C'è il richiamo della foresta e il richiamo della neve. A me
la foresta non mi ha mai chiamato, ma la neve sì, e non essendo io una persona
maleducata, in genere rispondo.
In tutto il Nord Italia il meteo è infame (la maledizione
dell’impiegato colpisce ancora: da lunedì a venerdì tempo buono, il weekend
meteo nel c), ma sappiamo che in Appennino di neve ne ha fatta, le foto che
vedo su Facebook confermano, e domani ne farà altra. Beh, se devo fare una
giornata sotto una nevicata, al freddo, bagnato, senza obiettivo (cima) e per
non concludere nulla perché magari c'è da tracciare tutto, tanto vale andare
dove il viaggio costa poco: minima spesa, resa incerta.
Salendo verso Civago, già a Villa Minozzo nevica e c'è neve
per terra. Saliamo e troviamo spazzaneve, camion fermi, qualche cm di neve per
terra: ci arriveremo su? Con calma e pazienza, ai 20 km/h, arriviamo a Case di
Civago sotto una fitta nevicata: già decine di centimetri dei giorni scorsi
accumulate, e quella nuova adesso. Inizio a scavare una piazzola per la
macchina nella neve accumulata al lato della strada, il parcheggio è inagibile.
Partiamo io e
Riccardo, solo noi in giro, e te credo, con sto tempo da lupi!
Ma noi sappiamo ululare.. In realtà un'altra auto è arrivata, ma i due
componenti ci raggiungeranno più tardi. Seguiamo una debole traccia di qualcuno
che deve essere passato ieri, ma data la consistenza non è troppo utile e poi
si sprofonda nella neve che ha fatto stanotte. Al parcheggio ci saranno già
40cm buoni.
Nevica e c'è neve. C'è bianco e scende bianco. Due loschi
figuri vestiti sgargianti si insinuano in questo paesaggio immacolato e
silenzioso. Come due bambini saliamo in mezzo al bosco incantato, affondiamo
felici fino al ginocchio, sudiamo da matti. Cavolo, ho solo intimo, maglietta e
giacca, ma son pervaso da un caldo della madonna, bagnato di sudore fino alle
mutande. Ma la giacca oggi è essenziale, o invece che lupi saremo pulcini.
Alla fontana calziamo le ciaspole, la traccia si interrompe.
Non so se sia meglio o peggio. Man mano la neve aumenta, nel punto in cui
torneremo indietro troveremo almeno un metro, la ciaspola ci fa galleggiare un
po', ma fino al ginocchio si scende sempre, e dopo tocca sollevare il piede più
alto del ginocchio portandosi sul piatto della ciaspola qualche etto di neve.
In più la neve si schiaccia e congela nella parte mobile dell'attrezzo. Ecco
cosa vuol dire correre con le cavigliere.
Nel bosco siamo continuamente sotto il possibile bombardamento
degli alberi che vogliono scaricare il peso che li affligge. Polveroni che si
sollevano ai nostri lati. Nessuno ci colpirà con le proprie granate, ma come in
mare c'erano le mine per le navi, qui i rami abbassati dal peso della neve che
cerchi di aggirare per passare, appena li tocchi ti scaricano ciò che portano
addosso. È una guerra impari.
Arriviamo al Rifugio Segheria, poi continuiamo consapevoli
che ci stiamo mettendo un casino di tempo, ma anche consapevoli che le
condizioni sono quel che sono. Dopo il Segheria la faccenda si complica, ci
sarà un metro di neve, mii che fatica, mi ricorda il
Care Alto. Iniziamo a capire che al Battisti non ci arriveremo.
Superiamo il laghetto, arriviamo al bivio col sentiero 605bis e via giù.
2h45min che siamo immersi nella neve. In 1h30min saremo di nuovo all’auto.
Lo scopo di oggi era stare all'aria aperta pur sapendo del
meteo e delle condizioni, ci siam divertiti e abbiam visto l'Appennino come non
lo vedevamo da tempo. Per il resto parlano le foto, le mie parole sono nulla di
fronte allo spettacolo. Ora speriamo che l'inverno faccia il suo lavoro, noi
saremo pronti a coglierne i frutti.
Nessun commento:
Posta un commento