Dopo i bellissimi tre giorni a
Traversella (qui, qui e qui), ricchi di risate e bastonate, e dopo la
serata di Halloween, come non chiudere 4 giorni di weekend lungo
senza un’altra arrampicata? Non si può. Giorgio c’è, il meteo
pure pare, ma di guidare molto non se ne ha voglia: Arco o Rocca
Pendice? Vince quest’ultima, visto che non ci si va spesso e il
meteo stabile delle giornate passate dovrebbe aver asciugato quella
spugna che è la Trecheite.
Facendo sosta sulla pianta, regalo a
Giorgio qualche metro in più di arrampicata, ma facile. Prosegue
nelle viscere della parete dove non posso vederlo e dove da giù non
si poteva immaginare si passasse di lì. Intanto scruto la parete,
offuscata e resa poco nitida dalla nebbiolina: si vede il cielo
azzurro, ma non così limpido.
Ma lungo la strada la nebbia è tanta,
e pure all’arrivo in zona non smette. Qualche buco nel grigiore ci
fa sperare, per poi richiudersi e temere. Infatti, parcheggiato al
cimitero dopo lauta colazione, non è che ci sia tanto sprone ad
uscire dall’auto e prepararsi. Ma lo si trova, nella speranza che
il tepore arrivi: non arriverà un granchè.
Ci incamminiamo verso il paretone,
proviamo la Bianchini oggi, una via che si brama da tempo ma che per
difficoltà o Falco Pellegrino abbiamo rimandato. A differenza di altre volte, mi sono
studiato un pochetto la via e diviso i tiri per beccarmi quelli che
sulla carta sono i più belli: non che gli altri facciano cacare
però! Siamo solo noi in giro, noi, la nebbia e l’umidità. E la
felpa addosso dopo giorni a petto nudo..ueh!!!
Faccio partire Giorgio. Salita delicata
e un po’ in traverso su roccia umidiccia e a tratti coperta da
muschio. Però ben protetta (rispetto ad alcune relazioni passate,
hanno attrezzato la via rendendo sufficienti solo rinvii) e si
sfruttano gli spit dei monotiri attraversati. Qualche divertente
passo delicato, e poi delle belle mani per issarsi, anche se a volte
suonano un po’ a vuoto. Sosta su bel balcone.
Cambio, riparto io, finiti i traversi
ascendenti ora si sale dritto per dritto, tra placchette, quasi su
spigolo, riscaldato dal primo tiro. Un primo strapiombetto lo supero
agevolmente, forse i tre giorni passati mi hanno insegnato qualcosa e
oggi vado benino. Ma giunto al passo più duro.. No vabbeh, ma questo
non può essere solo V+. Mi tiro su a fatica, ma la prossima mano è
troppo lontana, quelle che ci sono svase e i piedi zero. Se volo
attero su un terrazzo e mi faccio fuori le caviglie. Tre tentativi, e
ci scatta l’A0.
Il quarto tiro è di certo il più
entusiasmante della via: ho fatto bene a dividerli così! Verticale,
strapiombante, diedro, dulfer, spaccate, placche, uno spettacolo:
godo! E mentre il mio amico mi sente gemere per il piacere di questa
arrampicata tecnica e fisica allo stesso tempo, mi maledice “Eddai
Gio, di solito decidi te come dividerci i tiri!”. Mosso dalla
compassione, sono un animo gentile, faccio sosta quando alla fine del
tiro mancano ancora 10-15m, per lasciarli a lui.
E così con cinque tiri usciamo dalla
via, un ultimo tiro bellino e che poi si divincola in mezzo alle
rocce più pulite che si possono trovare nella parte alta. Foto di
via, spuntino, un pelo di sole pallido da prendere e..si scende per
una nuova avventura. Mo vacca che sonno che c’ho!
Lo Spigolone me lo ricordo un po’ troppo tosto per ripeterlo oggi che mi sono
tirato su di morale e che voglio rientrare in pianura a un’ora
decente per dormire e recuperare un po’ di sonno, perciò si opta
per la classica Carugati. Sembra non ci sia nessuno, beh una cordata
lassù ma è due tiri avanti a noi, andiamo tranquilli. E invece..
Parto io, alla fine mi becco quasi gli
stessi tiri della mia prima volta.
Il camino iniziale è reso un po’ insidioso dal muschio sparso e
dal fatto che è sempre umido quaggiù, ma me lo ricordavo più duro,
non meno divertente però. E stavolta non mi faccio fregare, la
sosta so dove si trova e non provo a continuare verso l’alto!
Sempre panoramica S1, Giorgio scompare
veloce dietro lo spigolo per andare a cercarsi un po’ di bella
parete e poi quel traverso su placca verde muschio che conduce in
sosta. A de scriverla così capisco che invoglia poco..ma lo faccio
per ridere, andate!
Notiamo però che le cordate davanti a
noi sono due e piuttosto lente. No dai, non voglio arrivare a casa
tardi.. Parto per il terzo tiro, con l’intenzione di concatenare ma
meglio desistere, ci sono già quattro corde davanti a me.
Recuperato il mio amico, chiediamo se
possiamo andare, tanto vediamo che c’è molta attesa in alto,
magari noi facciamo sosta più su. Aderenza e diedro, poi ricordavo
un passo in strapiombo ostico che, sarà perché oggi sono da secondo
qui, trovo nemmeno tanto impegnativo. Certo che le corde che girano
un po’ ovunque rendono un po’ ragnatela il tutto.
Mi spetta l’ultimo tiro, una
formalità, reso particolare dal fatto che si sale alla fine su un
muretto di cinta cementificato: e per fortuna l’hanno
cementificato, se no con tutte le trazioni che ha subito sarebbe già
venuto giù da un pezzo! Nuova foto di via, e finalmente al sole al
calduccio!
Dai, 10 tiri portati a casa, una via
nuova e una ripetuta ma comunque belline, e i bastoni di Traversella
un po’ dimenticati. Poi, come avvenne per la Baita Jimmy, la fame ci frega e finiamo in un posto dove tanto per rendere l’idea il caffè costa 2 euro. Mnagiatoe e
bevuto bene, però stica i prezzi.
Qui altre foto.
Qui report.
Qui guida.
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