A meno di
una settimana dal primo tentativo, siamo di nuovo qui. Perchè? Perchè accanirsi su un insuccesso
così presto? Questa cosa mi ricorda un po' il Gran Zebru, ma quella volta si trattò di
maltempo, non di difficoltà tecniche..la cosa cambia. Ma come siamo arrivati a
questo punto..
Domenica scorsa io e Giorgio
tentiamo un vione, forse un po' troppo per le nostre capacità, ma il grado ci
fa ben sperare, anche se nessuno ha esperienza su una via alpinistica di tale
lunghezza. Partiamo anche bene, ma al sesto tiro sbagliamo, stiamo troppo a
sinistra, maglia rapida per rientrare nella via, ma ormai la testa è andata,
l'orario scema verso il tardi (e nel pomeriggio sono attesi temporali):
ritirata.
Scendiamo
tristi ma convinti di aver fatto la scelta giusta (e infatti visto come la via
proseguiva, ci abbiamo preso) anche se scendendo ci voltiamo di continuo a
guardare quel bel spigolone che ci ha respinto, e un cielo che anche alle 18
non ha mai minacciato temporali, uffa! Lasciamo la Val Canali con la scimmia
sulla spalla e la voglia di arrampicare.
Ma abbiamo
sete di ghiaccio, di alta quota, anche altri amici avrebbero le stesse mire, ma
il caldo, lo zero termico a 4500m, il meteo un po' incerto per la domenica,
sconsigliano pericoli oggettivi che sono quasi certi. Torniamo su roccia
allora. E a fare cosa? Beh, un conto in sospeso ce l'avremmo, una ferita che
brucia, una bella via vista dal basso e che conosciamo per 1/3.. Testoni!
E siamo ancora io e Giorgio. Ma
stavolta la prendiamo un po' più light, si parte il venerdì sera dopo aver salutato
le consorti: pausa cena in autogrill ma con un ottimo cous-cous di Chiara, e
poi via verso la Val Canali. Verso mezzanotte e mezza ci infiliamo nei nostri
sacchi a pelo che giacciono sui sedili della mia auto: il confort è questo,
meglio che niente!Suona la sveglia, 5h scarse le abbiamo dormite, ora una bella colazione con thermos e crostatine e siamo pronti. Siamo già frenetici, si prepara lo zaino mentre si mastica la colazione, va bene così. Solo ho la conferma di quanto visto stanotte sull'asfalto: ha piovuto. Porca vacca miseria, speriamo si sia già asciugato! Sì, tranne l'erba dello zoccolo, il resto è asciutto.
Poco prima delle 6 ci incamminiamo, "oh mi è familiare questa valle, da quanto tempo!", ma nonostante la "scarsa" novità riusciamo a rimanere ipnotizzati da queste crode, notando "cose" che ci erano sfuggite l'altra volta: fori passanti su un paio di cime, e il profilo tozzo ma slanciato dello spigolo che ci aspetta e di quello che ci aspetterà (Sass d'Ortiga).
Saliamo testa china verso il Rifugio Treviso, ce lo lasciamo sulla sinistra e proseguiamo verso l'attacco che sappiamo bene dove sia. Si esce dal bosco e lo spigolone è li, davanti a noi, sopra di noi. Risaliamo verso lo zoccolo basale, è giunto il momento di legarsi: "Giorgio parti tu o parto io?"
La domanda è classica, democratica nelle cordate di pari livello o comunque rispettose l'un dell'altro, ma oggi ha un certo sapore: chi parte si becca il tiro che l'altra volta ci ha rigettato. "Dai parto io Andrea" dice Giorgio deciso, e bravo, così si fa. Tanto poi del IV, IV+, V sparsi ci sono un po' dappertutto. Intanto altre voci iniziano a sentirsi in valle..
Alle 7:00 Giorgio attacca lo zoccolo, che non è compreso nei tiri della via, ma presenta del II e un paio di passi di III, in conserva, una protezione su un albero, 80-90m di corda. L'altra volta fatti in scioltezza, oggi che l'erba e il terreno sono bagnati un po' di calma ci vuole.
Il primo
tiro da relazione tocca quindi a me, tiro facile, ma l'umido è ancora presente
su erba e terreno già friabile di suo. Siamo ancora all'ombra ma la temperatura
non è per nulla fresca. Ecco Giorgio, ed ecco altre cordate sotto di noi, mamma
quante.
Giorgio va
per il secondo tiro, stavolta tenta la protezione sul masso incastrato, ma ci
vuole un cordino molto lungo e un braccio altrettanto per andarlo a prendere
mentre fa il giro. Intanto Matteo e Enrico di Forli ci raggiungono.Ecco a me il terzo, che di difficile ha trovare la terza sosta! L'altra volta sono stato troppo a destra, scendendo in doppia l'abbiam trovata, ma oggi già non la vedo più. Beh, mi tengo a sinistra, ricordo un masso appoggiato con cordone, eccolo! Allora se devio a sinistra..ecco la sosta. Andiamo bene dai. Uno sguardo giù: le difficoltà non sono state grandi finora, ma la verticalità della progressione e visibile.
Stavolta Giorgio si becca il vero strapiombetto del quarto tiro, la corda inizia già a incastrarsi e perciò faccio saltare la corda il che vorrà dire che io dovrò passare da un'altra parte, ma va bene, anzi forse va meglio. Sempre più cordate arrivano, un po' alla stessa sosta, un po' restano sotto, soccia che affollamento. Non essere da soli in via a volte fa piacere, ma essere in tanti, mai.
Il quinti tiro è quello dove le relazioni dicono che diventa tutto più verticale e le difficoltà aumentano: non che finora si camminasse, però.. Guardo e tra me e me penso: ma dove sono passato l'altra volta? Provo a partire, parto, salgo, ma non me lo ricordavo così atletico e delicato. Comunque arrivo presto sul terrazzino della sesta sosta, il terrazzino della ritirata!
Arriva Giorgio e ci siamo. Giro di boa. Parte, leggermente sinistra, ma poi evita "l'errore" dell'altra volta e si infila nel camino. Non lo vedo più, ma lo sento che sbuffa, a ripetizione. La corda sale lentamente, e intanto la mia sosta si affolla, una, due, tre cordate, alchè un po' innervosito "ragazzi, però dobbiamo darci una regolata, non possiamo arrivare alla stessa sosta in 10", e temo che Michele se la prenda un po' a male.
Cerco di concentrarmi su Giorgio, sulla corda che scorre e su eventuali suoi richiami verbali. Metà corda, anche se non segnata, è passata di sicuro: e vedo che chi mi sta intorno si agita perchè vuol salire (su una via così lunga è lecito aver fretta), ma la relazione di IV grado on line consiglia un tiro da 45m per uscire dal camino, e non fare come i saasbaloss che sostano dentro il camino.
Michele parte anche lui, poi sento Giorgio finalmente "Andrea molla tutto!", oh bene, dai che la portiamo a casa questa via, e parto. E vacca se è levigato. E vacca se è duro! Complimenti Giorgio. Visto che la via è lunga e che quindi non si può perdere tempo, quando salgo da secondo cerco di essere sgaggio, tasto un po' meno gli appigli e mi fido di più degli appoggi. Quindi questo camino lo salgo senza godermelo troppo, senza pensare troppo ai passaggi, senza cercare troppo il facile nel difficile. Vado su.
Sono fuori dal camino, una passeggiatina verso la sosta ed eccomi dal mio amico. Il settimo tiro è una camminata aerea verso la base del proseguo della via: camminata sì, ma con la corda che non viene e l'esposizione, ci si sente peggio che su un IV verticale. Giorgio alla sesta sosta vedendo che il prossimo tiro era una ciofeca mi aveva detto "se vuoi far te anche quello dopo" ma subito avevo rifiutato, tanto di tiri ce ne sono ancora tanti per sfogarsi, meglio non perdere tempo e proseguire alternati.
Il clessidrone di sosta mette a dura prova la lunghezza dei miei cordini, Giorgio riparte per un tiro che dovrebbe essere molto lungo, talmente lungo che finirà a far sosta qualche metro sotto l'"ufficiale", verso la quale ci sposteremo una volta ricongiunti. L'arrampicata è facile ma bella, appigliata e varia, insomma una salita che non ti fa accorgere del tempo che passa. Intanto il tappo del sesto tiro con le varie cordate si è sciolto, ci si scavalca e passa di fianco.
Il nono tiro riparte verticale e di IV, si sale dritti, ma la roccia ottima (quasi sempre) e ben appigliata rendono meno "problematica" questa verticalità. Ora che il tiro chiave è superato, ci si diverte molto di più, più sereni e ottimisti. O meglio, da qui ormai la vedo quasi impossibile calarsi. Ma dai che ce la facciamo! Ops, siamo solo a metà..
Il decimo è divertente quanto quello prima, ora tocca a Giorgio gustarselo. Inizio a godermi il panorama intorno, grazie a un'acquisita tranquillità di aver superato il camino maledetto. O anche per cercare una sorta di relax per aprire la mente e salire sciolti e spediti. E le chiacchiere in sosta diventano più piacevoli e meno tese. D'altro canto adesso avere qualcuno davanti che cerca la via, fa anche comodo.
All'undicesimo tiro invece mi trovo da solo, e infatti occorre concentrarsi e pure fermarsi a leggere la relazione, per individuare la via. Alla fine scelgo la logicità e facilità, e ci becco bene, anche se ricordo ancora quel maledetto friend con rinvio corto, e più su quello lungo ma comunque angolato, quanto appesantissero la corda: che brutta arrampicata quella zavoratta dal basso.
Una ciofeca per uno non fa male a nessuno: Giorgio si becca il trasferimento per passare dall'altra parte dello spigolo. Tiro facile, ma con foto panoramica stratosferica! Ora siamo in pieno sole. E siamo così a 2/3 della salita. Anche se sono quasi le 14.. Però su, il cielo è sereno, dovremmo poter viaggiare tranquilli. E a questo punto ciccia, si bivacca in parete se proprio e si vince!
Tredicesimo tiro, "tenendosi 15 m a destra dello spigolo". Noi comunque alla fine questo spigolo non l'abbiam visto tutto il giorno, è uno spigolo cioccione diciamo. La roccia sale di qualità avvicinandosi al cielo, è un gran gusto arrampicare qui, tantochè a volte si dimentica di proteggersi. Sopra le nostre teste incombe il profilo strapiombante della parte alta dello spigolo. Ripenso ogni volta agli apritori di questo genere di vie, che fiuto.
Dai Giorgio, passa di la e sali, le difficoltà aumentano un pochino adesso, verticalità sempre ma anche buona roccia. Nel proseguo del tiro non lo vedo più, chi ci precede aveva "ostiato" un pochino, e anche il mio compagno. D'altronde abbiamo già una serie di ore e di metri alle spalle, penso possa essere lecito. Tanto più che, se non erro, così tanto non ho mai arrampicato, il massimo era stata la Via Adang.
Bene ci siamo, tiro con del V. E c'e tutto. Ci sono pure due chiodi (di cui uno piantato a metà!), merce rara su questa via, ma di questo ne riparleremo alla sosta successiva. Mi sto divertendo come un matto, concentrato, testa "bassa" e pedalare, occhio a cosa afferri ma vai. Però accidenti, questo passo in strapiombo nel camino con piedi molto da alzare e una mano poco buona. Provo un po' di volte, ghisandomi l'avambraccio destro. Dai vado, no. Dai vado, ok, cazzo mi scivola il piede, il rinvio sul chiodo è provvidenziale per una mezza azzerata, pazienza, meglio 70 kg statici che dinamici!
Arrivo alla
sosta dove si dice si possa bivaccare. Oddio, pensavo si bivaccasse più comodi
e magari dentro una grotta che ripara dai fulmini. Ma lascia stare, andiamo a
casa, saliamo. Recupero Giorgio, avvisandolo di non spremersi troppo che lo
aspetto l'altro passaggio di V e poi è fatta! Pregusto già la commozione di
vetta, ma non è il caso, piano a esultare che anche la discesa non deve essere
uno scherzo.
Ecco
Giorgio, siamo rimasti da soli, Angelo con Stefano sono ben più su, ma mi ha
dato una dritta per affrontare il passaggio chiave: presa rovescia, ti alzi coi
piedi e vai a prendere una lama. Lo riferisco a Giorgio che si prepara a
partire. Parte. Fatica già un pochino i primi metri, ma è lecito. Intanto
arrivano in sosta i ragazzi di Forlì.
Eccolo al
passaggio chiave, ma non va. Una, due, tre volte, ma nulla. Si prende il tempo
di riposare comodo visto che il passaggio è di forza, e nelle nostre braccia ne
è rimasta poca (il III e IV verticale obbligano poi a usarli gli arti
superiori). Una nuvoletta si addensa verso Passo Canali. Io ho il tempo di fare
qualche foto.
Riprova e
riprova varie volte, lo sento che si fa il tifo da solo ma nulla. "Dai
Giorgio, guarda che il camino era ben più duro" gli diciamo. Parlo con
Enrico che dice "alla fine su questa via d 18 tiri, soste escluse, non ci
saranno più di 10 chiodi. Ci sarà massimo del V, ma se la danno TD- ci sarà un
motivo", non ci avevo pensato. Niente, Giorgio non passa, la nuvolaccia è
la e la discesa non può farsi bagnata.
Cordata a
grappolo, la Steger ricorda, anche se quella volta stavo dall'altra parte. E io perchè non provo?
Non voglio perdere tempo, ma ammetto che ho ancora il braccio ghisato da sotto,
e quindi ho i miei dubbi che ce la farei. Orario tardo e nuvola..non rischiamo.
Parte
Matteo, che torna ad arrampicare dopo un po' e quindi questa dose di fiducia
gli fa pure bene, riesce a proteggersi sotto al passaggio e al primo tentativo
con passo atletico e di forza lo supera. Sale Enrico, che arrivato vicino a
Giorgio si slega da una delle sue corde e la passa al mio amico, che con la
corda dall'alto supera il passaggio al primo tentativo. Io intanto faccio un
sacco di foto mentre aspetto.
Finalmente
posso salire anche io, in effetti non era facile manco la partenza, ma il
passaggio se letto bene non è così duro: decisamente Giorgio nel sesto tiro ha
fatto di più! Ma non lo biasimo se era cotto, lo ero anche io e io addirittura
non ci ho manco provato. Dai, ora è nostra.
Eccoci vista
Rifugio Treviso e sommità del Dente del Rifugio, miiii se siamo in alto e
"dritti". Forse rispetto alla relazione di quarto grado aggiornata,
questo tiro è stato più corto, ma va bene. Parto per un altro divertente tiro,
di sicuro complicandomi la vita, ma visto che ormai l'arrampicata volge al
termine e sento di averne ancora, voglio spremermi. Ed ecco li la cima, anche
se ancora lontana, almeno è lì.
Giorgio
arriva e parte per la camminata sotto l'ultimo salto, che a vederlo da qui non
sembra proprio del II con passi di III. Lo seguo in conserva lunga protetta,
tanto riesco ad arrivare alla base delle "difficoltà" quando lui è
ormai in sosta in cima, anche se non lo so. Ultimi diverti passi in salita, ed
eccoci in cima.
Yeah! Gran
foto di gruppo, strette di mano, cinque, ma calma. Sono quasi le 19 e c'è da
scendere. Le foto verso la Val delle Lede sono già in controluce.
Però
mangiamo qualcosina e finiamo l'acqua, che la sete e fame abbonda, anche se
dimentichiamo il TWIX di vetta. La discesa preoccupa troppo. Almeno quella
nuvola si è dissolta, e siamo relativamente tranquilli. Di fronte a noi il Sass
d'Ortiga si staglia vertigionoso: riparte la voglia di arrampicare.
Via si
scende. E la discesa è tutt'altro che comoda: si dovesse incappare in un
temporale, meglio stare in cima e sperare un fulmine non ti prenda piuttosto
che scendere! Si disarrampica (scarpe da ginnastica) su del marciotto, traversa
esposto su altro marciotto. Si superano spigoli che fanno perdere il contatto
visivo.
Si risale in
arrampicata, si seguono dei segni rossi che però ormai sono sbiaditi e spesso
lontani: in caso di scarsa visibilità la vedo dura. Ci si riporta lato vallone
di Sant'Anna, si disarrampica in discesa, compaiono gli spit ma li ignoriamo.
Non possiamo non ignorare le placche inclinate col ghiaino che terminano nel
vuoto.
Traversi su
placche su cui non si può sbagliare, altri aggiramenti, una presa che si muove..
Dai forza che la forcella non dovrebbe essere lontana, eccola lassu! Ci siamo
aspettati coi forlivesi Matteo e Enrico, la giornata è stata uno scambio di
aiuti tra noi: la montagna unisce.
Forcella.
Ora la discesa è più easy. E la dolomia si colora di tramonto. Le foto si
sprecano. La voglia di birra urla!
Discesa su
canalone marcio, traverso, ma ora siamo su sentiero. Il tratto attrezzato ci
darà un po di filo da torcere in quanto non proprio banale, verticale, e con un
cavo che non da molta fiducia. Poi scendere su cavo attrezzato.. Meno male c'è
anche un pezzo da risalire! Dai che la Forcella delle Mughe è la! Beh, cosa
vedo, altri due che escono ora in cima alla Pala del Rifugio.
Siamo sul
sentiero adesso, che anche se non è proprio un E, almeno conforta. La discesa
parrà infinita per la sete e fame che abbiamo, il buio che incombe, ma le
frontali possono aspettare. Ghiaia, massi, pendenti, si entra nel bosco,
radici, si dono voci, rifugio! Birrone d'obbligo!
Ci scambiamo
il materiale con Matteo e Enrico, c'è stata della promiscuità tra cordate.. La
birra scende che è un piacere, un piacere corto, un coito interrotto, ne vorrei
altre tre. Ma pensiamo ad arrivare alla macchina, che il rientro sarà lungo e
difficile alla guida. Mangiamo tutto quello che abbiamo in auto. Ci imponiamo
di fermarci quando ci viene sonno, e infatti due soste sonno le facciamo onde
evitare incidenti. Infatti arrivo a casa alle 4..
Che dire,
giornata grandiosa! Nessun temporale pomeridiano, anche se una nuvola alla quindicesima
sosta mi aveva messo in apprensione. Piena, appagante. Da dire però che, come
tutte le volte che ti diverti, il tempo passava e scorreva senza accorgersene.
Speriamo riprovare presto questa sensazione.
Qui altre
foto.
Qui report.
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