Non sono un
trailer, non sono uno skyrunner. Non mi alleno in modo specifico e/o
controllato, non mangio contando le calorie, le proteine, i carboidrati. Magari
non mangio schifezze, cerco di evitare farine bianche, zucchero, sono
vegetariano, però mi date del tiramisù non mi tiro indietro. Faccio pochi trail all'anno, e quasi sempre
solo perchè quel giorno non riesco ad andare in montagna (non sono nemmeno un
alpinista o un climber a dirla tutta).
Tranne
questo. La Marcia dei Tori è il trail di casa, organizzato magistralmente dai volontari della mia sezione
del CAI (CAI di Carpi.
Gente che a titolo gratuito spende il proprio tempo e energie per far star
bene, la unica ricompensa l'appagamento interiore, oppure anche queste poche
righe, spero. Gente che con sole o pioggia prepara il percorso giorni prima, lo
ripulisce dopo la gara, lo monitora, si riunisce da mesi prima per pianificare
tutto. Gente che si fa il mazzo.
Alla Marcia dei Tori non rinuncio nemmeno per la montagna, dal 2010 salgo a Capanno Tassoni per
correre (e camminare) sui sentieri del mio Appennino. Da quella volta che
scoprii la gioia che ti da questo tipo di attività, e la maestria delle zie del
CAI nel preparare dolci per il ristoro dell'arrivo. Solo un anno ho saltato: le
condizioni meteo erano talmente avverse che già da giorni prima si era optato
per il giro "corto" a valle.
Quest'anno
invece c'è pure la novità del percorso lungo, e senza pensarci due volte, senza
rifletterci, mi ci iscrivo subito. Solo al venerdì prima della gara inizierò a
riflettere sul "ma, ce la farò?". Quest'anno poi, all'ultimo minuto
si aggiunge Stefania a gareggiare. All'ultimissimo pure Anna. Alla mattina
troviamo pure Alessia, Andrea, Linda, Marco, ragazzi che stanno frequentando il corso A1.
Una
scappatina in bagno a fare pipì mi fa perdere la partenza ufficiale, non riesco
ad augurare il meglio agli amici che fanno la corta. Corta, sono poi 13km! La
frenesia, le preoccupazioni, le angosce. Allo start tutto si spegne, le gambe
iniziano a muoversi in modo felice, la mente si pialla, e si pensa solo
a..godersela.
Discese
veloci, discese tecniche, single track, salite sbuffate camminando. Un caldo
opprimente, ma meglio che le bufere che a volte fa in Appennino. Il ristoro, un
bicchiere d'acqua, una manciata d'uvetta, uno spicchio d'arancio, e via verso
il percorso classico, quello che ti permette di toccare il cielo una volta
fuori dal bosco.
Incredibile
correre questo tratto senza la calca della partenza, da solo, puntando qualcuno
la davanti ma senza mai raggiungerlo. Ma questo genere di sport è una
competizione verso se stessi, non verso gli altri: beh certo, facile parlare
così quando già so che non ho nessuna chance per il podio!
La salita
che ricordo, il preludio al momento più bello. Fugace appare il crinale tra i
rami dei faggi, un solo battito di ciglia ed è già tornato a nascondersi dietro
al fogliame. I salti sui single track tra le rocce, e sbam, eccoti la salita
allo Spigolino dritta davanti a te. Meglio guardare giù, su ci riguarderò
all'arrivo in cima.
La cima
arriva senza nemmeno che fossi preparato a ciò: la mente già vagava per i fatti
suoi nel vuoto. Oppure non faceva nulla, chissà. Discese in campo aperto a
frenare una gravità che resta nemica anche quando i più direbbero che aiuta. Un
altro bicchiere d'acqua e spicchio d'arancio al ristoro, e via, per l'ultimo
terzo. Peccato, siamo già verso la fine..
Sali scendi
con qualche strappetto, si tocca il cielo con un dito, e infine il deciso
taglio a destra a kamikaze prima tra pratoni e poi nel bosco, ad abbracciare
tronchi d'albero sulle discese ripide per non perdere l'equilibrio. Qualche
"permesso" e "grazie" a chi mi lascia passare, e di nuovo
sulla forestale, dai tutto quello che hai!
Il tifo,
quello genuino di chi non sa manco chi sei. Ma ti vede sofferente (mah, anche
se il fisico soffre, la mia espressione è comandata dal cervello, che è felice),
ti vede fare qualcosa che per loro è incredibile, per altri sarebbe robetta da
principianti: ma te corri per te, non per gli altri. Ti incita, ti supporta.
Poi il tifo degli amici è ancor più prezioso.
Arrivi al
traguardo, lo varchi, contento, ce l'hai fatta. E subito a pensare alle tue
amiche e amici che fine hanno fatto. Anna l'ho vista sul percorso, ma gli
altri? Ma sta a vedere che..mo vacca boia sono già arrivati! Grandissimi,
prendere pure soddisfazione dalla loro performance e sentirsi dire "ah ah,
non mi hai superata!". Solo che ragazzi, ora sò chi mettere a battere
traccia alle prossime uscite del corso A1..
Ed eccoci.
Tutto finito. Finita una sofferenza che le endorfine tengono a bada, che ti
fanno dimenticare e dire "la prossima quando?". Il banchetto del
ristoro dell'arrivo e la birra fresca però ti fanno apprezzare il momento di
calma, di termine del cuore a mille. Pausa, meritata, giocosa, a chiacchiere
amabili.
Con un bagno
nel Panaro, e il prolungo del recupero alimentare e bevereccio, finisce
un'altra giornata da incorniciare, resa possibile innanzi tutto dalla Natura,
ma che senza l'organizzazione, l'entusiasmo, la carica dei volontari del CAI diCarpi, sarebbe lì,
pronta a farsi ammirare, ma difficile da trovare, scoprire e vivere.
Non sono un
trailer, non sono uno skyrunner, non sono un alpinista, non sono un climber.
Sono solo uno che cerca di divertirsi, di vivere. E alla Marcia dei Tori mi divertono. A
correre toccando il cielo, vivo.
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