***Raccontare adesso, dopo tanto tempo (in realtà sto
scrivendo il 28/08) non sarà facile, dimenticherò molti aneddoti e risate, ma
pazienza. Una settimana indimenticabile in Corsica, tra mare, passeggiate,
arrampicate, bagni nei torrenti, cene al lume di frontale, ci stava bene dopo
la settimana in montagna con gli amici Riccardo e Marco.***
Ok, bella la Barre des Ecrins, ma il vero obiettivo dell'estate è un altro. Il giro dell'anno 2013
è ben più ambizioso. Non me ne voglia il Delfinato, lungi da me sputare nel
piatto in cui mangio, e a onor del vero la salita ai due scorsi 4mila si è
rivelata più “sostanziosa” delle aspettative. Ma ora, è il momento del tetto
d'Europa: Monte Bianco. Non certo la cima più difficile del mondo, ma
nonostante le vie di salita relativamente “facili”, resta pur sempre la massima
elevazione del nostro continente, quindi un sogno per tutti gli alpinisti. E
anche noi sogniamo.
Con Riccardo avevamo
già addocchiato la salita passando per la Bionassay (beh, in realtà anche sotto
consiglio di Nicola e Roberto). In origine si voleva salire dalla Val Veny al
Durier, secondo giorno Bionassay e fermarsi al Vallot, terzo giorno salita al
Bianco, poi andare a toccare anche il Courmayeur e scendendo pure il Maudit e
Tacul. Forse troppo. Finora i ricordi che ho del Massiccio del Monte Bianco non
sono positivi: Aiguille de Rochefort dal Torino in mezzo alla nebbia, e poi..la Verte. Stavolta non c'è trippa per
gatti, deve andare bene.
La tizia del Durier mi sconsiglia la salita dalla Val Veny.
I due giorni sul Rosa con Riccardo ci
han fatto ragionare sul fatto che acclimatarsi è da non sottovalutare. Marco non è probabilmente così in forma come
noi due visto che nell'ultimo periodo ha masticato meno montagna di noi. Meglio
rivedere il piano. La Traversee Royale ci viene incontro.
Tra la guida di Riccardo e i report su web, si insinua
l'idea di una salita più graduale, più remunerativa all'inizio, nonché meno
pericolosa (la salita dalla Val Veny sta diventando quasi da chiudere). E che
Royale sia. Certo, il terzo giorno diventa davvero lungo, forse toccherà
rinunciare a tre 4mila, ma che traversata ragazzi! E l'avvicinamento al Durier
è di certo il meno pericoloso in questo modo, e ci concateniamo la Traversata
dei Domes de Miage, che non è mica uno schifo!
La prima settimana di agosto cambiamo le prenotazioni fatte
ai rifugi, per fortuna c'è posto ancora. Il venerdì prima della partenza
decidiamo che sia meglio posticipare il giro sul Bianco, o il giorno cruciale
rischiamo di esser in mezzo alle nubi. Optiamo quindi per un allenamento
salendo la barre des Ecrins: allenamento per modo di dire, il racconto qui.
Ed eccoci lunedì per le strade di Chamonix, in completo
svacco. Non per Marco, che deve seguire me e Riccardo in tutti i negozi di
alpinismo della città. Tante cose vorremmo comprare, ma di importante ci sono
solo le calze per il nostro giro. La scelta cade sulle Bionassay della Quecha:
sarà di buon auspicio? Speriamo. Zaino e casco li rinviamo a quando scenderemo
(quando torneremo venerdì, non ci saranno più).
Il nuovo sentiero ha dei tratti con dei canaponi per
facilitare la salita (con roccia bagnata sarebbe pericoloso), ma la vera chicca
è la Passerelle des Conscrits: 60m di ponte di cavi d'acciaio con sotto il
vuoto. Bellino! Certo, non sarà emozionante come la cresta di Bionassay..
Arrivato anche Marco, è ovvia la scelta di bersi una birra insieme. Poi il messaggio della morosa di Marco a lui stesso ci mette un po' in scompiglio. La chiamata di Roberto inizia a farci preoccupare. Due morti sotto il Tacul, una guida in fin di vita. E noi li martedì pomeriggio dobbiam passare. Non si capisce bene cosa sia successo, valanga o il solito seracco? È una via stile roulette russa quella con quei seracchi sulla propria testa. Sì, ok, roulette russa, ma una pallottolla in mezzo a un tamburo con migliaia di alloggi! La preoccupazione può venire se qualcuno decreta che il pericolo sia ancora presente. Ma può finire come quella volta che chiusero una via normale perchè era imminente la caduta di seracchi, e dopo tanti anni quelli sono ancora la belli ancorati. Coi seracchi non si possono fare previsioni.
Scendere dal Gouter? Ma mi fa più paura il couloir che scarica sempre. Boh, vediamo domani al Durier cosa ci dicono, magari troviamo gente che ha più notizie di noi, una guida che sa qualcosa, Roberto mi dice che mi chiamerà la per darmi aggiornamenti (Roberto come l'anno scorso sarà un valido capo spedizione dal campo base in pianura padana).
Mi stiracchio con un po' di Yoga mentre Riccardo e marco se la ridono (non sanno quello che si perdono), poi studiamo un po' il percorso dei prossimi giorni, e aspettiamo cena. Due palle la vita in rifugio senza avere nulla da fare..
Qui altre foto.
Qui il report.
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