Sotto
consiglio del buon
Nicola,
io,
Gianluca e
Luca (avrebbe voluto partecipare
anche Roberto, ma ahimè) ci iscriviamo al Corso di Aggiornamento Istruttori
Sezionali CAI di Toscana e Emilia Romagna. Curioso dell’esperienza che sarà.
In non
perfetta forma fisica (anzi, sto proprio male, e domenica al ritorno sarà
un’agonia) alle 3 ci troviamo al CAI, destinazione Chiareggio in Valmalenco.
Sappiamo il meteo non sarà buono domani, ma per fortuna oggi reggerà, tantoché
al parcheggio all’atto di vestirsi calzerò i miei bellissimi pantaloncini da
maratona, perfettamente in pan-dan con gli scarponi da montagna e l’imbraco.
Chiacchierando
tra noi, con altri due IS della Scuola di Bismantova e Pietro della scuola di
Piacenza, saliamo di fretta verso il Rifugio ventina, dove tutti gli altri
hanno pernottato e ci aspettano. Ci cambiamo per vestirci in modo più adeguato
a mettere piede su ghiacciaio (e restarci fermi delle mezzore ad ascoltare le
lezioni) e si va.
Impressionante
vedere (cartelli lo indicano) come il ghiacciaio si sia ritirato negli anni. E
adesso è di ghiaccio vivo, anche se il caldo e il sole del pomeriggio lo
renderanno poroso. Dopo un intermezzo su una lezione storico, glaciologica, e
zoologica, mettiamo piede sul ghiacciaio a ripassare come ci si lega e i passi.
La parete nordest del Cassandra mi guarda, beffandosi di me.
Progressione
in conserva lunga con magic ring (che a me non sembra tutta questa figata vista
la fatica che faccio da primo per tirare su la corda), salita in piolet
traction sia col modulo a X che con quello a lambda, progressione con
acquasantiere, gradinamento e infine recupero da crepaccio. E la giornata è
davvero piena, arriviamo al rifugio verso le 18e30, troppo tardi anche per la buona
volontà di Lucio per mettersi anche a fare la manovra di ricongiungimento della
cordata sulla parete attrezzata vicino al rifugio.
Si cena e
poi si aprono le discussioni. Inizialmente sulle assicurazioni del CAI (e così
io e Gianluca scopriamo che anche se non è ancora arrivata, la fatture
dell’elicottero di Chamonix arriverà) e poi sui problemi delle scuole e dei
corsi. Un bel momento di confronto, anche se un po’ prolisso in certi apsetti.
Andiamo a letto sicuri che domattina si resterà in rifugio a proseguire con
l’aggiornamento, visto che ormai fuori piove e la roccia è bella bagnata. Notte
infame grazie alla mia salute.
La mattina
quattro ore di mitragliate di nozioni. Dalla resistenza dei materiali
(impressionante come un cordino di nylon ceda per il calore dopo che gli si fa
passare qualche metro di corda a strusciarci nello stesso punto), a nodi furbi,
recupero di chiodo da ghiaccio usato per una doppia, ricongiungimento della
cordata, e chi più ne ha più ne metta. Siamo fusi.
Causa
problemi fisici non me la sono nemmeno goduta tanto, con la costante voglia di
andare a casa e un male continuo, ma un’esperienza interessante, anche se forse
troppo condensata in poco tempo..
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