Un’uscita al di fuori del nostro
solito: si parte tardi, si torna tardi (beh, questo a volta succede),
si parte con l’idea di dover usare solo le gambe. Eh lo so, il
weekend sarebbe stato buono per qualcosa di più, ma sono ancora
convalescente dalla Verte,
probabilmente anche nello spirito, chissà. Il Lagorai darà spazi
aperti per riflettere.
Partiti tardi temiamo già di
scioglierci al sole, e invece il caldo non sarà nemmeno così
angusto, complice un venticello fresco che permetterà al mio collo
di diventare bordeaux. La partenza è da una prateria con annesso
rifugio, malga, bestiame, automobili della domenica. Breve tratto nel
bosco e la vista corre subito la in fondo dai Cauriol.
Camminiamo convinti, anche perché ok
arrivare in cima al Monte Cauriol, ma quello è solo un passaggio,
dopo il quale vorremmo allungare per aggiungere km e dislivello al
giro. C’è da allenarsi. Arrivati nei pressi del bivio della Via
Austriaca, prendiamo questa, in modo da compiere un anello e rendere
il giro più vario possibile. Alla faccia del vario! Una pietraia
maledetta!
Camminiamo sui pietroni, risaliamo
perdendo il sentiero, e ben presto siamo al passo tra i due Cauriol,
dove via Italiana e Austriaca si incontrano. Sono molto ignorante, ma
se combino il fatto della prima guerra mondiale, di due vie con
nazionalità diversa su un monte che non è certo un 8mila, capisco
che qui si è fatta la storia.
Via dritti verso la vetta, dove
arriviamo dopo due ore dalla partenza. Per fortuna Marco mi offre una piadina delle sue (io gli offro poi il dolce, non è che
gli tolgo il cibo di bocca!) e ci rimpinziamo prima di partire. Il
sole è alto, ma in giro un po’ di nuvolaglia c’è. Laggiù la
possente Cima d’Asta col suo versante nord, che in invernale sarà
da salire, dalla parte opposta Catinaccio, SassoLungo, Sella.
Adamello and company sono avvolti dalle nuvole.
Giù al passo tentiamo la salita al
Piccolo Cauriol, ma dopo poco desistiamo. Sentiero non c’è,
gendarmi invece si. Vai indietro e scendiamo dal versante opposto dal
quale siamo saliti, direzione passo Sadole. Ambiente tipicamente
Lagoriano, prati e boschi a valle, pietre in cima, desolazione e un
pizzico di selvaggio. Ma ancora non è niente. Osserviamo la parete
del Piccolo Cauriol, sognando di aprirci una via.
Al Passo Sadole decidiamo che è troppo
presto per tornare alla macchina, vogliamo fare il giro del Castel
d’Aie, magari salirci in cima. E vogliamo farlo in senso
antiorario: e invece finiremo a farlo in senso orario, meglio così.
Marco davanti si ferma e mi propone di passarci io davanti per farmi
qualche foto: peccato che Cima d’Asta è dietro, e le foto belle
sarò io a fargliele! Quel pigrone.. Io con una macchina fotografica
dei puffi, lui con quella bella, e le foto devo farle io..
Dubbiosi saliamo al Passo delle Aie,
bello spettacolo dall’altra parte, ma sulla cartina di Marco il
sentiero c’è, sulla mia no. Infatti partiamo, interpretando le
curve di livello visto che traccia non ce ne è. Finiamo su pietraie
varie, un po’ di neve, e poi saliamo decisi verso quello che
dovrebbe essere il passo per scollinare di la. Ma chissà, molto
dubbiosi, “torniamo indietro?” “no ormai andiamo avanti” e
finalmente vediamo lassù qualcuno.
Lo incrociamo che scende, e vediamo il
sentiero, che forse stava più alto, chissà (ma tanto il tizio è
salito dall’altra parte, da dove noi scenderemo, e da dove avremmo
voluto salire..): ha con se due cagnini, tosti sti cagnini a fare
questa salita! Usando un po’ le mani (il braccio sta meglio di
quello che temevo) arriviamo in cima, anche su questa.
Qualche foto veloce poi giù, Marco
deve andare al concerto di Elio, e le nuvole non devono sopraffarci!
La prima parte di discesa ci sorprende, come han fatto i cagnini a
passar di qua senza finire in mezzo ai buchi tra i sassi?! (c’era
una variante più in basso). Continuiamo a scendere, sentiero poco
battuto questo, selvaggio e impervio, mica male! Ma dove si scende?
Siamo su un crinale affilato.. Poi si scende.
Terminiamo il giro a un orario insolito
per noi. Ma questo ci permette di goderci un po’ la pace del tardo
pomeriggio (di solito ci godiamo la solitudine della mattina presto,
o della notte). Si ringrazia Drudi
che tutto il giorno ci ha fatto canticchiare la prugna.
Qui altre foto.
Qui report coi tempi.
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