sabato 16 febbraio 2019

La conca della neve marmorea: L'inferno può attendere al Monte Scalocchio

"Che fai domani?": eccolo il genere messaggio che speravo, ricevuto da Luca, un appenninista giovane ma..d'esperienza. Un paio di amici mi hanno proposto di andare ad arrampicare su roccia, ma dopo la giornata di ieri con le condizioni trovate in Appennino, la voglia di spostarmi su roccia rispetto a quella di usare piccozza e ramponi è piuttosto esigua (scusate ragazzi..).
Avevo già pensato di andarmene da solo qualche parte, anche per poter tornare a un'ora decente a casa al pomeriggio. Così quando Luca mi propone di fare qualcosa non ci penso due volte e gli dico di sì. Quando soltanto casa leggo la relazione della via che mi propone, allora qualche dubbio mi viene: sui pendii medi c'è neve ottima, ma su quelli ripidi scarseggia.
Vabbè che mi ha dato anche delle alternative, il che vuol dire che se dovessimo arrivare davanti alla parete e vedere che non si fa, qualche altro ripiego ci sarà. Ritrovo a Castelnuovo ne' Monti con anche Federico e Alberto che invece ben più combattivi valutano di aprire una nuova via su una linea che hanno adocchiato da un po'.
Arriviamo al parcheggio in zona Passo del Cerreto, ci dividiamo nelle due cordate gestendo corde e materiale tra i componenti delle stesse, e alla fine il buono Alberto si accorge di aver dimenticato il casco a casa. Come logico immaginarsi, senza casco non ci si avventura in zone sconosciute, quindi lo smemorato opta per andare a salire qualche semplice canale da solo senza avere nessuno sopra e con poche pareti rocciose intorno.
La cordata rimanente diventa da tre: nuova sistemazione del materiale e partiamo senza sapere bene cosa faremo. Incredibilmente un'altra macchina sopraggiunge mentre ci prepariamo. Ci incamminiamo sul sentiero che conduce al Bivacco Rosario, e ben presto calziamo i ramponi che permettono una camminata più veloce sicura. Non fosse che Luca a un certo punto si ferma per raccogliere in mezzo alla neve la punta di un rampone Blade Runner che guarda caso è proprio di Federico che l'ha appena persa: fra casco e rampone questa giornata è partita davvero bene!
I ragazzi conoscono molto bene questi posti, hanno un nome per ogni accenno di canale che si scorge a destra, a sinistra e davanti a noi. Alberto ci lascia per dirigersi verso il Canale dei Due Gendarmi, noi proseguiamo puntando allo Scalocchio. Fiduciosi della qualità della neve non raggiungiamo il bivacco ma tagliamo prima per bosco e massi, dove la neve regge piuttosto bene salvo qualche punto.
Siamo in piena ombra a risalire il pendio che porta sotto la nord del Monte Scalocchio, teatro di innumerevoli vie e aperture tecniche seppur brevi. Si vedeva già da lontano che la via che voleva percorrere Luca è piuttosto secca, è già da lontano redclimber e montagnatore avevano tirato fuori dal cappello la possibilità di spostarsi in una conchetta nascosta dove la neve date le pendenze doveva essere più abbondante e data l'esposizione essere ottima. Così sarà.
Risaliamo il pendio che si impenna man mano, su neve dove entrano soltanto le punte dei ramponi e appena appena i bastoncini. Adesso trovare un posto per terminare la preparazione prima di attaccare la via non è facile, e Luca e Federico si litigano su quale sia il massimo migliore dove appoggiarsi. Io, rimasto un pelino indietro, mi fermo con Federico, la cui sacca dei ramponi scivola inesorabilmente verso valle.
Ci raggiunge la cordata della macchina che avevamo visto arrivare al parcheggio, Chiara e un suo amico del reggiano: il casco di lui parte, prende velocità appena appoggiato sulla neve dura, e per fortuna che io sono sulla sua traiettoria e riesco a fermarlo e a prenderglielo. Peccato che nel farlo un movimento brusco mi lacera la fettuccia del porta materiali dell' imbrago, porco cane!
Ora possiamo spostarci ancora più in alto vicino alle rocce dove poter fare una sosta per la partenza della via. Ci infiliamo alla partenza comune tra Misto Inferno e un Biglietto per l'inferno e nel mentre ci raggiunge anche una cordata di due Reggiani punto
Le rocce non permettono di proteggere, occorre passare ai fittoni. Giornata calda, ma all'ombra c'è veramente freschino, e meno male. Parte Luca che dopo pochi metri di neve dura raggiunge il saltino di ghiaccio dove si protegge addirittura con due viti. I modenesi attendono il loro turno, Alla fine con notevole stupore dei local parmensi della zona siamo in sette in questo fazzoletto di Appennino Reggiano.
Luca prosegue su pendio nevoso più facile, per poi arrivare a sostare su una prua rocciosa: in attesa,  Federico sbeffeggia i suoi tempi per piazzare gli ancoraggi. Partiamo noi e i polpacci che già friggevano nel pendio di avvicinamento ora cantano anche di più, spettacolo! La neve che sembra trattenere le becche delle picozze è talmente buona.. Alla fine ci siamo spostati molto più a destra di dove proseguirebbe Misto Inferno, per lasciarla libera ai due reggiani.
I due modenesi invece arrivano in sosta da noi, mentre Luca parte per il secondo tiro di.. non si sa cosa: un Biglietto per l'inferno stava più a sinistra, mentre Luca non ha resistito a tentare di salire questo caminetto con dentro una rigola di neve che sale leggermente a destra. Luca sale guardingo e circospetto non sapendo nemmeno lui dove si sta infilando, e soprattutto senza sapere se ci sia una via d'uscita o se la linea che ha preso termini in mezzo al nulla.
Resta nascosto alla mia vista finché non arriva abbastanza in alto per poi scomparire di nuovo due punti Federico invece lo bombarda di foto mentre Attendiamo il nostro turno che finalmente arriva. Intanto Chiara sale più a sinistra di noi su un pendio di neve misto erba con qualche roccia. Sì, anche questa sembra essere una via nuova.
Luca ci chiama a sè, e finalmente scopro questa bellissima linea racchiusa tra rocce che per fortuna non è troppo profonda altrimenti non ci starei con le spalle. Sufficienti chiazze di neve permettono alle piccozze di issarsi su di esse, ma c'è da fare anche qualche passo di arrampicata su roccia. Passettini delicati permettono infine di raggiungere la sosta, dalla quale però non sembra esserci apparente via d'uscita per proseguire
Dritto sopra di noi la roccia sembra un po' troppo difficile con le fessure sgombre di neve; a sinistra con un traverso parecchio delicato si potrebbe andare a prendere la via che stanno salendo i modenesi; a destra un breve traverso su neve, ma poi il resto resta nascosto da un crinale di roccia.
Passa davanti Federico, che tenta di andare a vedere a destra se ci sia la possibilità di proseguire. Ci guarda e ci dice "Sì sì, si va!", io tutto festante guardo Luca che mi smorza subito con un "Sì, ma lo ha detto lui che si va, non vuol dire che sia facile". Non lo vediamo, e mentre bramo il sole ecco che appare Alberto sulla cresta dello Scalocchio: lui bello illuminato dai raggi caldi della palla di fuoco.
Finalmente tocca a noi e finalmente possiamo vedere anche noi dove prosegue la via. No dai, sembra abbastanza fattibile, ancora condizioni ottime della neve che permette di salire abbastanza tranquilli anche se su pendenze accentuate. Ambiente severo anche se la parete è solo di tre tiri.
I modenesi proseguono bene a sinistra, ed ecco che scorgo scorgo Federico al sole. Ultimo traverso un po' psycho su neve marcia che non è per nulla piacevole come quella di prima, ma c'è da salire, e voilà: al sole.
Sembra di essere a un ritrovo di alpinisti, ora che ci ha raggiunto anche Alberto siamo in ben otto e ogni cordata ha percorso una via diversa. Al sole il clima cambia nettamente rispetto alla buia parete. Ce la polleggiamo un po' a mangiare, bere, dire due cagate e ammirare il panorama, per poi dirigerci verso il primo canale utile che si incontra per poter scendere, quello nordest.
E anche questo è su neve marmorea, come ieri talmente dura che per quelli scarsi come me tocca scendere a faccia a monte. Quando vedo però che non sono l'unico a far così mi rincuoro un po'. Ci spostiamo verso sinistra per andare a dare un'occhiata ad altre vie che corrono sulla parete, di cui una già occupata dai Reggiani
Uno sguardo agli orari e una testata ai polpacci, e decidiamo che per oggi va bene così: niente vietta a fianco dei reggiani ma continuiamo la discesa nel vallone di vetro ghiaccio. Si scende con relativa calma, ma giunto in vista della neve al sole accelero bruscamente per poterlo andare a godere.
Mentre aspetto gli altri però il sole si sposta velocemente dietro lo Scalocchio, e devo spostarmi come un girasole per non raffreddarmi. Operazione bizzarra ripetuta altre due o tre volte prima di poter proseguire decisamente la discesa tutti insieme. E nel mentre Federico e Luca si interrogano su che nome dare alla via aperta oggi. Certo che non è facile trovare un nome per una via, soprattutto quando intorno ce ne sono tante che contengono la parola "inferno" e si vuole mantenere una certa logicità con queste.
Li lascio fare perché avendo tirato loro da primi io non posso avere una gran intromissione, anche se quando mi chiedono consiglio qualche mia idea la do. Ma tanto si dovrà aspettare domani e dopodomani  per trovare un nome, che al momento in cui scrivo dovrebbe essere confermato "L'inferno può attendere". La birra invece non può attendere, fiondiamoci su quella!

Qui la guida della zona.
Qui altre foto.
Qui report e una bozza di relazione.
Qui (a breve?) relazione.

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