domenica 2 dicembre 2012

Un appenninica simpatica: Monte Cimone da Sestola

Gli ultimi giorni sono passati a guardare le webcam: che bello, finalmente della neve! Ma in certe zone fin troppa per poterla andare a pestare in sicurezza.. In altre zone meteo troppo incerto per bruciarsi una gita che dovrebbe essere superpanoramica rimanendo invece immersi nelle nubi. Allora tanto vale andare in Appennino, poca spesa, ore di macchina umane, difficile perdersi, e quel che viene viene. Destinazione Monte Cimone! Che tra l’altro Riccardo non ha mai salito..
Partiamo con calma, strano svegliarsi così tardi (e infatti la mia testa mi sveglia alle 4 super allarmata che la sveglia non sia suonata! E invece era puntata per le 5..), ma d’altronde hanno previsto schiarite per il pomeriggio, e possiamo permetterci di rientrare a buio visto che c’è la possibilità della strada asfaltata invece che del sentiero. E così ci incamminiamo non prima delle 8e45.
Al parcheggio gli alberi sono già carichi di neve, un bel paesaggio. Sembra quasi che si apra pure il cielo, ma ho imparato che meteorologicamente l’Appennino è imprevedibile: soprattutto la parte vento, nonostante le previsioni annuncino debole, ce ne è poi sempre.
Ci si addentra nella prima parte di bosco, senza nessuno in giro, e la neve accentua questa solitudine che oggi diventa sinonimo di pace. Ci si ferma ogni tre per due per fare foto: una nevicata così ci mancava, e oggi devo sfoderare la mia nuova macchina fotografica, così forse finalmente non mi sentirò più denigrare da Nicola. Prova l’effetto monocromatico, cambia colore, miniatura, poster, neve, a casa ci sarà un gran lavoro di selezione foto.
Il cielo non lo vediamo, siamo in mezzo alla foschia, ma ce l’aspettavamo. Poi al Pian del Falco, dove ci spogliamo perché la salita scalda bene, iniziamo a sperare in una giornata soleggiata: si inizia a vedere un po di azzurro, il sole illumina le piante piegate dal peso della neve, non c’è vento. Gli impianti sono fermi, per fortuna: anche questo è stato un motivo per la scelta del giro di oggi, “finchè gli impianti sono chiusi, meglio approfittarne di questa non-confusione!”.
Dopo qualche ripetuto “ma no, è presto” calziamo le ciaspole, perché la quantità di neve fresca ci fa affondare fino a mezzo polpaccio. In realtà anche con l’assetto da neve non migliora troppo, una spanna si va sempre giù, e mentre la ciaspola scende, essa raccoglie la neve ai lati, cosicché quando rialzi il piede devi tirare su anche questo peso bianco: altro che cavigliere! Ma ci diverte come bimbi..
I passaggi nel bosco (largamente predominanti in questo itinerario) sono caratterizzati da un campo minato aereo, da una serie di bombardamenti mai annunciati che ci colpiscono all’improvviso. Eh?! Sto parlando delle scariche di neve che cadono dagli alberi, certe slavine che ti entrano nel coppetto e raffreddano ben bene! Senza parlare dello slalom che occorre fare tra le frasche piegate, e abbassati qui, e scivola la, se tocchi la frasca ti scarica addosso la sua mitragliata!
In cima al Monte Ardicello vista panoramica favolosa: il cielo è ben aperto, il sole splende e il Cimone è la in fondo che ci guarda. Forza forza, non c’è tempo da perdere, via avanti. Incredibilmente continuiamo a non trovare gente, strano vista la giornata, ma forse tutti vanno in macchina al lago della Ninfa. E il non trovare nessuno per i boschi, vuole poi dire che TUTTO è da tracciare. Alla fine oggi saremo sui 1250m di dislivello, ma in queste condizioni direi che si possa dire che diventano 50% in più!
L’attraversamento dei ruscelli nella zona dell’agriturismo Cervarola rende le ciaspole una spugna cui la neve si aggrappa con estrema forza, e il peso da sollevare..si impenna! Ma non importa, immersi in questo paesaggio statico, calmo, ma dall’enorme energia potenziale, la fatica non si sente (più o meno..). Sbuchiamo sulla strada che condurrebbe al Lago della Ninfa, che però non vediamo.. Mangiamo qualcosa qui e poi proseguiamo va la. Ma osservo l’orologio, azzo se è tardi, 12e02. Mi sa che non ce la facciamo.
Il successivo tratto nel bosco sarà il più bombardato, complice il vento che si solleva, il sole che scioglie i legami dei cristalli di neve, ma sono più le risate che le maledizioni. Le mie fantastiche bacchette con la rondella piccola contano come il due di briscola nel fare presa nella neve per potersi aiutare nella progressione.
Usciamo dal bosco, e purtroppo ci ritroviamo in mezzo alle nuvole: uffa, però in effetti siamo già stati abbastanza graziati. Troviamo finalmente delle tracce di passaggio, uno scialpinista è venuto a godersi la giornata: seguiamo queste tracce, visto che la visibilità è scarsa, e al momento (finché non troveremo i tralicci degli impianti) orientarsi è problematico. Toh, ecco due snowboarder armati di ciaspole: li raggiungiamo, ma loro non proseguiranno, e ritorneremo di nuovo da soli con la montagna e il suo mantello bianco.
Il vento inizia a farsi sentire ora che siamo fuori dal bosco. Capelli e peli fanno l’effetto spaghetti di soia, ovvero l’umidità nell’aria si attacca e congela, creando un bel rivestimento bianco sugli stessi. Saremo qualche grado sotto lo zero, poi ci sarebbe da contare l’effetto wind chill, ma entrambi siamo in maglietta: è l’effetto Warm Effort! Guardo l’orologio per capire a quota siamo: 1159?! Impossibile! Guardo meglio.. quello è l’orario! Quindi quel 12e02 visto in basso era la data! Ma allora ne abbiamo del tempo..ce la famo!
In prossimità dell’arrivo degli impianti a Pian Cavallaro riusciamo ad approfittare qualche metro della battitura della pista, ma durerà poco. E il vento inizia a farsi sentire bene! Per me la giornata si sta rivelando meglio delle aspettative “dai ricky, alla fine sta venendo una bella giornata, abbiam fatto la scelta giusta. Anche l’Appennino è bello” “no, non è bello, se mai è simpatico”
Osserviamo la cresta di salita alla cima: è veramente spazzata dal vento, si vedono metri di neve alzata e sparata in giro, in più le nubi avvolgono a intermittenza la salita. Ma ormai siam qui, proviamo: dopo aver messo la giacca almeno.. Mi pentirò di non aver messo il passamontagna e la maschera però.. Si parte, ammazza che accumulo, c’è da farsi strada a forza!
E così, finiamo nell’Appennino patagonico. Tutti i quasi 300m che ci separano dalla vetta saranno sferzati da questo vento che oltre ad aumentare l’effetto freddo, trasforma i granelli di neve in piccoli coltelli che ti colpiscono la faccia: la mia guancia destra non sarà troppo felice. A posteriori osservando la foto che mi sono fatto al viso, noto che non ero conciato troppo bene.. E a posteriori Scopro che la temperatura era di -4°C, un vento sui 46km/h, ovvero -14°C di percepita. Percepisco..
Anche cercare la strada, il sentiero, in mezzo a questi accumuli non è facile, e sotto le pietre lisce creano qualche difficoltà all’equilibrio: sembra di salire chissà quale monte, e invece è solo il Cimone. Ma l’Appennino d’inverno è una brutta bestia! Faccio qualche foto a Riccardo che mi segue, sembra che stia scalando un 4000!
Poi finalmente in cima, dove inspiegabilmente il vento si sente un po’ meno, il sole c’è, ma in ogni caso non ci resteremo a lungo. La galaverna rivesta tutto, tralicci, edifici, cappella, staccionata, la mia barba: spettacolare. Il Cusna si fa osservare per un attimo, la Pietra di Bismantova è piccola vista da quassù. La pianura è avvolta da un cappello di nubi.
La discesa sarà ben più goduriosa della salita: la guancia sinistra non potrà patire quanto la destra prima visto che ci metteremo un terzo del tempo a scendere. E continuiamo a esser da soli, in questo luogo che tra pochi weekend si animerà del turismo invernale.
Accidenti a me quando ho scelto di scendere per Fontana Bedini, non credevo che avremo allungato così tanto, e speravo che tutti i tornanti si potessero tagliare. Ormai sono rassegnato a rientrare a buio pesto. Al Lago della Ninfa l’antropizzazione torna a farsi sentire, snowboarder provano trick, famiglie portano i figli a vedere la neve. Noi si guarda e passa veloce, questo non fa per noi.
Fa freddo, ma freddo davvero, se l’asfalto è ricoperto da un velo di ghiaccio estremamente  scivoloso! Porca vacca, sarei curioso di sapere quanti gradi ci sono. D’altronde adesso quando urti una frasca, si sente quel cigolio che sta a sottolineare quanto il ghiaccio abbia rinforzato i legami tra i cristalli: le picche fremono..
A Passo Serre godiamo uno spettacolo di luci sulle nubi che troneggiano sopra il crinale: si sta facendo buio pian piano, e si sente che sta arrivando il vento da nord annunciato per il drastico calo delle temperature per i prossimi giorni. Forza, che la voglia di birra inizia a farsi sentire!
Al Pian del Falco smontiamo l’assetto ciaspolatorio, ritorniamo a camminare come degli uomini normali. Scendiamo con la luce che cala sempre più, titubando ogni tanto sulle tracce da seguire (le nostre di stamattina), scrutando con gli occhi di gatto i segnavia CAI. E quando il sole è ormai tramontato da un’ora scarsa, siamo alla macchina.
Che dire, un bosco incantato, bombardatorio ma incantato. Una staticità potente che ci ha inebriato tutto il giorno, regalandoci una giornata di pace e serenità; oltre che di fatica, perché siamo abbastanza cotti all’arrivo, complice anche il freddo preso sulla salita al Cimone. Si ringrazia l’Appennino per questa giornata, nella speranza che ce ne possa regalare un’altra prossimamente.

Qui altre foto (la selezione è stata durissima!).
Qui report.

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