sabato 14 aprile 2018

Errori che si pagano, ma la mente ha liquidità: Ultratrail degli Dei


A mente fredda, a gambe rinate, ma a vescica ancora lì, analizzo questa esperienza: il mio primo ultratrail. Affrontato all'ignoranza, senza una preparazione adeguata, come molte cose che faccio nella vita con la filosofia de "finchè la barca va".. Un infortunio a fine settembre con un mese di stop e poi la ripresa; a marzo solo due corse in pianura da 27km; qualche uscita di trekking a fare del dislivello. Ma nessun trail simile negli ultimi 6-8 mesi.

Ok, l'anno scorso avevo fatto la Via degli Dei (al contrario, da Firenze a Bologna, perchè a me le cose dritte non piacciono) da solo, in autonomia (quindi zaino grande, cibo e bere sempre con me ma sfruttando quei pochi paesi si incontrano), dormendo niente prima (e quindi quasi tirando dritto 47 ore dall'ultimo sonno importante), in 29,5h. Al trail il tempo limite è fissato in 32h, dovrei farcela se faccio uguale..

Ma non dire gatto finchè non ce l'hai nel sacco. Mi spaventa una sola cosa: tirarci troppo e bruciarmi presto. Beh anche un'altra: farmi male. Queste sono le due cose che possono fermarmi davvero. Il fisico di certo non è allenato, ma la testa ha dimostrato più volte di poter sopperire a ciò.

Una giornata di lavoro, l'auto già carica, esco dall'azienda e il mantra musicale inizia. L'emozione è palpabile, me la palpo da solo. Sì perchè queste che definisco "minchiate" (come lo 00 dal Passo del Cerreto al Corno alle Scale, la traversata del Baldo con rientroautonomo, ..) le faccio da solo: un po' per non perdere amicizie, un po' per viverle davvero da solo. Treno, arrivo a Bologna, sbrigo le pratiche nella palestra, rifaccio lo zaino, preparo la borsa (la busta) che mi porteranno a metà percorso, consegno lei e la borsa per Fiesole all'organizzazione, e me ne vado da quella buon anima della Francesca che abita qui vicino: grazie alla sua ospitalità riesco almeno a dormire un'oretta prima della partenza, dopo essermi mangiato una bella pizza però. 

Torno nella palestra. Gente che dorme, che parla con amici, che ascolta musica, ognuno la vive a modo suo. C'è una rassegna intera, uomini e donne, giovani e vecchi (Cristoph, mitico, categoria 70-75anni: ingobbito, basso, basettoni bianchi. Ci arriverà in fondo, in 31h55min completerà i suoi 125km), zaini giganti e zaini minimali. Che ci faccio qui? Mi sento come uno scolaretto appena uscito dalle medie che si infila in una lezione all'università.

Discorso degli organizzatori, e poi via in piazza XX agosto per la partenza. Calmo, sta calmo. Partire davanti è inutile, rubo posto ai bravi e vengo di certo schiacciato dagli stessi dopo pochi metri. In mezzo vengo schiacciato uguale. Infatti parto sempre nelle retrovie. Non fa freddo, per fortuna. Per fortuna finchè son fermo, ma quando ci sarà da correre sarà una sudata assicurata, e poi tanti km coi vestiti bagnati.

00:05: si parte. Vacca boia che emozione. Ora devo smettere di farmi domande sulla riuscita del trail, pensare meno alla pianificazione delle strategie e..divertirmi. Ho già salutato Paolo, e pure Andrea, uniche due persone che conosco e sono qui. Loro però vantano un'esperienza nei trail notevolmente maggiore della mia.

Si parte correndo, questi primi 20km quasi solo in piano sono una trappola stanca gambe. Si svirgola per la città, con la gente che guarda incredula questa mandria che non si capisce cosa, dove, perchè. Ma alcuni salutano e incitano, e tanti volontari aiutano a salvaguardare la nostra incolumità col traffico cittadino. Sulla salita a Sa Luca mi impongo di non correre, devo tenermi. Mi spoglio, e col mio passo di camminata veloce salgo agile. Discesa e poi nel fangoso letto del fiume. Madonna che fango! Una scivolata non riesco proprio a evitarla.

Io credo che il buio per certi versi aiuta in queste situazioni: non hai la percezione del tempo che passa, sempre buio è. Sarò veloce? Sarò lento? Lo scopro quando farà alba. Però è psicologicamente negativo non vedere nulla, non capire, non godersela. Finalmente arriva la salitella che porta al primo ristoro, guardo l'orologio sbigottito: credevo metterci molto di più. Sta calmo..

Si riparte, ancora in piena notte. Peccato salire il Monte Adone senza poter vedere nulla ma solo sentendo il rumore dell'autostrada.. Noto che il ragazzo davanti a me ha le mie stesse scarpe: qualche battuta la si scambia coi "colleghi" durante queste gare, e con questo cuneese saranno tante le occasioni per farlo. Fino a circa l'80imo km, quando lui se ne andrà avanti e lo rivedrò la domenica mattina a prendere la navetta per la stazione.

Questo ragazzo lo salvo anche da un errore di percorso: passando dentro una cava non nota le bandierine e sbaglia. In una discesa imito il pane che fa la scarpetta in un piatto pieno di sugo: scivolo in discesa e mi spalmo sul fango.. Per fortuna non mi faccio male! Mi sento bene, anche se non mi ritrovo nel percorso, lo hanno variato abbastanza rispetto alla Via degli Dei. Entro a Monzuno che albeggia, il secondo ristoro.

Mi cambio, che tra fango e sudore mettere qualcosa di asciutto e pulito fa piacere. Beh, per questo ristoro il tempo limite erano le 11e30 e sono le 6e30.. Stai calmo. Mangia, bevi, cambiati, ma stai calmo che non sei appena a un terzo! E invece no.

Riparto sentendo la vittoria in tasca. Sto già piangendo dalla commozione. Uno dei più gravi errori che si possa fare a un ultratrail: una gara lunga, varia, meteo che può cambiare, condizioni climatiche variegate, e sopratutto un fisico che non ha mai fatto nulla di simile (in gara). Fino a che non varchi la linea d'arrivo, NON è fatta.

Salgo felice, scendo allegro. Posti che mi ricordavo monotoni quando la feci l'anno scorso lo sono molto meno oggi: è un approccio diverso, l'altra volta la prendevo un po' come andava, oggi sapendo come ero andata non posso che pensare di fare meglio. Sono in competizione con me stesso.. Mi sono imposto già da un po' di non correre più tranne che in discesa, anche in piano cammino! Devo preservarmi.. margine ne ho, devo amministrare.

Il ristoro successivo arriva presto, e sono sempre più euforico e fiducioso, sbagliatissimo. Inizio pure a fare i conti! "Dai se finora ci ho messo questo tempo, magari alle 18 sono a Fiesole..cavolo ma magari rientro a casa già stasera! No dai, ci arriverò per le 20, una doccia, cena e poi a letto e domani riparto subito". Che pivello che sono..

Mi sono riempito la borraccia che porto sullo spallaccio dello zaino di coca cola: stupido, mi tocca sfiatarla spesso perchè non mi esploda dall'orecchio. E altro errore, quanto cibo mi sono preso dietro.. 25 barrette nello zaino, altre 20 nella borsa a Monte di Fo': ne mangerò 5, i ristori sono ben forniti..

Tappa lunga ed estenuante per arrivare a Monte di Fo. La testa inizia a innervosirsi, sopratutto quando l'omino nei pressi del cimitero germanico mi dice che manca 1,5km e c'è il ristoro. A me pare passare un'eternità. In più, ci arrivo coi quadricipiti che iniziano a esser duri.. Ristoro solo salato, mi tocca mangiare un piatto di riso col timore mi resti sullo stomaco. Per fortuna no, ma me la prendo comoda a questo posto tappa, cerco di riposare e ricaricare le forze: vorrei sciogliere i quadricipiti..

Riparto, con un allegra combricola che corricchia troppo per i miei gusti, per la mia strategia, per le mie gambe. E infatti resto indietro, anche se in salita li recupero sempre. Mentalmente cerco di ricordarmi che posti avevo attraversato con la Via degli Dei, e alcuni mi mancano all'appello ancora, facendomi temere manchi un'eternità all'arrivo. Ma i km parlano chiaro, dai che ce la faccio.

Ma gli errori vengono al pettine. Aver cantato vittoria troppo presto. Non essermi allenato a dovere per queste distanze. Aspettare troppo tempo a mettere il compeed: si sta formando una vescica esagerata sotto il piede sinistro. Mi si rompe pure il camelback proprio nel momento in cui vorrei usarlo, la borraccia è vuota. Fuck! Per fortuna qualche km dopo trovo un posto acqua, ma la testa vacilla..

Il fisico soffre. Gambe dure e quel piede.. Lo ricordo questo pezzo, che in questo verso si trasforma in un discesone piano di 7km di asfalto: ma le discese con questa vescichina sono deleterie. Variante, verso destra per una strada privata per poi passare in mezzo a dei campi. Meglio che metto il compeed ora. Ma è tardi. La bollicina c'è già..

Mi raggiunge Andrea mentre sto terminando il pit stop. Quasi insieme arriviamo al ristoro di San Pietro a Sieve: lui è provato, io pure. Ma cazzo, mancano 31km, anche a gattoni ci arrivo a Fiesole! Si riparte, poco decisi. In salita prendo un po' di distacco, la discesa verso Tagliaferro però mi fa ripiombare coi piedi per terra. Ma cosa dico, coi piedi per terra ero già precipitato, ora vengo sotterrato dalla mia inadeguatezza fisica. Una sofferenza scendere, non posso correre per le gambe dure, soffro a camminare per la vescica.

Al posto acqua, sulla statale, sotto la cabina del bus, mi raggiunge Andrea, e scopro aver fatto una cazzata a mettere il compeed sopra la vescica così: non respirando, si gonfia sempre più, andava almeno fatta scoppiare un pelino. Per fortuna ora si sale ancora un po', e posso dire la mia. Chiacchieriamo fino al prossimo e ultimo ristoro, Monte Senario.

Mancano solo 15km, ma con un'infinità di discesa dolorosa. Tolgo il compeed, oh mio Dio quanto si è ingrossata. La scoppio e ne metto un altro, sperando di riuscire a finire la gara così. Finire? Sono le 20, ho 12h davanti prima che scada il tempo limite! Io ci gattono fino a Fiesole!

Tramonta il sole. Rimango solo. Con queste pendenze nessuno è lento come me. Mi scoppia addosso la mia inadeguatezza fisica, ma scavo nella mia forza mentale per venirne a capo. Madonna che forza. Bando alle modestie, per finire, per stringer ei denti così, continuare, c'è da avere della testa. Non voglio guardare l'orologio: se lo guardo mi deprimo per l'enormità del tempo che ci sto mettendo. Non voglio fermarmi: le mie gambe urlerebbero alla ripartenza (anche una pausa di tre respiri è ardua).

Mi sembra che passi un'eternità. Fiesole che non arriva. Gente che mi supera. Pochi che mi chiedono se sto bene, a vedermi in discesa lento come una lumaca a fare passi corti. Un cinghiale mi grugnisce da dietro un cespuglio, ci manca solo questa. Dove cazzo è sto paese! Merda, arriverò alle 2, alle 3.. Amen, voglio arrivare.

Ecco delle case. Delle persone. Dai ziocanta. Ecco il tappeto del traguardo, che riceve il segnale del chip e mi fa ufficialmente arrivare. Ma no, non è finita, scendi questi gradini (che male!) e poi l'ingresso al teatro antico: 20 gradoni da scendere, tiro degli accidenti agli organizzatori, scenderli con queste gambe e vescica credo di morire. Mi mettono una medaglia al collo. Ce l'ho fatta, e sono solo le 23 (3h da Monte Senario, credevo ne fossero passate 7!). 

23h04min per coprire i 125km e 5100m D+. La sofferenza e il non spiccato deambulare mi avevano asciugate le lacrime di gioia su quel momento. Una scende ora.

Via al ristoro, dammi della birra. Mangio e torno arzillo, la mente può rilassarsi e sciogliersi, le gambe magari. Navetta per la palestra, e via in doccia, con calma. Posso dirlo? Mi spiace sia finita. è una sensazione strana, ma ora che sono arrivato..che faccio? 

Dopo la doccia mi reco zoppicando a cena, altri gradini. Poi a letto, un materassino portato da casa messo per terra, nel campo da basket della palestra adibito a dormitorio. Persone come me sdraiate a recuperare le forze: una piccola grande famiglia di persone simili. Il sito di trenitalia non va, e cosi solo domattina alle 7 scoprirò che ormai non potendo più prendere il treno delle 7e30, devo aspettare quello delle 10e30.

Posso dormire, addormentarmi a fatica (l'adrenalina!) sperando di riprendermi il prima possibile, perchè l'ho davvero pagata cara la mia inadeguatezza fisica, tra cosce di marmo e vescica. Errori che si pagano, ma la testa c'è, la testa ha la liquidità che serve a sopperire ai portafogli vuoti del fisico. 

Ce l'ho fatta cazzo!

PS: un grande grazie a tutti i volontari lungo il percorso, ai punti acqua, ai ristori. parole di conforto e di incitamento che sono acqua nel deserto. Gentilezza smisurata nel servirti mangiare e bere e nel portartelo dove sei seduto "no non ti alzare, te lo porto io!". Ragazzi, GRAZIE.

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