Oggi un giretto per far gamba. No, un giro di esplorazione.
No, un giro di divertimento per la ferrata. In realtà parto senza nemmeno
sapere come e perché: e infatti arrivato al parcheggio in perfetto orario per
iniziare la salita e vedere l'alba dalla cresta del Baldo nei dintorni del
Chierego, mi giro e dormo in macchina. Tira vento e non ho voglia di prendere
freddo, oppure ho paura dell'orso.
Alle 6e30 la sveglia suona, mi vesto al volo e parto: metto
la frontale, ma non ce ne è più bisogno ormai. Salgo a spron battuto, ho le ore
contate oggi, e nonostante la falsa partenza vorrei fare un po' di km. Le cime
innevate (ah!) del Gruppo dell'Adamello prendono colore mentre salgo, e quando arrivo
su la speranza del calore del sole muore sotto la sfrontatezza di un vento
freddo.
Scalzo dalla cima di Costabella un nutrito gregge (o
mandria? O branco?) di camosci, una ventina, e mi fermo a mangiar qualcosa, che lo stomaco già chiama. Dai, son passate
sol due ore, proseguiamo verso nord e vediamo dove arriviamo, così poi scendo
verso Brenzone e mi raccordo per Prada. Nello zaino ho imbraco e set da
ferrata, si sa mai mi venga voglia di provare la ferrata delle Taccole.
Nel veronese e vicentino nubi basse creano l'effetto alta
quota nonostante sono a soli 2000m. Le agogniate prime nevicate hanno spruzzato
il Brenta: speriamo solo che ne venga giù tanta e presto, che le picche e i
ramponi reclamo aria aperta!
Risali Col Santo e arrivo al Passo del Camino. Un camoscio
si sdraia sulla Vetta delle Buse, guardandomi, come per dire “cacchio vuoi,
sono io a casa mia, faccio quello che mi pare!”, che vuoi, non ho detto nulla
io. Bene, adesso che proseguo verso il Telegrafo (bella questa parte di sentiero)
dovrei trovare l'indicazione per la ferrata. Passo lo stemma in ferro immenso
del CAI di Verona, e poi arrivo alla targhetta della ferrata. Ok, ma dov'è?
Scendi un po', ma non vedo nulla, vado avanti ma son troppo
avanti, torna indietro. Boh, saranno tracce quelle? Lascio giù i bastoncini e
provo a vedere. Esitante ogni metro che scendo questo ghiaione, poi altri bolli
rossi e infine l'attacco: ok. Stavolta calzo imbraco e set, essendo da solo non
posso fare come facciam di solito con Ricky e Marco: anche se poi alla fine i
moschettoni resteranno sempre attaccati all'anello dell'imbraco, lasciandomi
salire in velocità.
Caminone, fessurone e poi altra fessura:
ferrata corta, una mezz'oretta, ma fisicamente intensa, tutta verticale, con
staffe abbastanza lontane tra loro (anche per i 180cm che mi porto appresso):
mani ghiacciate (tutta all'ombra) e poi son fuori. Via, torna indietro verso il
Telegrafo. Presi i bastoncini lasciati alla targhetta della ferrata decido che
adesso tutta cresta: non posso spingermi fino a Cima Valdritta, non voglio
rischiare di far tardi, quindi al Rifugio Burana mangerò qualcosa e poi giù.
Le gambe sentono la salita e la ferrata, e sulla cresta si
rallegrano nel sapere che dopo questa, altre salite non ce ne saranno. Cima
Sascaga, la prima cima raggiunta dal gruppo completo Andrea-Marco-Riccardo:
tanti anni son passati, e tanto ci siamo evoluti, ma per fortuna, giriamo
ancora insieme. Poi raggiungo il Telegrafo, in maglietta nonostante il vento,
perché poi il sole scalda a bestia. Una bella serie di foto, mi pare di
scorgere la sud della Marmolada laggiù, e poi giù al riparo dal vento.
Al rifugio esploro il locale invernale (per un progetto che
abbiamo in mente) e mi rifocillo. Quando sono lì quasi pronto a partire, arriva
una donna che mi chiede indicazioni per la ferrata. Tra me e me penso “oh però,
sale da sola, in ottobre a cercare la ferrata, intraprendete e avventurosa!
Potrebbe far per me!”, poi mentre le spiego tutto il percorso per arrivare
all'attacco, arriva anche un uomo (il moroso, mah) che però decide di
aspettarla lì.
Scendiamo per questo vallone che non conosco, verso il Lago
alla ricerca dei colori autunnali. Incontro altri due tizi che mi chiedono
della ferrata (“ma oggi va tutti la?! Fortuna che l'ho appena percorsa e quindi
so dove sia”), e di nuovo altra spiegazione. Oggi proprio non ho voglia di
correre e fracassarmi le ginocchia, dopo la corsa per salire a Costabella,
l'adrenalinica e forzuta ferrata, keep calm.
Accidenti quanta roccia vergine, compatta, invitante.. Mi
avvicino a una parete, ma evito di metterci la mano a contatto per non prendere
quella scossa di voglia di salire..brrrrrrrrrrr! Entro invece pian piano in un
bosco colorato di giallo e arancione, e la mia mente vola all'Appennino: poteva
essere un'altra meta di oggi, ma temevo le nubi basse. Passo vicino a un pino
sempreverde che si contrappone a un faggio oggi giallo: meglio restare sempre
uguali o cambiare con ciclicità? Momento filosofico..
Potrei deviare per il sentiero natura, ma al Rifugio c'era
un cartello che lo dava chiuso, e per oggi la mia dose di pericolo l'ho già
presa. E la discesa è sempre una palla. Trovo un cartello inaspettato che mi
indica un bivio per Prada: bene, prendiamolo! Ma poi dopo poco finisce sulla
strada, e mi aspetta quasi un'ora di asfalto. E va beh, ho voluto la
bicicletta, e mo pedalo.
E sotto un sole cocente ritorno alla mia auto, che ha ancora
il sedile in posizione coricata: mi sdraierei volentieri al sole per un
pisolino, ma oggi non c'è il tempo: prossima volta, magari con la neve
complice!
Qui altre foto.
Qui i tempi.
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