domenica 14 gennaio 2018

Valanghe che asciugano i canali: Vajo dell'Acqua, con variantina sx

L'idea era di fare una cosa tranquilla già da prima di vedere che le previsioni meteo fossero peggiorate così tanto: nuvoloso e nebbia. In più cade l'opportunità di andare a fare qualcosa con due ex allievi del Corso A1 del CAI di Carpi, Alessandro e Gioele. Condizioni che dovrebbero essere buone, anche se leggo di un report un po' secco.. Si torna in Piccole Dolomiti dopo ieri.

Arriviamo a Recoaro tremendamente presto, meno male il bar aperto c'è anche se non si vede. Poi la tragedia in bagno: abbasso la lampo per fare pipì, e non si rialza più. La lampo dico. I miei cari pantaloni frankestein che orami avranno almeno 8 anni, perdono pezzi, ma non demordo: oggi col birillo che prende aria, ma domani le faccio riparare! 

Saliamo a lume di frontale per la strada che porta al Rifugio Battisti, che caldo che fa.. Speriamo la neve abbai retto la notte. Dopo il rifugio qualche indugio, ma in men che non si dica siamo alla base del Vajo dell'Acqua, dove la dimensione della valanga che giace lì, lascia un po' sgomenti Alessandro e Gioele. Intano l'alba colora nuvole e nebbie di rosso sfumato, un'atmosfera romantica e horror allo stesso tempo. 

Stefania non c'aspetta e una volta pronta inizia a salire e prende vantaggio. I primi metri sono su terreno accidentato dai blocchi di neve portata dalla valanga, e i polpacci già friggono. La visibilità è scarsa, ma il vajo dovrei conoscerlo, e la quantità di gente che lo ha salito ieri e oggi dovrebbe assicurarci di non sbagliare seguendo le loro tracce. 

Eccoci sul più agevole terreno piallato dalla valanga scesa: pendio di neve pressata che pare un mescolamento di piste da bob varie. Stefania, prima a fare colazione si lamentava che "Oh andate piano oggi, non tiratemi il collo" e alla quale rispondevo "ma taci va la, che sei un Landini te! Borbotti tanto ma vai avanti!", se ne sta beata davanti a tutti. 

Arriviamo alla strettoia, e inizia il seccume: lato desto in "roccia", lato sinistro povero, e sopra il pendio è parecchio intervallato da pietre, ahimè. Va beh dai, sarà solo la parte centrale! E invece mi sa che la valanga si è staccata appena da sotto l'uscita, che asciugatura di canale! 

Saliamo con calma, i miei compagni hanno i polpacci che urlano, e tanto di sole che esca per guastare la neve non ne avremo. Neve discreta, quella poca che è rimasta. La salita merita per quei 10 minuti in cui usciamo dalle nuvole e ci troviamo sopra di esse, a galleggiare sull'ignoto. Poco dopo, esse ben più veloci di noi, risalgono, ci raggiungono, avvolgono. 

L'ascesa si trasforma in una sorta di salotto itinerante in media quota: pause, chiacchiere sul più e meno, ripartenze e nuove pause. Chi ci precede è avanti, nessuno ci segue, siamo in salotto da soli. Uno sguardo all'insù mi fa pensare a possibili varianti di uscita, giusto per metterci del mio e fare qualcosa in più. Magari là a destra, si riesce.. 

Ma quando sarebbe il momento per andare a metterci il naso, le nubi fan capolino e non si vede più nulla: amen, andiamo per la classica con gli altri tre. Tutta la salita abbiamo tenuto la sinistra, e solo all'ultimo mi si para davanti la variante di uscita a sinistra. Ma dai, lascia stare, proseguo. Ma dai, torna un po' giù e dacci un'occhiata! 

Lascio Stefania salire verso l'uscita, io sguscio timidamente a sinistra.. Molto timidamente avanzo.. Poi aggressivo mi sbrigo, e quando sono ormai a metà vedo che Gioele mi segue! Avvisato sia da me che da Stefania su cosa stia andando incontro, prosegue (vabbeh che non si va a fare nulla di complicato, e se serve ho la corda). 

Percorso divertente con la pendenza che aumenta ma mai eccessivamente, uscita appenninica tra roccia e terra e un po' di erbetta, e siamo a pochi passi dalla croce. Urca che vento freddo e che condizioni climatiche poco incoraggianti. Arrivano anche Stefania e Alessandro: quest'ultimo si arma di compeed ai piedi.. 

Mars, foto, e via scendere che fa freddo! Ma per dove? Domanda che mi affliggeva fin da ieri: Ristele o Lora? Chi ci precedeva l'ho visto andare verso Cima Tre Croci, il Ristele è immerso nelle nubi.. Si prosegue verso la cresta dello Zevola! 
Un po' di mugograt non fa male, ma di certo impegna più del vajo viste le pendenze e l'esposizione. Ma tutti se la cavano egregiamente, con la condottiera Stefania che segue le ramponate di chi ci sta davanti, e noi le sue. Paesaggi surreali, sospesi.


Sono un po' preoccupato per la discesa: da un momento all'altro si rischia di finire a visibilità nulla, ricordo un bel pendio ripido e a trappole di mughi, sono con gente non espertissima.. Diamoci una mossa. Laggiù però un bel traccione che se riusciamo a raggiungere direi ci metta al sicuro. 

Traversi perversi, discesa faccia a monte, ed eccoci al sicuro. Ora basta seguire le tracce per..trovarsi a un vicolo cieco, l'uscita di un vajo! Tutti sono venuti fin qui, tutti sono poi tornati un po' indietro, svirgolato tra le dune, e infine hanno trovato il Passo Tre Croci. 

La restante discesa Parte bene, rilassata e su un sentiero che quasi si vede. Possiamo riprendere a parlare, sopratutto del futuro, prima di finire in mezzo a una mugaglia rada, poi sempre più fitta, fino a dover spostare i rami per passare. Si torna di nuovo il sentiero, comodo. 

Rifugio, strada, e appena si può il sentiero, così almeno facciamo un anello (in parte).L'arrivo all'auto è come al solito segnato dallo sbranare i panini che ho nello zaino, e dal muoversi per andare a cercare una birra fresca! Meteo ko, ma il resto della giornata ok!

Qui altre foto.
Qui report.
Qui la guida.

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