A distanza
di due settimane, (qui e qui) rieccoci a Finale Ligure: il meteo non concede altro scampo, ma mica è un
dispiacere. Stavolta con me e Stefania, abbiamo i neodiplomati Francesca e
Marco: più che ad arrampicare, saranno pronti alla vita da scappati di casa?!
Sembrano cavarsela bene..
Ma tutto non
può che andare con grasse risate: ragazzi giovani, alla mano, anime che si compensano. Io che rompo le
palle per orari e smania di fare. Stefania che mi frena, blocca, smorza,
spingendo tutti alla parte più godereccia coi piedi sotto un tavolo. Francesca pignola, precisa, curiosa, domandosa, a metà via tra il facciamo altro o basta così.
Marco che sopporta Francesca e un po' tutti in generale, assorbe, incassa, aiuta, e motiva. Siam perfetti.
Destinazione
Bric di Pianarella, che poi mi piacerebbe pure andare a fare una foto su quegli
obelischi laggiù. Stefania ha scovato la via: Via Lunga, senza varianti per
Dio, stiamo sul 4c. Ma lei ha guardato la guida Finale 8.0, mentre una relazione parla di 6a
anche sul penultimo tiro: ahia, qui sta per succedere qualcosa..
Con l'aroma
di frizione che ci inebria, ci si cambia nel più tipico dei parcheggi liguri:
il bordo strada. Lanciati diretti verso le nostra via, con una bella salita
nella giungla ligure (solo un assaggio rispetto a domani), fino a trovare la
roccia, e che roccia.
Poi alla
ricerca dei missili, del canale di II da risalire: Stefania guida la ciurma, si
avventura per un impervia roccia, una mano su un tronco, si gira e "oh
raga', ma sarà di qua?": aguzzo lo sguardo, mi pare che..sì sì "Ste,
sul tronco c'è inciso <Lunga>!": indicazioni liguri.
Salgo in
mezza arrampicata su terra, esco su un pianoro, dubbioso però sull'essere nel
punto giusto. Un bel cartello "Divieto di arrampicata, area non
controllata" acuisce i miei dubbi. Guarda di qua, guarda di la, provo a
salire lì che forse, mi sporgo, ah ecco un chiodo. Dai, ci stà che sia giusto.
Dubbi liguri.
Decise le
cordate, parto io all'esplorazione, a verificare che siamo davvero sulla strada
giusta. Alle mie mezze è legata Francesca, seguono con l'intera da 80m Stefania
e Marco: nel caso serva qualche manovra strana, siamo attrezzati e in fila
(beh, questo non è detto). Fare sosta? No, continuo, voglio concatenare: 240m in
12 tiri mi pare esagerato.. vado per il passo atletico di 4c della partenza di
quello che sarebbe L2. Ma vigliacc, cazz, che strapiombetto senza mani!
Partiamo bene! Ci metto tre tentativi prima di passare. Va beneeeeee. Passi
atletici liguri.
A quella che
sarebbe S2 trovo quattro persone dubbiose sul dove si trovano: cercavano
l'attacco della via lunga, sono saliti fino a S2 per boscaglie.. Ok, il tappo è
fatto, mi sa che i concatenamenti sono finiti. Arrivano gli amici, con quella
sicura frase "ma se il 4c è così, figurati il 6a!". Gradi liguri.
Parte
Francesca, per la placca del nostro secondo tiro. Non pare banale da giù, e dal
davanti lo diventa! Ma agile e concentrata, passa e sosta appena sopra. È la
mia volta: provvidenziali alcuni biditi per avere quell'equilibrio necessario
per sculettare di qua e di la e salire su. E guardo su, e vedo roccia
spettacolare: grigia rosa rossa arancione, erosa.
Mi aspetta un
tiro di mezzo camminamento alla ricerca di un camino che salo in placca a
complicarmi la vita: vorrei proseguire, ma è impossibile, le corde tirano già.
Sosta in mezzo a un boschetto, che tanto la ragazza dell'altra cordata è qui..
Va
Francesca, un bel traversino su lama, un po' d'erba che non guasta mia (no,
guasta sempre mentre arrampichi), e intanto sento che quelli davanti a noi
hanno sbagliato strada: si sta formando un tappo, l'ideale per la mia sempre
"ansia"! La Fre sosta su alberello prima della grotta, la corda tira
troppo.
La raggiungo
e riparto subito, ma tanto alla catena all'uscita della grotta mi fermo ad
aspettare chi ci precede. E di nuovo che roccia spettacolare e lavorata,
scolpita, in modo divino e fantasioso. Un bel tiro con una placchetta finale
che deposita su una piccola cengia dalla quale si arriva anche per una variante
(vedasi corda fissa sotto di noi su cui issarsi sulla terra verticale).
Marco e
Stefania ci seguono a ruota: in sosta è d'obbligo farsi due risate in
compagnia! Stupendo diedro per Francesca, uffa si becca i tiri più belli
(l'erba del vicino è sempre più verde)! Poi scompare alla nostra vista e al
nostro udito. Quando tocca a me partire, è d'obbligo la foto dello yogino nella grotta a gambe
incrociate (che però ho perso).
Il diedro
non è per nulla banale, anzi. E in questa via esser lunghi aiuta parecchio: mi
fermo quindi ad aspettare la mia amica Stefania e allungarle qualche rinvio.
Che poi lei è già partita prevenuta, e si sà che se di testa già ti condizioni,
quando poi arrivi sulla roccia..è un casino. E parte un po'
di.."circo". Ma va tutto alla grandissima, per ora. Sorprese liguri.
Alla nostra
S6 (da dove partono le varianti) la roccia che ci sovrasta fa impressione:
pance strapiombanti lisce. No no, andiamo per la normale, non ci penso nemmeno!
Cammino sulla cengia fino a trovare la placca che..prendo troppo presto,
trovandomi su dei gradi che non sono certo 4b: e infatti ci sono gli spit, non
i resinati. Non contento, mi invento di traversare verso destra, fuori via (che
saliva dritto) e per cercare di concatenare un pochetto.
Roccia mica
bella, ed ecco gli anelli di sosta lassù a sinistra: pace, ormai sono qui,
proseguo. Proseguo sotto questo magnifico anfiteatro di roccia rossa , un
grottone pauroso, una figata. Roccia ligure. Tira la corda, ma è normale, tira
la corda, ma ecco gli alberelli su cui far sosta, ma..la corda finisce a 2m. E
tira come un bue che traina il carro (no, come l'asino), lancia il cordino e
costruisci una prolunga di 3m per sostare "comodamente".
Chissà se
siamo nel posto giusto. Ma sì dai, se leggo quella li sopra deve essere il
grottino. Recupero la Fre, urlo però a Marco di fare sosta li sopra che è
meglio, tanto noi li aspettiamo. Poco prima che arrivino, faccio ripartire la
mia compagna di cordata: bellissimo grottino, ci si può entrare dentro o
uscirne a destra. Lei gentilmente capendo che io dentro non passerei data la
stazza, prima ci entra, poi ne esce e traversa.
Grazie.
grazie, perchè quando tocca a me..me la godo. Il grottino comunica con la
placca di destra con una serie di fori dentro i quali infilare le mani, per
intere. Un emmenthal di roccia che non può che farmi esclamare "come i piacicono i buchi!" e Marco a seguire,
da brav'uomo no può che confermare: campione del mondo nell'infilare mani nei
buchi! Marco si mostra già..molestatore di roccia. Buchi liguri.
Grazie Fre
che hai pure concatenato e sei arrivata a fare sosta sotto al passaggio chiave
della via: che così, tocca a me. Non voglio fare il grosso, ma sapendo di arrampicare
meglio (attenzione ho detto "meglio", non "bene") da primo,
vorrei salire io questo tiro. Merda però che partenza. Merda però che panorama.
Panorami liguri.
Bando alle
ciance, salire! Prova una volta, vacca bestia questi piedi mi terranno? Torna giù
con la coda tra le gambe. Dai prendiamo coraggio: piede sul niente, latro su
placca inclinata unta, mani nella fessura poco accennata, un simil dulfer, su i
piedi, cambia piede (non scivolate), su la mano, ziocca non c'è nulla per la
mano, sali di più coi piedi, mano piatta, meglio che nulla, palpitazioni, altri
movimenti, bon son fuori. Che boulder!
Proseguo la
salita per bellissima roccia lavorata a pianerottoli, mani discrete ma tutto
verticale. Bel traverso delicato ed esposto come piace a me, qualche foto (si
vede che non sono troppo scomodo!), ma prima di poter arrivare in sosta
un'altra placca dalle gambe lunghe: le ho, le anche un po' meno mobili di
quello che servirebbe, ma oh issà. Sosta su cengione ma..allungo il barcaiolo
per vedere giù.
Un veloce e
intenso scambio di opinioni sulla difficoltà del tiro e sul come affrontarlo da
parte dei miei partecipanti. Fino ad optare alla manovra d'emergenza del
grappolo: ma solo perchè così i neo diplomati imparano qualcosa! No vabbeh, il
tiro è duro, io son passato per il rotto della cuffia, e col traverso finale
non sarebbe possibile calare corde. Grappoli liguri.
Francesca
con non poche difficoltà sale: resta però un po' attorcigliata nelle corde, lei
che ceduta una mezza a Stefania. Stefania che odia gli strapiombi, non può che
odiare la prima parte del tiro: parte bene, ma la poca fiducia nei piedi (e la
capisco!) la fa ghisare troppo sulle braccia. Qualche altro tentativo, e la
ghisa negli avambracci si sedimenta e non se ne va.
Ci pensa il
buon Marco a motivarla, le mie incitazioni sono inutili e controproducenti
("ma basta tenere le mani alte se non sali!"). marco la motiva pure
"a mano". "A manone". A.. palp.. diciamo che le luci hanno
imitato la roccia rossa, gulp. La mia amica arrivando alla seconda parte del
tiro riferirà "Volevo morire, il traverso m'è parso una passeggiata in
confronto".
Arrivato
anche Marco possiamo ridere e deridere di lui e delle sue molestie (dai si
scherza ragazzo!) per poi finalmente convincersi a uscire con questi ultimi 15m
di corda. E una volta fuori, iniziare a fare i conti con l'orario: della foto
sul siluro ormai ho capito ne farò a meno, ma di bere e mangiare no. Il Vinaio con a fianco Irene e
Paola fa per noi!
Scendiamo
più alla svelta che possiamo, districandoci sul pianoro sommitale e nelle
tracce di sentiero che pensiamo ci conducano verso l'auto. E funziona, ben
presto siamo sul sentiero abbandonato all'andata e con la luce che fatica a
penetrare in questa boscaglia (il cielo poi non è stato proprio limpido oggi),
filiamo verso l'auto facendo i conti con l'orologio.
Meno male
google maps ci da solo 18 minuti per arrivare alla nostra fonte di gioia
serale, e si scheggia verso! Solo che, troviamo tutti i tavoli pieni e chiusa
la gastronomia delle nostre angele di conforto. Lacrime. Ci
"accontenteremo" del baretto a fianco e di una pizza, prima di
andarcene a dormire alla selvaggia.
E questa va
raccontata, va ricordata. Auto della Francesca, una multipla piuttosto agée con
ancora le musicassette, uno stecco di legno a reggere il baule quando lo si
apre, e tante altre piccole cosucce da vecchia fiat. Una frizione che ci ha già
inebriato dei suoi profumi, ma non basta. Alla ricerca di una piazzola per
parcheggiare, dopo alcuni tentativi infausti, mi viene ceduto il volante del
vecchio ronzino per manovrare e parcheggiare. Al secondo tentativo di manovra,
mi resta in mano il cambio: ecco, io avrei voluto vedere la mia faccia, cosa
che hanno visto i miei amici, un mix di disperazione stupore incredulità del
tipo "ma come diavolo può succedere questo ma adesso rimaniamo con l auto
in mezzo alla strada ma domani come facciamo a tornare a casa oh mio Dio siamo
spacciati". Ma è tutto normale, per una vecchia fiat, due pugni e torna a
posto.
Qui altre
foto.
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