Il primo tentativo finì a
vuoto perchè da noi giudicata troppo magra, e ripiegammo su una bella giornata
avventurosa su Wagnis und Gluck.
Il secondo tentativo in realtà non ci fu, abortimmo prima di provare perchè
tardi e perchè altri volevano salire quella linea, perciò aspettammo. Stavolta
sarà la volta buona? Di certo è la volta più programmata di sempre.
L'occasione
è la concomitanza domani e dopo dopodomani con Carpiccozza 2016, oggi ci combiniamo
una salita per la formazione degli aspiranti istruttori, Fiorella e Simone (Dario
resta vittima dell'influenza). Partiamo tardissimo, si burlano di me, ma per
fortuna saremo i soli a salire oggi. Colazione in posto nuovo, solito
parcheggio, ma nuova neve, finalmente
sembra essere un pochino inverno..
Vietato
uscire dalla traccia, pena lo sprofondare nella neve. Un ometto ci dice che la
via è giusta, un cartello ce lo conferma, la vista della cascata ancor di più.
Tutto un altro aspetto rispetto alla scorsa volta, ma manca ancora la vista sul
tratto intermedio, quello più duro. La neve probabilmente copre molto ghiaccio
orizzontale, e così finiamo a fare sosta dalla clessidra trapanata.
Parte la
lezione del Maestro Nicola, poi partiamo anche noi che va beh che non fa freddo, ma a star fermi non fa
nemmeno caldo. Simone, in cordata con Nicola, tituba sul ghiaccio ricoperto di
neve, con rocce affioranti che poi Gianluca sfiderà con le sue lame alla
criptonite. Non li vediamo più, ma la corda scorre, scorre, scorre, fino a
trovare mille nodi in queste corde nuove indemoniate.
Partiamo
anche noi secondi, senza sapere se siamo in sicura o in conserva, anzi quasi di
certo siamo in conserva visto che io e Fiorella saliamo appaiati. Povero
Gianluca che ci tira su come salami! I primi metri di goulotte sono belli
incassati, il ghiaccio un po' meno, le viti di Simone tante, ma se la sbriga
poi Nicola. Io armato delle picche di Riccardo e dei ramponi di Nicola, salgo
molto tranquillo.
Noto la
sosta prima della camminata verso il muro del secondo tiro, che nessuno ha
visto (mah) e assaporo la salita che mi aspetta: ben più in forma dell'altra
volta, ma nemmeno grassa e bella chiusa. Comunque salibile. Due chiacchiere in
sosta e parto. Peccato per Simone, ha fatto sosta a sx, così Nicola ha davanti
a se la possibilità di complicarsi la vita: le madonne che non tirerà dopo
Simo.
Sarà il
materiale, sarà che mi sento in forma, nonostante tutto non mi sembra così
delicato, La Piccola era ben peggio! Scartando le scariche di Nicola, la mia progressione
prosegue fischiettando allegramente e piantando più viti del dovuto, ma pace.
Arrivo vicino al mio amico che sta inserendo una vite dopo aver messo un
cordino in una clessidra di ghiaccio: "Nico, ma qui c'è una sosta, perchè
non l'hai fatta?" "Perchè non l'ho vista!"
Arrugginita
e scomoda (scendendo scoprirò che ce ne era una nuova qualche metro più su),
rinforzata con vite e con gli ancoraggi del mio amico, adesso possono partire
anche gli altri. Gianluca the cat sale svelto, seminando i concorrenti e
fermandosi qualche metro sotto la sosta visto che "mi sembrate tanto
scomodi lì, io sto qui". Simone stacca pezzi di ghiaccio fino a trovarsi
in braccio una lavatrice, e terminando la salita con una serie di madonne che
fanno considerare a Gianluca che "Simone mi stai rubando il
mestiere".
Simone
riparte subito, 5 in questa sosta sarebbe stato inaffrontabile, anche 4 si sta
male, così pulsiamo Fiorella a partire subito. Detto fatto, ci ritroviamo noi
tre vecchi a parlar male dei due giovini che salgono e non posso sentirci
(vecchi e giovani non di età, ma di "esperienza") Solo che parla
parla..il tempo passa. Ma che fanno? Corda che sale, corda che scende, non ci
sentiamo.
Finalmente
Nicola parte, ma noi non possiamo, e aspetta. Aspetta. Poi eccoci salire,
congelati, tiro molto estetico, peccato per il ghiaccio delicato e a volte
esile. Già in due cordate stiamo stretti, se penso che a volte salgono in
cinque..brrr!
Troviamo
Simone in sosta che armeggia con Nicola "si scende in doppia!", uffa
speravo sentiero, pace. Solo che Fiorella è salita altri 25m, non la vediamo,
ma le tocca scendere, nonostante a detta sua lassù è molto belo e ci sarebbe un
altro salto da fare, ma capo Nicola dice di no, giù.
Tento invano
di placare una fame della madonna con quello che ho, mentre aspetto il mio
turno per calarmi, verso la sosta scomodissima. Poi da questa Nicola opta per
farsi fare la calata assistita dal basso, una volta giù propone a me o Gianluca
"dai fatevi calare voi ora", lascio immaginare l cortese lettore le
risposte.
Passegiatina
su neve, e mentre l'ultima doppia viene attrezzata, Nicola cerca di farsi del
male incastrando il monopunta nel granito, o nel basalto, insomma Nicola che
roccia è?!?!?! Una volta alla base solo un pensiero ci assila: la birra. La
birra che non vedremo.
Rientriamo
su sentiero, lasciamo la macchina dov'è (l'auto con e forme di parmigiano al
posto delle ruote) per andare a vedere la falesia per domani, Angerer. Ma a
Sage una teutonica ci blocca, con dei versi (una lingua) a noi sconosciuti,
brandendo una macchina fotografica e puntando il suo dito guarnito di unghia
con smalto verso di noi.
Capiamo dopo
qualche minuto cosa vuole, farci una foto. Una foto per se, da tenere lei.
Siamo dei fenomeni da baraccone. Poi una anche con lei. Andiamo alla falesia va
la: bella, ok, si viene qui con i corsisti. Il tempo per la birra non c'è,
troppo tardi, ma rientrati al Garnì almeno restano 15 minuti per una corsetta.
Una cenetta
che mi lascia affamato, e via a letto che domani sarà lunga.
Qui altre
foto.
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