Dopo la bella giornata di ieri,
oggi si replica. Cerchiamo di anticipare l’altro corso presente al
rifugio (in numero triplo rispetto al nostro) per non imbottigliarci
sulle vie, e così avvolti da una certa foschia ci incamminiamo e
alle 8 siamo già sotto l’attacco della Cinquetti. Anche oggi
faccio cordata con Cristian,
e sulla nostra stessa via abbiamo Luca e Giorgio. Oggi
dovrebbe essere più facile di ieri, anche se un po’ più lunga.
Si parte ad arrampicare ancora dentro
al bosco, con passaggio sotto i rami per uscirne. La roccia è
comunque bella asciutta nonostante l’umidità, e la temperatura è
ben più che accettabile! Si prevede un’altra fantastica giornata.
Il contatto con questo tipo di roccia è stato amore a
primo..appiglio e appoggio, speriamo oggi non mi tradisca!
Dalla prima sosta iniziamo già ad
avere dubbi su dove andare, qui ci sono troppi spit che partono
dappertutto.. Punto a destra e ce la caviamo. Ma cosa vedo davanti a
me, che bel tiro mi sa che mi aspetta! Recupero Cristian, osservo
Davide sulla Rivero con sfondo di foschia (di sole oggi non ne
vedremo mica, ma siam già contenti di non beccare pioggia!).
Roccia gialla, già perché si sale
lasciando uno strapiombo a mezzo boomerang sulla sinistra: un po’
di dulfer, un po’ di spaccata, un po’ di placca, un po’ di
traverso, e un'altra placca, per finire in sosta sotto un tetto da
tonnellate di granito. Un tiro fantastico e vario. Però..adesso dove
si va? In realtà crediamo di essere più in alto di quello in cui
siamo..
Va affrontato questo tiro, che prosegue
sotto il boomerang e gli strapiombi, ma azzo quanto è duro! Sarà
che leggo male, resto troppo in fessura e mi ci trovo imprigionato.
Dovrei passare a destra, ma sono girato davvero male qui in questa
nicchietta, me tocca azzerare. Fortuna che doveva essere più facile
di ieri!
Altre persone salgono, dovremmo
iniziare a vedere la famosa cengia da attraversare, ma.. Riparto
aggirando l’albero sulla sinistra, in pratica ci siamo su una mega
cengia che traversa verso destra, ma non siamo convinti. E infatti
gira e briga, chiedi ad altri che stanno facendo una via sulla nostra
destra, “la cengia è più su”. Allora torna indietro sul
traverso appena fatto e attacca quello che dovrebbe essere il tiro
che ci porta sulla cengia. Insomma, si perde un po’ di tempo ma ce
la famo.
Visto il tempo perso decido di
concatenare, l’avessi mai fatto: il traverso per arrivare sotto
all’ultimo tiro sarà anche facile, ma è tutto bello esposto, su
una cengia dove ci sta mezzo piede o la punta, e io devo tirarmi la
corda come se fosse un tiro alla fune, che faticaccia!
Ma adesso ci siamo, recupero Cristian,
e mi lancio per l’ultimo tiro. Ma niente a che vedere col quarto
(che maledetto lui, mi ha davvero messo in soggezione!). Un po’ di
placchetta, spaccata e dulferino, e son fuori. Ma è un tiro
particolare, perché parti da un terrazzino fatto in modo da sembrare
di essere in falesia a terra, poi però sotto di te hai un vuoto di
cento metri. E la foschia di oggi che fa un effetto “vedo non vedo”
rende l’atmosfera magica.
Ci ritroviamo io, Cristian, Luca e
Giorgio fuori dalla via. Dopo un book fotografico a una corsista del
CAI di Monza (che foto che le ho fatto, spettacolo, che invidia)
scendiamo per sentiero per tornare al rifugio, che l’ora fissata
del ricongiungimento è già passata! E dopo aver sbavato sui piatti
di polenta degli altri, e bevuto la nostra sana birra, si aspetta la
discesa degli altri, per infine abbandonare questo bellissimo luogo e
tornare verso il piattume e una pessima settimana lavorativa.
Qui altre foto.
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