Sapere che
sta arrivando il momento di abbandonare i ramponi per calzare le scarpette, mi
fa venire ancora più voglia di neve e ghiaccio. La consapevolezza che il sabato
sarà “alpinisticamente perso” per dare il mio contributo al corso A1 del CAI di Carpi e che
la domenica il meteo sarà soleggiato, mi fa salire ancora di più la voglia. La
possibilità di combinare sia la voglia di andare verso l’alto che quella di
passare del tempo in basso in compagnia in pianura, mi fa balzare l’idea.
L’”invito” di Fiorella mi rende tutto chiaro.
Litigando
bonariamente per la levataccia, infine ci mettiamo in viaggio. Le chiacchiere
che si sviluppano lungo il tragitto mi fanno dimenticare la pausa colazione in
autogrill, errore che costerebbe la pena di morte con Nicola o Gianluca, invece l’amica di oggi è
clemente. Qualche biscotto comunque l’avevo preso con me.
Riusciamo
addirittura a parcheggiare a poche centinaia di metri dal Rifugio Battisti: normalmente non porterei la
macchina così su, che mi toglie dislivello in salita, ma visto il timing di
oggi guadagnare 45 minuti non mi spiace. Così, dopo che Fiorella tenta
inutilmente di scroccare un caffe dalle auto limitrofe, alle 5e30 ci mettiamo
in cammino, e in breve siamo anche all’attacco del Vajo dell’Acqua.
Il nome
corretto sarebbe Vajo Bianco (diverso da quello che di dirama dal Colori),
quello dell’Acqua sarebbe in realtà il Battisti mi spiega su Facebook un local,
ma ormai tutti lo chiamano così. Vajo dell’Acqua dunque, facile, ma perché lui?
Troppi i fattori che mi fanno optare per qualcosa di facile oggi, tra cui di
certo le condizioni: gli altri Vaji mi sa che hanno l’uscita secca, la nevicata
di ieri chissà quanto è stata copiosa. La scelta si rivelerà a ragion veduta
viste le condizioni.
Armati e preparati,
iniziamo la vera salita alle 6, su una neve non portante: infatti i pochi cm di
ieri non hanno permesso il rigelo notturno. Tutta la salita sarà vissuta
nell’auspicio che salendo migliori, ma solo gli ultimi 20-30 passi saranno da
polpacci in fiamme. L’ambiente però bellissimo: le nuvole oggi si sposteranno
in maniera ottimale per rendere suggestivo il tutto.
Un camoscio
ci osserva da un costone di roccia sulla nostra destra, mentre uno skialper
inizia a salire dietro di noi: si rivelerà una persona molto gentile! Arriviamo
presto alla strettoia, bella innevata ma non di qualità: me la ricordo questa,
volevo rifare questo Vajo in quanto lo salii per la mia formazione di
Istruttore Sezionale, e in questa strettoia gli esperti Nicola e Mirko presero la
lingua di ghiaccio che oggi non c’è.
Al posto del
ghiaccio, un po’ di roccia, che Fiorella va subito a cercare per complicarsi la
vita: una serie di passi in spaccata che metteranno a prova le mie lezioni di
yoga. Il sole illumina ormai la roccia lassù, ma da sotto iniziano a salire
delle nuvole. La neve non migliora, anzi, si affonda fino a metà avangamba.
Avangamba come avambraccio, esiste?
Onestamente
me lo ricordavo e lo credevo più ripido questo Vajo, ma va bene, pazienza. Il
sole offuscato dalla nebbia che sale da sotto ma illumina tutta la parte alta,
la neve fresca che imbriglia un alberello sperduto sulle creste rocciose e i
mughi sui fianchi, prosa di montagna, poesia per lo spirito.
Sotto di noi
sembra inverno, sopra sembra primavera. Lo skialper ci raggiunge e ringrazia
per le peste “ma coi grazie non ci si disseta” si scherza noi. La neve se
possibile peggiora, non si vedono più le vecchie tracce che almeno evitavano di
scendere fino quasi al ginocchio e limitandosi fino a sopra la fine dello
scarpone.
Le rocce
della parte alta sono in stile scozzese, incrostate di neve, e finalmente verso
la fine del Vajo diventa bella dura, una goduria! Ed eccoci fuori, pieno sole,
croce dello Zevola Bassa incrostato anche lui di ghiaccio, e tappeto di nuvole
sotto di noi, ma che panorama! 7:40
Come tempi
ci siamo, possiamo gustarci la cima e i panini gentilmente offerti dalla
macchina del pane di Fiorella prima di ripartire per la Cresta verso Monte Tre
Croci, naturale prosecuzione e discesa per il rientro, cresta che ormai
percorro ogni volta che vengo qui, anche poche settimane fa.
Panorami
mozzafiato e alpini grazie al mare di nuvole, cresta ben più scoperta e mugosa
dell’ultima volta: i buchi sono infidi, i ponti di neve sugli aghi dei
sempreverdi mi catturano e imbrigliano spesso e volentieri, ma riusciremo nel
nostro intento! E infatti ben presto siamo su Cima Tre Croci, dove mi
meraviglio di non vedere le frontali che stamani salivano il Vajo Battisti, ma
vabbeh.
Scendiamo
alla ricerca del varco per scollinare sul versante che da verso il Passo della
Lora, di solito ben tracciato, ma non oggi, e oggi per di più tutta la cresta
ha i mughi scoperti: scendiamo troppo, e siamo obbligati a un tarverso sui
mughi, nei mughi, coi mughi. La mungitura del mugo per uscire dal Vajo è ormai
nel repertorio, ma mungitura in traverso in discesa mi mancava.
Siamo sulla
parete e osserviamo il silenzio che domina questo posto, con ormai le nuvole
che si alzano e coprono la cima, creando strani effetti di luce dei raggi
solari. Scendendo in mezzo alla nebbia avrò quasi l’istinto di lamentarmi di
essere in mezzo a lei, ma se quello sarà lo scotto da pagare per il mare di
nuvole di quando eravamo in alto, ben venga!
La discesa
dal Passo della Lora sarà un’agonia, neve bagnata con zoccolo continuo e
cospicuo, scivolate, cadute, ecc ecc. Qualche risata in più. Oggi il Vajo Nord
non si vede, ma mi sa che ormai è tardi per salirlo, la stagione dei Vaji è
finita.
Eccoci al
rifugio, ed ecco che ci aspettano lo skialper che ha condiviso la salita con
noi, che ci offre una birra che dopo qualche remora accettiamo. Si
contraccambia con un po’ di limoncino home marchigiano made, panino torta
caffe, e si torna verso la bassa. Perfetto, giusto in tempo per un bel pranzo
con la mia dolce metà!
Qui altre
foto.
Qui report.
Bell'articolo Andre! Complimenti!
RispondiEliminaAnche se non ho capito perchè il mio "invito" l'hai messo tra virgolette...
E poi sei stato un po' vago su quante volte sei caduto in discesa; un altro po' e rotolavi giù stile valanga!! :D :D :D
Fiore
ALcune cose devono veleggiare in un alone di mistero e di incertezza
RispondiEliminaAllora, sempre in un alone di mistero e incertezza, la prossima volta ti darò il tormento per dirmelo ;)
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