La voglia di
un'altra bella via dolomitica è forte, il tempo c'è, la disponibilità pure, il
compagno anche, il meteo sembra pure, quindi forza, sfruttiamo l'occasione che
siamo agli sgoccioli! Ma la nevicata in mezzo alla settimana guasta un po' i
piani, le papabili mete si sgretolano come neve..sulla neve. Ma il jolly
Moiazza per queste giornate c'è!
Sfruttando la libertà concessaci da morsa e moglie, io e Giorgio riusciamo pure a partire venerdì sera per esser già li al mattino: cosa vuoi di più dalla vita? Un bel panino formaggio e bresaola, con quel pecorino che mischiato al pane arabo impoma come cemento, ma sazia. A mezzanotte siamo al Passo Duran, Giorgio ripassa le relazioni e si corica nel mio sacco a pelo (fortuna prendo sempre roba in più..).
Suona la sveglia che fuori è ancora buio: abbiamo quasi un'ora di avvicinamento, da fare colazione, vestirci e gli ultimi ritocchi allo zaino. Ma voltiamo gallone altri 5 minuti.. Giorgino poi ha patito freddo stanotte.. Poi dai, è ora, abbiamo la speranza di una bella giornata davanti e magari senza tornare a ora tarda (troppo tarda). Spremuta e crostatine come se piovesse, e poi fuori non fa così freddo, daje!
Altre macchine arrivano, uffa. Ripartono, boh, vanno a funghi, mah. Ci incamminiamo con Pelmo e Antelao che se ne stanno sornioni in attesa del sole, e noi con le mani in tasca nella speranza di scaldarle. Conosco un po' questa zona, anni fa ci salimmo la Torre Jolanda, e l'anno scorso passai un bel weekend con Riccardo (qui e qui), quindi sono parecchio fiducioso che il freddo di adesso, al sole sarà un tepore piacevole.
Senza farsi pregare troppo, la Pala del Belia appare nel suo splendore tra il verde del bosco che avvolge la forestale verso il rifugio. Il sole ancora non è riuscita ad abbracciarla, e la mancanza di ombre ci rende i suoi tetti meno vistosi. Ma per poco. Si prosegue verso il Rifugio Carestiato, evitiamo tagli improvvisati tra i mughi, e al ricovero troviamo anche le caprette.
Qualche foto verso valle, e ripartiamo famelici ora che il sole colora la roccia della nostra via. Però non sono troppo tranquillo: c'è sempre un certo timore revenrenziale quando inizia una giornata come questa, ma oggi c'è di più. Saranno le considerazioni di quei gufi di Nicola e Gianluca, non so, ma oggi non parte come vorrei. Il cielo è limpido.
Eccoci all'attacco, senza dubbio è lui, ancora non siamo al sole e per questo facciamo con molta calma. Relazioni in tasca, imbraco, ferraglia, .. Poi quando arriva la palla di fuoco l'eccitazione esplode: "Chi parte?" parte Giorgio.
Lo vedo guardingo, non ce lo siamo detti ma un po' entrambi siamo non al 100% di testa e morale. Ma siamo qui, con relativa calma, una discesa tranquilla (niente canalone di neve), senza orari e senza gente dietro che ci pressa. Solo che ci mettiamo 50min in tutto per il primo tiro.. Speriamo migliorare.
Parto per il secondo tiro, dubbioso su dove andare, credevo fosse molto meno da cercare questa via, e invece no! Sopratutto la parte iniziale, ricca di vegetazione, dove sovente occorre mettere la scarpetta (che fa grip sulla roccia, non certo sull'erba umida) su zolle verdi. Salgo, cerco, brigo, ma non trovo la sosta. Probabilmente sono troppo a sinistra, ma traversare non è possibile. E così salgo fino a un mugo, con Giorgio obbligato a fare qualche metro in conserva.
E così va via un'altra ora. Sono molto infastidito da questa scocciatura di non aver trovato la sosta, della constatazione che questa via va cercata. Giorgio riparte, almeno ora pare abbastanza chiaro dove ci sia da andare. Ma con tutti i metri del terzo tiro che mi sono mangiato, anche lui sale troppo lasciando indietro la sosta ufficiale (che si vede poco), e si piazza a metà del quarto tiro ufficiale.
Riparto, nella speranza che l'erba ci abbandoni: la relazione parla di "diedro con qualche zolla erbosa" a noi pare "diedro con qualche zolla rocciosa". Anche questi due chiodi si vedono poco, e infatti ci manca poco che salto la sosta: abbiam fatto pochi metri, ma non rischiamo, il secondo tiro ha lasciato il segno. Intanto si sentono e vedono altre persone salire..
Va Giorgio per il quinto tiro, le difficoltà iniziano a salire, e infatti lo vedo che un po' cerca, si sposta di qua, di la, mentre in sosta sono ormai in compagnia di un ragazzo di rovigo con cui scambio qualche parola. Più che altro anche per distrarlo dalla nostra lentezza. Quando toccherà a me, ammetto che capisco il perchè ci ha messo un po'! Almeno i tempi non sono come quelli dei primi tiri..
Ed eccoci al tiro del passo chiave, con però già l'irritazione dell'affollamento della via, di gente che ti arrampica a troppa poca distanza, non mi piace. Cerco di partire subito per mantenere la "testa della salita". Provo la rampetta a destra, ma poi è troppo duro il passo per alzarsi, riscendo e salgo, fin sotto allo strapiombetto, rinvio i due chiodi vicini, e dopo un paio di tentativi azzero brutalmente per la troppa pressione che mi arriva da chi sta dietro.
Vedo chiodo verso sinistra, ricordo dalla relazione che c'è da tornare quasi sopra la sosta e quindi traverso qualche metro per poi risalire, su bella roccia verticale ma ammanigliata, finalmente! Chi stava dietro invece è rimasto a destra, e lo vedo incasellare una bella serie di chiodi. Non ho ancora ben chiaro chi dei due sia finito fuori via. Forse nessuno.
Sosto dopo
30m nel timore di aver sbagliato qualcosa e di non trovare nulla su cui far
sosta su (il secondo tiro insegna) mentre invece qui due chiodi ci sono.
Recupero Giorgio e gli dico di andare verso l'alto, anche se lui mi dice che
Carlo (un'altra cordata) gli ha detto che siamo sulla strada giusta, e infatti
anche lui ci segue. Roccia ancora bella, le zolle erbose sono un lontano
ricordo.
E sul nostro
ottavo tiro le zolle erbose tornano alla ribalta! Vedo lassu il pilastrino, la
cordata che ci ha sorpassato sulla destra me lo conferma, e salgo verso destra,
ma dopo i gradoni di erba incappo in una paretina strapiombante che mi lascia
perplesso. Provo a destra dove passano le corde dell'altro ma nulla; vado a
sinistra, metto giu un friends ma mi pare poi di essere in palestra a fare del
boulder. Torno a destra (tolto il friends) e sprotetto mi tocca fare un bel
passo che direi che il V+ ci sta tutto: poi se c'era un modo più facile di
passare, non lo so. Salgo il diedro del
pilastrino, e voilà.
Arriva
Giorgio, ma nel mentre ci siamo popolati. Arrivo in sosta col ragazzo di Rovigo
che recupera ben presto Valentina. Mentre recupero Giorgio arriva Stefano (in
cordata con Carlo). La sosta viene lasciata dal ragazzo di Rovigo, a Giorgio
dico di seguirlo di corsa che lui sa la strada (e il cielo si sta
annuvolando..), ma Valentina è già partita (un loro moschettone incastrato nel
chiodo dal mio, è stato rimpiazzato da un mio rosso, ce lo ridaremo dopo).
Mentre io e Stefano prendiamo freddo in sosta, anche Carlo va.Non ci sentiamo, meno male che c'è Stefano qui con me, se no patirei davvero solitudine. Il sole ci ha abbandonato, il freddo e l'umidità sono pungenti adesso, meglio vestirsi. Giorgio non sale, anche le corde dell'altra cordata sono ferme. Dopo un bel po' iniziamo a vedere movimenti strani, deduco che ci sono delle difficoltà: e infatti sta scattando un nuovo grappolo.
Partiamo anche noi secondi, e dopo il mugo (che offre una bella vista sul paretone giallo a destra) capisco il perchè di tanto patire: vacca che pezzo duro! Altro che V+! A giorni di distanza siamo ancora nel dubbio se eravamo nel posto giusto, ma mi sa che c'era da stare più a sinistra per fare il V da relazione. Con le mani ghiacciate poi, non è per nulla comodo. Coi denti arrivo in sosta che non mi sento le dita.
"Giorgio, anche noi giù per la ferrata?", mi sono rotto le balle di questa salita, partita male, continuato meglio, adesso però fa un freddo cane e non si vede una mazza, abbiamo trovato difficoltà maggiori delle aspettative (e la Decima alle Mesenade la ricordavo ben più fattibile!). Valentina col ragazzo mi sa che sono già scesi per la ferrata, adesso Carlo e Stefano optano per la stessa scelta:Giorgio mi guarda con quello sguardo che hanno solo i labrador dopo che ti hanno disfatto i cuscini in casa. "ok, andiamo in cima". (NB: non che sia stato un sacrificio e nemmeno una cosa rischiosa!)
Riparto per il tiro, che non è altro che un traverso in leggera salita per andare sotto al diedro aperto del prossimo. Le corde di Stefano e Carlo invece continuano a tagliare sulla cengia verso sinistra verso la Costantini. Recupero Giorgio in uno scenario spettrale.
Riparte Giorgio, lo guardo come per dire "diamoci una mossa però", ho il timore di quanto possa esser tari (invece tutto sommato nemmeno tanto). Lo vedo che armeggia, spacca, almeno qui è piuttosto chiaro dove ci sia da andare, di strada ce ne è una sola. Leggo la relazione del prossimo tiro, chi da del III e chi del V+, mah.
Raggiungo il mio amico passando sotto le sue gambe, oddio che brutta visione, mi sposto di lato su questa scomoda sosta, e preso un po' di materiale riparto alla svelta. Qualche metro di esposto traverso verso destra, e finalmente qualche metro di spigolo! Un clessidrone gigante alla mia destra, ma non credo sia questa la sosta, continuo e una volta uscito dalla via un cordino infilato in due clessidrine mi rivela la giusta fine di questa salita.
Recupero Giorgio e alleluja, è fatta. Guardo l'orologio, nemmeno le 16e15, dai non siamo stati nemmeno troppo lenti considerando quanto sono durati i primi due tiri e quello del grappolo. Fame e sete ma anche voglia di scendere visto che temo non sarà facile vista la non vista di cui possiamo godere Il cielo ci illude di aprirsi, ma appunto è un illusione. Un selfie per il gruppo di whattapp, non credevo che avremmo finito la via.
Si inizia
con dell'erbetta ripida, una paretina di 2m di buon III, e poi a seguire deboli
tracce e qualche ometto verso il basso, passeggiata su quell'infido ghiaino che
copre lastre di roccia levigata, un passaggio in un colatoio d'acqua che in
caso di neve e ghiaccio non voglio nemmeno pensare quanto sia pericoloso, e poi
eccoci nel famoso traverso che per fortuna da qualche settimana ha esaurito la
sua temibile coltre nevoso. Si risale, sempre nella nebbia, e siamo nei pressi
della Pala del Bo.
Ricordo
questa discesa come un pochino infida, ma almeno verso la metà usciamo
dall'oscurità e dal grigiore dal quale si voleva fuggire ieri per fare le
lucertole al sole. Il passaggio nel mugo che ci deflora lo ricordavo bene, e
oggi il mugo si è pure depilato per essere più dolce! Scorriamo verso valle,
ripassiamo sotto l'attacco, e filiamo verso il rifocillamento.Eccoci al Rifugio Carestiato, dove eravamo d'accordo di incontrare Carlo e Stefano per pagargli la birra, e magari trovare Valentina per scambiarci i moschettoni che ci siamo prestati. Ordiniamo birra e panino, ma dei quattro manco l'ombra.. Forse abbiam fatto tardi, ma non mi sembrava così tanto.
La giornata arrampicatoria finisce. Ironia della sorte scendendo incrociamo un cacciatore con la sua canna scintillante a tracolla, e poche centinaia di metri dopo tre caprioli che pascolano allegramente sulla forestale. Il Gruppo del San Sebastiano tra luci e ombre ci invoglia ad altre salite, ma intanto c'è da digerire quella di oggi. Sì, alla fine è andata bene, ma mi ha beccato male, sono quelle cose che non si controllano.
E ormai alla macchina la Vale mi viene incontro, erano preoccupati, avevano chiamato anche il Carestiato poco fa. Gli altri tre sono ripartiti ma lei ci ha aspettato, meno male, cosi le ridò il loro moschettone e lei il mio. Senza vedere ne Pelmo ne Antelao, ce ne andiamo. Stagione dolomitica finita? Speriamo di no. Insomma oggi non si era in bolla, finire così non sarebbe "bello" e degno della stagione che è stata invece. E poi, gli devo due salite, sob.
Qui altre
foto.
Non linko relazioni perchè ci sono troppe (anche se piccole) varianti..a ognuno la sua!
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