martedì 31 maggio 2016

100'000 visualizzazioni e non sentirle (beh, insomma)

E senza accorgermene, coi post di un weekend "poverello" (una via non chiusa a pochi metri dalla fine e la conseguente ritirata, il classico ma bello trail di casa in cui comq non faccio il record personale, una tranquilla passeggiata appenninica  ma in buona compagnia), il blog sfonda il muro delle 100mila visualizzazioni. Avrei pensato a qualche impresa un po' più epica, ma la vita in fondo è fatta da piccole cose, da piccole soddisfazioni, dalle proprie piccole soddisfazioni.

4 anni e mezzo di quello che vuole essere un po' un diario personale, un po' una raccolta di esperienze da rimembrare coi partecipanti (rileggerle a distanza di tempo fa sempre ridere), un po' un modo per far vivere ad altre persone le stesse (o quasi) emozioni e farle sorridere e/o riflettere, un po' un mezzo per sensibilizzare il rispetto per la Terra, per la Natura, per la Montagna.

Beh, se anche di queste 100mila, anche solo un 1% ha raggiunto questi obiettivi, son contento. Non è facile starci dietro al blog, la mia poca memoria poi dimentica presto i momenti più divertenti, e anche solo scrivere il giorno dopo porta a perdere molti aneddoti che renderebbero più ricco il racconto! Racconto che a volte è ispirato e quindi scorrevole, altre lo è meno e quindi un po' noioso: ma le uscite reali sono sempre uno spasso!

Fatiche, momenti in cui ho pensato "ma che due palle, ma chi me lo fa fare, basta perderci tempo. E metti a posto le foto, e scrivi, e ridimensiona, e i link, e i tag, ecc ecc. E non guadagnaci un cazzo con la pubblicità (troppo pigro per ottimizzarla, troppo freelance per esagerarci), e la grafica non certo impeccabile.. M lascio lì io!".

A volte la paura di doversi censurare, con titoli, parole, commenti, che sembrano volgari, offensivi, ma in realtà frutto del momento vissuto, incomprensibili a che non c'era fisicamente, e quindi da interpretare come meglio uno crede. In fondo, tutto può vedersi da diversi punti di vista. E pensare che ormai mi limito in certe cose..

Poi però capita di sentire persone che ti dicono avergli regalato minuti di piacere nell'immedesimarsi nella lettura, altre che ci hanno trovato informazioni utili, alcune che ci han riso, e questo fa bene allo spirito, sentirsi utile.

Capita anche ormai, di essere riconosciuti in via, o all'attacco della via, o "in giro". O ricevere mail da gente che vuole usare le mie foto, che coi miei racconti rivive la sua passione ormai "spenta" (per un motivo o per l'altro). E per un timidone come me, questo fa più spavento che orgoglio, non so mai come comportarmi in queste situazioni, se non ricorrere alla mia arma di difesa migliore: l'autoironia!

Perchè con quello che faccio, con la pippa di alpinista che sono, non ho certo da vantarmi! Oddio, magari qualche volta esser fiero, ma vantarmi..ci sarà sempre qualcuno più forte di me, ma non so se ci sarà qualcuno che si diverte quanto me (noi)!

Spero far divertire e riflettere anche altri.

sabato 28 maggio 2016

"Cincin Cincin" nella nebbia:Via Carlesso al Baffelan

Finalmente Baffelan! Io che non ci sono mai stato, ci sono passato sotto ammirando questa pala esposta a est, bramato un paio di sue vie, messo in agenda di andarci, ma poi sempre rinviato. Oggi, bocciata l'idea iniziale, butto l'idea di tentare la Carlesso: immagino la faccia di Giorgio quando ha letto il messaggio nella chat di gruppo, sorriso a 45 denti. Ma anche Simone e Roberto non sono dispiaciuti: almeno per ora.. 
Partiamo presto, una serie di fattori consiglia di fare ciò, e un'altra serie non trova difetti in questa scelta: ho un treno da prendere stasera, non vogliamo trovare traffico (resteremo le due cordate davanti, ma dietro ce ne saranno una decina), fa già caldo, il sole sorge presto. Alle 4e30 siamo al parcheggio, caffettino al bar ma colazione poi una volta parcheggiata l'auto sulla Strada del Re: la cuoca Giorgina c'ha preparato una torta amaretti e cioccolato, mentre ci prepariamo la facciamo fuori avidamente.
In cammino, accidenti la pala del Baffelan è nella nebbia nella parte alta.. Va beh, ma poi si alzerà e ci regalerà dei gran panorami! None.. Tutto il giorno nella nebbia, senza vedere sopra di noi, sotto di noi, a fianco a noi: isolati dal resto del mondo ancora più del solito! Ma per rallegrarci, si inizia a canticchiare la song di oggi, "Cincin cincin,ricoprimi di baci..", la sigla di Colpo Grosso! E i ricordi di quando si andava a letto tardi aspettando su Italia7 l'inizio della trasmissione..
Un discreto avvicinamento, ben presto si abbandona il sentiero e si inizia a salire per roccette verso l'attacco, finalmente si inizia a fare sul serio, la stagione delle arrampicate in ambiente serio inizia.. La nebbia è ancora alta, siamo già sudati ma presto arriviamo al golfare dell'attacco. E ben presto veniamo raggiunti da Pietro e Nicola, un “ciao” contraccambiato e poi un “oh, ma te sei pelle2005!”, e mi imbarazzo tantissimo. Ma poi tutta la via si scherzerà insieme. Intanto gli attacchiamo il fischiettio delle ragazze Cincin!
Giorgio in cordata con Roberto, parte pere il primo tiro: viviamo nella speranza che il camino sia asciutto, visto che nonostante sulla carta sia uno dei tiri più facili, sappiamo aver mietuto parecchie “vittime” illustri, e invece quando il nostro amico ci arriva “Giorgio com'è?” “è una vagina bagnata!”, azz. Intanto l'attacco si popola di altre cordate, alcune abbandonano e vanno verso la Soldà, il Baffelan è assaltato oggi!
Dopo Roberto parto io. Qualche metro sopra la sosta, poi si traversa verso sinistra per giungere sotto il camino, meno male dopo un po' di metri si trova un chiodo! Questa via non è molto integrabile..fin dall'inizio. Ed eccomi in vista del camino, bagnato, mannaggia, e questo è ancora nulla. Con mosse di arrampicata fantasiosa, ci si inventa come salire, il tratto duro (duro dovuto al bagnato) sembra superato, e invece dopo il masso incastrato ci sono altri metri che danno filo da torcere.
Mamma mia se partiamo male! Meno male che doveva essere uno dei tiri più facili! Recupero Simone mentre Roberto parte per il secondo tiro, mentre Giorgio gli fa sicura. E i primi “sasso!” cominciano a popolare la parete.. Simone non lo vedo proprio a suo agissimo, forse partire con questa come prima via della stagione è stato un po' azzardato: e infatti me la tirerò tutta io, che lui non se la sente, lo capisco appieno!
Secondo tiro, forse il più facile sulla carta, ma dopo i metri facili in parete, ci si dirige dentro il breve camino, che breve per breve, ma..come se ne esce?! Prova e riprova, la spaccata non può proseguire, un piede sul bagnato non tiene. Dopo vari tentativi, tento la mossa antiyoga: tirare su tantissimo il piede destro con la mano che lo porta su una cengia e via di quadricipite! Soccia che fatica!
Giorgio è lanciato su L3, mentre recupero Simone, nella nebbia, inizia a salire anche Roberto che, ahimè, smuove qualcosina..qualcosona.. “sassi!” e il casco fa il suo dovere, un bel pallone da calcio (ma non di cuio, di pietra) dritto sulla mia testa, e per fortuna non sulla spalla! Da giù ci giungono notizie che a qualcuno non è andata così bene, ma nemmeno così male, chiediamo se vogliono che ci caliamo per dare una mano, ma non ci arriva risposta (proseguiranno sulla Berti Carugati come da loro piano iniziale). Robbi, sali delicato..
Riparto per il terzo tiro con la strizza al culo, un po' per quello che ho rischiato un po' per quello che rischierò: speriamo non ci sia altra roba mobile.. Il disclaimer delle Piccole Dolomiti è d'obbligo: "raramente si trova roccia eccellente", chiaro che non si va sulla roccia pessima, ma di solito c'è sempre da stare a orecchie dritte! E mani leggere..
Penso al mio casco con due uscite, chissà se è ancora buono.. Avevo visto poche protezioni da parte di Giorgio, e capisco il perchè: oltre ai chiodi in via, non si riesce mica a proteggere tanto. L'arrampicata inizia a farsi più sostenuta, nei primi due tiri si trattava di singoli passaggi, ora si parla di metri. Ci si sente anche più oppressi dal fatto che sopra di noi si erge una parete, una pala, dritta, senza apparenti punti di debolezza prossimi, e senza poter capire quanto sia alta data la nebbia.
Con meno sbuffi di quello che credevo, arrivo in sosta, non dopo aver pestato delicatamente gli ultimi metri composti da detrito ed erba.. Roberto è già oltre. Anche il quarto tiro parte tosto, un bello strapiombetto che però non è nulla rispetto a quello che verrà: un bel diedro esposto (fortuna che ce la nebbia, così non si vede giù; o peccato che c'è la nebbia). E qui qualche sbuffo esce, vedo i chiodi all'ultimo, ma almeno li vedo..
Da S4 vedo Giorgio impegnato sulla placchetta di L5: vedo anche che hanno spezzato quello di norma si chiama L5, d'altronde alcune relazioni consigliano vivamente di farlo. Spezzo anche io? Avrei fretta visto quante persone ci stanno dietro, ma..va la, spezziamo che forse è meglio. Poi vedo che Roberto non sale proprio con scioltezza la placca, quindi..mi sò che spezzerò!
Arriva Simone, mi aspetta un tiro non difficile ma piuttosto esposto, traverso e ritraverso, con due soli chiodi, la fiera del pendolo in caso di caduta, caduta nel vuoto. E dopo aver traversato svariati metri a destra, e altri a sinistra, mi trovo sotto la placca con un golfare: spezzo!
Ok il passo chiave di L6, ma a me spesso preoccupano di più i tiri chiave, che possono essere differenti per quanto riguarda il quanto essere sostenuti: e temo che questo sia uno di quelli. Tra l'altro sto notando che uno dei grandi vantaggi dell'arrampicare in alternata è che quando devi partire da primo, hai alle spalle un tiro da secondo in cui ti sei scaldato. Oggi invece mi raffreddo in sosta..
Parto, con il primo chiodo lassù a 6m. delicato, ti metti bene, usa le mani, la roccia compatta fa pensare che gli appigli siano buoni, mi isso. Ma non è finita. Si va a sinistra con qualche passo atletico e col cuore in gola, ma l'adrenalina rende tutto dolce come il miele: e io sono goloso. Chiamo Roberto che lo sento vicino, ed eccolo che appare, mentre Giorgio è impegnato sul passo chiave.
Bello cavolo, entusiasmante questa via! Non fosse per la delicatezza di certi tratti.. E i peggiori forse ci aspettano sugli ultimi due tiri.. Dai, fatto il prossimo, dovremmo esserci! Roberto parte prima che arrivi Simone, ma essendo tanto che non tocca roccia (come Simone anche), la ruggine si sente. Attendo un po' in sosta, mentre arriva anche Pietro.


Parto, vediamo com'è questo strapiombo con le tre lame da sfruttare. parto ma devo aspettare di nuovo che Roberto è ancora su del duro: ma allora non è solo un passo! Alla faccia, quando sento la parola magica "paranca" capisco che deve essere tosto. Capisco anche che forse oggi io e Giorgio abbiamo trascinato Roberto e Simone su roba un po' troppo dura per "togliere la ruggine": più che dura, anche psicologica, con quel primo tiro bagnato, e questa roccia non certo da falesia.

Traverso esposto e non banale, e poi eccoci sotto allo strapiombo. Provo di qui, provo di la, non si capisce bene se sia meglio salire sotto al chiodo o leggermente a sinistra: premio le mani o i piedi? Ma sono piuttosto stanco di braccia e un po infreddolito, oltre che ad avere mal di pancia, cordate dietro che iniziano a pressare.. Insomma il festival delle scuse della pippa, azzero per aiutarmi e salgo: poi oh, che così abbia davvero semplificato non lo so, perchè la fatica c'è tutta, e..dopo prosegue! 
Fatto il V+, dopo non è cali molto: tutta una bella parete in piedi, buone mani è vero, ma si sa che qui la mano oggi c'è, domani non c'è di più.. Altro tiro entusiasmante (sopratutto una volta arrivato in sosta) ed esposto: dai che arrivato alla sosta, dove trovo i miei amici, è fatta! Spero..


Giorgio parte per L7, un po' disorientato sul dove andare e io che lo prendo in giro "oh ma sei l'unico che l'ha già fatta e non sai dove andare?! Dai ragazzo, dritto non è IV, a destra non si va da nessuna parte, sarà laggiù a sinistra" e infatti c'è da andare di la.. Sale sale, e la salita non pare aver perso la sua difficoltà, sia tecnica che "di roccia".

Inizio a recuperare Simone, fortuna Roberto è ancora qui (Giorgio è in sosta proprio sopra di noi, non scaricare sassi!). Sento la corda "appesantirsi" varie volte, poi si inizia a sentire varie voci dal basso, finchè Simone "va beh, Andrea, paranca un po'", e fortuna che Roberto mi da una mano invece che partire, perchè le braccia son fiacche, altro che Piccola Piramide. Poi Simone supera il duro e Roberto va. 
C'è stato da questionare con una cordata dietro Pietro e Nicola (che invece tranquillissimi aspettavano l proprio turno, anche perchè come ha detto Nicola in cima "se vuoi essere la cordata davanti, ti svegli poi prima"): penso faccia parte della nostra attività aspettare chi ci sta davanti e magari si trova in difficoltà, e non iniziare a inveire con "se non ce la fai dovevi stare a casa", anche perchè oggi a me, domani a te. Comunque succede, si spera sempre non si esageri e amen. Ricordo quella volta sul Bianco, almeno le scuse furono quasi immediate, e fine delle asperità.
Riparto, dopo aver visto che Roberto aveva fatto fatica a partire, lo capisco bene, qualche passo non banale col chiodo ben lontano. Poi il traverso sulle uova, ancora, e si ricomincia a salire stando attenti a ciò che si tocca: le persone sono giusto sotto. Un bel pilastrino di roccia compatta conduce in sosta, dove ritrovo Roberto e una bella cengia che rende chiaro dove proseguire: in più, c'è la freccia (almeno di "colore" quasi naturale!).
Siamo sempre nella nebbia, fatico a vedere le persone a 10m in linea d'aria da me, ma penso che ormai siamo fuori. Roberto non ha sentito Giorgio dargli il "molla tutto" ma è partito lo stesso, vediamo. Arriva Simone, incalzato da Pietro, e ci troviamo su questa cengia sul vuoto, con vista sul nulla, sul grigio, sull'infinito e sul finito allo stesso tempo, surreale.
Riparto, una cammina sull'abisso e poi si riparte per un timido diedro con della timida roccia, che seppur non difficile come prima, richiede attenzione. Metto giù un rinvio, un altro in un altro chiodo (in 20m) salgo, e..ops, finiti i rinvii! Che errore! Due radici verranno usate con un ghiera al posto del rinvio.. Sento la voce di Giorgio, la direzione è giusta, ed ecco i miei amici. In breve, arriva anche Simone (dopo segnali di corda, visto che non c'è modo di sentirsi).
Soddisfazione, è fatta, via portata a casa, anche perchè non credevo fosse così dura! Capisco il terrorismo di Nicola adesso.. Giorgio e Roberto, due sirenette nella nebbia, loro già pronti a scendere, io affamato e assetato! Ma devo prendere un treno stasera per raggiungere la mia dolce metà, e non posso cincinschiare: ho ancora la speranza di farcela a prendere quello "presto"!
In vetta qualche foto, col grigio sullo sfondo, aspettiamo Pietro e Nicola che volevano vedere la via di discesa, io sono in balia dei miei amici. Un bel po' di metri di disarrampicata, vista poca, fino alla Forcella del Baffelan, ora parte sentiero, ma dove? vari bivi mettono in difficoltà, scorciatoie che non vogliamo prendere (Boale o ghiaione da evitare!).
Seguiamo sentiero per Forcella del Baffelan, poi il senso dell'orientamento va a ramengo, mi pare che stiamo scendendo verso ovest, invece siamo verso sudest: la vista delle macchine sulla strada del Re è una bella sorpresa, siamo vicini. Si esce dalle nebbie, ma il sentiero va troppo verso sud adesso, e noi siamo giusto sopra l'auto..
Ghiaione a più non posso, inizialmente difficile e scivoloso, poi migliora, come (quasi) neve, e si scende rapidi e indolore. Ma, a pochi metri dall'auto, una selva di mughi impedisce di proseguire, il machete nell nda non rientra, e tocca provare varie strade prima di trovare un debole cunicolo nella bassa boscaglia.
Auto, cambio, constatazione che il treno presto è impossibile da prendere (va beh, pace, così almeno arrivo a casa e posso fare la doccia e mettere un minimo a posto, almeno non faccio come per il CanaloneNeri, spero!), birra, panino e torta al rifugio Campogrosso, evvai! Solo un po' di senso di colpa nei confronti di Roberto e Simone..che spero si siano divertiti comunque!

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domenica 22 maggio 2016

Spigolino, di nuovo in vetta, ma slow

Rifocillato un pochino dopo la Marcia dei Tori, ci si cambia d'abito e via di trekking con la mia metà, destinazione..chissà, dove si arriva si arriva! 

Non essendomi spremuto abbastanza nella corsa, e dovendo regalare comunque una mezza giornata a chi mi ha aspettato, saliamo verso il Passo di croce Arcana, lasciando il frastuono della premiazione della corsa per immergerci nel silenzio di un bosco che dall'alto si vedrà verde brillante. 

Sarebbe bello arrivare al Lago Scaffaiolo, ma l'orario di ritorno per il quale dobbiamo essere a casa è tiranno (poi nel viaggio di ritorno si scoprirà che invece avevamo 1h in più, sufficiente per arrivare al lago e tornare). Sul crinale il vento inizia a farsi sentire, seguiamo le orme di Olivetta, una delle volontarie della Marcia dei Tori che si sta facendo il percorso al contrario con uno zaino colmo della pulizia di un tratto di percorso. 

Dai, proviamo a salire sulla cime dello Spigolino, di nuovo, almeno quello si fa! Ed eccoci in pasto a un bel vento allegro, tipico dell'Appennino con la V maiuscola (la V di vento), e dopo ben due anticime che dal basso ci facevano pensare di essere giunti al traguardo, finalmente ci siamo davvero. E il terso verso sud ovest ci consente di vedere Elba e Corsica.. Verso la pianura..solo smog. 

Giù ora, che dopo il malessere durante e post gara, la mia fame inizia a farsi sentire! A ritroso sullo stesso tracciato, chiacchierando e sfuggendo al vento, ma ahimè lasciando questo luogo di pace e silenzio. Alla prossima.


Qui altre foto.

Il trail di casa: Marcia dei Tori

Il trail di casa: la Marcia dei Tori, organizzato dal mio CAI (CAI di Carpi), con un sacco di amici alla partenza, ai microfoni, lungo il percorso, all'arrivo. La corsa di casa, quella che corro dal 2010 (saltando il 2014 perchè era certo il percorso corto, percorso che si corse anche nel 2015 ma con decisione all'ultimo minuto), e che quindi dici "vabbeh, ci sono già stato".

Ma l'ambiente è grandioso, l'accoglienza, l'organizzazione, l'aria che sa di passione nell'affrontare questo tipo di volontariato, le torte all'arrivo delle zie del CAI, mi fanno sempre dire "sì, certo che ci vado". Lo Spigolino, il salitone che caratterizza la corsa, temuto dai più, amato da me. E quest'anno il meteo previsto è splendido..

In dolce compagnia, siamo presto al "parcheggio", che è però già preso d'assalto: abbiamo tempo, allora..si dorme una mezz'ora. Poi iscrizione, caffè, bagno, e ci si cambia con calma. Molta calma. Un riscaldamento che affronto alla cazzona come al solito (c'è chi fa il serio e chi, come me, tenta di imitare gli altri per sembrare serio), e poi tutti in fila per la falsa partenza. Passeggiata verso la vera partenza.. Ed ecco Pleo che spara. 

Discesa su carareccia, sali scendi, dove non parto mai forte, sono un diesel. Parto pure dalle retrovie, più del solito, e io che oggi volevo darci dentro per recuperare morale dopo ieri... Va beh, riposo ora per darci dentro dopo. anche perchè oggi ho un numero di pettorale che..bisogna viaggiare. Fortuna siamo all'ombra, il caldo è già cospicuo.

Finalmente il percorso si restringe, si inizia a salire bene, posso sfruttare le mie doti di trekker e superare chi cammina più lento di me. Altro sali scendi e si inizia a scorgere la schiena del crinale e il salitone dello Spigolino. Prendo un po' di fiato e parto nella marcia veloce, ma rispetto ad altri anni ne supero meno di persone: mi sa che quest'anno il livello è alto. 

Cima Spigolino, due smorfie ai fotografi, il salitone è fatto, ma non sono nemmeno a 1/3 del percorso. Via giù di corsa, al vento, ammirando l'Appennino e dando un'occhiata a chi mi precede. Al Passo di croce Arcana il Presidente porge le bevande, ma a me basta uno spicchio di limone. Che non c'è, vai con l'arancia.

Crinale mon amour, sali scendi nell'ancora verde prato, prima che la torrida estate asciughi tutto, e dopo varie cunette, tutta discesa, il che non è che mi piaccia molto: le ginocchia soffrono, e io non sono buono, e infatti vengo superato. Tratti tecnici da percorrere con attenzione per non scivolare, e infine sulla forestale finale. 

E i ricordi mi fregano da solo. A memoria ricordo che l'ultimo km, o anche più, è in leggera salita, quindi mi tengo un po' di energie aspettando di vedere il cartello "ultimo km" per poi tirarci e spremermi come un limone! E invece.. arriva il cartello "100m" che sono ancora in piano: lunghe falcate fino al traguardo. 

Vado subito a salutare chi mi aspetta, poi filo in bagno che l'intestino è dallo Spigolino che mi massacra, ed è ora di rifocillarsi. Ma con contegno, che dopo voglio fare un giretto anche con lei che mi ha aspettato al traguardo (che poi tra sole e letture non stava così male sul prato!). Birretta reidrantante per il mio coach! 

E come sempre, un doveroso grazie a tutti, organizzatori, enti, volontari, senza di voi, nulla si fa.

Qui altre foto.
Qui il link al sito. 

sabato 21 maggio 2016

Coito interrotto con La Piccola Piramide

Oggi ci mettiamo alla prova. Andiamo a provare la via “La Piccola Piramide” alle Coste dell' Anglone: stavolta Giorgio decide la via. Una sbirciatina alla relazione mi mostra quella V seguita da una I: di solito è viceversa, prima la I poi la V. Ma va bene, proviamo, leggo anche V+ obbligatorio, picchiamoci il muso. 
Partenza presto, voglia di non trovare nessuno sulla via, o almeno non fare code all'attacco, e comunque le temperature rendono ormai arrampicabili le pareti anche all'alba. Mentre aspetto il mio amico al parcheggio, mi godo una bella luna piena che ormai ci saluta, pensando “cavolo, andava sfruttata questa palla luminosa, la prossima settimana sarà già a metà”.
Caffettino al barrettino che ce ne è bisogno, e solito parcheggio, che come logistica è comodo per la discesa: abbiamo già messo troppo le mani avanti. Zaino light per essere performanti, e via che si va, in mezzo agli olivi con pozzanghere non indifferenti. Ma rispetto a quando venni a tentare “Il Profondo rispetto dell' Indria", la parete non è un ruscello!
I segni sulle rocce, le scritte, ci conducono senza errori all'attacco, mentre poco fa abbiamo lasciato un trio di ragazzi che andava a “Le Scalette dell' Indria”. Alla base inizia il rito della vestizione e del “chi parte?”: tanto chiunque parta, le difficoltà sono poi quelle, non si scappa, è una via piuttosto costante. “dai Giorgio parti tu”, e lo dico senza aver fatto i conti che così facendo l'ultimo tiro (del quale abbiamo già letto che è sottogradato) tocca a me.
Primo tiro, quello che dovrebbe essere il più facile della via. Ma già si tentenna, mica troppo fluidi e già dei bei tratti di braccia. Teniamo alto il morale comunque, siamo solo all'inizio e con tante ore di luce davanti a noi: ci siamo detti che in qualche modo ne usciremo, è data V+ obbligatorio, azzereremo come se non ci fosse un domani se va male!
Parto per il secondo tiro, che dovrebbe già iniziare a croccare. Già guardando sopra di noi, sembra che l'ideatore delle placche abbia qui trovato una delle sue sculture migliori: porca vacca che lavagna! Ma si parte prima a destra, con buone prese, solo dopo si devia traversando verso sinistra con incroci di gambe (che farebbero impallidire Sharon Stone) sul niente. E poi lui, lo strapiombo senza piedi e con mani unte, di cui la prossima a casa di Dio. Prova e riprova, alla fine ci caccio la prima azzerata e buonanotte. Ok le ore di luce, ma teniamoci per gli ultimi tiri che sono quelli duri.
Riparte Giorgio, per due muretti niente male. Tra aderenza iniziale, lama intermedia e muro finale, questo tiro è davvero bello. Ma tutta la via è bella, varia, con la giusta dose di piedi e di braccia: da godersela! Se si ha il grado. Quando tocca a me, mi diverto davvero, certo con la corda dall'alto è più facile, ma mi stupisco di quanto riesca a salire quasi con classe. Dai che ce la facciamo.
Il quarto tiro è un sentiero di collegamento per giungere alla base del quinto tiro. "na caata" come si direbbe dai miei amici toscani, un guadagno di tempo sul resto della via. E anche un involontario trucco per modificare il proseguo della salita. Già perchè, giunto in sosta, Giorgio mi chiede "vuoi andare avanti tu visto che hai fatto questo tiro di passeggiata in parete?" ma no ma sì, alla fine riparto io: e così facendo, i tiri pari passano a Giorgio, tra cui..il 12imo, l'ultimo.
La partenza del quinto tiro è già problematica: "grazie mamma che mi hai fatto lungo" lo penserò spesso durante la giornata, ma ora vorrei 10cm in più. Un po' di unto, un bilanciamento non proprio facile, alla fine riesco con la mano ad arrivare lassù e salire. Poi di nuovo placca, dritta, mani a volte discrete, a volte bidito (e se non sei Tazio il Biondo, con due dita non stai su, da loro puoi chiedere solo equilibrio), a volte nulle. Si sale in leggero traverso sinistra: mi sto gasando, sudo e rantolo, ma sto superando tutto in libera. Vedo la sosta e tocco la sosta.
Siamo sotto il diedro, il "diedro bello", che però a guardalo da qui mi sa che si sale in parete, non in diedro. Parte Giorgio, e in effetti a vedere dove stanno le protezioni di spaccate se ne fanno poche, mentre di avambracci..se ne fanno di ghisa! Ci mette il suo tempo, provo a dargli qualche consiglio ("da sotto siamo tutti commissari tecnici"), e infine il mitico "molla tutto!".
Che bello, al momento siamo soli in parete, sta a vedere che quel rompiscatole di Nicola c'ha ragione "eh andate sulle vie di VI invece che a fare del IV, troverete mica traffico!". Tocca a me, e anche questo tiro me lo godo proprio, spacco il più possibile, movimenti atletici cercando di usare i piedi il più possibile. Colori della roccia fantastici, non il solito grigio calcare.
Mo vacca, eccoci al tiro strano, il camino obliquo. Che a vederlo da basso sembra già strano, a starci dentro sarà un mix tra una barzelletta e un incubo. Altra partenza boulderosa (oh ma tutte a me?!), sto cavolo di sperone non potevano aggirarlo in altro modo? Un laccio da scarpe in una clessidra, un cordone messo col nodo che fa nut, e finalmente di la. Ora passi delicati in placca liscia, un bel passettone per arrivare di là, e..e ora per dove cavolo si sale?
Si sale? No, non si sale, tocca fare il nut umano, un camino che più che obliquo pare orizzontale. Sotto di te lo strapiombo, sopra la pietra che Obelix ha abbandonato per prendere quella più piccola. cerca le mani ma la fessura è svasa, vai di schiena e gambe piegate. Tic tac, passettino passettino, arrivo al cordone, lo prendo o non lo prendo, dai forse, non prenderlo! Reggerà la lama? Chissene, ho solo quella, tira e prosegui, dai che l'uscita è vicina. Ma anche l'uscita, porca vacca. provo e riprovo ma non trovo la mano giusta, il piede destro come lo faccio salire? Sento che le braccia ci stanno mollando, l'ultima protezione è quel cordone su lama incastrata.. taac, altro azzero, e ora con calma mi giro e..ecco il terrazzino per il piede destro, douh! Poi è ormai fatta, sosta.
Un tiro di trasferimento per uno, non fa male a nessuno. Va il mio amico, che rispetto al mio di trasferimento, c'ha anche un po' di roccia da toccare almeno.
E ritocca a me, non c'è da scambiarsi. Un bel nut incastrato dopo pochi metri, non è un bel presagio: se quello di prima era un camino obliquo, anche questo potrebbe essere un dietro obliquo, ma troppo obliquo per pensare di farlo in diedro. Troppo obliquo per pensare di farlo in dulfer. Pace, saliamo, proviamo, ditine nella esile fessura e piedi in aderenza su lievi avvallamenti della parete, un po' consumati.
Il friend è esploso. Più su un chiodo con maglia rapida. Oh però, ha mietuto vittime questa fessura! E siccome non ho voglia di essere una nuova croce in questo cimitero, dopo prova e riprova, ma non trovo piedi, qualche resting, ma poi spengo la testa e inizio a mungere, e non so se così faccio più fatica che se l'avessi fatto pulito, ma tant'è. Anche perchè uno schizzo tratto da un libro parla di VI per il camino dopo. Invece è semplice, e nonostante un altro friend incastrato, arrivo agevole in sosta.
Inizio a illudermi che ne usciremo. I tiri duri sono iniziati, ma si dovrebbe poterli azzerare, il V+ lo abbiamo superato pulito, il VI..un'altra volta dai. Riparte Giorgio, che mi dice che abbiamo una cordata dietro, uffa. Parte, un bel passo di forza, e poi elegante traverso su placca a gocce (stile "Desiderio Sofferto", stile mi fan male i piedi), canne per le mani e roccia fantastica. Poi lo vedo affannarsi su quello che deve essere il passo di VI, e infine..piedino sul chiodo. Poi si sale agili fino in sosta.
Ultimo mio tiro, poi Giorgio..portami fuori te! Un traversone espostissimo, un'altra partenza di boulder che non capisco come diavolo affrontare, una volta che poi a sinistra non ci sono mani se non delle formazioni che paiono corallo, tanto aguzze quanto friabili. Sono troppo stanco, e se cado non torno più su, aiutino dal rinvio e poi mi faccio fare qualche foto su questo bel terrazzo esposto. Un fungo di roccia, unica possibilità per le mani, ma visto da qui sembra saldato alla roccia per un soffio, visto dalla prossima sosta è invece meglio di quello che pare.
 Anello e spit ci sono, ma sono davvero già in sosta? Proseguo? Quasi quasi.. Fammi dare un'occhiata, ma la relazione..no, mi fermo. Oddio che sosta scomoda, già si sta male da solo, figurati in due, e abbiamo due cordate alle calcagna che non mi rendono tranquillo. Ad aumentare l'ansia..sotto di me un bel tettone, i piedi su un mattone di roccia saldato alla parete ma crepato alla saldatura. Che caga.
Ecco Giorgio, con difficoltà mi passa dietro e si appresta a partire, già abbiamo detto agli altri che se possono aspettare sarebbe meglio, qui non ci si sta in tre. Giorgio parte, e azzera subito anche lui, troppo duro, stavolta anche il mio amico si becca partenza boulderosa, tie! Siamo cotti ormai. Faticando per arrivare all'altro anello, resting su resting, meno male sono passato al mezzo barcaiolo! Quarta protezione in longe, ma la quinta è troppo alta. Prova, riprova, tenta la staffa, ma non ci salta fuori.
Mi sa che siamo spacciati: Giorgio non riesce a salire, nemmeno in A0, nemmeno in un flebile A1. Io inutile che provo, inoltre l'ultima protezione è un laccio da scarpe in una clessidra trapanata, non si può nemmeno fare sosta lì e pensare di adottare la tecnica delle piramide umana per superare il passaggio (i 2m..). Non resta che riunirci in sosta e calarci.
Calo il mio amico, nella concitazione non pensiamo nemmeno che invece che il mio rinvio, lassù potevamo lasciarci una maglia rapida! Chiediamo agli altri se vogliono venire, che noi ci caliamo, ma dicono che aspettano che liberiamo la sosta. E in effetti fan bene. Gli chiediamo scusa per il tempo che li abbiamo fatto aspettare, ma penso faccia parte del gioco..
Ci caliamo a pochi metri dalla fine, decisione sofferta ma dovuta, non c'è altro da fare. Non si può volare su quel laccio da scarpe e nemmeno farci sosta. C'abbiam provato, ci siamo divertiti, ci siamo messi alla prova e comunque superato limiti che pensavamo di avere. A posteriori scopriremo che amici nostri hanno gradato "rognosetto" "placca in piedi" "VI+" quei 2m. Alla faccia del V+ obbl, arghh.
Anche le doppie non me le aspetto facili con tutti i traversi fatti. Da S11 ci caliamo a metà traverso di L10 (con entrambe le mezze), e da li, su anello, alla S9. Altra calata per tornare a S8 alla base della fessura di L9, poi disarrampicata verso S7. Vedo in alto il tedesco che supera il passaggio di L12, meglio per lui. Giù nel vuoto (mamma cara che strapiombo il camino!) a S6: esclusa la prima, le altre doppie sono state con solo una corda per evitare incastri, ma ora tocca riunirle per scendere il diedro.
Pendolo un po per arrivare a S5, pensando a come affrontare L5 che è parecchio traverso. Noto che questa calata è sui 23m, si potrebbe fare con una mezza sola, ma pace. Arriva Giorgio, tentiamo di recuperare le corde, e il nodo si incastra nella V lassù. Sudore freddo. Al quinto tentativo il nodo passa.
La sesta doppia la facciamo breve fino al primo anello che possiamo trovare su L5 (primo nel verso di discesa), che si raggiunge a fatica spostandosi su placca liscia e verticale: sosta scomoda e l'imbraco mi uccide. Altra doppia e camminata sul sentiero per tornare a S3, dalla quale con un unica doppia lunga si arriva a S1 e infine alla base.
Dopo 2h di discesa, 9 doppie, un tirello (L8) e una passeggiata (L4), di nuovo alla base per la foto di via..ma rifatta all'attacco! Beh pazienza, quel che potevamo fare l'abbiamo fatto, quel muro finale ci ha spiazzato ed evidentemente è sottogrdato, oppure è venuta via qualche buona mano, chissà. Siamo comunque belli soddisfatti!

Qui altre foto.
Qui e qui report.
Varie relazioni in rete: sassbaloss, ariadimontagna, ecc
Libri: Arco Pareti (il camino di L9 non è VI, sarà IV) Arrampicata NoBig, ArcoPlaisir.