E niente, questo inverno non vuole
arrivare. Niente neve, poca pioggia, freddo a spot, spesso caldo:
peggio di così per le cascate non può andare, di sciare manco nei
sogni. Ma una giornata libera, un buon meteo, e un amico con voglia
di picche, non si possono lasciar scappare! Avrei una sfilza di
flussi che vorrei salire, ma a ragion veduta oggi questo è uno dei
pochi che si potrebbero portare a casa: mi spiace per chi vorrebbe ma
non può, ma la Vallunga ci attende.
Armati della relazione del buon Gianluca che con Nicola l'ha salita
qualche settimana fa, si parte: l'orario di ritrovo è da capogiro,
l'1e30. Ma questo timing ci consentirà a me e Riccardo di passare
tutta la giornata da soli, un lusso di sabato e con questa fame
generale di ghiaccio. Al parcheggio arriviamo alle 4e30, e mentre ci
prepariamo si apre il portellone di un furgonato, una tizia ancora
dentro il sacco a pelo ci chiede tutta scossa se andiamo a fare "La
Piovra" "no no tranquilla, torna a letto".
Le piste da fondo si intrecciano in una
sorta di labirinto che a buio non è facile districare, impronte
ovunque e ghiaccio orizzontale che abbonda. Riusciamo a fatica ad
abbandonare la parte iniziale del dedalo di piste e infilarci nella
parte nel bosco, dove spesso ho l'impressione di girare quasi in
tondo, ma se guardo le montagne la direzione è circa quella giusta.
La luna lassù illumina, ma le radure.
Caldo per caldo, ma insomma, sento che
il mento si sta "saldando": è il ghiaccio che inizia a
incollare i peli della barba da loro. "Saliamo" (le
virgolette sono d'obbligo in questa camminata spesso in piano) con
calma che di tempo ne abbiamo, due frontali ci inseguono ma poi
salgono verso "La Piovra", che immagino attaccheranno con
la frontale. Cristalli di ghiaccio superficiali sul manto nevoso
indicano che qui fa frio.
Lasciata l'ultima radura, ora nel
bosco, solo su traccia pestata, non su pista da sci, con il cielo che
piano piano diventa meno buio. Non ci godremo nessuna alba, ma il
chiarore che avanza sì. E il chiarore che avanza scopre i primi
flussi, le Palestrine: allora siamo vicini all'attacco! Una traccia
devia verso destra, deve essere la nostra. Ben presto un letto di
ghiaccio sul quale si avanza solo evitandolo, ci fa sentire odore
di..ci siamo.
Wow, che bastionata di ghiaccio!
Muretti ovunque, sembra una fontana, una fontana che dovrebbe placare
la nostra sete! E una fontana bella incassata nelle rughe della
parete rocciosa! Ambiente top fin da subito. Non si sa nemmeno bene
da dove partire, se a destra, a sinistra, al centro, talmente ce ne
è! Ci sono dei metri quadri, non dei metri cubi..
Uno zaino alla base, uno sulle spalle
di Ricky, e io parto che ormai sono le 8. Il rumore dell'acqua si
sente, l'acqua si vede, e si sentirà più tardi. Un primo piano
inclinato deposita su pianoro: buona scelta esser partiti a sx, il
muretto di dx presentava poi un bel pezzo di infide croste. Muretto a
sx delicato a candelette, a destra muretto facile con simil
goulottina, su di là! E mi viene in mente come Gianluca settimane fa
non abbai esitato a scegliere questa linea, mentre Nicola lo incitava
a prendere il muro difficile di sx.
"10m" sento urlare, ma la
sosta è lassu vicina, provo ad andare che qui quasi si cammina.
Quasi però. Arrivo alla sosta, ignaro che in realtà il mio amico
fosse già partito perchè la corda era finita: quasi non me ne sono
accorto, che affiatamento! Recupero Riccardo mentre penso alla
romella del prossimo tiro, quello dove anche il maestro si è trovato
in difficoltà, e questo mi spaventa.
Scambio materiale e riparto, breve
traversino innocuo, breve salitina innocua, ed eccoci sotto quei 15m
di muro. Soppà! Non pare presentare molti punti deboli, al centro è
un po' a diedro ma è anche il punto dove piscia di più e dove le
candeline abbondano più che sulla torta di un ultra millenario. Va
beh, siamo qui, proviamo. Intanto ho già buttato un occhio a Tunnel,
e non mi pare assolutamente salibile (i primi metri sono una candela
che posso abbracciare senza prolunghe).
Con passi poco eleganti e spesso di
braccia, mi faccio strada su questa vera e propria parete azzurra,
proteggendomi quando posso, altra operazione faticosa. Provo a
infilare una vite, ma dopo pochi giri si sente che avvita l'aria,
urca! Cambio punto e il ghiaccio che ormai ne tappa la fresa non
permette l'infissione e..mi cade. Pace, "Riccardo, dopo
recuperala!". Sento l'acqua che mi bagna il braccio destro, le
picche con forza cercano la penetrazione completa.
Una bella faticaccia, ma alla fine sono
fuori, con gli ultimi passi di quello scomodissimo cambio di pendenza
per uscire da una sezione a quasi 90° e passare a una a 20°.
Uaahhhh è fatta, il tiro chiave superato, ora i grossi timori su
questo flusso se ne vanno! Un po' di camminata a gattoni e raggiungo
la sosta (che poi rinforzerò coi friend lasciati a Ricky giù..).
Mo vacca se son rilassato adesso. Parto
per il terzo tiro, mentre la valle respira e alza vapore acqueo che
nasconde lo scempio di questo clima impazzito (che abbiam fatto
impazzire): zero neve sui versanti dietro di noi. Un muretto iniziale
di ghiaccio burroso come piace a me, bagnaticcio in superficie ma
solido, un passettino in traverso delicato a cercare ghiaccio
migliore, e poi sono dentro la montagna.
Inizia la sezione più incassata della
cascata, quella più estetica, con saltini di ghiaccio intervallati
da piani poco inclinati, ma sempre dentro la montagna, una ruga
profonda e scavata che oggi ci accoglie senza capricci. In lontananza
vedo il muretto citato nella relazione, sotto il quale sosto, ora su
ghiaccio.
Recupero il mio amico col cuore già
pieno, appagato dalle difficoltà del secondo tiro e dalla bellezza
del terzo, in attesa del quarto, e in completa solitudine: sentiamo
qualcuno che ci “segue”, ma riusciamo a tenerli distanti. Inizio
anche a bramare l'idea di evitare di calarsi in doppia, tanto Tunnel
non si sale, e di scendere per sentiero. O meglio, salire e poi dopo
un po' scendere.
Due chiacchiere con Ricky e parto per
quello che dovrebbe l'ultimo tiro. Il muretto appena sopra la sosta è
facile a sinistra, meno preso di petto, faccio una mezzavia per far
contenti tutti. Uscito poi da questo, l'incassamento continua e
laggiù vedo quello che mi aspetto essere l'ultimo muro. Intanto
quasi si cammina, contemplando l'angusto ambiente e un sole che per
un attimo si è fatto largo tra le nuvole a illuminare il versante
sud delle Puez.
Ah però, delicatino il murettino:
magro a destra, festoni a sinistra, e dritto vuol dire mettere un
piede nell'uno e nell'altro visto quanto è stretto! Fortuna sono
pochi metri, perchè le emozioni provate qui sono comparabili a
quelle di L2! Già che c'è da rompere un po' di colonnette di
cristallo sperando sotto ci si qualcosa di più solido, poi cercare
con le picche una bella presa. Un mano sulla roccia di sinistra ed
ecco che vedo l'abalakov dei nostri amici che ci hanno preceduto.
Questo abalakov è troppo magro però,
scavo nella neve a trovare ghiaccio, una sosta orizzontale piuttosto
scomoda, ma la corda è finita. Anche Riccardo constata la
delicatezza del camino di ghiaccio, per poi essere preda della
ribollita appena fuori da esso: lo vedo che agita le mani come se
dovesse attirare l'attenzione di un bagnino mentre stà annegando.
Ed eccoci di nuovo insieme, espongo la
mia idea: io continuerei, data la quota e la cartina, c'è da salire
solo 150m per trovare il sentiero, c'è poca neve quindi dovremmo
cavarcela bene, Tunnel tanto non si sale, evitiamo di pestare chi sta
salendo, e non roviniamo le corde. Che affiatamento, la pensiamo
uguale.
Salgo allora, ancora legati perchè del
ghiaccio c'è, provo a dare un'occhiata a sinistra se ci sia un
passaggio più breve, torno giù e rivedo il muretto che avevo visto
da lontano, bello azzurro e spugnoso ed estetico pure lui, racchiuso
tra due pareti di dolomia. Solo che la corda finisce e devo farci
sosta sotto.
Divertimento rimandato al tiro
successivo, che dopo la risalita di questo breve tratto ghiacciato,
torna nella neve, in un canale con un po' di ghiaccio ma poco. Salgo
puntando delle rocce per far sosta, per poi scoprire girandomi che
Riccardo è già partito da un pezzo. Allora si continua, anzi no,
esco a sinistra che qui c'è troppo accumulo.
Ci si slega che non ha senso, e parte
l'esplorazione dell'ignoto, con le nuvole che sostano più alte della
quota massima che dobbiamo raggiungere, altrimenti sarebbero guai. Ma
non sono manco troppo fitte dai. Un po di sano alpinismo invernale,
saliamo su pendenza moderata che raramente richiede le picche in
trazione, e finalmente raggiungiamo l'altopiano.
Non resta che traversare verso sinistra,
alla ricerca dei passaggi migliori. Dopo tante tracce di animali,
inutili da seguire visto che loro sono dei 4x4, laggiù pare
scorgersi una bella pista di umani. La si punta, mentre ognuno di
noi, da solo, esplora e si sente un tutt'uno indissolubile con questo
magico mondo che è la montagna.
Vista Saas Ciampac e Sassongher, eccoci
in prossimità della forcella, a sinistra della quale possiamo
scendere verso l'attacco di nuovo. Ma prima una sosta ristoratrice,
al sole finchè dura, ad assaporare tutto quello che ci circonda,
tutto quello di cui ci siamo circondati. Il Mars, altri dolci, e noto
che le tracce di umani vanno tutte verso Colfosco, nessuno dove
dobbiamo andare noi.
Bando alle ciance, la birra e un panino
caldo chiamano, giù per il pendio, troppo poco innevato per non
grattare e scivolare sulla ghiaia sotto, ma non abbastanza carico di
neve per essere un pericolo di distacchi. Bolli rossi sparsi, vecchie
tracce, forza di gravità, ci guidano giù, facendoci scoprire altre
rughe interessanti..
Di nuovo all'attacco, di nuovo ad
ammirare queste cattedrali di ghiaccio che inspiegabilmente ci
attirano così tanto. Teniamo bene i ramponi, ricordando le insidie
di stamani, uno sguardo alle Palestrine 1 2 3 4, a Re di Picche,
avrei ancora voglia di ghiaccio, ma l'esser sceso per l'alto mi ha
riempito l'animo.
La Vallunga si rivela davvero lunga in
discesa. Ma sempre pressochè da soli siamo, tra i cristalli
ingigantiti dal freddo, cercando le cascate dure della valle, Jumbo
Jet e La Piovra, quelle che scaliamo solo nei sogni. Il sole ancora
latita, lo raggiungiamo ma ci scalda solo pochi minuti
Poi in mezzo a qualche temerario
fondista, finiamo la nostra corsa all'auto, dove sul parabrezza ci
aspetta una multa: il parcheggio. Porca vacca, avevo notato il
parchimetro, ma alle 5 di mattina lo immaginavo spento! Pace, 28
euro, esattamente come birra, panino, dolce, caffè (tutto per 2) che tra poco ci
riempirà uno stomaco contornato da un animo pieno anch'esso.
Qui altre foto.
Qui relazione.
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