sabato 14 febbraio 2015

Il nostro amore verso il ghiaccio: esilarante Jahrzahlwand

Per fortuna le nostre morse/mogli non tengono particolarmente a San Valentino, così oggi possiamo dare sfogo alla nostra passione verso il ghiaccio, e stasera a quella verso la donna (notare l'uso del singolare). Solo che..dove andare? La classica settimana con meteo da operaio (sole da lunedì a venerdì, pioggia sabato e domenica) ci fa digrignare i denti stizziti. Tocca rimandare la sciata, mentre invece una cascata anche se nevica si può salire. Ma non se la cascata è liquida.
Maledetto caldo, inverno finto, cambiamenti climatici evidenti. Oh cazzo, la Val di Tures è annoverata per essere una delle più fredde, e tempo fa ci avevo adocchiato un bel cascatone (la lista dei desideri è sempre più lunga della lista delle salite compiute): largo, lunghetto, non difficile ma ricco di varianti, comodo (beh, la comodità di accesso non è di certo uno dei miei requisiti, anzi al contrario, un po’ di avvicinamento rende tutto più alpinistico e screma i pretendenti, ma ahimè screma anche i miei compagni di cordata).
Jahrzahlwand, nome che cita anche Giorgio in chat, Nicola vorrebbe spostarsi su gradi ben più duri, ma ragazzo mio, hai sbagliato compagni se vuoi fare del 4+! Questo 3 a Riva di Tures invece accontenta tutti, o quasi: se non c’è colazione non va bene, Gianluca su questo non transige. Ma ricordo che l’anno scorso quando salimmo Ursprung un bar aperto alle 5e30 lo trovammo.
Ore 2e45 ritrovo, ma qualcuno è rimasto a letto.. Driin, driin “Giorgio, dove sei?” “Sono rimasto a letto, andate se volete, se no in 20minuti sono li” “dai che ti aspettiamo”, e così arriva con le ruote fischianti sull’asfalto non ghiacciato (fa caldo in pianura). Guarda caso troviamo aperto lo stesso bar dell’anno scorso, bar che a Nicola non piace molto dall’esterno, “andiamo a Campo Tures che ci deve essere una pasticceria..”, ma va, cosa stiamo a girare, che è già tardi!
A stomaco pieno (pieno, insomma) arriviamo al “parcheggio” che una macchina è già presente e in fase di preparazione ben più avanti di noi. “Ve l’avevo detto che non era presto!!”, la mia rivincita sugli orari “pellegrineschi”. Bando alle ciance, diamoci una mossa, anche se io faccio male a parlare, sono il più lento.. Ma oggi viene in mio aiuto il latte del bar, che procura a Nicola un appuntamento col cespuglio poco distante dall’auto..
Così io e Gianluca siamo i primi pronti, e ci lanciamo nel lungo, tortuoso e selvaggio avvicinamento a Jahrzahlwand: 10 minuti di peste chiare con un tratto nero su un foglio bianco, sembra di andare in falesia. Ma oggi va bene così, questo dovrebbe essere uno dei pochi angoli dove il meteo potrebbe reggere fino alla fine della nostra salita, e che ci dovrebbe permettere di tornare a casa a orario decente per i nostri appuntamenti by night.
Si passa un flusso ghiacciato sulla nostra sinistra, ma non è lei, si sbuca dietro, ed eccola! In mezzo ai massi che nascondono mille insidie di gruviera, ci armiamo fino ai denti, per poi risalire altri 30m di sentiero ghiacciato fino alla vera basse delle difficoltà. Giacca di on-ice o maglione col pelo, dura oggi decidere come vestirsi, fa un caldo porco, ma si sa che poi in sosta ci si raffredda.. “Ah, che passione di merda, ma se stavo aletto?!” (cit. Gianluca).
Arrivano anche Giorgio e Nicola, ma noi siamo un pelo più avanti, e davanti a noi la guida coi suoi due clienti. Parti te parto io, “parto io dai, così mi cuocio subito e poi ci pensi te”, vai Gianluca, che Dio sia con te. Intanto la guida è già su, avrà messo giù forse uno, due chiodi, e i suoi secondi sembrano un po’ impacciati. Speriamo solo non ci arrivino padella in faccia.
Gianluca va, sale tranquillo, il primo tiro non presenta grosse difficoltà, un muretto iniziale ma poi spiana bene. Il ghiaccio è buono, non molto plastico ma un po’ sì, spaccoso raramente. A sinistra piscia in modo visibile, la temperatura è altina per la stagione..
Intanto anche Giorgio è pronto a partire, e Nicola lo fa stare più a sinistra di dove è passato Gianluca, a cercare un percorso che poi sul secondo tiro presenti difficoltà un po’ più marcate, e intanto correggendolo su ogni movimento che compie, una suocera! Intanto Gianluca è in sosta e inizia a recuperarmi, supero Giorgio regalandogli un book fotografico di tutto rispetto.
Sosta raggiunta (“Gianluca, ma che ca, ti autoassicuri sul chiodo invece che al vertice?!”), mentre la cordata davanti a noi sta salendo, ma..sta salendo un po’ in malo modo. Uno dei due clienti ha la sua mezza corda bloccata nell’imbrago del cliente che sta sopra, dovesse scivolare fa un fischione con tutto quel lasco! Oltre che fare strike su di noi. Cerchiamo di comunicare coi germanofoni, ma è dura, infine ci riusciamo, la guida si cala a sciogliere l’intreccio mortale. Arriva anche Giorgio, appena in tempo! Nicola deve liberarsi dal fare sicura per liberarsi di nuovo..da dietro.
Ecco, ora posso essere un po’ più tranquillo a proseguire (come al solito mi capita di essere intimorito quando c’è da “tuffarsi”: poi nuotare viene da se, e ci fischietto pure in mezzo), passami la roba Gianluca che vado! Provo a evitare di salire il tratto più “debole” (a livello di difficoltà) della cascata, ma tentando a sinistra scopro che il tratto debole è il più forte a livello di qualità del ghiaccio: non ho voglia di riempire di detriti chi mi sta sotto, vado per il facile che cosi spacco il meno possibile.
Estraggo una vite, ha lo scoth nero che evidenzia essere una di quelle del mio compagno di cordata, dai, provo a piantarla col braccio sinistro, così alleno anche questo arto finchè sono sul facile, ma..non va. Ecco lo sapevo, lo devo allenare parecchio il sinistro! Oh però cacchio, non va proprio. “Gianluca, ma non è che hai una vite di merda?” “boh, ne ho riaffilata una ieri sera..”, la guardo, ha un tagliente che farebbe fatica a graffiare un foglio di carta.
Salgo salgo, intanto da sotto sento strani rumori, vedo un bel massone in centro alla cascata e i due clienti che si dileguano alla sua sinistra, vado proprio li sotto a far sosta! Mah, potrei anche proseguire forse.. Ma va la, qui sono comodo, quasi al riparo, e così questa rampetta e muro chi li sale li salirà con poco lasco fuori.
Ancora non lo so, ma sotto di me (non riesco ad averci visuale visto il cambio di pendenza che ha effettuato il ghiaccio) si sta scatenando la comica del giorno. Hattori Hanzo ci ha lasciato la sua creazione, la sua piccozza home made (esclusa la becca, presa dalla grivel): Nicola l’ha usata da secondo sul primo tiro. Io gli avevo detto di venire con i suoi due attrezzi più quella di Hanzo, ma nulla da fare, troppo peso per 10 minuti di avvicinamento. E infatti..
Manca solo l’incudine (come martello viene usato quello della picca) per cercare di drizzare il manico che dopo poche picconate si è storto, la becca ha raggiunto un angolo di infissione troppo pronunciato per essere usabile. Un’agonia. Video. Ma a detta delle cordate sotto di noi, “di solito in cascata si vorrebbe essere da soli, ma oggi voi con questa vostra picca da modellare ogni 4-5 passi, ci avete riempito la giornata di risate!”, e anche la nostra.
Gianluca arriva in sosta, ha i polpacci in fiamme, eh ragazzo, sei un pochino fuori forma eh?! Ok vado io, d’altronde per mail avevo fatto fin troppo lo sborone a dire “se uno non se la sente, la tiro tutta io”, ora pedalo visto che ho voluto la bici! Arriva anche Nicola che inizia a renderci partecipe della disfatta della spada sacra di Hanzo, nonché della pena di salire con quella, cosa che adesso tocca a Giorgio.
Il terzo tiro sembrava avere una partenza più facilotta, invece per uscire c’è da risalire un muretto quasi dritto di qualche metro, ma niente a che vedere con la Madre salita tempo addietro, e poi superati metri lo scenario si apre su tutta la successiva salita (guida e clienti sono già belli su) che procede inizialmente con un piano inclinato davvero facile, e con ghiaccio bagnato dove picche e ramponi si piantano come burro.
Ehm, sento urlare che la corda è quasi finita, ok mi fermo e sosto qui, su questo il ghiaccio lascia ampia libertà. E intanto scruto dove salire. Sarebbe bello passare dritto o un po’ a destra, ma ragazzi se è fragile ed esile quel ghiaccio. A sinistra sembra più ciocciotto, anche se dopo obbliga a un traverso e a zigzagare in giro. Molto a destra non è dato sapere se sopra ci sia copertura di acqua solida o di roccia dura.
Intanto spunta Giorgio sotto di me, e in breve dietro di lui Gianluca. “Oh Giorgio allora ne hai se sali in alternata!” “Ah beh, piuttosto che salire con la spada di Hanzo!”. Eh già, peccato per la picca home made, bella idea, lodevole sforzo, ma è da migliorare. In questi casi ci si rende conto che anche dietro un tubo di ferro a volte ci sta della gran ricerca scientifica.
Arriva Giorgio, gli suggerisco di sostare più in alto, arriva Gianluca, e intanto si apre il toto scommesse su dove salirà Nicola il prossimo tiro. “Allora Giorgio, sono cazzi tuoi. Vedi quel ghiaccio trasparente, esile, con sopra color marrone roccia che denota scarso attaccamento? Tu salirai di li seguendo il tuo compagno di cordata.” “Facciamo una cosa, se va su di li, io mi lego con voi.”
Riparto io per il quarto e ultimo tiro, seguo la linea che pare avere il ghiaccio migliore, e intanto mi dico già che qui ci voglio tornare quando la cascata sarà bella grassa e permetterà varianti di 4. Obliquo a sinistra per andare sotto al diedrino di ghiaccio, sembrava più duro da sotto, ma sembrava anche più asciutto! Mi bagno il pelo, ahi!
In seguito la delicatezza del traverso è in attesa di venir fuori. Ma fischietto allegramente, mi sto divertendo da matti, non sono mai salito col cuore in gola per le difficoltà o la roba che cadeva da sopra (tranne il primo tiro). Ho solo un caldo bestia, sudo un casino, ma poi in sosta prendo un freddo becco (e infatti lunedì sarò malaticcio).
Si risale dritto, picca e ramponi si piantano bene in questo ghiaccio, le viti mi rassicurano sono per il fatto che sono quelle lunghe, la sterpaglia inizia a sentirsi sul mio zaino, ma l’uscita è vicina. Saluto con la mano chi vedo sotto di me. Che spasso ragazzi. Intravedo una possibile uscita, riuscirò bene ad arrivarci con le corde lì!
Le sento un po’ pesanti, ma è normale, coi giri che ho fatto e il bagnato in superficie che c’è! Cordino su alberello, altra vite, ed eccomi all’uscita, è lei, c’è il cordone per le doppie! Ed è un ‘uscita quasi appenninica: dopo “tanto” ghiaccio un bel piano inclinato di neve poco consistente e in seguito un salto secco di roccia con albero sopra sul quale trazionarsi: la ciliegina sulla torta!
Faccio sosta qui, ho poca corda per arrivare all’altro albero e almeno così mi godo gli ultimi metri di salita dei miei amici. Eccoci qua, finita, bella, divertente, mai impiccato, e con gran risate grazie ad Hanzo. Vedo arrivare un altro sghiacciatore più a destra di dove sono salito io, e ci facciamo due chiacchiere mentre aspettiamo i nostri secondi. Le risate che si sono fatti a anche loro a vedere ribattere una piccozza su una cascata, e i -14°C che c’erano ieri e che oggi erano -1°C, la penuria di ghiaccio in questa valle dove dieci anni fa avevi solo l’imbarazzo della scelta su dove salire..
Spunta Nicola, un gracchio in mezzo ai rovi, ma non mi delizia con nessun gemito della schiena nell’uscire dalla via. Amareggiato mi viene solo da incitarlo con “Dai Nicola con quei bicipiti da Schwarzenegger..e quell’uccello da Jackie Chan!”. Gli consiglio di salire più in alto per far sosta, starebbe più comodo.
Ecco Gianluca, seguito da uno stulo di madonne più o meno marcate, finché non arriva al saltino di roccia di uscita (video), dove lo stuolo si accentua. Poi una volta uscito, si spiaggia come una balena, per giunta sulle corde su cui è legato Giorgio che sta salendo in mono picca.
Alle 12e20 siamo tutti fuori, la cordata di prima è scesa per il sentiero che quindi sarà tracciato (niente doppie=essere più veloci), con questi orari la cena di stasera è salva! E magari riesco pure a mettere a posto in modo decente l’attrezzatura! E ci potremmo bere la birra con calma.
Ci si scambia ancora quattro risate sulla picca, poi iniziamo a scendere, e sulla discesa Gianluca si ritrova a dover risolvere l’ultimo grande problema delle Alpi. Orari consoni per fare tutto con calma e non arrivare in ritardo, ma scendendo Nicola vede un flusso, “Lo proviamo?”: caro mio, hai sbagliato compagnia, almeno oggi, “Dai va la, una volta che riusciamo ad arrivare a casa a orari decenti, non buttiamo tutto via”.
Ben presto risiamo alla base della cascata, oggi insolitamente poco affollata credo, scendiamo alla macchina dove facciamo fuori la torta di Chiara e il belsone di Giorgio. Poi un bel giretto in valle a vedere cascate, bella valle e belle colate, anche se una che avevamo visto stamani salendo, ha cambiato drasticamente connotati! Ed ecco la Gran Cascata di Tures, sti ca.
Ora della birra, ma il bar scelto (dopo mille peripezie) si rivela una ciofeca: non fanno da mangiare, chiediamo patatine e ci portano una ciotolina con quattro stronzate. Ordino una Weiss media e me ne arriva una da 0,3, ci resto malissimo, e con un sorso la faccio fuori, “Garcon, un’altra grazie!”.
Usciamo da questa bettola scarna e sai che c’è? C’è lo scazza dell’alto adige più giu, ci prendiamo un panino col wurstel li! Ma anche lui ragazzi che essenzialità: wurstel alla piastra, salse in self service e panino consegnato chiuso e senza coltello. Altra birra e mangiamo come dei cani, in parecchi sensi.
Giornata esilarante finita? Ma quando mai! Resta da risolvere l’arcano del volante della Cirtoen: come fa ad avere il centro fisso e ruotare intorno? Clacson e comandi sono fermi mentre il volante gira. I tre meccanici si spremono le meningi, l’indole del tecnico che non riposa nemmeno il sabato spinge Nicola a un disegno a matita sulla carta del fornaio. By wire, cremagliera, chi più ne ha più ne metta. Video.
E come dimenticare lo stretching in autogrill..

Qui altre foto.
Qui report.
Video forgiatura.
Video Gianluca in uscita.
Video i tecnici non dormono mai.

Nessun commento:

Posta un commento