domenica 3 settembre 2017

Figatissima e...macarena sul ribollire del mare: In Scio Bolesomme

Ci sono le belle salite, quelle vie di arrampicata varie, con ottima roccia, tutto bello saldo e dove l'aderenza regala sospiri di sollievo dopo il passo col cuore in gola. Quelle vie in begli ambienti, con un bel panorama, suggestivo. Quelle vie che sai sono delle classiche, che le temi affollate e invece in una giornata con delle belle condizioni meteo ti ritrovi comunque da solo. Quelle vie che decollano di piacevolezza se salite, se vissute, in ottima compagnia. Quelle vie strane, lontane, in posti che reputi esotici perchè lontani dai tuoi canoni e che sono in quella cartella del PC visitata di rado, ma che ben conosci. Ecco, quella di oggi raccoglie tutto ciò. 
"Guarda questa via, si potrebbe farla domenica", e dopo qualche ora "dipende quanto bevo domenica mattina" "te bevi sabato sera, non domenica mattina" "caffè corretto". Questa è pazza. Ma forse son pazzo anche io a lanciarmi su un 6a: va beh dai, è un 5b obbligatorio, dovremmo riuscire ad azzerare se va male. Anche perchè di calarsi in corda doppia..non si può. Vie di fuga..forse un paio. Beh certo, escluso il tuffo in mare!
Sveglia presto che non voglio trovare traffico, alla ricerca di un bar aperto per la colazione: ne troviamo uno, e dubbiosi e titubanti beviamo e mangiamo. Poi si va alla ricerca dell'attacco, che non è facile: parcheggi esigui, nessuna scritta, falesie sparse in zona che non bisogna sbagliarsi. Parcheggio qui, ci prepariamo, e ci si incammina sulla strada alla ricerca della calata.
Beh dai, deve esser qui, eccola! Ma sarà davvero lei? Stiamo facendo la volpe che per non arrivare all'uva si sdraia? Un'occhiata in giù, dove dovrebbe passare il traverso: vacca boia se sembra liscia la roccia! Boh, ma. Ecco il chiodino nel labbro di cui parla un'altra relazione. E niente, è giusto qui, è giusto la.
Titubiamo. C'è da calarsi, e una volta calati (e recuperata la corda) tocca arrampicare, non si scappa. Il sole scalda, il mare ribolle sotto di noi. Daimo, 5b obbligatorio, intanto scendo a vedere. Mi calo, doppia di una decina di metri, ma prima di staccare tutto cerco, guardo, scruto. Ma possibile ci sia da passare la?
Oh, non c'è tanta libertà di interpretazione. Deve esser lì. Ah, ecco la placchetta sulla cengia. "Ste, libera!". SI cala anche la mia amica, facciamo sosta, ci leghiamo, ci autoassicuriamo e lei mi assicura. Parto io, ovvio, dei due sono quello che forse arrampica un po' meglio. Oppure sono quello sacrificabile, chissà.
Si parte.
Dopo alcuni metri finalmente vedo degli spit, e altri dopo: meno male, siamo nel posto giusto. Peccato, siamo nel posto giù e dobbiamo andare. Prima difficoltà, il passaggio in spaccata alla fenditura: prova, riprova, testardo nel non pensare ad altri modi per passare. Poi mi smusso di mentalità, scendo un poco e passo facilmente: apri le tue vedute!
Passata l'insenatura vedo un'altra cordata che si appresta a calarsi, lui e lei. Lui per primo, lancia le corde, gli diamo qualche dritta. Io proseguo nel mio traverso, entusiasta di riuscire a progredire: ricordo che questo sia il tiro più duro, se passiamo questo è fatta. (e invece non è il più duro). Vedo però lui che tentenna, gesticola, e lei che resta lontana. Dopo poco non vedo più nessuno dei due, hanno cambiato idea. Mmmm
Di solito non si guarda giù, ma oggi è impossibile non farlo. Il fragore del mare è come una sirena che chiama Ulisse: ok, guardo la sirena, ma poi la corda mi indica che devo proseguire, traversare, salire, scendere. Arrampicata strana in questo modo, anche perchè disarrampicare è molto più dura..
Ma che razza di figata che è! Sui passi duri per arrivare in sosta c'è pure un cordone per aiutare ad azzerare: evvai, che ci aiutano pure. (solo qui ci sono i cordoni). Un passo strano sotto uno strapiombo, un flessione di gambe e il tentativo di abbracciare il nasone nelle narici. Uff, fatta, ecco la sosta. Dai il primo tiro è andato!
Bellissimo. Sosta comoda questa, visuale eccezionale, vedo la mia amica e le faccio cenno di mollare tutto. Il sole scalda ma il vento placa. Il mare sotto di noi urla ma non assorda. La luce della palla di fuoco indica dove proseguire: mamma che placca liscia!
La mia amica arriva a fatica: capisco che per lei non deve essere tanto facile.. Io sono contentissimo di non aver azzerato, inizio a credere che potrei chiudere la via pulita: dopo l'azzero sul camino di ieri, e la fuga da quel 5b che poi ho scoperto essere un 6a, è una bella dose di autostima!
Riparto io, finchè stiamo su tiri che possono avere del 6a,lei non ci pensa proprio ad andare da prima. Che poi, un traverso fato da secondo, è poi delle stesse difficoltà. Madonna che placca liscia subito: c'è da pensarci bene , fidarsi della roccia, lavorare di ditini, e dopo il secondo rinvio..bam! Una fessurona provvidenziale, di quelle che fanno godere.
Si prosegue su terreno più facile, sempre ben protetto. Altra comoda sosta, il mare, il sole, che non ci si stanca di vedere, di sentire, di abbracciare. Stefania dopo i primi metri duri prosegue contenta, ride ora, ride ancora per poco. Concorda sulla bellezza del posto, della via, ma "cazzo se è dura!".
Riparto, tocca disarrampicare, passare sotto quel nasone. La roccia inizia a variare: non più solo capillari di quarzo, ma delle belle venone e un corno da afferrare saldamente e amabilmente. Vacca boia che si mi diverto. Toh, una sosta! Ma non sono passati 50m, forse 20. Comunico con la mia amica, decido di proseguire. Ora mi diverto meno.
Dopo la sosta saltata, subito qualche metro impegnativo per superare uno spigolo: sono sempre spigoli poco accentuati e arrotondati, ma sufficienti per non vedere cosa c'è dietro. E cosa c'è dietro questo? La placca unta sotto il tetto giallo. Ma porco cane, un tiro che la relazione da di 60m: stiamo arrampicando con una corda da 80m, speriamo di farcela.
A vederla dalla sosta dopo, la placconata di tutto questo tiro è impressionante. Scendo, risalgo nettamente con un arrampicata stile pancette e saponette della Pietra di Bismantova, ed eccomi sotto il tetto giallo. Dai, ohm, concentrazione e andare. Spit ravvicinati, facile azzerare, ma non voglio. Mi sudano le mani, e su queste manine non è bello: dopo tanto tempo, cerco la magnesite per un motivo serio.

Tanto o poco tempo ci impiego non lo so, ma riesco a passare. Pochi metri di traverso in discesa ed ecco un altra sosta: meno male, senza nemmeno avere la corda che tira troppo sono salvo su un punto sicuro. Ma accidenti se è scomodo.. Speriamo solo la Ste arrivi presto così mi tolgo da qui. 
E invece.. eeeee macarena! Non ci vediamo, ma i nostri segnali li capiamo. recupero delicato, quel che riesco, poi finalmente eccola, possiamo sentirci. Posso distinta udire le madonne, le imprecazioni, le offese rivolte alla mia sensibile persona.
Eccola lì, sul passaggio delicato dopo la sosta passata. Avanti un piede, avanti l'altro, poi indietro. Uno sguardo giù, uno sguardo su, e ripete. Di nuovo. Di nuovo. Eeeee macarena, oh ma non c'è da ballare, c'è da venire avanti! La tensione inizia a tagliarsi col coltello.. Fortuna oggi è il mio compleanno, se no credo che di offese ne avrei fatta una scorta annuale.
Dopo parecchio, prende fiducia, supera il passaggio, ma non sto a dirle che sotto al tetto è peggio. Meglio dire "sarebbe" peggio: lei ha deciso che azzera l'azzerabile su "sta cazzo di bella ma dura via maledetta lei e te!". Ma guarda che bello il mare, che acqua chiara, che voglia di fare il bagno.. Ma no, noi siamo qua, "beata quella tipa che ha piantato la grana al suo compagno di cordata ed è tornata indietro!".
Altro passo di 6a sul prossimo tiro, non c'è dubbio: proseguo io. Ma ancora di più non capisco bene la lunghezza dei tiri delle relazioni che abbiamo. Forse le soste sono spostate rispetto ad esse. Qualche metro ostico renderà piuttosto ilare il passaggio della mia amica, che ormai sono più le volte che si porta le mani sul casco come a dire "ma che cazzo ci faccio qui" piuttosto che portarle sulla roccia per proseguire.
Un voletto, prove di artificiale estrema per recuperare un rinvio lasciato per fare l'AS (Artificiale Stefania), e ritrova un po' di sorriso sul proseguo più facile dell'arrampicata. Sorriso, sorriso insomma, nuovi rosari e offese vanno a ledere la mia sensibilità.
Bene, riparto. Ziopover che razza di passaggio questa placca liscia. Liscia liscissima! Si scende un po, sotto un altro nasone, e poi come si va di la? Presona incredibilmente bella sopra, ma che poi non permette di proseguire. Scendi con passo felino, prova più giù, ma anche qui non riesco a passare.

Se mi vede la Ste prende paura: "ah ciao Ste! Tranquilla eh, sono io che non sono buono" "ma vaffanculo". Qui ci resto davvero parecchio tempo ad interpretare questa maledetta placca. Poi capisco che la verità sta nel mezzo. Prendo fiducia, afferro saldamente la roccia a saponetta o a leggere ditine dove solo un pelo di polpastrello fa da equilibrio. Bon, andata. 
Trovo una sosta, visto lo scherzo di prima sai cosa? La faccio e amen, tanto qui il tempo vola, ci mettiamo il tempo che serve e amen. Stefania forse si è rimessa a posto con la testa, a fatica supera il passaggio, poi si riconcilia col mondo dell'arrampicata sui successi metri più facili, divertenti. Io mi tolgo zaino e maglietta nel tentativo di ustionarmi.


Proseguo io, la difficoltà dei passaggi previsti non lascia dubbio alla mia amica "vai e muoviti che voglio uscire!". Ma ora ancor di più mi confermo che le soste devono esser piazzate diverse da chi ha fatto la relazione che seguiamo: non trovo passaggi ostici, e presto una sosta che faccio. Anche perchè la comodità di questa sosta è disarmante, ci si potrebbe sdraiare e prendere il sole! 
Ora la mia amica torna a ridere, ha già dimenticato i tiri di prima. Meno male, forse usciamo senza offese.. Riparto, ed ecco i passaggi esposti ma non difficili. Anche se un po' di delicatezza serve, suggerisco alla mia amica come affrontarli, visto che poi sparisco dietro lo spigolo e verso l'insenatura che da lontano pareva impossibile. La vista inizia a spaziare sul traverso percorso, che fa quasi impressione da qui. Giro l'angolo, ed ecco una sosta. Va beh, la faccio.
Anche perchè guarda e riguarda il proseguo dopo l'insenatura..mah! Da qui è possibile fuggire sulla strada, si sale facilmente sopra la sosta. Ma dai, siamo qui, finiamo la via.. Lascio questa sosta dove ci si siede su spuntoni che "massaggiano" le chiappe, ed ecco uno spit, ok la strada è giusta.
Nell'insenatura una sosta, porco cane era meglio se venivo qui. Va beh, 80m, siate con me. intanto a breve dovrei trovare il passaggio duro con la provvidenziale lama. Ma la lama è talmente buona che boh, passo. La roccia è diventata completamente rosa-arancio, bellissima. Sembra liscia ma è ruvida (lo sentiranno bene i miei polpastrelli domani!).
Figatissima, e ora che la via volge al termine, le difficoltà dovrebbero abbattersi, la mia amica è comoda, "Ste fammi una foto!". Vomito di roccia in alcuni buchi, la geologia qui ha giocato un tot. Finisco i rinvii, anche qui, mi tocca usare cordini e moschettoni, poi ecco la sosta. Anche perchè la corda iniziava a tirare parecchio.
La relazione ormai non la leggiamo quasi più. Guardo il proseguo, c'è da scendere parecchio.
La mia amica mi raggiunge invocando della verticalità: almeno ora non si trova più impiccata su passaggi duri, sta smaltendo la fatica e ritrovando il sorriso. Si sta riappacificando con l'arrampicata. 
Ormai mi lascia finire la via a me. Strani conglomerati di roccia, non si capisce se sia sabbia schiacciata con ghiaia, o colate di cemento di ghiaia dall'alto. Fatto sta che tiene, e meno male, perchè c'è da scendere parecchi delicati metri per poi passare sotto quella specie di sperone. Un'altra sosta, ma la salto e amen, voglio uscire che c'ho sete. Non siamo stati proprio veloci..
Passo, saluto la mia amica che non vedrò più per un po', uno spit poi il nulla. Ma dove andare, ma prova di la, azz, il chiodino e le placche lisce e verticali "da qui si prosegue su 7b e non è protetta", gli spit salgono. Finito il giochino. Uno sguardo al mare sotto mi me. Una pisciatina che mi scappa parecchio e se sopra c'è la strada non potrò fare.
Sali sali, cerca il difficile perchè voglio assaporare fino alla fine. Sono ultracontento, non ho azzerato manco un passaggio anche se spesso ci ho pensato. Toh, vedo la mia amica in sosta, la saluto. Una sosta in mezzo alle sterpaglie, faccio il giardiniere e proseguo. sperone passato a destra, e ormai si cammina verso il guard rail. Saluti ancora alla Ste, e poi per farle venire paura le simulo che provo a salire quello strapiombo davanti a me.
Ma no, la sosta su acciaio umano mi aspetta. Il sole, il vento e il mare ci sono ancora, ma ora il traffico e l'uomo fanno sentire la loro presenza: erano così vicini ma così lontani. Vabbeh, fine dei giochi. Recupero la mia amica, un'occhiata all'orologio e "ok dai, spiaggiamoci un po' che tanto non si fa altro oggi. Solo rifocillamento e rientro!".
Che carina la Ste, come l'anno scorso mi becco la candelina di buon compleanno sul Mars!
Rientriamo verso l'auto, si ripercorre all'indietro la strada sopra il traverso. Qualche occhiata in giù fa apprezzare la verticalità della parete e il "oh ma da qui fa paura!". Però che figata di via.. Il tempo di sistemare la macchina, il disordine degli scappati di casa, e a Noli ci aspettano i nostri amici di ieri sera: il Vinaio e Irene e Paola.

Qui altre foto.
Qui e qui report.

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