Come da un
po’ a questa parte la meteo del weekend lascia a desiderare (va detto però ch
quest’inverno ci ha concesso gran giornate!): oltre il Po meglio non andare, Marco suggerisce le Apuane, e così sia. Una bella visitina al Pizzo d’Uccello,
il cervino delle apuane, per ammirarne e sognarne la nord.
Timoroso di
patire un caldo infernale anche se ventoso, nello zaino metto pochi vestiti, e
di acqua invece tanta. Ma giunti al Passo del Cerreto, dopo aver ammirato una
splendida alba abbracciare la Pietra di Bismantova (ahimè le foto, ma si stava
guidando!), inizio a temere che le previsioni..uhm. Siamo nelle nubi, un vento
cinghiale, 11 gradi. Cambio guidatore che Marco è cotto, ne approfitto per una
pisciatina, che vento cazzo!
Il giro del
Pizzo lo si può fare sia da Ugliancaldo che da Vinca: da Vinca è un po’ più
corto e non si attraversano cave. In più consente di tenersi la ferrata e la
cima per ultime, e se ci fosse tempo avrei studiato un percorso tritura gambe aggiuntivo.
A Fivizzano discutiamo sul da farsi davanti a un caffè (una piazza, tre bar in
10m di perimetro), perché anche le Apuane sono grigio nuvola: “ormai siam qui,
andiamo”.
Parcheggiamo
a Vinca stringendo subito amicizia con un vispo cane, e con un padrone un po’
strano ma gentile che ci lascia parcheggiare di fronte casa sua (paesino del medioevo
Vinca, senza parcheggi!). Partiamo con la sensazione che ogni passo potrebbe essere l’ultimo: no,
non andiamo in un campo minato, è il cielo che è minato! E ci mettiamo il pile!
Mii che freddo sto vento! E il sole, manco a sognarlo. Si parte divincolandosi
tra i vicoli del paese, destra, sinistra, dritto, si cambia direzione ogni 10m,
ma tutto ben segnato. Finché non abbandoniamo il paese per entrare nel
prebosco: ovvero una confusione di sterpaglie, rose e ortiche che mi
accarezzano le gambe nude, e che Marco schiva con l’assetto “calzino fino al
ginocchio, da Comici”.
Nel bosco
tira un po’ meno vento, o meglio, non riesce a entrare. I castagni sembrano
avere mille anni, tronchi caduti paiono avere le forme di animali da fiaba
(oppure Marco è già sbronzo? Può darsi), e il cigolare degli alberi al vento ci conferma
due cose: uno, tira vento, due, sono vecchi. Dopo una partenza spinta, il
sentiero si addomestica e sale a zigo zago. Poi i castagni finiscono di colpo e
siamo in mezzo a pini altissimi e coi rami solo in alto. Delle giraffe spoglie
alla base. Che bel posto. Ma dobbiamo prestare attenzione alla caduta pigne!
Nella prima parte sono grosse come un pugno, poi diventano più piccine, ma
comunque meglio evitare..
Man mano che
si sale il vento si sente sempre di più: soffia dal mare, perciò questo versante
del Pizzo è il più esposto, non vedo l’ora di passare dall’altra parte. Ma
arrivati al passo..un cartello dice "sentiero Zaccagna chiuso, cavo scollegato in alcuni punti". Ci
guardiamo in faccia, “andiamo a vedere”, e che, vento non mi va, poi questo è
un sentiero attrezzato, che vuoi che sia! Scendiamo subito ripidi su un fondo
infimo, fogliame, terra smossa, pare un continuo terreno di riporto da frana..
Perdiamo
velocemente quota, e penso a chi sale da qui d’estate, che sudata.. Poi appare
il cavo, in mezzo all’erba: mah! Gran parte dell’attrezzato è così, in mezzo
all’erba col cavo a fare da corrimano, i pezzi un po’ rischiosi sono pochi, e
lo sono più per un fondo disconnesso che altro. Andrebbe un po’ sgaggiato, come
si suol dire.
E appare il
paretone, che ci sovrasterà per tutta la percorrenza di questo sentiero. Lo
vediamo solo nei tratti fuori dal bosco, ma è davvero imponente.. E quella
Oppio, è lì lì per entrare negli obiettivi prossimi! Due uccellacci litigano
tra loro in alto, secondo Marco si stanno contendendo le nostre future
carcasse. Un tratto boscoso senza traccia ne segni ci mette un po’ in
difficoltà, di orientamento ma non solo: sembra di essere su un pendio nevoso
marcio talmente il fondo non regge! Arriviamo poi alla scala finale, e al
cartello delle foto sceme.
Via ora
verso la ferrata! Speriamo sia bella! Di certo trafficata, su web ieri sera ho
visto che ci sono due CAI che oggi la faranno, e dalle voci almeno uno sembra
essere in parete: e infatti. Poco male, ne approfittiamo per uno spuntino alla
base. Poi di corsa su! Sì perché alla fine la percorremmo tutta senza legarci,
e data la caratteristica di essere praticamente tutta gradinata e facile, ce la
beviamo. Sempre continuando ad ammirare la nord del Pizzo..che però mette il
cappello. Iniziamo anche a sentire qualche goccia, ma poco male, fatta la
ferrata l’acqua si può anche prendere, pazienza.
Senza
aspettare partiamo alla volta dell’attacco della via normale di salita, la
cresta sud-est. Vedremo com’è, mi preoccupa solo un po’ l’orientamento: non
dovrebbe essere segnata, e se finiamo dentro le nubi.. Con questi
pensieri si percorre il sentiero apuano che porta al giovetto: un single track
a piedi, scosceso dall’altra parte (“se metti il piede in fallo, espulsione
diretta!”) e coi terrazzini d’erba sotto vuoti.. E qui si ricomincia a essere
preda del forte vento che tira dal mare.
Ma arriviamo
al giovetto, e la salita al Pizzo sembra già spettacolare. Tira un vento
selvaggio, osservo un alberello alberello che da quando è nato deve essere stato ben
soggetto a queste raffiche! Ormai è deciso, ci si prova a salire, anche perché di
gente su ne sta salendo, dietro ne arriva altra, perciò non deve essere cosi
complicato. Marco si veste, io aspetto, tanto c’è ancora da sudare. E via verso
la parte più bella della giornata.
Una roccia
bianca che acceca quando quei rari raggi di sole la colpiscono, pulita,
delicata. Si cammina un po’ sulla normale, ma si usano anche le mani per
qualche semplice passaggio di arrampicata, ma delicato, perché scivolare
qui..si finisce in giù. Un paio di passaggi da gatto tra due torrioni, e il
gioco continua. Crestina finale esposta e panoramica (sì, quando un panorama da
vedere c’è!) e siamo su. Ma prima di salire in cima mi fermo ad aspettare
Marco, devo fargli una bella foto su questa cresta.
Cima! Ma dov’è
la croce??? L’avevo vista in qualche foto.. Mi guardo intorno, che sia un’anticima?
No no, non mi pare, poi la gente sta qui. Bah. Ah ma ecco, c’è il libro di
vetta e la scritta su un sasso. Ed è ora del Twix di vetta e di qualche foto,
appena le nubi se ne vanno, ma prima un filmato in cui le nubi ci schiacciano.
Firmo il libro di vetta, come al solito non so che scrivere, ma ben presto
trovo l’ispirazione pensando alla mia terra fratturata.
Marco dice “bon,
adesso possiamo andare con calma, tanto che oggi prendiamo l’acqua è garantito!”,
ma cerco comunque di scendere agile, un po’ per non prendere sto vento
maledetto, un po’ per disarrampicare su roccia asciutta! Ma tutto procede senza
umidità concentrata in gocce.. Arriviamo così al pratone del passo Foce di Giovo, dove trovare
un posto riparato non è semplice: e infatti non ci riusciamo. Si mangiucchia qualcosa, si slacciano le
scarpe, ma..si fa poi presto a rimettersi in riga appena sentiamo gocce sempre
più numerose. E il Pizzo scompare, avvolto dalle nubi.
Scesi di
pochi metri il vento si sente molto meno addosso, ma lassù come infuria! Si
sente il rumore da qui! Una passeggiata tra i prati, poi ci si addentra nel
bosco di pini, dove ben due pigne colpiscono marco, che però ancora porta il
casco! Beh, chi le ha lanciate non l’avrebbe fatto se il mirato non fosse stato
protetto! Poi castagni, anche questi secolari, che spettacolo. Ma che timore
quando se ne sentono cigolare sotto la forza del vento, fuggi fuggi da qui,
altro che pigna in testa!
E con un altro
giretto tra i vicoli di Vinca, la giornata finisce. Rispetto a come eravamo
partiti, finisce strameglio del previsto, niente pioggia e temporali, tutto
bene! Immancabile birretta al bar, e si ritorna per il passo del Cerreto. Memore
dei programmi dei biker della bassa, sento Samantha se sono in giro al passo,
magari ci si becca, ma nulla. E invece, sotto al Ventasso, Marco mi sveglia dal
mio torpore con un “ma quella è la Samantha”, retromarcia e toh, son loro
davvero. Incontri fortuiti!
Qui il report.
Qui altre foto.
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