Anche questo weekend meteo incerto,
voglia di roccia in ambiente, con Roberto che vorrebbe "togliersi la ruggine", e invece ci
ritroviamo senza gran possibilità di scelta nelle mani di Nicola.
Destinazione Arco, la zona dove il meteo dovrebbe essere migliore,
non buono, ma migliore secondo le previsioni. Alla fine sarà meglio
del previsto, anche se la pioggi sugli ultimi tiri l'abbiamo schivata
per un soffio (mentre ad Arco pioveva, a Dro splendeva il sole).
Si parcheggia al campo sportivo di Dro,
ma quello sbagliato, quello più lontano, quando al rientro Nicola se
ne accorgerà sarà una tragedia. In cammino e ben presto ci troviamo
in mezzo agli ulivi e altre piante, tutto molto "immersione
natura", con alla nostra sinistra le pareti che si slanciano
verso il cielo contorcendosi su se stesse.
Si avanza, leggendo e rileggendo la
descrizione, eccoci passare sotto a "La Bellezza della Venere"
con tre cordate alla base, che traffico! Ma noi si prosegue,
accaldati e sudati, con delle temperature e un sole al di la delle
nostre aspettative. Si inizia la risalita del conoide, ed eccoci
arrivare alla "partenza" della roccia, con una scritta
lunga e nera, ma mezza cancellata.
Ci sarà scritto "Dinosauri"?
Sembra di si. Ma mentre Roberto si prepara e Nicola espelle, vado in
perlustrazione, e trovo il vero attacco della via un centinaio di
metri più avanti. Parte Roberto, sale svelto, la sosta dovrebbe
essere alla fine della corda, ma pare che lui prosegua. Ci mettiamo
le scarpette al volo e si parte.
E così iniziamo già a non capire le
reali lunghezze dei tiri e le discordanze con le descrizioni della
via (qui e qui e qui e qui).
Già perché Roberto sembra abbia concatenato i primi due tiri, ma
non ci sembra di aver percorso in conserva più di una decina di
metri. Va beh. Nicola senza casco (bigliettino promemoria inutile
data la demenza senile) sta davanti, ma non è che perchè io ho il
casco puoi scaricarmi roba.
Roberto riparte, sembra che vada molto
ma molto più a sinistra dello schizzo. Però trova la sosta come
descritta (la terza dei saas). Ci ricompattiamo, Nicola va in
perlustrazione verso destra, ma trova solo del marciotto, non può
esser di la, deve essere qui.
Ok, parto io ora, alla ricerca di un
diedro appoggiato che chissà dov'è, mentre invece quella placchetta
con una bella lama la trovo e la sudo, e mentre gli altri da laggiù
mi dicono di fare sosta sull'albero "posso farla sui fix che ci
sono?!". La via è corretta, c 'è pure la scritta.
Proseguiamo in conserva per i due tiri
di trasferimento intervallati da placche di 3a (che non mi pare aver
trovato). Ma cosa vedono i miei occhi! Sugli ultimi metri del secondo
tiro di trasferimento, una pianta è schiacciata contro la parete:
beh, logico passarci in mezzo come assicurazione "veloce
naturale" e come possibile siparietto per gemiti Nicoliani nel
contorcersi per passare.
Ed eccolo, arriva! Nota dove sono
passato e capisce subito il secondo fine del mio passaggio: si slega
e non mi da soddisfazione.. Mi aspetta l'ultimo mio tiro, breve ma
con un bel blocco smosso da evitare di trazionare. Ok sono in sosta.
Ora inizia la vera via.
Sì perchè alla fine lo zoccolo era
robetta, ora inizia il tosto. Nicola parte, contento come una pasqua
finalmente sui gradi per i quali può alzarsi dal letto. Lo si vede
che si spalma, placca e movimenti, io e Roberto ci guardiamo
speranzosi che il capo si ricordo come si fanno i paranchi. "quanta
corda ho?" ed eccolo che non contento concatena due tiri anche
lui.
Partiamo, ci provo e ci riesco senza
azzerare, in effetti bella arrampicata, finchè Roberto non sta
qualche decina di centimetri troppo a destra e smuove un bel
scaglione: fortuna che io sono ben a destra, e fortuna che lui
generoso com'è sacrifica un suo dito per evitare al blocco grosso di
rovinare verso basso. Che tesoro!
Arrampicata divertente, ma a parte
ironia, certi avvenimenti non fanno bene allo spirito, oltre che al
corpo. In sosta ci medichiamo come si può, nulla di grave, ma un po'
di botta c'è. Si valuta se proseguire, e lui dice di potercela fare,
o almeno di provarci il prossimo tiro e vedere come va. Forza annamo!
Nicola parte per il nostro settimo
tiro, le difficoltà aumentano, tiro bello, un po' di dulfer, un po'
di placca, un po' di tutto! E Roberto sale stringendo un po' i denti
e un po' le fettucce dei rinvii, ci sta. Che poi il tiro chiave è il
prossimo..
Ed eccoci infatti! Tiro chiave che
presenta le difficoltà maggiori alla partenza, dove Nicola sbuffa a
ripetizione, ma senza fermarsi e di slancio prosegue, fix su fix (ben
protetto questo tiro), lamone strapiombante spettacolo. Fa troppo
presto per i miei gusti.
Tocca a noi. Istruisco Roberto
sull'arte dell'A0, pratica che poi farò anche io, perchè mi trovo
davvero in difficoltà, anche se nell'A0 mi rendo quasi conto che
faccio la stessa se non di più, fatica che provandoci a farlo
pulito. Ma verso Arco vedo che piove, e l'orario rischia esser tardo
per la cena di Nicola.
Bella lama ma non sono in grado di
apprezzarla, arrivo in sosta più rapido possibile, e riparte ancora
Nicola visto che le relazioni sono discordanti sulle difficoltà
prossime. Ancora vengono concatenati due tiri, e i vari strapiombetti
su questo tiro non sono facili facili (quello in ripartenza dalla
sosta che non abbiamo fatto, il più duro).
Ma devo ammettere ultimi tiri davvero
belli, ne vale la pena. Arrampicata varia, tecnica e forza, sempre
verticali, esposti.
In sosta, timing al pelo, sete alle
stelle, finiamo tutti i liquidi che abbiamo, e poi alla ricerca della
discesa. Ci si divincola tra i massi di una frana alla ricerca degli
ometti, poi su placche lisci ma poco inclinate fantasticando scene
che ogni uomo vorrebbe vedere. Vari avanti e indietro per cercare la
traccia giusta, infine eccoci rientrare nel bosco e infine nello
scosceso sentiero delle cavre.
Una volta sulla forestale, destra o
sinistra, ci sbagliamo due volte, si può? Arriviamo al campo
sportivo, quello giusto, e poi per asfalto verso la macchina. Cavoli
è tardi, mentre camminiamo faccio travaso materiale da un imbraco
all'altro.
Oltre alla ruggine c'è chi ha tolto la
prima pelle. Via di certo al di sopra delle possibilità dei due
miseri secondi di oggi, ma ammetto bella. E con del dislivello alla
fine! Una birra fresca al volo è d'obbligo.
Qui altre foto.
Nessun commento:
Posta un commento