La
pasticceria
la Bologna fu galeotta: una fetta di torta formato grattacielo, una guida che sbuca dallo zaino, un
consiglio di un amico, e la frittata è fatta. Oggi si va alle Coste
dell'Anglone, Mercurio Serpeggiante: fino a ieri indecisi tra Rocca Pendice e
le Placche Zebrate, ma si sa che tra i due litiganti il terzo gode. Tra Arco e
Rocca Pendice scegliamo Arco per stare al sole e non nella rischiosa nebbia;
poi invece che due viette alle Placche Zebrate, un "vi consiglio Mercurio
Serpeggiante" di Giorgio ci fa deviare verso le Coste dell'Anglone.
Per una
volta, dopo
Dinosauri o
Luna Argentea, riesco a parcheggiare nel campo sportivo giusto, ma
già il naso fuori dalla macchina ci fa capire che fa un freddo becco. Ci stà, 0
gradi erano previsti, ma uscirà il sole a scaldarci su questa parete esposta a
sud! Ci incamminiamo fiduciosi, e in breve giungiamo all'attacco: ci siamo solo
noi..vorrà dire qualcosa?
Nonostante
esser partiti alle 6, attacco il primo tiro alle 9e15, e considerato il
coprifuoco che ho per stasera, ho già paura sia tardi: mi prometto di fare
poche foto e sgaggiarmi, che alla fine 12 tiri sono 12 tiri. Ma perchè siamo
venuti qui?! Il primo impatto con la roccia è la ghiacciata di dita, e dalla
prima sosta noto che il sole non riesce a uscire a causa di una guglietta sulla
cresta Stivo-Bondone.
Arriva
Stefania, che riparte subito, e almeno il sole esce a farci ombra sulla roccia:
pare un miraggio. Lentamente mi scaldo, ma dire che si stà bene sarebbe una
bugia! Finalmente posso partire, mi sono già rimesso le scarpe per accellerare
i tempi quando ho capito che la mia amica fosse arrivata in sosta.
Le
difficoltà sono ancora contenute, i cordini nelle clessidre indicano
chiaramente la via, la temperatura percepita si è fatta più piacevole, e ciò ci
permette di essere veloci quanto basta a rispettare gli orari. Solo qualche
passettino ci fa posizionare e riposizionare i piedi prima di trovare l'assetto
giusto, l'arrampicata è ancora plaisir.
E tra i
passettini, annoveriamo la partenza del quarto tiro, dove Stefania cambia
strategia di approccio alla placca fessurata. Mentre percorro io questo tiro,
mi lascio andare a non mantenere la promessa delle poche foto: si inizia a
stare discretamente e tutto fila liscio, mi permetto un click.
Già i tiri
precedenti zigzavano un po', adesso il quinto tiro finisce proprio con un
traverso netto verso sinistra con pure tratto in discesa! E col sole che inizia
a farci "cucu me ne vado". Il classico lieve contorsionismo in sosta
per scambiarsi la conduzione della cordata, e si riparte.
Appare il V
grado.. O meglio, il V-, ma in traverso è sufficiente ad aumentare il tempo
richiesto a superare i metri di arrampicata. Un cordino incastrato in uno
spuntone fessura smorza la tensione e consente al capocordata di proseguire
verso un bel diedro.
E adesso?
C'è da andare di li? Questo traverso esposto verso sinistra a tratti
aggettante? E soprattutto, ora che siamo all'ombra?! Sì, proprio per di li, con
le dita che man mano si raffredderanno pesantemente, proprio quando di dita e
braccia me ne servono parecchie. Con qualche sbuffo, arrivo a una sosta tanto
comoda quanto scomodi sono i tiri con cui confina!
Già
concordato alla sosta precedente, riparto io per il tiro chiave, che è davvero
chiave! A parte il fatto che per 6-7m non si vede una protezione e ci si trova
di nuovo su traverso esposto, stavolta verso destra, poi la situazione si fa
sempre più strapiombante! Non so come, ma riesco ad avanzare senza azzerare,
per poi arrendermi sotto lo strapiombetto, dove la mancanza di sensibilità alle
dita mi consiglia di non rischiare. E anche così non è facile superare i
prossimi metri, e se ne accorgerà anche Stefania! Roccia ottima sulla via, ma
non sempre, una scaglia invitante ma traballante fa traballare anche noi.
La mia amica
è cotta, ma riparte lei per il nono tiro, dove il V-, il freddo e la fatica
precedente la mettono un po' in difficoltà. Provo a darle qualche consiglia, ma
non ascolta, troppo concentrata. Non oso guardare che ore sono, ora che la via
si fa tosta il tempo si starà dilatando a dismisura, e siamo destinati a gelare
su questa parete ormai completamente in ombra.
Da questa
via scendere in doppia sarebbe un'impresa, più facile continuare, nonostante il
freddo Ci manca solo si alzi il vento..ed ecco una debole ma pungente brezza.
Il prossimo tiro è l'apice del serpeggiamento: scalo, arrampico, e mi ritrovo
sopra la sosta di prima ma avendo percorso il triplo dei metri che mi ci
separano in linea d'aria!
Altro bel
traverso, con del V+, e riparto io. Sembrava più duro a vederlo da lontano, ma
non scherza, ora che ci si mette anche la non amata placca poi.. Accidenti a
noi, "andiamo ad Arco che stiamo al sole!", brrr. Delle frecce mi
indicano la via, ora siamo troppo vicini a Luna Argentea, e la logica mi
farebbe andare altrove.
Stefania mi
cede volentieri anche l'ultimo tiro, d'altronde ci stà, è la via più lunga che
lei abbia mai affrontato (finora). Un invitante roccia rotta sopra di noi, ma
una perentoria freccia verso destra a prendere quello strapiombo, via a destra!
Ma via anche di A0, è tardi, V+ di forza con le dita gelate anche no, e
comunque anche A0 si fa una fatica bestia.
Arrivo in
sosta, soddisfatto, gli azzeri oggi me li perdono abbondantemente vista la poca
sensibilità alle dita e le difficoltà che non farei nemmeno in situazioni
confortevoli. E 6h15 per 12 tiri mi gusta come tempo! D'altronde quando la via
è "indicata" e non c'è da perdere tempo a cercarla, si viaggia bene.
Arriva anche
Stefania, e dopo la risata isterica del tiro precedente, le maledizioni a
Giorgio per averci consigliato questa via, ora anche una dedica speciale
gestuale al nostro amico a casa.. Facciamo in fretta su la roba e scheggiamo
giù, magari riusciamo a fare in tempo a tornare a casa quando devo!
Discesa
comoda, meno male, mi ricordavo un'altra discesa ben più lunga e invece qui si
va bene. Un bel mezzo tramonto verso sud, reso rosso da tutto l'inquinamento
che affligge la pianura. Bella via e soddisfatto!
Qui ottima
relazione testuale.
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