domenica 16 febbraio 2014

Esplorvagando in Val Venegia

Dopo una scomodissima notte in tenda (il materassino non era sufficiente sul fondo di ghiaccio del parcheggio) è ora di alzarsi nella speranza di poter fare qualcosa. Non piove e non nevica, di certo non splende il sole, prepariamo la colazione e siamo pronti per rimettere gli sci ai piedi, dopo aver riguardato e provato il buco nella neve scavato per niente.. 
Dal parcheggio prendiamo il sentiero, con cartelli sommersi dalla neve, ben presto siamo sull’autostrada che porta a Malga Venegia. Cartelli dei parcheggi che escono appena appena dalla coltre nevosa, una palla di risalita questa, tantochè appena posso vado a cercare di pestare della neve fresca a lato strada. Poco tempo e siamo sotto la pioggia, ci vestiamo, ma che caldo.
Ecco già la malga, uffa, così presto.. Tiriamo dritto verso la Venegiota, ora sferza anche il vento, ma sulla piatta traccia che prosegue siamo al riparo, e dalla calura mi spoglio. Non si trova pace sulla termoregolazione vs bagnato oggi.
Le nuvole lasciano uno spiraglio di vista, bassa, verso il fondo della valle, tutta per noi, non c’è nessuno, anche se il parcheggio si era popolato..chissà dove sono andati quelli. Ecco che appare il Canale dei Burelloni, sogno proibito di Gianluca, che devo ammettere dal vivo è meglio che in foto! Speriamo solo di passare distante dalla sua parete, che finire sotto la neve non ne ho mica tanta voglia!
Malga Venegiota è bella sommersa di neve, salgo sul tetto per fare lo scemo, ma non mi spingo così su. Meglio ripartire finchè la meteo non peggiora definitivamente. Il bosco si dirada, passiamo sopra un ponte che è talmente coperto che non si distingue, a lato della funicolare per rifornire il Rifugio Mulaz, e poi si apre lo spazio selvaggio davanti a noi.
Piuttosto piatto, piuttosto nebbioso, piuttosto nevoso (neve sparata negli occhi), piuttosto solitario: sembra una spedizione ai poli! Non si vede la fine della valle, si cerca una debole traccia giusto per non rischiare di perdersi e finire chissà dove, ma inizia a diventare difficile, il vento ha soffiato e ha nascosto, soffia e nasconde.
Manca poco di dislivello, ma chissà quanto di sviluppo. Finalmente si inizia a risalire, ma ben presto, tac, in mezzo alla visibilità nulla. Mi sa che è meglio tornare indietro.. Ormai ci stavamo credendo di farcela, ma meglio una bastonata qui che su una bella cima!
Cercando di non affondare nella neve, togli uno sci e preparalo, rimettilo, togli l'altro e fai uguale, e tac, pronti! L’unico pezzo di vera discesa è questo, dove ci divertiamo pure. In seguito diventa un falso piano fino alla macchina: un falso piano nel senso che tratti di leggera discesa si intervallano a tratti di piatto dove tocca spingere come dei mongoli per mandare avanti.
Mo che fatica, e che strazio! La traccia tartassata dalle ciaspole è un terreno sconnesso su cui le aste ballano, e le nostre gambe non sono ammortizzatori efficienti come quelli dell’auto. Incrociando un altro con gli sci, mi verrebbe da dirgli “torna indietro finché puoi, dopo ti tocca spingere” ma è con la moglie con le ciaspole, fatti loro.
Tornati a Malga Venegia, per allungare la giornata si potrebbe pensare di ripellare, salire questo pendio e farsi una discesa..ma piove, che due balle, bagnarmi come un pulcino anche no, quindi vai di spinta all’auto e bona. Oggi è stata una sci-escursione, non certo una sci-alp.
Il weekend alla ricerca di qualcosa da fare, finisce come era previsto finisse, con poco di fatto ma con risate e relax, il nostro relax, fatto di fatica, appagamento dalla natura, e divertimento nella solitudine della montagna. Ci prepariamo il pranzo in un altro parcheggio, un’ora per preparare quel c…o di risotto pronto, e si torna alla quotidianità. Speriamo il prossimo vada meglio.

Qui altre foto.
Qui report. 

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