lunedì 28 marzo 2016

Tessari bagnata, ciliegina rovinata

Dopo la giornata di sabato e quella di ieri, ci starebbe una bella ciliegina sulla torta: una bella arrampicata magari, per riprendere confidenza con questa attività. E fino a qualche giorno fa il meteo prometteva anche bene, ma ieri..pioviggine e pioggia.. Ueh!
E niente, ormai siamo in ballo, balliamo. La diatriba Arco vs Tessari iniziata ieri sera, prosegue in auto. Strisce di pioggia nel mantovano. Il bar ben fornito di Affi si rivela una trappola per la decisione. Anche lì uggioso e pioggerella. Andiamo a Tessari, almeno dimezziamo le ore di strada in caso di pive nel sacco e almeno anche in caso di pioggia qualcosa dovremmo riuscire a fare..
Parcheggiata l'auto, la pioviggine non è poca, e si prende tempo in chiacchiere. Si prende, non si perde. Poi si parte decisi, "almeno 2 vie, meglio3!". Scorrendo la base ci fermiamo al primo bollo, la prima via, una delle più facili, anche per tastare quanto sia bagnata la roccia. Alleluja.
Parte Simone, qualche incertezza per la non aderenza che si trova ad affrontare. Paesaggio stupendamente limpido e privo di rumori molesti (ovvero, nebbia, umido e autostrada roboante). 60m di corda scorrono, le urla si sentono come deboli sussurri. Partiamo anche noi.
Arrampicata facile, si rende necessaria solo un po d'attenzione per il bagnato. Optiamo per la strategia di tirare una via a testa, così evitiamo di fare e disfare nodi, quindi Simone riparte e io e Stefania attendiamo che superi la placchetta e poi prosegua per altri 60m pieni.
Placchetta divertente, e nella via di fianco a noi un'altra cordata che a avuto la nostra stessa idea oggi. Siamo fuori quando iniziano a scendere gocce di pioggia e non di pioviggine. Facciamo su la roba in fretta e furia, iniziamo a scendere nella speranza smetta e che ci faccia riprendere l'attività.
Invece no, piove bene, bagna bene, ce ne stiamo al bivio con la traccia degli attacchi nella speranza smetta, ma non succede.. Mangiamo qualcosina, apro l'ombrello, ci mettiamo a piantare chiodi e fare soste giusto per passare un po' il tempo. Spacchiamo rocce come picconnatori, e alla fine smette di piovere, ma tutto è tutto molto bagnato.

Il Platano ci consolerà: mangiare in luogo di folli.

Qui altre foto.

domenica 27 marzo 2016

Natale con i tuoi, Pasqua per Appeninograt

Si vive una volta sola. Quindi, nonostante la faticata di ieri, la sveglia la punto lo stesso: 3h di dormita, e destinazione Appennino invernale! Ma la stanchezza la fa da padrone, durante il viaggio mi fermerò a dormire un paio di volte per riprendere forze: mi sono svegliato anche troppo tardi per quello che vorrei fare, ma più di così, oggi non si può fare. 

Dal parcheggio degli impianti mi incammino che fa già luce, la frontale resta in macchina. La luna è ancora alta in cielo, ma rasenta il crinale del gigante, e presto andrà a nascondersi dietro essa. Il sentiero è martoriato da pedate e segni di sci, a tratti si gallegia, a tratti si sfonda, ma si sale senza quei dannati attrezzi, le ciaspole. Intanto noto come anche dal bosco si possa ammirare la schiena del gignate: di solito salgo a buio, e non la vedevo. 

In 1h sono fuori dal bosco, il sole l'ho già visto in mezzo ai faggi, ora devo decidere che fare: o meglio, decidere se confermare quello che volevo fare oppure andare altrove. Ma la vista della parete nord ovest del Vallestrina è troppo invitante, vado verso di lei. 

Oggi non c'è Chucky a farmi compagnia come la scorsa volta, ma nemmeno a rovinarmi i piani, potrei quindi davvero tentare qualche via sulla parete, ma son pur sempre da solo. Va beh, intanto andiamo a mettere il naso, che qualcosa da fare lo trovo di sicuro! 

Giunto in fronte a lei, il vento torna a farsi sentire. Non vedo tracce di chi invece dovrebbe essere passato ieri. Vedo cornici invece, già illuminate dal sole. Vedo anche un'uscita che non pare comodissima. Beh, ieri ho preso le mie soddisfazioni, oggi posso stare più tranquillo: rasento la base della parete e mi dirigo verso il Canalino Sinistro. 

I ramponi sono ai piedi già da un po', le picche ancora valuto non servano, avanzo con solo i bastoncini, ma la pendenza in realtà potrebbe necessitare altro. Proseguo, osservo un alberello solitario sulla cresta alla mia sinistra: come me! Osservo anche tutto il paesaggio circostante, le cornicette sulle creste, la parete, il sole, il cielo limpido, i pendii, le scariche. Spettacolo. 

Ben presto sono sulla cresta nord, sferzato dal vento, la risalgo osservando la parete alla mia destra e l'uscita delle possibili vie: in alto un bel cumulo di neve da riporto che pare compatto, ma anche ripido. C'è ben più neve dell'altra volta, ma non a sufficienza per coprire per intero le rocce verso l'antecima. Si sbuca sulla cresta est e si gode il panorama verso sud. 

In cammino verso la vera cima dell'Alpe di Vallestrina, in faccia al sole, sulla Vallestrinagrat. Contemplazione e respiro ad ampi polmoni, e ad ampi occhi. Ma non c'è tempo di fermarsi, nel caso lo farò dopo, ho ancora fame di "roba" un po' tecnica: e in fronte a me sta quello che cerco.. 

Torno sull'antecima, un'occhiata a tracce che pare escano dalla nord ovest, e tante che sono scese, verso il basso anche io e poi sulla Passonegrat verso quei tubolari metallici bucati a formare una croce che oggi fischia bene! 

Si punta verso sud, ma non verso l'anfiteatro della Valle dei Porci dove vorrei esplorare come l'altra volta parecchi canali, no oggi no che sono da solo e ho già visto troppe cornici al sole in giro! Si punta verso quella cresta che d'estate percorro spesso e che mi ero ripromesso di voler affrontare una volta in invernale: la Cipollagrat. 

Si vede che ci sono già saliti, meglio, così eventuali passaggi ostici so già come affrontarli. Alla sua base osservo questa "scala verso il cielo", sognando anche di salirci passando per la parete ovest, ma non oggi. Stavolta però la picca la tiro fuori, che non voglio rischiare, spero solo il sole non abbia già cotto tragicamente la neve. 

La prima parte è blanda, si sale bene, verso la fine le tracce si dividono tra chi l'ha affrontata di petto, e chi invece sul lato ovest: vado di petto, passettini delicati su rocce intrise di ghiaccio, neve sputata dal vento con violenza in stile scottish. Ma il cielo è in stile riviera. 

Ed eccoci sulla cima del Cipolla, ad osservare da un altra angolazione il Vallone dei Porci: che voglia quel canale laggiù! Mi ero ripromesso di valutare la prossima salita solo se già tracciata, visto che sulla guida si parla di possibili tratti su roccia. Ma vedo che di orme ce ne sono..quindi verso la Pradograt! 

Già d'estate questa offre tratti di arrampicata (ricordo quanto sia stato "agevole" issare i 30 kg di cane l'altra volta), adesso offre anche tratti di cresta affilata. Pochi metri, ma la diceria "ma dai è solo un passo" con me non attacca. Per un passo che non si supera, si torna indietro. 

Ancora una volta si parte blandi, poi man mano ci si assottiglia, la neve è ancra buona, ma arrivo a un passaggio con placca per i piedi con neve inconsistente. Azz. Mi allungo con le mani a cercare una lama, l'altra mano ad "afferrare" la neve, un bel respiro e con due passi sono sù, su un esile crestina. Che bello! 

La est del Prado è una gigante meringa verticale, ghiacciolini sospesi al sole, bella è bella, ma pensare di scalarla.. Già da più giù vedevo come il vento avesse creato "cornici" verticali in mezzo alla parete. Ma che spettacolo, e non siamo nemmeno a 2000m. 

Ancora qualche decina di metri in forte esposizione, e poi si arriva al panettone sommitale e in breve alla cima vera e propria, con un bel panorama sulle Apuane, ma con un mare di nuvole a coprire tutto il mare. Pausetta al sole, ma troppo vento mi evita di starmene qui a lungo quanto vorrei. 

Discesa rapida per i canaloni nord ovest, scorrendo poi sotto la ovest del Cipolla, sotto la nordovest e di nuovo al Passo di Lama Lite: quante salite ci sarebbero da fare! Ma meglio essere rapidi a passare sotto questi versanti che in alto sono già accaldati dal sole. 

Di nuovo a cavalcare la Battistigrat verso il Passone, incrocio una coppia di toscani al telefono con lui che riferisce al suo interlocutore "siamo in mezzo alla tempesta": mah, c'è il sole, e il solito vento appenninico. Quale tempesta? 

Mi attraversava l'idea di salire anche la Cusnagrat, metà, e scendere dalle piste, ma non voglio esagerare e sopratutto vorrei essere giù presto per un buon pasto da Dona e dormirmene un po' in macchina dopo. Quindi giunto al Passone, giù diretto dal versante nord. E di corsa, visto che alla mia sinistra osservo una valanga di fondo che stamani non c'era.. 

Pausetta al sole prima di rimettermi dentro al bosco, con le vesciche di ieri che iniziano a pulsare, e una fame che non ci vedo. Tagliatella al cinghiale, arrivo! Per alcuni (non per me) l'Appennino "nudo" non dice nulla, ma quando mette il manto bianco, è da sposare!

Qui altre foto.
Qui report.
Qui e qui guide.

sabato 26 marzo 2016

Tette tettone goduriose: cascatone del Pisgana

La ritirata a orecchie basse dell'altra volta ci era rimasta sul groppone: ma quello spindrift ci aveva fatto raggelare il sangue, ultima goccia di un vaso pieno di dubbi e presagi. Ma ci eravamo ripromessi di tornare in questo magnifico posto per questa bella cascata, non difficile, ma impegnativa per lunghezza, pericoli, e ambiente grandioso e allo stesso tempo “opprimente”.
Ed eccoci. Stavolta vogliamo giocarcela meglio, partire il giorno prima e dormire in macchina al parcheggio, in modo da non avere le 3h di viaggio sulle spalle. Un deja vu, come la Castiglioni-Detassis. Stavolta carico pure i materassi del dondolo, per dormire meglio dentro la mia auto. Dovevamo partire il giovedì sera per sfruttare il venerdì dove si pensava trovare meno gente, ma il meteo all'ultimo minuto peggiora, e unito a qualche altra circostanza, si rimanda di un giorno.

Venerdì, ritrovo al solito parcheggio, cena "da Ciccio” per far la carica di pizza e birra (Bernarda!) e poi via a cercare un posto auto in un' affollatissima Val Sozzine, ma dove parcheggiamo?! Quasi sotto un lampione, beh pace, sol che dormiamo un po': Giorgio non fa in tempo a infilarsi nel sacco a pelo che già russa.. 
Ore 3, suona la sveglia: la voglia di tirarsi fuori dal “letto” è scarsa, ma ci si fa coraggio con un thermos di caffe e uno di the, e la crostata di casa S-M. L'entusiasmo è palpabile ma ben “soffocato”: non vogliamo rischiare di alzare troppo le aspettative e finire per correre pericoli troppo grossi solo perchè siamo carichi come delle molle. Ci avviamo verso una strada che già conosciamo, nella speranza di scenderla in modo diverso dall'altra volta. Nella speranza di tornare con quell'entusiasmo che solo al ritorno può esplodere.

Strada ben battuta dalle orde di scialpinisti che in questi giorni hanno martoriato il discesone del Pisgana. Ben battuta e quasi ghiacciata, gli scivoloni si sprecano, ma per fortuna nessuno con conseguenze tragiche. Usciamo dal bosco, la luna si nasconde presto dietro ai monti che sovrastano la valle, l'ombra dei cattivoni che ce la nascondono è nitida sui pendii alla nostra sinistra. Pendii con poca neve, questo è un bene per noi, il pericolo valanghe 1 persistente da giorni ci rassicura, ameno un pochino.

Ora che il percorso scialpinistico non è più obbligato, non è facile trovare la strada migliore, e infatti la canniamo, ritrovandoci troppo bassi e troppo a destra del giusto: il tentativo di tornare sulla retta via ci conduce alle nostre origini. Una mezza ravanata su neve inconsistente in emzzo ad arbusti con pendenze di 70° abbondanti, come in Appennino! I bastoncini piantati al contrario sopportano le nostre trazionate e finalmente usciamo da questo empasse.
Dopo 1h45, col cielo che regala le prima luci, il cascatone appare alla nostra vista, nascosto fino ad adesso dietro la curva: vacca se è bello. Dai, che magari stavolta.. Vento non se ne sente, le previsioni danno possibilità di averne un po' stamattina, ma ben al di sotto di quello dell'altra volta! Siamo soli nella salita, ma questo ce l'aspettavamo, vediamo dopo..
Arrivati nella zona del laghetto, stavolta ben coperto di neve (sappiamo che c'è sol perchè l'abbiam visto l'altra volta!), nessuna traccia verso la cascata: buon segno? Mah.. Nessuna ripetizione recente lascia pensare.. Ma la sua vista regala gioie e sogni, è li davanti a noi, bella cicciona, gobbe e gobbette, tette e tettone, niente spindrift, dai che andiamo da lei!
La scelta delle ciaspole si rivela azzeccata, altro errore commesso l'altra volta, ma non oggi: al ritorno saranno utilissime, ma anche ora! I metri che ci separano dall'attacco sono pochi, ma sono tutti da tracciare, e per questo sembrano più lunghi. Ma finalmente, eccoci alla base, dopo quasi 3h. Siamo già passi più avanti dell'altra volta!

Ed eccolo, di nuovo. Spindrift. Le parolacce che nessuno di noi dice ma che entrambi pensiamo. Silenzio. La parete scarica anche oggi. Molto meno dell'altra volta, ma scarica. “Va beh, vediamo, non ne faccio una malattia tornare indietro anche oggi”. Iniziamo a cambiarci e armarci, al riparo da altri spindrift che scendono dalla cascata e anche da più a sinistra (orografica). Zaino unico che poi ci scambieremo (il primo arrampica libero), e.. “dai, proviamo a partire e vediamo come va”. Aspettative basse.
Parto io. Una gobbona di ghiaccio con neve alla sua destra, praticamente primi metri “isolati” che non permettono la vista sul seguito, sulla bella goulotte dei primi 60-70m, incastonati tra le rocce, tortuosi e..toboga delle scariche.. Giro l'angolo, più neve che ghiaccio su questo tiro (ma con qualche bel metro con un rampone su ghiaccio e l'altro su roccia, un bel diedrino!), odo il segnale “metà!”, dopo pochi metri una sosta sulla mia destra, e siccome davanti a me non vedo del gran ghiaccio, meglio sostare qui prima nel timore di nuove scariche.
Giorgio mi raggiunge stupefatto pure lui di questa prima parte “chiusa”, poche parole, poche foto, c'è da pedalare oggi, sono pur sempre 300m di cascata, più discesa, e sarei molto più sereno se entro le 15 riuscissi a mandare un messaggio di conforto alla mia metà che sta partendo. Ma non voglio nemmeno arrampicare con l'orologio che opprime.
Cambio, parte il mio amico, dalla relazione i primi tiri sono i più semplici e infatti riusciamo a muoverci bene. Peccato che il ghiaccio non sia dei migliori, volano padelle, spaccoso, qualche crosta e adesso che sale Giorgio pure qualche spindirfit.. Questo tiro, come tutti i prossimi altri 4, terminerà con soste al limite del fine della corda, per fortuna le nostre urla si sentono!
Da secondo salgo il più svelto possibile, vietato perdere tempo oggi, modalità concentrazione e velocità. Ma che ambiente, che bella la prima parte, che seppur facile è racchiusa dalla montagna, che pare voler abbracciare e chiudere questo flusso ghiacciato per nascondercelo. Vedo Giorgio lassù, appeso alla sosta, sotto gobbosità ghiacciate.
Gio piglia 'sto zaino che vado avanti io, su queste tettone che ci sovrastano, a cercare la strada migliore e più sicura: la più sicura è ovviamente anche la più dura, quasi dritto per dritto, ma il primo tratto mi sposto sulla destra per evitare di essere esattamente sopra il mio amico. Il ghiaccio è tanto, grosso, ciccio, la voglia di scalare mi porta a prendere la strada più lineare, senza sbisciolare ad attenuare le difficoltà, oggi mi sento bene.
Mi ritrovo così ad affrontare qualche muretto, qualche tratto di neve dura o di crosta che per fortuna è portante, e un pezzo in cui il ghiaccio è marroncino..per la roccia sotto! Due chiodi alla mia sinistra poco dopo che mi è stato urlato "metà", potrebbe essere utile per le doppie a scendere. Salendo ci si guarda molto intorno alla ricerca di soste o simili per calarsi, giusto per evitare di fare mille abalakov, che non sono veloci e sporcano la montagna.
Mentre sento abbaiare (e non un capriolo..) giungo ormai al posto prescelto (imposto dalla fine della corda) per la terza sosta, una sorta di balcone al contrario che mi permette di vedere la parte alta della cascata: adesso me la inizio a sentire in tasca. La montagna non chiude più a se il flusso, ma ce lo spalanca davanti in tutta la sua imponenza. Nell'entusiasmo del momento mi pare quasi che manchino solo 2 tiri!
Il panorama è mozzafiato, mentre recupero il mio amico mi giro intorno a guardare la grandiosità del luogo dove ci troviamo. Tutto vasto, grande, noi piccoli, soli, insignificanti ma felici. Siamo ancora soli in parete, non ci par vero: forse gli altri aspettano il cambio dell'ora per poter rimanere a letto un'ora in più, chissà.
E riecco Giorgio, non guardo l'orario ma mi pare che stiamo andando bene. Dalla sosta si intuisce che il tiro successivo conterà pochi metri di ghiaccio e poi un bel pianoro nevoso in attesa dello scudo finale, che già luccica per i riflessi che portano la luce solare sulle sue superfici. Salendo il mio amico nota una sosta sulla sinistra, la va a vedere in previsione delle calate in doppia, farebbe comodo!
Cammin cammina, mentre gli ultimi spindrift mi spazzano i piedi, Giorgio arriva sotto allo scudo finale, va a cercare di far sosta sul ghiaccio migliore che trova: tra le neve che lo reso poroso, e il sole che lo cuoce di giorno, la materia prima non è prima scelta.
Già durante il tiro pensavo di arrivare alla sosta e proporre al mio amico "dai, visto che è stato un tiro un po' di merda, vuoi fare tu anche il prossimo?", quando ci arrivo lo propongo ma mi vien detto di andare tranquillo, che tanto lui farà il prossimo. Io tra me e me ho pure la presunzione che un tirone unico si potrebbe uscire: mai valutazione fu più sbagliata, ne servono due pieni!
Riparto, ancora una volta non proprio salendo dritto fin da subito per evitare di allargare il sorriso di Giorgio in caso di caduta, ma nemmeno a destra dove le difficoltà si abbattono e qualche scarica di neve polverosa scende. Anche questo si rivelerà, come il terzo, un bel tirone, forse più continuo, di certo con un ghiaccio delicato e mica tanto appoggiato!
Avanzo, fiducioso, la tasca la sento sempre più piena, ma tra me e me mi dico di aspettare, che mai come oggi la giornata potrà dirsi "finita" solo dopo la discesa. Punto a salire più in alto possibile, guardo all amia sinistra ma non vedo soste: poco male, il belo delle cascate di ghiaccio è che è più probabile fare sosta dove si vuole. Un metro di ghiaccio burroso mi fa esultare, ma dopo breve torno alla triste realtà di un ghiaccio brutto.

Punto a quella gobbosità di bel ghiaccio azzurro, ma resta 5m oltre la fine della corda. La sosta che sto per attrezzare si rivelerà la più scomoda di tutte oggi, su queste diavolo di pendenze dove dritto non puoi stare. Recupero Giorgio che poverino ho bombardato di un set di pentole di Mastrota, mi godo il panorama mentre sposto il peso da un piede a un altro per far riposare in alternata le caviglie.
Guardo verso l'alto, l'uscita sembra vicina. Guardo verso il basso, Giorgio arriva. Guardo intorno a me creste acuminate e vallate che soffrono la gravità. Scialpinisti che la sfruttano con urletti di goduria.
Talmente scomoda questa sosta che nel cercare di abbassarmi mi sposto quasi interamente sulle picche col mio peso. Quando il mio amico arriva cerco di sistemarmi alla bene e meglio, ma non ce la si fa, riprendo lo zaino che lui si stava per scordare e gli dico "dai vai fuori che non ne posso più di questa posizione!"
Riparte, e ora si vendica bene scaricandomi addosso a sua volta un bel set di Mondial Casa. Una spalla, un polpaccio, ma va ancora bene, fortuna siamo soli così queste dinamiche ce le gestiamo tra amici, lanciamo e riceviamo senza litigare e senza preoccuparci degli altri.
Salire dritto va bene, poi toccherà spostarsi verso destra, ma giusto aspettare in modo da non essere sotto la bocca di eventuali scariche dall'alto. Lo vedo stanco, ma ci sta benissimo, quella di oggi non è certo una passeggiata alle Cinque Terre. Lo vedo cercare di prendere di petto una tetta, e dopo qualche tentativo "Giorgio, ma vai a destra", e pian piano sale, scompare alla mia vista, intuisco dove sia per la neve o ghiaccio che scendono.
Fuori. Il mi amico è fuori, finalmente, smonto questa maledetta sosta, cerco di riprendere sensibilità ai piedi addormentati e parto. Solite piccozzate che mi lanciano granita in faccia, a volte centrandomi in bocca pure! Dopo pochi metri inizia la doccia: non so che diavolo succeda, ma la corda è una grondaia, le picche sono percorse da ruscelli, sotto di me e sopra di me l'acqua scorre sul ghiaccio. Sono fradicio dopo breve. Freddo bestia, ma lassu il sole. Speriamo arrivarci presto che qui soffro!
Incredibile, Giorgio è passato pochi minuti fa sull'asciutto. Io sul bagnato. Che timing oggi! Neve, croste, ma scorgo il mio amico, al sole, sornione lui. Lo raggiungo, è fatta! No, manca la discesa. Presto per congratularsi, ma intanto possiamo mandare un messaggio a casa per aggiornare sulla nostra salita i nostri cari, mangiare e bere e prepararci a scendere. 5h30 la salita, sono le 12e30 adesso.
Per fortuna Giorgio ha trovato la sosta scavando un po' nella neve, altrimenti sarebbe stata dura. Mi sporgo dalla roccia sotto la quale siamo, e osservo il pendio sopra la cascata, soccia! Tutto bello al sole adesso! Inizia il valzer delle doppie.
La prima è facile, ma devo aspettare quassù che il mio amico attrezzi un abalakov: per fortuna sono al sole. Anche se essere da solo qui, senza sapere nulla di chi sta giù, non è il massimo. Provo a contare il tempo che passa, poi finalmente odo il segnale e posso scendere anche io.
Seconda doppia che ci va a depositare sul pianoro nevoso, dal quale poi si cammina verso la sosta che Giorgio aveva visto su L4: un tratto completamente sprotetti che percorro di corsa portandomi dietro la corda che ho recuperato. La cascata è ormai tutta al sole, le sue gobbe, le sue tette risplendono e creano piccole ombre ad evidenziare la tridimensionalità del flusso.
I due chiodi visti sotto durante il mio L3 sono brutti, fuori molto e ballano. Giorgio, oggi sarà sempre lui a calarsi per primo, continua a scendere e trova quasi al limite della fine della corda un'altra sosta su chiodi, sulla destra. Sosta dove la maglia rapida è stata fatta passare male (lavora solo un chiodo) ma ci ragioniamo tardi e ci caliamo ugualmente su questa.
Lancio delle corde difficoltoso adesso, non fanno la curva sperata dentro la goulotte, dove vorremmo infilarci non sapendo se sotto di noi potremmo trovare qualcosa da fare l'ultima doppia o meno. Scendo anche io, il mio amico ha trovato un chiodo con cordone marcio (cambiato) al limite delle corde e della sua elasticità! Quando ci arrivo devo tener ben stretto i capi per evitare che schizzino verso l'alto!
Dai forza, ultima doppia ed è fatta. Siamo proprio nell'imbuto di eventuali scariche dall'alto..non mi piace. Passa poco tempo, e rieccoci alla base, da ciaspole, bastoncini, zaino abbandonati qui qualche ora fa, al riparo della roccia che ci sovrasta, non ancora la sole ma accaldati. Altro messaggio, sono le 14e30 e possiamo dire a tutti che è fatta, sopratutto a chi sta per prendere un aereo.
Ora possiamo dire che "è fatta!", stretta di mano, foto di cascata, e Mars! Contenti come non mai, soddisfatti, sereni, potremmo dire di aver chiuso bene la stagione.
Ci prendiamo i nostri tempi per rifare gli zaini, scambiarci materiale, mettere a posto le viti, appendere i ramponi ad asciugare, spogliarci e ciaspolarci. Scendiamo, lasciamo il Pisganone, ma man mano che ce ne allontaniamo ci giriamo ad ammirarlo, tutto al sole, le sue gobbe, i suoi muretti, le sue tettone che tanto goduriosi abbiamo tastato..
Il paragone a sfondo sessuale può essere visto in tutt'altra veste: due bimbi che hanno preso nettare e forza (latte materno) dai seni della madre. Così suona meno da maniaci, anche se maniaci siamo. Maniaci della montagna!
Fame e sete ci guidano. La neve smolla paradiso degli scialpinisiti è per noi un agonia, arriverò con una vescica scoppiata e altre tre gonfie ma intatte. Senza accorgercene la cascata torna a nascondersi alla nostra vista, dietro il costone roccioso. Ora siamo più distesi, si ride e si scherza, e nonostante la discesa durerà poco più di un'ora, sembra eterna. Per i miei piedi e le vesciche che sento arrivare poi..
16e20 di nuovo all'auto. Partiti alle 4, 3h di avvicinamento, 5e30 di scalata, 2h di calate, 1h di rientro. Cuore e mente sazi, spazi grandi e spaventosi, ma allo stesso tempo pacificatori. La "lotta con l'alpe" è una guerra che finisce bene quando si fa la pace con se stessi. Pace davanti a un bel boccale di birra e un panino!

Qui altre foto.
Qui e qui report.