domenica 7 febbraio 2016

Baldo Snow Storm

Che ci sarebbe stata tempesta lo sapevo bene. Anzi, ne ero quasi contento, così avrei fatto la mia salita in condizioni pessime, ma su un terreno che conosco bene e che grazie ai cavi della funivia non permette di perdersi. E allora, andiamo a sgranchirci le gambe. 

A 1000m doveva esser già neve, perfetto, io parto da 1100: invece piove. Delusione e rassegnazione, l'ombrello si apre e si inizia a salire: piove anche bene, ruscelletti sparsi e terreno scivoloso. Ancor più scivoloso quando un po' di neve e ghiaccio si trovano, ma fino a 1300/1400, una vera nevicata non si vede. 

Impronte mi hanno segnalato che qualche altro matto ha avuto la mia idea, ma quando la neve a terra si fa spessa, non vedo più tracce. Il vento soffia già, la visiera mi ripara mentre procedo a capo chino pestando finalmente del bianco. 

Salita classica, la diretta verso il Fiori del Baldo, ma devio un po' rispetto al solito in modo da tenermi ben sotto la funivia. La salita è molto più lenta del solito, mediamente di neve per terra ce ne sarà una spanna, e il vento contro di certo non aiutano. Ma il vero vento sarà in cresta. 

Eccomi al primo rifugio, ed ecco che sento quale sia la vera potenza del vento che arriva da est: che poi ancora non sento bene. Salgo per la cresta verso il Chierego, anche qui la staccionata di filo spinato aiuta. Ma i proiettili che arrivano in faccia fanno davvero male, nonostante il cappuccio della giacca faccia da scudo. 

Al Chierego metto la maschera, che purtroppo durerà poche decine di minuti: poi si appanna e non vedo quel poco che riuscivo a vedere! Stringi i denti e batti traccia, ne troppo a dx ne troppo a sx.  Si fatica a stare in piedi, sembra di essere in Appennino, finalmente vedo (quando ormai sono a 20m da essa) la costruzione in cima a Costabella. 

Mi ci infilo dentro a ripararmi dal vento, due foto e via andare giu! Le mie tracce sono gia difficili da trovare, e adesso il vento mi chiude ancora di più gli occhi. Ma le due ore abbondanti per salire, diventano una sola per scendere. 

Finita la cresta, la discesa diventa ben più "comoda" col vento alle spalle e una nevicata che pare orizzontale. Solo che il terreno sotto la neve, visto che non c'è fondo, è scivoloso, occorre stare attenti, quando poi si trova un sasso, addio. 

Riprendo l'ombrello abbandonato in salita, ma nessuna voglia di aprirlo, anche perchè la combinazione pioggia e neve è micidiale per terra, occorre avere le mani libere per i bastoncini, e anche così, una bella culata non me la evito. 


Bagnato come un pulcino arrivo all'auto, bagnato e lavato dai pensieri.

Qui altre foto.
Qui video.

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