domenica 29 gennaio 2012

Monte Vioz, 3645m: dove tutto iniziò

In questo weekend vissuto al livello del mare, ne approfitto per sistemare e riordinare un po' di cose, tra cui delle foto. E mi torna in mano quella. Sto per metterla in un cartone da posizionare poi in un angolo dentro l'armadio, ma poi ci ripenso. Cazzo, è la foto dell'inizio. Scattata sulla cima sulla quale iniziò la mia passione per la montagna, prima solo vista come un momento faticoso che però appassionava persone che frequentavo, e allora mi adattavo. E mi fermo a riflettere.
Erano nemmeno tanti anni fa, il 2007 scopro oggi ripescando nell'hard disk la cartella con le foto di quella giornata. In compagnia della mia allora ragazza (saltellante ben più di me sui sentieri e con ben più esperienza) e di suo padre (vecchio lupo di montagna), destinazione Monte Vioz, 3645 metri sul livello del mare, un'immensità per me a quei tempi. Monte sempre e solo ammirato già dall'appartamento di vacanze in cui stavamo, nonché da molte altre angolazioni durante i vari trekking. Oh quanto è alto e lontano!

Non credo nelle frasi "non dimenticherò mai.." ma adesso mi sento di dire che non dimenticherò mai la commozione provata quando raggiunsi il Rifugio Mantova, nemmeno 100m sotto la vetta. Nella fatica del momento non mi guardavo intorno, mi trovai a contemplare il momento all'improvviso, non me ne resi conto della reazione a catena che stava per manifestarsi. C'era pure la banda ad accoglierci, nemmeno a farlo apposta, la magia cresceva sempre più, e rapidamente.
Era un mare di nubi verso la Val di Sole, perfino la Presanella riusciva appena a sbucare da quella coltre. Mi voltai verso il lago del Careser, mi spostai un po' dove non c'era nessuno, in modo da sentirmi solo in mezzo a tutto ciò: piansi, mi sembrava di essere sul tetto del mondo. In fondo era il punto più alto che avevo mai raggiunto. Ma se non ci fosse stato quel mare di nubi non sarebbe mai stata la stessa cosa. Anche ora la commozione torna un po' a farsi sentire.
Salimmo in cima per poter ammirare le 13 cime, magnifico, sentivo che volevo di più, volevo salire ancora, volevo riprovare le emozioni provate poco prima. Ghiacciai, cime, fino a quel momento non mi era mai importato nulla di quel mondo, a dir la verità non lo conoscevo neppure. Cosa mi ero perso, 24 anni della mia vita senza conoscere tutto ciò. Ma forse non era troppo tardi. In quel giorno si accese una fiammella, che l'anno dopo sulla Presanella (mia prima alpinistica, con guida alpina) diventò un fuoco, che mi arde ancora dentro. E per sugellare le prime imprese, nel 2010 con Riccardo e Marco tornai proprio al Vioz, per la Traversata Vioz-Cevedale, prima alpinistica da soli.
Camminammo un po' verso Cima Linke, non volevo più andarmene, volevo scoprire, avevo fame di spazi infiniti. Scendemmo a rifocillarci al rifugio, dove una mia svista divenne episodio di scherno della mia goffaggine: in tanti si sono fatti, si fanno e si faranno, grasse risate sull'accaduto (e io, autoironico come sono, gli facevo, faccio e farò compagnia): presi la zuppa al rifugio, la più buona che abbia mai mangiato (la magia della giornata??) e nell'ingordigia di metterci tutto il formaggio grattugiato che c'era, presi la formaggiera e la capovolsi sopra il piatto: peccato fosse formata da due parti senza incastri. E insieme al formaggio, la parte della formaggiera che le mie dita non tenevano, si zuppò nella zuppa.
Che ricordi. A distanza di più di 4 anni sono cambiate tante cose. Salii sul Vioz da conpleto ignorante e principiante, vestito alla bene e meglio, abbigliato allo stesso modo con cui andavo a vendemmiare e scarponcini estivi della Quecha. Oggi faccio il fighino con la roba della Montura, NorthFace, ecc (beh, vesto ancora Decathlon anche!), ma lo spirito del bambino che scopre qualcosa di nuovo, è sempre lo stesso. La fame di scoprire e provare nuove emozioni. Sarà anche per questo che continuo a sentirmi sempre un ventiquattrenne.

A Roberto e Erica devo l'aver preparato la legna che poi accese il mio fuoco, gliene sarò sempre grato: anche se non pensavano che le fiamme avrebbero assunto certe dimensioni. E così la foto in questione, prima grezzamente incollata all'armadio, viene incorniciata e appes adegnamente al muro.

Qui qualche altra foto della giornata.

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