sabato 1 novembre 2014

Panorami a perdifiato: Sasso Rotto e Sette Selle

Voglia di arrampicare scrollati di dosso visto che in tutta questa settimana di ferie forzate vigliacco se ci fosse uno che veniva a passare una giornata su roccia! E anche sabato nulla, solo Marco ci sarebbe (legato al mio coprifuoco) ma non vuole arrampicare. Va beh dai, almeno due risate col ferrarese le faccio di certo, per il dove..provo a fregarlo: Pizzoccollo o Sasso Rotto? Dai facciamo la seconda, la prima si fa anche a dicembre..
L'itinerario scelto è una cresta rocciosa (dopo km di avvicinamento) facile con solo qualche passaggio di III, quindi ho con me 30m di cordino e un po di materiale, ma scarponi. Mentre saliamo a Palu del Fersina, il mio amico mi racconta di aver letto di una corda doppia, boh, mi rendo conto che forse ieri sera si è documentato più di me! Poi salendo viene fuori che la relazione da cui ero partito saliva dalla valle opposta..che disastro! Dai che andrà bene.
Al parcheggio, ancora presente il casellante di 6 euro alle 7 di mattina, scrutiamo neve lassù in alto, ma dai, non sarà dove passiamo noi e sarà solo una spolverata. Iniziamo la salita sul 325 diretti al Lago Erdemolo: insomma un po' di km voglio farli oggi, la prendiamo alla larga la salita alla Forcella Sasso Rotto, e pure panoramica!
Il sentiero parte un po' screcco, poi abbandonata la strada diventa godibile e autunnale: una bella valle davvero questa, da tornarci per giornate relax di pace, non come oggi. Poi la neve inizia a farsi sempre più presente: siamo all'ombra e al freddo, e solo il sentiero ha conservato il ghiaccio, proviamo a evitarlo ma dopo poco è inevitabile essere in balia degli scivoloni..
Con circospezione dei piedi, arriviamo in un'ora al Lago Erdemolo, che delusione, è secchissimo! Ma è davvero un luogo silenzioso: il rifugio però non ha un locale invernale, peccato.. Si continua forza, abbiamo avvistato in lontananza quella che dovrebbe essere la cresta clou di oggi, ma ora scompare mentre continuiamo a salire su una strisce di neve dura spesso compatta e infida.
Finalmente al sole, con il panorama che si apre sulle Dolomiti di Brenta e il Gruppo Ortles Cevedale, che giornata per essere su quelle cime oggi..ma accontentiamoci. Anche perchè ora il percorso si fa davvero di ampio respiro, sulla cresta che porta fino al Sasso Rotto: adesso una facile escursione, dopo chissà.
Intorno a noi si trova di tutto, dolci pendii, colline alte, pendii scoscesi, rocce e ghiacciai in lontananza, bellissimo. E ora il sole a scaldarci e assisterci verso questa cavalcata in cresta verso una cresta più seria. Intanto però, camminiamo su un tappeto dimerda di ovino..
In un attimo sembra essere passati dall’autunno della valle, al principio di inverno della neve sul sentiero, alla primavera che cerca di sbocciare al sole sulla cresta. In pochi km. E adesso è naturale fermarsi spesso a guardarsi intorno, ai panorami che si stagliano in ogni direzione, e al proseguo del nostro cammino che si snoda su questo crinale restandone spesso sul lato est.
Appare anche il Care Alto, osservo affamato il lato ovest da dove paiono uscire probabili canali invernali, e poi davanti a noi, si scende e si sale, si scende e si sale, il Sasso Rotto che sembra lontanissimo, invece si avvicina sempre più, e ora che svalichiamo la forcella Conelle, eccolo li, circa.
Ora scorgiamo altre persone, che vanno anche loro a fare la cresta, mentre noi risaliamo un tratto di sentiero all’ombra e quindi con una spanna di neve. Eccoci alla Forcella Sasso Rotto, dopo averla risalita con gli occhi all’insu per scrutare meglio dove finiremo a breve. Cerco il bivacco segnato sulla cartina, ma è un vecchio rudere leggermente sistemato, non certo un punto d’appoggio invernale, peccato.
“Sentiero Fratelli Giuliani” “sentiero difficile” vediamo, intanto noi ci mettiamo imbrago, un po’ di ferraglia e cordini, casco, e io la mitica corda 30m dell’8mm a bambola, che non si sa mai che ci leghiamo, e ci legheremo. Poi si parte, che il divertimento viene adesso.
La partenza è blanda, ci di districa tra massi e si cammina su un sentiero, tratti esposti ma nulla di che, un II ogni tanto, magari fossero così tutti i trekking che facciamo! Poi la montagna con un colpo di mano ci presenta qualche passaggio più ostico ma soprattutto esposto, e allora perché non usare la corda? Che poi davanti a noi abbiamo due cordate, il tempo ce l’abbiamo.
Detto fatto, e ci si assicura negli spuntoni che si trovano qua e la. L’arrampicata è divertente, scarpone in aderenza ma spesso buone mani, che vanno ben tastate però. I bolli rossi indicano in modo chiaro la via, e così arriviamo al primo passaggio caratteristico, un blocco di roccia che ostruisce il passaggio creando un tunnel davanti a noi e un altro a sinistra: salire dritto la vedo dura, a destra pure.
La cordata davanti a noi passa nel buco davanti, togliendosi lo zaino e con qualche difficoltà, io opto per quello a sinistra, sgusciando come un marines che ha il filo spinato sopra la sua testa: Marco passa più agevolmente.. Ma mi rifarò!
Un passaggio dove occorre essere lunghi, o fai una spaccata doppia per finire sulla parete dell’altro masso e con una mano in sostituzione, oppure ti lasci “cadere” nel buco e poi risali. Ma qui Marco riesce a essere agile a dovere e passare, peccato il filmato non parta e non riesca a documentare questa sua destrezza e classe.
Proseguiamo, già mi dispiace che questa cresta stia per finire, ma ahimè c’est la vie. Poi viene la rampa cadente stretta su cui scivolare piano piano, girarsi in modo strano e delicato, mani rovesce nella fessura, e col piede scendere a cercare qualcosa di improbabile: che passi! Marco invece, stavolta il video c’è, dopo un po’ si lascia cadere..
Ormai la croce si vede da un po’, e infatti la tocchiamo. Bello! Anche se corto.. Che paesaggi, che giornata superba e tersa.
Ma la realtà è che per arrivare su Cima Sette Selle è evidente che ancora le mani vanno un po’ usate. Niente sosta lunga che il tempo stringe, si scende cercando la via migliore con l’ausilio di qualche segnavia CAI, e dopo qualche variante breve, la discesa torna a farsi salita, e in men che non si dica siamo in cima anche qui.
Ora tocca scendere.. Minchia che discesa ripida però, e in mezzo a roccette. Bah, sembra esserci una debole traccia, andiamo di li, ma dall’alto un ragazzo di un’altra cordata mi suggerisce di fare l’altra cresta, al sole e più facile, grazie mille per la dritta, anche perché visto come sarà quella percorsa, chissà com’è quella abbandonata!
Cerco qualche segno, perché tutto il primo tratto è poi una disarrampicata con del II. Fantastico, fossero tutti così i nostri trekking! Peccato la neve che ogni tanto ci complica la vita.. Sembra più lunga la discesa che la salita, poi finalmente mettiamo piede su qualcosa di più escursionistico, e ci spogliamo che fa un caldo cane.
Il sentiero è però tutto coperto di neve, gli scivoloni sono spesso scampati per un pelo molto esile, e ridendo e scherzano coi tre ragazzi dell’altra cordata, che ci hanno aiutato a trovare la via migliore, arriviamo al Rifugio Sette Selle, aperto a differenza dell’indicazione al parcheggio, ma tanto le birre le ho già in macchina.
Si scende tornando in autunno, con calma, questo è un posto dove voglio tornare per giornate in relax, peccato la distanza da casa. Dal bosco verso la fine riusciamo a scorgere le montagne mezze innevate che abbiamo salito sulla loro schiena, poi ben presto arriviamo agli incroci con la strada asfaltata, segno che la civiltà ritorna.
Birra time, coi panini non ancora mangiati, sulla panchina, al sole, a petto nudo, si sta da papa qui.. Peccato il coprifuoco chiami e io non possa che rispondere, culo in auto e via ritornare in pianura.

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