, ma come si parte?! Gio tira poco che mi fai volare via. Prova di qua, prova di la, guarda che potenziale pendolo.. Troppo dura, mi sposto, risposto, "dammi corda". Niente, vado molto a sinistra, aumento il pendolo ma mi semplifico la vita, spero. Anche se quelle due prese rovesce sotto al diedro sarebbero da provare. Mamma cara che trauma questa partenza! 

E non è finita. Traversa delicato fin sotto al diedro, poi, il vuoto. Sembra che non sappia più come si arrampica. Ma ho mai saputo come si arrampica? Chissà.. Fatto sta che sarà anche la stanchezza di ieri, non ho la più pallida idea di come salire. Dopo qualche tentativo, vai di cordone, e anche così mica semplice! 

Diedro in azzero, ma traversone pulito almeno.. Pulito e delicato, a cercare leggere inclinazioni della roccia tali per cui i miei piedi possano avere un minimo di vittoria sulla gravità, e la corda che deve tirare poco se no questa vittoria vacilla presto. 

Cambio zaino, che liberazione, tocca a me. Eh si fa presto a dire tocca a me! Placchettina delicata, escrescenze minuscole giusto per equilibrio, ma sono troppo messo male. Oggi è partita proprio male, che batosta e che demoralizzata il primo tiro: se chi ben comincia è a metà dell'opera, andiamo male. Provvidenziale spit per vincere quel passo di fiducia che non ho. 

Dopo le cose migliorano, sempre in placca ma un po' più blanda, quel pizzico che basta per poter salire con l'adrenalina non uccisa dalla paura. Salto la sosta, proseguo e anche qui c'è da pensarci un attimo e mettersi bene per vincere questo strapiombo che ti sbandiera. Ma gli strapiombi mi vengono molto meglio delle placche. Maledette. 

E vabbeh, al mio amico tocca un tirello di cacca, ma tanto poi si rifarà alla fine. Traversino su sentiero e risalita alla sosta, che vedo da star qua. 

Due falene tubano sul quarto tiro, meglio non importunarle, beate loro! Parto con la gioia di vedere che mi aspetta un bello strapiombetto: placche maledette, tiè! Ma ride bene chi ride ultimo, la prima parte va di piedi, poi posso alzare le manine a cercare quella tasca che ti salva, e ohissà! 

Ohissà una fava, finito questo diminuiscono le mani. Ma non si annullano. L'arrampicata diventa divertente ed entusiasmante, continua, a muoversi quasi danzando sulla roccia per cercare la linea migliore. A volte la roccia migliore, che ti porta di certo ad alzarti di difficoltà, ma almeno non ti resta in mano.. 

Riparte il mio amico, al quale ho già intimato "niente variante": ok che ho ripreso un po' di confidenza con la giornataccia di oggi, ma non risvegliamo brutti passati (poche ore fa). Anche qui però lo vedo pensarci a come passare, brutto auspicio. Ci penserò anche io, ma almeno riuscirò a passare: dovrei avere un po' più temerarietà nel provarci a volte. 

Segue la linea di destra, una pinzatina sul nulla prima delle frecce direzionali, e lo raggiungo in sosta dopo aver preso pure un timido sole. Timorosissimo della pioggia io, e invece il meteo reggerà tutto il giorno: un po' di vento, classico, nuvoloni su Altissimo e Stivo, ma su di noi nemmeno una nuvola

Sesto tiro, il mio ultimo. Ma dove si va? Lassù ondeggia un cordone, ma prima di esso? Sarà da salire traversando, ma la roccia non pare bellissima. E infatti, la terza o quarta pinzatina che do, mi resta in mano, o meglio, si sbriciola.. Piedin piedino, e punta il diedro. 

Diedro storto, non sfruttabile, si sale in parete, ma dove? La roccia non pare compatta, meglio infilarsi all'interno delle facce del libro. E ritrovarsi così quasi incastrato e insalamato per infilare il rinvio sullo spit, e uscirne senza tirarsi giù da soli. 

Vacca bestia che bel tiro che si becca Giorgio. Tutto o quasi di spigolo, verso la fine della via, verso l'alto, in mezzo a strapiombi e roccioni. Prima parte facile, poi per passare di la occorre un passo largo e lungo e forte. Un passaggio che mi fare pensare anche a me. 

Poi lo vedo lassu che vaga in mezzo a gradoni rocciosi intervallati da verticalità accentuate. un po' di qua, un po' di la, e alla paretone finale con l'ultimo passaggio duro. Sosta al vento, e poi ci spiaggiamo beati e tranquilli in "cima". Zero pioggia, un po' di vento, temperatura ottimale. 

Pure zero persone in via, bella strana come cosa. O no.. Un po' di persone sono passate alla base della parete mentre salivo, ma hanno proseguito: perchè avevano altre mire, o perchè mi hanno visto lento e arrancante? Chissà. maledette placche.

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domenica 23 aprile 2017

(Io mi faccio) Le Scalette (a te lascio il resto) dell'Indria: risate e dita tremolanti

Dopo la giornata e cena di ieri, una dormita ci voleva. Vacca boia che sonno! Accidenti, ma qui la colazione ce la danno tardi però.. Vabbeh, amen, almeno la via ormai l'abbiamo concordata: lasciati perdere i sogni di vie alpinistiche, si opta per Le Scalette dell'Indria, proposta dalla stessa Stefania. Colazione bella abbondante (non mi verrà fame durante la giornata, incredibile) e via che si va. Gara ciclistica e parcheggio iper imballato mi fanno temere.. 

Si scorre placidamente sotto gli olivi, fa già un bel caldo, noi che temevamo il ribasso termico dei giorni scorsi.. Tronchi dalle strane forme, sassaiole disposte con parsimonia, nessuna cordata sulla nostra vista, e ciò mi piace. Auto parcheggiata per dove sarà comoda per la discesa, sperando di finire la via: quei 12m di VI mi fan temere e non poco. 

All'attacco, a fianco de Il Profondo Rispetto per l'Indria, e di nuovo parte la mia amica per farsi almeno due tirelli tranquilli. Sul primo un po' di cincischiare su un paio di passaggi leggermente verticali, ma il Tom Tom de Arco non sbaglia un colpo e arriva in sosta. E io che ogni rumore temo di cordate che ci arrivino alle spalle. Non sarebbe un arrampicare tranquillo avere qualcuno dietro, e nemmeno davanti: è già scesa una sassaiola. 

Raggiungo Stefania al sole caldo della parete, sovrastati da paretoni gialli e possenti, tutti da evitare sulla sinistra. Una cordata davanti a noi ma molto su, altre che mi pare si stiano apprestando a partire sotto di noi, che palle. In men che non si dica, la mi amica mi recupera sotto al lamone del temibile tiro. 

Oh la peppa che lamone! E si capisce che non sia mica facile. Stefania "beviamo un goccio d'acqua prima" "No no, ora salgo che c'è già gente sotto e voglio arrampicare il più tranquillo possibile questa bestia". Parto, e già salire per andare a prendere la lama non è proprio banale: poi questa è davvero un dulfer puro, poche possibilità di trazionarsi con le mani. 

Son pure già cotto da ieri, che anche ieri di braccia se ne sono usate; dopo un paio di tentativi, con la vista di caschi che si avvicinano, ci scatta prima il resting, poi l'azzerata e non se ne parla più. A parte che anche così si fa una fatica bestia, poi ho quasi l'impressione che il passaggio più duro di questi metri non sia azzerabile.. Un bel traverso di lama per le mani e nulla per i piedi, e si conquista una sudata sosta! 

Recupero la mia amica con un po' di aiutino che è davvero molto fisico quel tratto, e riparto di nuovo io che anche il prossimo tiro non ha scalette. Fiduciosi del fatto che il peggio sia passato, che ormai di duro non ci sia nulla, ci illudiamo della partita quasi vinta. E sti ca invece anche i prossimi tiri! Già sul quarto una partenza facile fa poi trovare un bel tratto tosto sotto un diedro strapiombante inclinato: maledetta placca, poi viva lo strapiombo. 

Quinto tiro per di nuovo sentirmi dire "Come dicevi l'altro giorno? No no Stefi, non ti porto a fare traversi di V+. Poi ieri mi fai fare del VI- e oggi pure!". La cordata dietro ci segue al calcagno, ma almeno non ha fretta e non pretende di superare. Parto, e in effetti anche qui c'è del pepe nella roccia. Fidati dei piedi, ma quanto è ardua questa fiducia.. Meglio l'uscita di braccia, per la gioia della mia amica. 

Da relazione pare che il prossimo tiro sia una sorta di trasferimento "ok ok, vado io allora" dice lei, e ben presto mi porta in mezzo alla boscaglia a seguire tracce dei nostri predecessori. Solo che mi pare che il Tom Tom abbia sostato troppo presto. Mmmm, stai a vede' che.. Ma lei no, fiduciosa mi fa pure il dito mentre parto. 

Riparto per L7, traversando su sentiero pochi metri per poi doverle dire "e va bene, avevi ragione, hai fatto sosta corretta, non era qui". Mi aspetta una bella parete articolata su cui muoversi con grazia ora che non ci sono patemi. Va beh, grazia, vorrei vedere qualche filmato per verificare! Tiretto lungo che termina su comoda cengia, in compagnia del rettile. 

Già, il rettile. Poco distante dalla sosta, mentre recupero la mi amica, sento frusciare nel fogliame, ed ecco che vedo la sagoma di un serpente. Probabilmente troppo scuro per essere una vipera, ma in questo luogo non può di certo essere una biscia! Batto piedi e mani sulla roccia, va via. Dopo pochi minuti rispunta, più vicino di prima, sulla linea della corda! Altro casino e va via. Sol che non torni.. 

Presto ne arriva un'altra di vipera.. Ma no che vipera, però la battuta ci stava dritta e lineare! è un agnellino lei! Tra poco sarà un gatto..  Stefania mi raggiunge le dico sincero "guarda, una relazione da il prossimo tiro un IV+, ma un'aierltra lo da V: che vuoi fare?" "ti ringrazio per l'onestà, vai pure tu, e muoviti che ho sete". Mah, questo V io non lo vedo, e anche lei si pentirà di avermi lasciato strada. 

Dai che ormai ci siamo, manca poco. Solo tre tiri, ma con delle difficoltà non come i precedenti. Ambiente spettacolare, quella placca malefica in alto molto a destra che ci annienta: vattene!  In realtà anche L9 scorre abbastanza bene. Vedo ora tante cordate sotto di noi: per fortuna i tre ragazzi che ci seguono fanno un po' da tappo e possiamo salire senza "mescolarci". 

Bene, recupero la mia amica mentre osservo il prossimo tiro, il penultimo, il prossimo duretto. Tanti bei cordoni a indicare possibili azzeramenti, ma anche dei tratti belli scoperti. Questo grande diedro purtroppo non si presta in toto all'arrampicata classica su queste conformazioni rocciose. Mi ritrovo pure con un piede destro tutto aperto e alla stessa altezza della mano sinistra: roba da boulder, roba sbagliata. 

Tento un paio di volte quei due passi duri, ma nulla, troppa caga, un po' stanchetto, i piedi che dolgono la roccia sotto, e due cordate in sosta con la mia amica: altro azzero e buonanotte. Arrivo in sosta, molto comoda! Già finché sei da solo, potresti pure sederti sul tronco della pianta. Recupero la mia amica mentre osservo i tre ragazzi sotto di lei che le fanno un bel servizio fotografico al suo lato B. Rotolo dal ridere, il perché glielo dirò all'uscita! 

Ultimo tiro, rullo di tamburi! Che bella lama staccata anche qui, ma per fortuna rimontarla è piuttosto facile spaccando tra le pareti: un po' meno abbandonarla una volta in cima al pilastro. Una serie di scalini a destra, ma lo spit è a sinistra: dai che si va di qua! Gli addominali non reggono più, passaggio fisico che sbandiero ma per fortuna mi ribecco presto. Il resto è plaisir. 

Su verso l'uscita, una comoda pianta e un comodo terrazzino dove sedermi per recuperare Stefania, che arriva con la risata facile, l'isteria è passata, la soddisfazione è compiuta. Mi confessa che sulla placca dopo la lama si è vista un po' come Gatto Silvestro: le mani su, e i piedi giù che scivolavano di continuo senza fare presa su nulla. I fotografi che la incitavano. Gioie che mi sono perso.. 

Si ride e si scherza ora: beh oddio, prima mica eravamo seri, anzi! Nonostante le difficoltà ("Pelle, questa è di certo la via più dura che io abbia mai salito, e l'ho salita con le unghie e con i denti, usando tutto") la serietà non ha mai regnato sulla salita, anzi tutti belli ilari e a contagiare anche le altre cordate! Un'altra bella giornata in ottima compagnia e in piacevole arrampicata. 

Come dice Nicola "omani vi avventurate sul VI e in qualche modo ne uscite": anche oggi questo mantra ci ha accompagnato, e la mia amica ora con le mani che tremano, consumate e rovinate dall'arrampicata, desidera tre cose: cibo, birra e..nivea per le manine di fata che oggi paiono di strega!

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sabato 22 aprile 2017

Girovagando per San Paolo col Tom Tom Fuhrer: Argo, Flavia, Nuova Via

Si può rifiutare l'invito di una tal donzella? “andiamo due giorni ad Arco ad arrampicare, dormiamo anche in tenda, ma in campeggio”, diceva Stefania a inizio settimana. Quando poi giovedì i Berzoni, o Guerni che dir si voglia (Mattia e Roberta), saltano su con un “ma anche voi ad Arco? Prendiamo un appartamento o B&B su airbandb”, aggiungendo il calo delle temperature, beh ma allora stiamo a cavallo! 

Si parte con auto separate, noi si arrampica, loro girano in bici. Io ho solo un chiodo fisso: farmi Flavia, cioè, salire la via Flavia. Però mica con un avvicinamento da escursionista, perchè non farsi prima una via di quelle basse? Lascio scegliere alla mia amica, la pianificator de Arco, che ripropone Argo dopo quella volta che ceandammo dall'attacco col culo gelato

Poco dopo le 8e30 Stefania attacca il primo tiro: bello vedere che la ragazza abbia voglia di rimettersi a posto con la testa, ora che pian piano si sta rimettendo a posto con il ginocchio. La prima parte all'ombra va liscia, poi al sole si deve pure stare meglio. Nonostante l'avvicinamento pi corto della storia degli avvicinamenti corti, non c'è nessuno che scalpita con noi. 

Raggiungo la mia amica alla sosta, e lei “riparto io finch siamo su questi gradi, te ti diverti poi dopo”, jawohl mein fuhrer! Riparte, muovendosi bene e con relativa calma. La vedo che però mi pare salga troppo presto.. ma i cordini son lì.. Boh. Quando tocca a me, entro nel bosco, la trovo in sosta, ma mica sotto un diedro. Oh, ma dove siamo pianificator?! 

Guarda la relazione, peccato ci manchi l'altro libro, attacca la rete e cerca su web. Mamma mia, che alpinisti del terzo millennio: Comici, Cassin, Bonatti, mica c'avevano il cellulare con google. Loro salivano e basta! Ma loro c'avevano anche il grado, io no. Fatto sta che siamo alla base del terzo tiro di Nuova Via, se il diedro di Argo  quello appena a sinistra, io la non ci vado che  pieno di sporco e rami, e chissà come sarà sporca la salita! Dai, ormai che siamo qui.. “ok, ma vai tu, tiè”. 

Ok, vado! Vado, ci provo. Ostia che placca! Un metro salito agevole, poi.. Fidati del piedino unto! Prova.. No. Prova.. No. Ma vaffa, mi sposto più a sinistra che almeno non  unto, è solo da toglierci la terra dalle fessure! Dai che si va, bel tirello continuo con un po' di placca, una bella pancia liscia e poi di nuovo un po' di arrampicata di forza.
Arrivo in sosta, e noto sopra di me una linea di spit, che deve essere il proseguo di Nuova Via. Un latra linea verso destra che sale che deve essere Porci con le Ali. Noi dovremmo andare ancorapiù a destra per Argo, ma mi sembra tanto sporco.. Boh. Arriva una cordata che sta salendo Porci con le Ali, anche loro con tutti questi spit si perdono per un attimo. 

Arriva anche Stefania, con la risata sul filo delle labbra (una risata non positiva quando arriva). Studia la situazione e “vado io” “ok ma dove?” “di là!” “ma a me pare tanto sporco, boh fai tu”. E niente, ha ragione lei. Uno spit seminascosto, e poi altri cordini indicano che  giusto. 

La raggiungo, mi ha lasciato l'ultimo tiro. Divertente, con una bella fessurina e poi un bel traverso. Si potrebbe uscire anche prima, ma siccome vedo un cordino in lontananza e la verticalità della parete che indica un passaggio frizzante, dai che ci vado! Quando poi ci arriva la mia amica le dico che 'ho fatto apposta, e le maledizioni si sprecano. 

Bene, siamo fuori, mangiamo e beviamo che oggi ho una fame che non mi si contiene! Poi però.. a caccia di Flavia! E qui esce il “Tom Tom de Arco”, “de” e non “di” perchè è romano: è romana! Scendiamo o saliamo.. Leggiamo.. Loro son partiti dall'alto mi sa.. Va beh, ci sarà un sentiero che taglia e va verso le pareti sopra di noi! Saliamo e presto troviamo un sentiero.. 

Il Tom Tom de Arco dice che  quello giusto, si sale di lì! Ma si va troppo a destra.. Va bene qui! E in effetti dopo un po' arriviamo sotto alle pareti del Monte Colt. Pareti? Sogni! Mamma cara che giallo, che striature, che strapiombi! Che roccia compatta, massiccia.. E ovviamente impossibile, almeno per noi. Scorriamo vie di 6b, 7a, ciaone.. Pare un miraggio che ci possa essere una via di solo (solo..) VI qui in mezzo. 

Eccoci all'attacco. “Parto io!”, jawohl mein fuhrer! Ma stavolta  un po' diversa.. Già la partenza ci da da fare. Provo a farle vedere come si potrebbe salire, ecco così. “ma visto che ci arrivo, ti metto il rinvio?” “certo” disse lei, e io stupidamente sbigottito, come se non la conoscessi. Ma anche nel proseguo la solfa di questo IV+ è ben diversa da quello di Argo. Si chiama alpinistico. 

E infatti fa sosta su pianta a metà tiro. A metà tratto le chiedo “ma perchè ti sei fermata?!” “adesso vedi, quel camino fa paura!” la raggiungo, quasi, vacca boia che scomodità, afferro un ramo della pianta ma..è secco. Si spezza. Volo giù un metro, giusto un po' di strizza poi riparto. 

Vediamo questo camino. Di certo c'è poco da proteggersi. Piedino li, piedino la, ti apri, mano in sostituzione, qualcosa da trazionare ma anche no, dai in qualche modo si sale. Mica che sia facile però. Di certo bello esposto, occorre evitare di chiudersi e solo all'ultimo passare in spigolo. Raggiungo la sosta, e guardandomi sopra e a destra, sono estasiato dalla verticalità di questa parete. 

Arriva Stefania, le dico già che avrei idea di raggiungere l'altra sosta e calarci. Tanto non ci stiamo divertendo, siamo troppo in patema, e non ne vale la pena. Poi il VI che c'è sopra chissà se lo passo anche io! 

Vado di traverso: alla faccia del traverso. Zero protezioni, nut da metter giù scomodi, e sopratutto roba che si muove. Roba che vorresti tirare che si muove.. Uno spit di una via bello alto da esser contorsionisti per infilarlo, e alleluja raggiungo la sosta, che è una pianta, manco grande e con cordoni marci. 

Arriva la mia amica, “ma sei sicuro? Ci caliamo?” “Sì sì Ste, però andiamo a farne un'altra giù eh” “ok, puoi chiedermi quello che vuoi”, yabadabadoo! Cordino arcobaleno da abbandono, maglia rapida, e giù di doppia, prima lei che si ferma al pianoro, poi io che..ma proseguiamo fino a giù se si arriva con solo una mezza. E ci si arriva, bene. 

Di nuovo a scorrere sotto queste pareti magnifiche. Dei sogni. Poi di corsa verso la strada: la mia idea è di salire Nuova Via, ma a metà fare Argo, così possiamo dire di averle fatte entrambe! Alle 15e45, possiamo attaccare Nuova Via con l'accordo “vediamo come va il primo tiro per capire se ci stiamo coi tempi”. 

Eh, come va il primo tiro, altro che Argo! Diedro strapiombante inclinato liscio (ok, mano ce ne sono, ma mica sempre), traversi esposti, con Stefania che poi mi dirà “meno male che avevi detto che non mi avresti portata a fare traversi di V+ (si riferisce a una via che ho in mente). Mi fai fare quelli di VI-!” Dopo un paio di tentativi, A0 che dati i tempi non abbiamo tutta la giornata davanti.. 

Tiretto mica banale anche dopo, ma bello. Salto S1 per concatenare (jawohl mein fuhrer!), cerco il diedro di Argo che magari è più a sinistra di quello che pensiamo.. Ravanator con corda che tira, ma non vedo nulla. Boh, torno verso la S3 di Nuova Via, senza poterla raggiungere per la corda che finisce a pochi metri. 

Mi sa che la parte centrale di Argo è morta, fine. Arriva la mia amica che “no no, vai pure tu che facciamo prima. Accidenti a te e ai tuoi traversi! E a me che ti assecondo”. Il tiro lo conosciamo bene, salito poche ore fa. E infatti quel piedino di cui non mi fidavo, ora mi fido e passo al primo tentativo sulla linea vera, poi proseguo spedito (beh, quel che si può) verso la sosta. Chiamo la mia amica, che dopo essersi spiaggiata stanca sulla pancia della placca, e avermi fatto assaporare già lontano la sua risata temibile, mi raggiunge. 

“Ste che voi fa? Sei stanca e usciamo per Argo?” “Vai e portami su per Nuova Via, forza”, jawohl mein fuhrer! Ma che bel tiro! Una successione di eleganti strapiombi, mettersi e muoversi bene, salire un po' a zig zag a cercare la roccia migliore che in effetti roba che si muove ce ne è. Per poi arrivare a questo incudine capovolto: uno strapiombo con di 90+45° per i piedi. 

Merda, e adesso? Mi ricorda un po' Artemis. No eh, stavolta si passa, e senza staffe (che tra l'altro non ho). Ci penso a come fare, come muovermi. Salgo sul pilastrino, mani discrete a sinistra, ma son troppo sbilanciato coi piedi successivi. Piedi troppo inclinati sotto lo strapiombo..

Bon, boulder time: su altissimo il piede destro, mani che prendono quel che possono, oh issa, vai di martinetti di coscia destra, gira le mani da trazione a sostituzione, sospirone, ohmmm, dai anche l'altro piedi, fatta. Quanti cancheri mi tirerà la mia amica per tutti questi strapiombi, lei che li odia.. Ancora qualche passo e son fuori. 

Ma che bel tiro, ma che bel tiro! Stefania non la penserà uguale.. Sale e sale, la vedo allo strapiombo clou, le sto per dire qualcosa ma lei perentoria “Taci!”: e se una donna ti dice di tacere, tu..muto. Non serve nemmeno l'aiutino e ne viene fuori con un “i traversi, gli strapiombi, oh ma te.. Son stanca veh! Voglio doccia e birra!”. 

Un'altra foto di via, e possiamo scendere di nuovo. Siamo pure stati bravi come tempi, arriveremo alla macchina come avevo predetto. E che bello arrivarci sapendo che adesso non abbiamo da macinarci i km per tornare a casa, ma solo pochi per arrivare al B&B di stasera. 

Doccia, usciamo a berci una birretta in quattro vista Coste dell'Anglone, e poi via a cena a dare fondo a tutta la nostra fame e sete. Che poi si trasforma in una piomba di quelle colossali, che quando saliamo in macchina solo il guidatore regge fino al B&B, gli altri muti dopo dopo 1s d'orologio.

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