Sorpresa
nell’uovo di Pasqua, insperata. Weekend lungo grazie al lunedì dell’Angelo, ma
impegni in casa, non si può organizzare nulla di grandioso, meglio che il meteo
sia infame, però almeno ci fosse una mezza giornata cavolo! E inaspettatamente
arriva.
Al sabato
sera le previsioni danno una finestra per la mattina dopo, la neve fresca
caduta stamani è ben documentata sull’
account facebook del rifugio, quindi perché no? Dai che
andiamo, speriamo nell’uovo di Pasqua di trovare una bella sorpresa.
In
autostrada all’ingresso in trentino le nuvole offuscano il cielo, stai a vedere
che ci frega! Ma nei pressi dell’uscita, è tutto sereno, forse ce la famo.
Arriviamo in Val di Fassa, si sale verso Muncion (la strada la conosciamo, ci
siamo stati qualche estate fa),
e poi ancora oltre, poco dopo il ristorante La Regolina, fino al divieto in
pratica. Ma prima di arrivare, due greggi di mufloni ci tagliano la strada.
Temperatura
frizzante, temo la poca neve nella parte iniziale, e infatti spalleggiamo per
una ventina di minuti, cercando di rimanere in equilibrio su una lastra
ghiacciata continua che ricopre l’asfalto: una caduta a testa ce la schiviamo
davvero per un soffio. Poi finalmente sci ai piedi, ma certe chiazze di catrame
vengono aggirate su pochi mm di bianco, al ritorno sarà un togli metti
estenuante!
Già dalla
partenza la roccia dolomitica ci inebria alla luce del sole, sarà tutto un
crescendo. La giornata è limpida, per ora, fresca, senza vento (o poco
successivamente), ideale. E il percorso conta fare una graduale virata verso
destra, abbandonando la civiltà e incassandosi nel Regno di Re Laurino. Uno
sguardo alle nostre spalle rivela l’inconfondibile pronunciarsi verso il cielo
della
Marmolada (dove oggi era meglio non andare visto che già stanotte ne
hanno soccorsi due!).
Ecco la est
del Catinaccio (oggi protagonista di un book fotografico senza precedenti),
poderosa parete solcata da numerose e agogniate vie, oggi teatro di spettacoli
continui. La neve caduta ieri ha come nemico il sole, che ne rompe i deboli
legami con la roccia sotto e la fa precipitare giù in una cascata di polvere
bianca, fragorosa. Osserveremo almeno una dozzina di valanghe tra catino sud e
catino nord, alcune non le vedremo ma le sentiremo. Il tracciato resta
abbastanza distante dai conoidi, anche se qualche pallina di neve arriva dove
scorrono gli sci. Bello spettacolo, basta solo che sia a debita distanza!
Video..
Ben presto
siamo al pianoro del Gardeccia, belli al sole, con la est del Catinaccio sempre
più vicina, sempre più grande. Proseguiamo infilandoci in un rado bosco,
sappiamo che d’estate fino al Vajolet si arriva in jeep, stiamo pestando una
carareccia, niente bosco fitto. Osserviamo un gruppone di sci alpinisti davanti
a noi, ecco di chi è la traccia che stiamo seguendo.
Il fragore
delle valanghe dai catini del Catinaccio continua, e ormai siamo sempre più
vicini a questa immensa parete, che ci fermiamo a osservare a più riprese. La
pur più bassa Punta Emma, che è solo una propaggine nordica alla possenza del
fratello maggiore posto più a sud, è estetica e mi rammenta
ricordi di arrampicata settembrina.
Giungiamo al
Rifugio Vajolet,
splendido balcone sul Gruppo dei Mugoni che si erge proprio a sud di questo
punto panoramico. Per prospettiva la est del Catinaccio si è assottigliata, ma
sappiamo bene che parete sia. Lassù le
Torri del Vajolet, simbolo dell’arrampicata di questo
angolo di paradiso di roccia.
Non
indugiamo, l’itinerario procede verso l’alto, addentrandosi sempre più nel
cuore di questo gruppo montuoso. E questo “addentrarsi” è sottolineato ancor di
più dal come si sviluppa il tracciato: ci si incunea in una vallettina stretta,
senza centinaia di metri di roccia ai lati, ma quella decina è sufficiente a
farti sentire piccolo piccolo. Si svolta leggermente a destra, leggermente a
sinistra, si svirgola di continua in mezzo al bianco e al marrone, con sopra la
testa l’azzurro.
Ogni tanto
alle nostre spalle possiamo scorgere i Mugoni, articolati ma con un bel canale
che li solca in mezzo, e ogni tanto davanti a noi possiamo indovinare dietro
quale sperone roccioso si nasconde il
Rifugio Passo Principe, all’ombra del mastodontico
Catinaccio d’Antermoia. Ma sulle Zigolade iniziano a comparire le prime nuvole:
che sia solo innocuo vapore di pioggia di valle di ieri scaldata dal sole
mattutino? Sarebbe bello..
Si esce
dalla valletta incassata, il campo si riapre. Dispersi/immersi nel Regno di Re
Laurino.
Sotto di noi
tre sci alpinisti hanno proseguito nella valletta incassata, seguendo le tracce
del gestore del rifugio di ieri. Noi siamo usciti dalla valletta seguendo la
pista del gruppo davanti a noi. Lo spettacolo è grande, sognavo un giro del
genere, senza troppi tecnicismi, una cima da raggiungere, ma solo immergersi e
lasciarsi avvolgere dalle dolomiti invernali.
Video.
Il gruppone
che finora ci ha battuto traccia inizia a salire verso sinistra, stanno
puntando alla forcella Valbona per poi scendere per la valle omonima, un giro
ad anello. Cavolo, questo gruppo si presta bene a giri ad anello, o meglio, a
giri dove Sali e scendi per due versanti diversi. Poi c’è il problema di come
tornare all’auto.. Anche noi oggi stiamo valutando la possibilità di scendere
per il Rifugio Antermoia e la Val Udai, ma poi? 10 e passa km di cammino su
asfalto? La stagione sciistica è chiusa, non ci saranno nemmeno autobus..
Prossimo inverno, si fa.
E così le
ultime centinaia di metri sono tutte da tracciare in 30cm di neve fresca, ma
come dislivello c’è poco. Siamo ormai in vista del passo d’Antermoia, che
sarebbe da salire se volessimo scendere di la, ma..è piuttosto ripido. Con
questa neve fresca..chissà. Il gestore del rifugio ci saprà dare consiglio.
La neve al
sole luccica, segno che ha fatto freddino, il Catinaccio è un po’ nascosto
dalle Torri, quello d’Antermoia si staglia maestoso verso il cielo. Noi,
formichine in questa ampiezza, continuiamo modesti la nostra salita verso
quella che finirà per essere la meta di oggi. Raggiungiamo la traccia che ormai
siamo 20m sotto il rifugio. Alle 10e10, dopo 3h di immersione in questo mondo,
siamo a poma. Verso nord il Passo del Molignon, che bello.
L’irraggiamento
solare rende la temperatura ottima per un topless, ma prima entriamo dentro per
scambiare quattro chiacchiere col simpatico e disponibile rifugista. Quattro
battute, due consigli, e capiamo che oggi tocca accontentarsi (accontentarsi,
puah) della salita fin qui percorsa. Prendiamo due birre, altrimenti saremmo
troppo impomati dal panino che uscirà a breve dai nostri zaini.
Al sole, al
tepore, panino, birra, e panorama mozzafiato, Pasqua ottima.
Quasi un’ora
trascorrerà tra il nostro arrivo e la nostra partenza, ma qui si sta troppo
bene. Peccato il cielo si stia caricando a modo,d’altronde le previsioni davano
peggioramento dal pomeriggio: forse è un po’ in anticipo, ma che ci devi fare,
la nostra passione è regolata dalla natura e dal clima, questi non si domano.
Discutendo
del fatto che questa sia la più bella sci alpinistica dell’anno o meno, ricordo
a Riccardo
Cima Forzellina: ecco, ci siamo capiti. Pronti a scendere, e come preannunciato al
gestore, 10m e sono per terra, a ridere come un matto (una lastra ghiacciata ma
preannunciata mi ha fregato).
Scendiamo
inizialmente seguendo il traverso che abbiamo tracciato, e che ora è solcato da
una piccola scarica a debole coesione (oggi il grado 2 di meteotrentino è un
po’ stretto, anche a detta di Sergio, sono lieto di non essermi avventurato su
itinerari più belli ma più rischiosi), poi giù a sinistra verso la traccia dei
tre trentini che ormai saranno già a valle per la loro grigliata pasquale (che
bello essere un local).
Riccardo fa
un capitombolo che mi pento non aver filmato, le risate, di entrambi,
riecheggiano per la valle. Il bello di questa attività è che una caduta, su
neve morbida, è ilare: in arrampicata, mai. Cerco di godermi la valletta come
se fosse un pipe, ma sterzare su certi cambi di pendenza è forse qualcosa di
troppo spinto per le mia non doti di discesista. Ma si può osare, la caduta non
fa male.
Come se non
volessi abbandonare questo posto, ogni tanto mi fermo per girarmi indietro e
osservare di nuovo: poi faccia a valle per continuare la discesa e rendersi
conto che le nuvole si fanno sempre più cariche. In nemmeno 20 minuti (“ma perché
non abbiamo iniziato prima invece che muoverci con le ciaspole?!”) siamo di
nuovo a contemplare il paesaggio dal balcone del Rifugio Vajolet.
Il sole
ormai è un lontano ricordo, le nubi hanno preso possesso del cielo. La discesa
si fa un po’ più impegnativa (
video) ma sono contento di riuscire ad
affrontarla decentemente. Si ripassa sotto la grande est, e poi si torna nel
bosco, che ci dice che la discesa divertente è finita. Anzi, ora c’è pure da
spingere e evitare le parti scoperte con cautela.
L’arrivo al
Gardeccia segna, come se non fosse già chiaro, la fine dei giochi. Giù senza
freni sulla strada dove la neve si è sciolta ancor di più, credo che almeno un
5-6 volte tocca togliere gli sci per non fare le scintille sull’asfalto. Alle
12e30 siamo alla macchina, e mentre ci cambiamo 2 gocce bagnano la schiena
nuda. Giusto in tempo, la Pasqua è stata salvata.
Se sarà
l’ultima sci alpinistica dell’anno, è stata una buona chiusura (di certo meglio
del tentativo al
Cevedale) della stagione, la prima stagione!
Qui video di
una valanga.
Qui video di
Riccardo in discesa.
Figata la valanga dal catino del Catinaccio :)
RispondiEliminaBellissime foto, notevoli quelle delle valanghe... quanta neve! fine aprile e sembra febbraio...
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