Necessito di svagare la mente, di
liberarla dai problemi e sfogarmi un po’. Forse non è questione di
trovare risposta a certe domande, è piuttosto di non porsele per
qualche ora. E allora via in Appennino.
L’anno scorso la
grande traversata Appennino Modenese e Reggiano (73km, 5000m di dislivello o piu in 24h effettive) finì al Passo del Cerreto: non volevo rischiare di terminare in
una zona che non conoscevo dopo tante ore di marcia: ero un po’
annebbiato. È ora di terminare ciò che ho iniziato.
Alla ricerca del fresco, me ne salgo
sul al Passo del Cerreto la sera prima, dormendo così nel sacco a
pelo (leggero eh), con una luna accecante. Al mio risveglio, paura!
Un mostro alato verso il
cielo, come non averlo notato quando sono arrivato?! Saranno brutti
da vedersi, ma meglio loro che una centrale a carbone. Lascio il
parcheggio che ormai un po’ di luce c’è, sarei voluto partire a
buio, ma nel sacco a pelo si stava di un bene..
La prima parte del tracciato la conosco
già, salita qualche anno fa con Riccardo fino al Monte Alto, e poi
da li salito all’Alpe di Succiso, e la ricordo una bella rampetta e
in seguito una bella cresta. Ma prima è il momento di godersi
l’alba, il sole salire pian piano, illuminare le montagne intorno,
vedere le rocce della salita al Monte Alto illuminarsi di rosso..
E corro il primo grosso e unico rischio
della giornata. Un maremmano libero che mi viene ad abbaiare e
ringhiare contro, facendomi sentire l’umidità del suo muso sul mio
polpaccio. Non lo guardo, so che lo interpreterebbe come segno di
sfida e sarebbe male, i bastoncini sono pure nello zaino.. Per
fortuna mi lascia passare senza farmi sentire i denti. Se al ritorno
becco il pastore gliene canto quattro..
Salita tosta che rompe il fiato, a
valle l’afa annebbia tutto, meno male sono qui, dove c’è un po’
più fresco e tira vento. Ci sarà più fresco, ma la sudorazione mi
porterà ad assumere 10l di liquidi in tutta la giornata..non male.
Eccomi in cresta, e da adesso partirà la frenetica attesa
dell’inverno, che riempirà di neve e ghiaccio i canali che osservo
dall’alto scendere verso il versante toscano.. Acquolina in bocca!
Ricordavo tratti più esposti, ma
occorre comunque stare vigili per non mettere il piede in fallo. Ed
eccomi in cima al monte Alto. La luce è diventata strana, sembra il
sole sia potente, ma il resto molto buio. Bevo e mangio qualcosa, poi
via di corsa verso l’ignoto! Tipico crinale appenninico, con un
cervo che scappa via verso i Ghiaccioni.
Arrivo in cima al Monte Buffanaro in
tempo per godermi uno spettacolo inaspettato. Dalla toscana sale
vapore, che si addensa vicino al crinale, crea una sorta di cappello
esile esile sulle cime, che sta li, non si muove. Di fianco a me,
lato est, però si muove questo cappello, e forma come una mano
protesa verso il basso verso l’Emilia, mano dalle dita che si
disfano pian piano, ma si riformano. A ovest, la mi ombra galleggia
nel vuota, sospesa sulle nuvole, con un’aurea di arcobaleno
intorno. Faccio almeno 20 foto, è troppo suggestivo. (filmato)
Poi la discesa dal Buffanaro, per nulla
banale anche d’estate, figurati d’inverno! In seguito i tratti
attrezzati sono brevi e per nulla difficili, un po’ esposti si, ma
coma d’altronde tutta la cresta finora percorsa: d’inverno deve
essere bella affilata, oppure piena di cornici! In lontananza scorgo
due orecchie: è una cerva che se ne sta appollaiata su un balcone di
terra. Meglio non disturbarla e passarle oltre.
Ecco un lago, non può che essere
quello del Rifugio Citta di Sarzana, quindi ormai ci sono. Meglio
dare un occhio alla cartina, che non si sa mai. Ok, ci sono, prossimi
bivi sempre a destra, e così scenderò fino alla Diga del lago
paduli, per poi tornare indietro per la pare “bassa”. Sì, oggi
di km ne faccio, ma di dislivello mica tanto. No beh, aspetta, non
avevo considerato che nel tornare indietro devo tornare fino ad
almeno 1773 del Passo di Pietratagliata. Vedrò se salire anche
all’Alpe di Succiso, ma non credo.
Incontro il primo essere umano, un
pastore, ma continuo per la mia strada osservando l’Appennino
Parmense, anche lui ancora sconosciuto. Rientro nel bosco, il
sentiero prende direzioni strane, sarà corretto? Un po’ di
titubanza, ma alla fine è giusto così. Un ruscello non segnato mi
fa sbagliare un po’, ma mi ritrovo.
Alla diga cerco e trovo la fonte, meno
male, una bella acqua fresca, ah ci voleva. Son le 9e30, 4h che sono
in giro, non male. Ma c’è da rientrare.. Uffa, col caldo.. Ho
voluto la bici, e mo pedalo. Il rientro è sempre una palla.. Almeno
cerco di fare un anello.
Al
Rifugio Citta di Sarzana scambio due chiacchiere con un ragazzo che lavora li
che mi ha visto stamattina passare sul crinale. Mi cambio la
maglietta e riparto, inizio a essere un po’ stanco. Ci sta.
Proseguo nel bosco, un po’ di vento arriva anche qui, ma quanti
Sali scendi sto facendo?! Dai che mi alleno.. Da lontano osservo la
cresta sud dell’Alpe di Succiso, mii se è lunga! Mi sa che non ci
salgo, meglio riposare al parcheggio, e poi andare a casa.
Dai Ghiaccioni mi aspetta l’ultima
salita importante fino al passo di Pietratagliata. Osservo tre figure
sul crinale che calcavo stamattina: allora non sono l’unico a
percorrere lo 00. Ed eccomi al Passo, il cartello indica due ore alla
cima dell’Alpe Succiso: ok che io ce ne metterei una, ma resta il
fatto che questa deviazione mi ruberebbe almeno 1,5h alla giornata.
No no, chiudo gli occhi 5 minuti e scendo, ammirando una bella
goulotte sopra le sorgenti del Secchia.. C’è da esplorare!
Alle 13 sono di nuovo alla macchina,
32km percorsi in 7,5h, 1500m circa di dislivello, ma soprattutto, gran
scorci appenninici, uno spettacolo di nubi che giocano con vento e
cime, e qualche ora di relax. E dopo l’Appennino fast, domani
l’Appennino slow, molto slow.
Qui altre foto.
Qui report.
Qui filmato del gioco di nubi.
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