Dopo una
scomodissima notte in tenda (il materassino non era sufficiente sul fondo di
ghiaccio del parcheggio) è ora di alzarsi nella speranza di poter fare
qualcosa. Non piove e non nevica, di certo non splende il sole, prepariamo la
colazione e siamo pronti per rimettere gli sci ai piedi, dopo aver riguardato e
provato il
buco nella neve scavato per niente..
Dal
parcheggio prendiamo il sentiero, con cartelli sommersi dalla neve, ben presto
siamo sull’autostrada che porta a Malga Venegia.
Cartelli dei parcheggi che
escono appena appena dalla coltre nevosa, una palla di risalita questa,
tantochè appena posso vado a cercare di pestare della neve fresca a lato
strada. Poco tempo e siamo sotto la pioggia, ci vestiamo, ma che caldo.
Ecco già la
malga, uffa, così presto.. Tiriamo dritto verso la Venegiota, ora sferza anche
il vento, ma sulla piatta traccia che prosegue siamo al riparo, e dalla calura
mi spoglio. Non si trova pace sulla termoregolazione vs bagnato oggi.
Le nuvole
lasciano uno spiraglio di vista, bassa, verso il fondo della valle, tutta per
noi, non c’è nessuno, anche se il parcheggio si era popolato..chissà dove sono
andati quelli. Ecco che appare il Canale dei Burelloni, sogno proibito di
Gianluca, che devo
ammettere dal vivo è meglio che in foto! Speriamo solo di passare distante
dalla sua parete, che finire sotto la neve non ne ho mica tanta voglia!
Malga
Venegiota è bella sommersa di neve, salgo sul tetto per fare lo scemo, ma non
mi spingo così su. Meglio ripartire finchè la meteo non peggiora
definitivamente. Il bosco si dirada, passiamo sopra un ponte che è talmente
coperto che non si distingue, a lato della funicolare per rifornire il Rifugio
Mulaz, e poi si apre lo spazio selvaggio davanti a noi.
Piuttosto
piatto, piuttosto nebbioso, piuttosto nevoso (neve sparata negli occhi),
piuttosto solitario: sembra una spedizione ai poli! Non si vede la fine della
valle, si cerca una debole traccia giusto per non rischiare di perdersi e
finire chissà dove, ma inizia a diventare difficile, il vento ha soffiato e ha
nascosto, soffia e nasconde.
Manca poco
di dislivello, ma chissà quanto di sviluppo. Finalmente si inizia a risalire,
ma ben presto, tac, in mezzo alla visibilità nulla. Mi sa che è meglio tornare
indietro.. Ormai ci stavamo credendo di farcela, ma meglio una bastonata qui
che su una bella cima!
Cercando di
non affondare nella neve, togli uno sci e preparalo, rimettilo, togli l'altro e
fai uguale, e tac, pronti! L’unico pezzo di vera discesa è questo, dove ci
divertiamo pure. In seguito diventa un falso piano fino alla macchina: un falso
piano nel senso che tratti di leggera discesa si intervallano a tratti di
piatto dove tocca spingere come dei mongoli per mandare avanti.
Mo che
fatica, e che strazio! La traccia tartassata dalle ciaspole è un terreno
sconnesso su cui le aste ballano, e le nostre gambe non sono ammortizzatori
efficienti come quelli dell’auto. Incrociando un altro con gli sci, mi verrebbe
da dirgli “torna indietro finché puoi, dopo ti tocca spingere” ma è con la
moglie con le ciaspole, fatti loro.
Tornati a
Malga Venegia, per allungare la giornata si potrebbe pensare di ripellare,
salire questo pendio e farsi una discesa..ma piove, che due balle, bagnarmi
come un pulcino anche no, quindi vai di spinta all’auto e bona. Oggi è stata
una sci-escursione, non certo una sci-alp.
Il weekend
alla ricerca di qualcosa da fare, finisce come era previsto finisse, con poco
di fatto ma con risate e relax, il nostro relax, fatto di fatica, appagamento
dalla natura, e divertimento nella solitudine della montagna. Ci prepariamo il
pranzo in un altro parcheggio, un’ora per preparare quel c…o di risotto pronto,
e si torna alla quotidianità. Speriamo il prossimo vada meglio.
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