domenica 14 ottobre 2012

Accarezzando il granitoide: Rocca Sbarua atto secondo

Dopo la bella giornata di ieri, oggi si replica. Cerchiamo di anticipare l’altro corso presente al rifugio (in numero triplo rispetto al nostro) per non imbottigliarci sulle vie, e così avvolti da una certa foschia ci incamminiamo e alle 8 siamo già sotto l’attacco della Cinquetti. Anche oggi faccio cordata con Cristian, e sulla nostra stessa via abbiamo LucaGiorgio. Oggi dovrebbe essere più facile di ieri, anche se un po’ più lunga.
Si parte ad arrampicare ancora dentro al bosco, con passaggio sotto i rami per uscirne. La roccia è comunque bella asciutta nonostante l’umidità, e la temperatura è ben più che accettabile! Si prevede un’altra fantastica giornata. Il contatto con questo tipo di roccia è stato amore a primo..appiglio e appoggio, speriamo oggi non mi tradisca!
Dalla prima sosta iniziamo già ad avere dubbi su dove andare, qui ci sono troppi spit che partono dappertutto.. Punto a destra e ce la caviamo. Ma cosa vedo davanti a me, che bel tiro mi sa che mi aspetta! Recupero Cristian, osservo Davide sulla Rivero con sfondo di foschia (di sole oggi non ne vedremo mica, ma siam già contenti di non beccare pioggia!).
Roccia gialla, già perché si sale lasciando uno strapiombo a mezzo boomerang sulla sinistra: un po’ di dulfer, un po’ di spaccata, un po’ di placca, un po’ di traverso, e un'altra placca, per finire in sosta sotto un tetto da tonnellate di granito. Un tiro fantastico e vario. Però..adesso dove si va? In realtà crediamo di essere più in alto di quello in cui siamo..
Va affrontato questo tiro, che prosegue sotto il boomerang e gli strapiombi, ma azzo quanto è duro! Sarà che leggo male, resto troppo in fessura e mi ci trovo imprigionato. Dovrei passare a destra, ma sono girato davvero male qui in questa nicchietta, me tocca azzerare. Fortuna che doveva essere più facile di ieri!
Altre persone salgono, dovremmo iniziare a vedere la famosa cengia da attraversare, ma.. Riparto aggirando l’albero sulla sinistra, in pratica ci siamo su una mega cengia che traversa verso destra, ma non siamo convinti. E infatti gira e briga, chiedi ad altri che stanno facendo una via sulla nostra destra, “la cengia è più su”. Allora torna indietro sul traverso appena fatto e attacca quello che dovrebbe essere il tiro che ci porta sulla cengia. Insomma, si perde un po’ di tempo ma ce la famo.
Visto il tempo perso decido di concatenare, l’avessi mai fatto: il traverso per arrivare sotto all’ultimo tiro sarà anche facile, ma è tutto bello esposto, su una cengia dove ci sta mezzo piede o la punta, e io devo tirarmi la corda come se fosse un tiro alla fune, che faticaccia!
Ma adesso ci siamo, recupero Cristian, e mi lancio per l’ultimo tiro. Ma niente a che vedere col quarto (che maledetto lui, mi ha davvero messo in soggezione!). Un po’ di placchetta, spaccata e dulferino, e son fuori. Ma è un tiro particolare, perché parti da un terrazzino fatto in modo da sembrare di essere in falesia a terra, poi però sotto di te hai un vuoto di cento metri. E la foschia di oggi che fa un effetto “vedo non vedo” rende l’atmosfera magica.
Ci ritroviamo io, Cristian, Luca e Giorgio fuori dalla via. Dopo un book fotografico a una corsista del CAI di Monza (che foto che le ho fatto, spettacolo, che invidia) scendiamo per sentiero per tornare al rifugio, che l’ora fissata del ricongiungimento è già passata! E dopo aver sbavato sui piatti di polenta degli altri, e bevuto la nostra sana birra, si aspetta la discesa degli altri, per infine abbandonare questo bellissimo luogo e tornare verso il piattume e una pessima settimana lavorativa.
Qui altre foto.

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