Dopo qualche difficoltà a trovare la
strada, alle 6e30 dopo 2h30 di auto ci fermiamo poco prima di Carona
per un caffe macchiato, “le paste sono in forno, se volete
aspettare 15 minuti”, cazzo se aspettiamo, fuori addirittura piove! Uffa, che il meteo abbia toppato così?! Speriamo migliori.. ma
ormai siam qui, dopo una pausa più lunga del previsto giungiamo al
parcheggio e ci incamminiamo.
Si ma che palle: giornata uggiosa,
tutto nuvolo, la macchina fotografica che (quando non mi da “errore
obiettivo”) fa tutte le foto con effetto nebbia: per forza, siamo
nella nebbia! Non posso bruciarmi così Riccardo così, al quale ho
narrato della magia di questi monti, che definisco come l'Appennino
con sopra impiantato il Monte Bianco. Se continua così, son fregato.
Ma non ci scoraggiamo, che raccontandoci due minchiate saliamo: ad
esempio dei miei 5 paia di guanti che ho con me, “non si sa mai,
una scorta..” “adesso capisco come mai hai sempre lo zaino pieno,
hai anche gli scarponi di scorta?!”
Ma per fortuna la Lago del Prato
qualcosa sembra aprirsi, vedo il sole, “la fine del mondo” come
la ribattezza Riccardo per il contrasto di chiaro scuro laggiù. Dai
spingi, partorisci questa palla infuocata cazzo! E intanto
sfava..sfava il raccontarsi tante cazzate, tirare fuori tante massime
sul momento, e poi non ricordarsele quando sono qui a scrivere..
La neve inizia a essere più uniforme,
pensavo ne avremmo trovata di più, “se ci hai fatto prendere le
ciaspole per niente..” mi viene detto.. Poi sbuca il gigante, il
Grabiasca, il Poris, e dietro il Diavolo di Tenda. Se finora c'era la tristezza di un Appennino
uggioso, bagnato, nuvoloso, adesso sembra di essere catapultati in
mezzo a giganti di roccia..coperti di bianco. Mi sento sollevato,
forse Riccardo e Marco vorranno tornarci di nuovo in Orobie!
Oh ma che bello. Oh ma che voglia.
Eccoci alla diga del Lago Fregabolgia, lassù il canale del Cabianca.
Dopo un 1 novembre passato (in un posto non proprio piacevole, per
motivi ancora meno) a spulciare una guida del Bianco, la voglia di ramponare delle pendenze è tanta, ma
oggi c'è da tenersi a freno, non ci sono le condizioni e
probabilmente è anche pericoloso. Keep calm!
“oh, ma c'ho 'na fame” “si dai,
tanto manca poco al rifugio” e quando ci arriviamo scatta il
momento nudità: si sta troppo bene al sole per non togliersi la
maglietta e farsi graffiare dal sole! Ci smangiamo qualcosa, esploro
il locale invernale per un'ipotetica uscita del corso AG1 del CAI di Carpi,
qualche foto scema a sfruttare l'onda di neve che cade dal tetto del
rifugio, e poi ci incamminiamo di nuovo. Sì, ma dove?!
Siamo in un parco giochi, cime, canali,
creste, c'è di tutto, ma non oggi. C'è anche il sole e il cielo,
che si sono aperti nei loro colori più piacevoli. Oggi ci si
“accontenta” di esplorare, di fare il giro dei laghi e rientrare
quindi a Carona dall'altra parte. Ma sembra così incontaminata
questa neve..sarà tutto da tracciare?! Beh, intanto arriviamo al
passo, poi vedremo. Ci conforta vedere che non siamo i soli a
prendere quella strada. E così lo spirito di squadra inizia a
insinuarsi tra persone fino a quel momento sconosciute.
Già, perché un altro bello aspetto
della montagna, quella vera, è una sincera solidarietà, un aiutarsi
l'uno con l'altro, non come nella vita quotidiana. E così
alternandosi li davanti, saliamo. La neve è bella ravanatoria, le
peste vanno giù anche fino al ginocchio, e la fatica non è certo
equamente ripartita tra quelli che sono davanti e quelli che sono
dietro. Chi ci precede si ferma e ci lascia passare “oh meno male,
se no ci toccava offrirvi una birra!”, e via su.
Ci chiedono “ma perché non mettete
le ciaspole, potreste andare meglio”, siamo i soli ad averle, ma le
teniamo sullo zaino “no, ma lo facciamo per solidarietà, e poi
tanto ce le portiamo sempre dietro solo per appesantire lo zaino”.
Poi quasi al passo Riccardo decide di provare, ed è come se avesse
messo su le gomme da neve, tantochè decide di non seguire la pista
che sto facendo ma di andare su di fianco.
Che spasso, ben tornato inverno. Quando
poi vuoi farti sentire veramente..noi siam pronti.
Dal Passo Portula iniziamo a pensare
che forse il giro dei Laghi è un po' troppo, poi onestamente se
nessuno l'ha tracciato ci perderemo di sicuro. Quelli che son li con
noi parlano di salire il Monte Madonnino. Si armano di piccozza e
ramponi. E noi? Sapevo che sarebbe finita così. Partiamo da casa col
“giro tranquillo” ma appena possiamo cerchiamo di mettere un po'
di pepe! Che poi in Orobie, questo è un giro tranquillo.
Così della decina salita dal Calvi al
Portula, in sei iniziamo l'ascesa al Monte Madonnino. Un assaggio di
alpinismo, e noi ne siamo affamati. Davanti a noi un ragazzo, gli
altri due restano defilati, e da metà salita chi sta davanti,
giustamente, chiede il cambio. Mo' tocca a me! Ah che goduria, la
fatica del cercare la via in mezzo a questi accumuli intervallati da
neve gradinabile. Senza volerlo (più o meno) salgo per una variante
delicata (non starnutire!) e dall'alto poi vedo che “Marco, passa
di la, è più facile” mentre Riccardo invece si gusta il tratto
“mi piace, c'è da pensare qui”.
Crestone finale che conduce in cima e
ci siamo, balcone panoramico sulla zona. Non tira più nemmeno vento,
ci si può godere la cima senza dover scappare verso posti più caldi
e riparati. Ci si stringe la mano tra tutti e ci si chiede di
scattare le foto di vetta. Bello bello, ma adesso giù che così al
rifugio ci rimpinziamo la pancia di nuovo.
Al Passo Portula cambio treno di gomme,
dai ramponi alle ciaspole, ma forse per scendere sarebbe stato meglio
non metterle. Marco ognuno dei primi tre passi lo finisce cadendo. Ma
anche noi, che cerchiamo la neve vergine in discesa, dobbiamo tenerci
su, perché appena la punta della ciaspola affonda e si pianta,
occorre frenare il passo di avanzamento per evitare il capitombolo!
Ma che bella questa neve che sinuosa
copre dolcemente le discontinuità aspre dei sassi.
Al Calvi altro topless doveroso,
accompagnato da una sana birra, che nei primi km di discesa farà il
suo effetto facendomi sentire leggero leggero. Si potrebbe stare qui
a dormire al sole, ma scendiamo perché sappiamo che sarà una lenta
agonia la discesa, come quasi sempre. Almeno ci godiamo meglio i
colori autunnali che stamani la nebbia ci nascondeva.
E la giornata finisce con un gioioso
ritorno in auto, alla ricerca di una fontana prima per riempire la
mia cassa d'acqua (per una settimana potrò bene acqua orobica a
casa), poi trasformati in maranzi ad ascoltare il cd live dei Daft
Punk, in seguito incastrati nella coda di san Pellegrino Terme,
finalmente convinti a fare il pieno nella macchina, successivamente a
scolarci una birra approfittando dell'aperitivo di un bar (“ma
secondo me quando entriamo che puzziamo da far schifo, non vedono
l'ora che ce ne andiamo”).
Le Orobie sempre più una certezza,
spero Riccardo se ne sia innamorato anche lui, marco già lo era,
prossimamente si spera di contagiare qualcun altro!
Qui altre foto.
Qui i tempi.
Grazie x il cambio!!!!! Siete grandi ciao ciao
RispondiEliminaE bravi, mi muovete sempre una certa positiva invidia ;-)
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