Voglia di
evadere, e quanta. E la mia cura è la montagna, solo che ultimamente manca una
giornata che mi “guarisca” abbastanza, non so il perché. Ma questa per certi
aspetti sarà tale.
Dopo la
bella giornata ma brutta sciata di
ieri, breve cena e partiamo alla volta dell’alto adige,
approfittando di una bella giornata data dalle previsioni meteo, finalmente.
Sarebbe bello inanellare una delle sci alpinistiche che bramo e bramiamo, ma
forse le condizioni della neve e della nostra tecnica e fisico non sono ancora
all’altezza.
Riccardo sfodera allora questo itinerario in Val d’Ultimo.
Arriviamo a
Santa Gertrude che la mezzanotte è ormai passata, vaghiamo un po alla ricerca
della corretta partenza, e infine ci parcheggiamo in uno spiazzo dal quale
sembrano partire delle tracce su neve, domattina ce ne accerteremo. Stanotte
l’hotel Lancia ci accoglie dentro i nostri sacchi a pelo.
Ore 5e30
sveglia, la colazione è servita su un sedile ribaltato, caffelatte e crostata
della COOP, col ghiaccio sul vetro che oscura la vista verso l’esterno, dove la
luna sta scendendo dietro le montagne che sovrastano il bacino del Lago di
Fontana Bianca. Alle 6e30 sci ai piedi e si parte.
Gli attacchi
iniziano a sganciarsi da soli troppo spesso, inizio a maledire costruttore e
venditore, ma ora sono qui e voglio andare avanti. Cercando di capire dove
andare, dove siamo ecc, risaliamo un bosco ripido, finiamo su dell’asfalto, una
sorta di pista sciabile di fianco a questo, un nuovo pendio, e poi diventa chiaro
che siamo sulla strada giusta, la forestale che risale la Val Clapa.
La giornata
è limpida, ma il sole se ne guarda bene di salire a sufficienza per irrorare di
linfa calda il nostro tracciato, ma va bene così, ci sprona a muoverci più in
fredda per scaldarci! La valle è stretta, costeggia un ruscello, la neve è
pochina però, e si nota bene la differenza tra pendii che prendono tanto o
nulla sole. È una desolazione.
L’ambiente
comincia ad aprirsi un po’, si notano cime la in fondo ma paiono troppo ardue
per essere alla nostra portata, ma sognare non costa nulla. Passiamo alcuni
caseggiati, notiamo una bella discesa che ci pone la domanda “ma come mai non
si vedono tracce li?”. Sarà da studiare, perché è proprio una possibile
alternativa dalla cima che stiamo cercando di raggiungere.
Si defila
una traccia che sale allo Stubele,
bello anche lui e tutt’oggi si farà ammirare: next time. Prima della malga che
porta lo stesso nome della valle, Klapfbergalm, passiamo un ponte e risaliamo i
prati che fanno da contorno a parecchie baite vuote (ma belle, quindi immagino
abitate d’estate), finalmente siamo al sole, e che differenza! Ma siamo anche
affamati.
Ci fermiamo
al sole, belli beati, da veri escursionisti della domenica, su una panchina
sotto la tettoia di una baita a farci fuori un tartufone. Ripartiamo o stiamo a
crogiolarci al sole? Dai andiamo, ci crogioliamo quando scendiamo. Anche se mi
piacerebbe fare anche la cima a fianco.. Ma sono troppo ingordo, oggi basta
questa!
Si continua
a salire in mezzo a baite, si attraversano tratti senza neve che mi lasciano
perplesso sulla possibilità di scendere da qui.. Vedremo. La traccia si infila
prudentemente in mezzo al bosco verso destra, in effetti meglio non stare al
centro di questo pendio, che sarebbe una favola da sciare, ma prende troppo
sole per i mie gusti..
Nel bosco si
trovano tratti di neve davvero ghiacciata (fuori era già cotta), dove lo
sblisgo è dietro l’angolo, tanto che un pezzo proseguiamo senza sci a calciare
con forza le punte dello scarpone! Poi si esce definitivamente dal bosco, siamo
sullo spallone est del Bei Der Stange, quello che dovrebbe dare all’itinerario
i connotati di salita abbastanza sicura..
Il sole è
alto, ci scalda, e quanto ci scalda, quanto mi mancavi!! Una bella giornata
passata a sudare, faticare, in mezzo a un paesaggio strepitoso, lontano (più o
meno) dalla civiltà, dalla routine e dagli obblighi quotidiani.
La cima
sembra li dietro, i cambi di pendenza non rendono bene l’idea di quanto invece
sia distante, ma va bene così. Siamo solo noi su questa salita, sullo Stubele
stavano salendo in 4-5, poi vedremo altri 3 su Cima Trenta, 2 dietro di noi e
tutto il corso
SA1 sul
Colle Largo (ma guarda chi c’è). Bellissimo.
La neve
sempre più ventata, accumuli e cornici dappertutto, ma stando sulla dorsale si
va tranquilli. Solo che ormai la neve è talmente poca, dura, e la dorsale si
assottigliando che sai che c’è? Proseguiamo a piedi. Alle 11e30, dopo qualche
innocua roccetta, siamo in cima, a godercela visto che il vento è poco.
Il TWIX ci
sta alla grande oggi (anche se non sono ancora conscio che la discesa non sarà
mica soddisfacente).
Presanella.
Brenta (col
Neri bello in vista).
Panorama
ampissimo.
Scendiamo va
la, o stiamo qui fino al tramonto (beh in realtà a stare fermi il vento si
sente bene). Nello scendere mi affonda la gamba sinistra dentro un buco, solo
che quando noto quanto dista “l’abisso nord” della dorsale e le cornici che mi
stanno piu avanti, mi sale un gelone per la schiena.. Mi viene in mente Buhl,
branco al roccia che mi sta a fianco con delicatezza e poi cerco di issarmi con
voga. Va la che adesso sto più lontano!
Ritorniamo
agli sci, ma gli ultimi metri di salita sono stati intervallati tra erba, sassi
e neve, scendiamo ulteriormente prima di calzarli per la discesa vera. Poi il
momento giunge, solo che dobbiamo traversare lungamente verso sud per andare a
prendere quel pendio dove le tracce di discesa sono evidenti, segno che deve
essere più bello, sicuro e continuo rispetto a quello da dove siamo venuti.
Prendendo
mira e calcoli per raggiungere quel pino in modo da non dover ripellare, si va,
un bel taglione sul pendio. La discesa ha poche curve e la neve è duretta, mi
sa ci godiamo poco oggi. Proseguiamo con io che vado avanti tagliando fino a un
punto di sosta sicuro e poi Riccardo mi raggiunge. Osservo il bel pistone che
scende da Cima Trenta, vorrei ripellare per risalirci, ma non esageriamo.
Finalmente
dopo parecchi taglioni, giù per questo pendio, siamo anche sopra la malga
ormai. Un po di curve e neve discreta, poi il bosco si infittisce, la neve
modellata dalle ripetute discese, si fa slalom tra gli alberi. La neve è di
quella pesante che ti imbriglia, che non capisci come sia potuto succedere ma
ti si è infossato uno sci. Ma ci si diverte lo stesso.
Sempre più
fitto, sempre più ripido, poi ecco che si finisce su una piana in vista della
malga, di nuovo al sole. Cercando di sfruttare al massimo la poca pendenza
presente, finiamo sul pistone di accesso alla malga e ci stravacchiamo per
terra, sci sotto il culo, al sole, beati, a mangiare panino e finire l’acqua
(oggi se ne è bevuta!).
Di discesa
ormai non se ne farà più, tutta forestale (o forse no?), quindi tanto vale
prendersela con calma e polleggiarci. Tanto che mi pare che Ricky si stia
addormentando.. Ripartiamo, cerchiamo
quel po di neve buona sfruttabile ai lati della forestale, sulla quale invece
si prende velocità. Uno spiazzetto nella zona di divisione delle tracce che
vanno allo Stubele, e di nuovo forestale.
Appena si
esce dalla traccia, la neve frena come fosse cemento. Si torna nel freddo della
valle in ombra, poi a scendere i toboga inframmezzati dall’asfalto. Ecco
l’ultimo pendio, vista auto, cerchiamo di godercelo quel che si può, la
macchina ahimè è ormai vicina, l’evasione è finita.
O quasi, ci
cambiamo cercando di evitare il fango della neve sciolta, salutiamo facce
conosciute che non ci saremmo aspettati di vedere qui (corso SA1), e poi birra
e torta al sole del bar non ce le toglie nessuno. Una giornata così proprio mi
mancava, speriamo non passi troppo tempo prima di ripeterla! Magari con discesa
più bella, cima più alta..
Qui altre
foto.
Qui video di vetta.
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