Per fortuna le nostre morse/mogli non
tengono particolarmente a San Valentino, così oggi possiamo dare
sfogo alla nostra passione verso il ghiaccio, e stasera a quella
verso la donna (notare l'uso del singolare). Solo che..dove andare? La classica settimana con
meteo da operaio (sole da lunedì a venerdì, pioggia sabato e
domenica) ci fa digrignare i denti stizziti. Tocca rimandare la
sciata, mentre invece una cascata anche se nevica si può salire. Ma
non se la cascata è liquida.
Ore 2e45 ritrovo, ma qualcuno è
rimasto a letto.. Driin, driin “Giorgio, dove sei?” “Sono
rimasto a letto, andate se volete, se no in 20minuti sono li” “dai
che ti aspettiamo”, e così arriva con le ruote fischianti
sull’asfalto non ghiacciato (fa caldo in pianura). Guarda caso
troviamo aperto lo stesso bar dell’anno scorso, bar che a Nicola
non piace molto dall’esterno, “andiamo a Campo Tures che ci deve
essere una pasticceria..”, ma va, cosa stiamo a girare, che è già
tardi!
Così io e Gianluca siamo i primi
pronti, e ci lanciamo nel lungo, tortuoso e selvaggio avvicinamento a
Jahrzahlwand: 10 minuti di peste chiare con un tratto nero su un
foglio bianco, sembra di andare in falesia. Ma oggi va bene così,
questo dovrebbe essere uno dei pochi angoli dove il meteo potrebbe
reggere fino alla fine della nostra salita, e che ci dovrebbe
permettere di tornare a casa a orario decente per i nostri
appuntamenti by night.
Maledetto caldo, inverno finto,
cambiamenti climatici evidenti. Oh cazzo, la Val di Tures è
annoverata per essere una delle più fredde, e tempo fa ci avevo
adocchiato un bel cascatone (la lista dei desideri è sempre più
lunga della lista delle salite compiute): largo, lunghetto, non
difficile ma ricco di varianti, comodo (beh, la comodità di accesso
non è di certo uno dei miei requisiti, anzi al contrario, un po’
di avvicinamento rende tutto più alpinistico e screma i pretendenti,
ma ahimè screma anche i miei compagni di cordata).
Jahrzahlwand, nome che cita anche Giorgio in chat, Nicola vorrebbe spostarsi su gradi ben più duri, ma ragazzo mio, hai
sbagliato compagni se vuoi fare del 4+! Questo 3 a Riva di Tures
invece accontenta tutti, o quasi: se non c’è colazione non va
bene, Gianluca su questo non
transige. Ma ricordo che l’anno scorso quando salimmo Ursprung un bar aperto alle 5e30 lo trovammo.
A stomaco pieno (pieno, insomma)
arriviamo al “parcheggio” che una macchina è già presente e in
fase di preparazione ben più avanti di noi. “Ve l’avevo detto
che non era presto!!”, la mia rivincita sugli orari
“pellegrineschi”. Bando alle ciance, diamoci una mossa, anche se
io faccio male a parlare, sono il più lento.. Ma oggi viene in mio
aiuto il latte del bar, che procura a Nicola un appuntamento col
cespuglio poco distante dall’auto..
Si passa un flusso ghiacciato sulla
nostra sinistra, ma non è lei, si sbuca dietro, ed eccola! In mezzo
ai massi che nascondono mille insidie di gruviera, ci armiamo fino ai
denti, per poi risalire altri 30m di sentiero ghiacciato fino alla
vera basse delle difficoltà. Giacca di on-ice o maglione col pelo,
dura oggi decidere come vestirsi, fa un caldo porco, ma si sa che poi
in sosta ci si raffredda.. “Ah, che passione di merda, ma se stavo
aletto?!” (cit. Gianluca).
Arrivano anche Giorgio e Nicola, ma noi
siamo un pelo più avanti, e davanti a noi la guida coi suoi due
clienti. Parti te parto io, “parto io dai, così mi cuocio subito e
poi ci pensi te”, vai Gianluca, che Dio sia con te. Intanto la
guida è già su, avrà messo giù forse uno, due chiodi, e i suoi
secondi sembrano un po’ impacciati. Speriamo solo non ci arrivino
padella in faccia.
Gianluca va, sale tranquillo, il primo
tiro non presenta grosse difficoltà, un muretto iniziale ma poi
spiana bene. Il ghiaccio è buono, non molto plastico ma un po’ sì,
spaccoso raramente. A sinistra piscia in modo visibile, la
temperatura è altina per la stagione..
Intanto anche Giorgio è pronto a
partire, e Nicola lo fa stare più a sinistra di dove è passato
Gianluca, a cercare un percorso che poi sul secondo tiro presenti
difficoltà un po’ più marcate, e intanto correggendolo su ogni
movimento che compie, una suocera! Intanto Gianluca è in sosta e
inizia a recuperarmi, supero Giorgio regalandogli un book fotografico
di tutto rispetto.
Sosta raggiunta (“Gianluca, ma che
ca, ti autoassicuri sul chiodo invece che al vertice?!”), mentre la
cordata davanti a noi sta salendo, ma..sta salendo un po’ in malo
modo. Uno dei due clienti ha la sua mezza corda bloccata nell’imbrago
del cliente che sta sopra, dovesse scivolare fa un fischione con
tutto quel lasco! Oltre che fare strike su di noi. Cerchiamo di
comunicare coi germanofoni, ma è dura, infine ci riusciamo, la guida
si cala a sciogliere l’intreccio mortale. Arriva anche Giorgio,
appena in tempo! Nicola deve liberarsi dal fare sicura per liberarsi
di nuovo..da dietro.
Ecco, ora posso essere un po’ più
tranquillo a proseguire (come al solito mi capita di essere
intimorito quando c’è da “tuffarsi”: poi nuotare viene da se,
e ci fischietto pure in mezzo), passami la roba Gianluca che vado!
Provo a evitare di salire il tratto più “debole” (a livello di
difficoltà) della cascata, ma tentando a sinistra scopro che il
tratto debole è il più forte a livello di qualità del ghiaccio:
non ho voglia di riempire di detriti chi mi sta sotto, vado per il
facile che cosi spacco il meno possibile.
Estraggo una vite, ha lo scoth nero che
evidenzia essere una di quelle del mio compagno di cordata, dai,
provo a piantarla col braccio sinistro, così alleno anche questo
arto finchè sono sul facile, ma..non va. Ecco lo sapevo, lo devo
allenare parecchio il sinistro! Oh però cacchio, non va proprio.
“Gianluca, ma non è che hai una vite di merda?” “boh, ne ho
riaffilata una ieri sera..”, la guardo, ha un tagliente che farebbe
fatica a graffiare un foglio di carta.
Salgo salgo, intanto da sotto sento
strani rumori, vedo un bel massone in centro alla cascata e i due
clienti che si dileguano alla sua sinistra, vado proprio li sotto a
far sosta! Mah, potrei anche proseguire forse.. Ma va la, qui sono
comodo, quasi al riparo, e così questa rampetta e muro chi li sale
li salirà con poco lasco fuori.
Ancora non lo so, ma sotto di me (non
riesco ad averci visuale visto il cambio di pendenza che ha
effettuato il ghiaccio) si sta scatenando la comica del giorno.
Hattori Hanzo ci ha lasciato la sua creazione, la sua piccozza home
made (esclusa la becca, presa dalla grivel): Nicola l’ha usata da
secondo sul primo tiro. Io gli avevo detto di venire con i suoi due
attrezzi più quella di Hanzo, ma nulla da fare, troppo peso per 10
minuti di avvicinamento. E infatti..
Manca solo l’incudine (come martello
viene usato quello della picca) per cercare di drizzare il manico che
dopo poche picconate si è storto, la becca ha raggiunto un angolo di
infissione troppo pronunciato per essere usabile. Un’agonia. Video. Ma a
detta delle cordate sotto di noi, “di solito in cascata si vorrebbe
essere da soli, ma oggi voi con questa vostra picca da modellare ogni
4-5 passi, ci avete riempito la giornata di risate!”, e anche la
nostra.
Gianluca arriva in sosta, ha i polpacci
in fiamme, eh ragazzo, sei un pochino fuori forma eh?! Ok vado io,
d’altronde per mail avevo fatto fin troppo lo sborone a dire “se
uno non se la sente, la tiro tutta io”, ora pedalo visto che ho
voluto la bici! Arriva anche Nicola che inizia a renderci partecipe
della disfatta della spada sacra di Hanzo, nonché della pena di
salire con quella, cosa che adesso tocca a Giorgio.
Il terzo tiro sembrava avere una
partenza più facilotta, invece per uscire c’è da risalire un
muretto quasi dritto di qualche metro, ma niente a che vedere con la Madre salita tempo addietro,
e poi superati metri lo scenario si apre su tutta la successiva
salita (guida e clienti sono già belli su) che procede inizialmente
con un piano inclinato davvero facile, e con ghiaccio bagnato dove
picche e ramponi si piantano come burro.
Ehm, sento urlare che la corda è quasi
finita, ok mi fermo e sosto qui, su questo il ghiaccio lascia ampia
libertà. E intanto scruto dove salire. Sarebbe bello passare dritto
o un po’ a destra, ma ragazzi se è fragile ed esile quel ghiaccio.
A sinistra sembra più ciocciotto, anche se dopo obbliga a un
traverso e a zigzagare in giro. Molto a destra non è dato sapere se
sopra ci sia copertura di acqua solida o di roccia dura.
Intanto spunta Giorgio sotto di me, e
in breve dietro di lui Gianluca. “Oh Giorgio allora ne hai se sali
in alternata!” “Ah beh, piuttosto che salire con la spada di
Hanzo!”. Eh già, peccato per la picca home made, bella idea,
lodevole sforzo, ma è da migliorare. In questi casi ci si rende
conto che anche dietro un tubo di ferro a volte ci sta della gran
ricerca scientifica.
Arriva Giorgio, gli suggerisco di
sostare più in alto, arriva Gianluca, e intanto si apre il toto
scommesse su dove salirà Nicola il prossimo tiro. “Allora Giorgio,
sono cazzi tuoi. Vedi quel ghiaccio trasparente, esile, con sopra
color marrone roccia che denota scarso attaccamento? Tu salirai di li
seguendo il tuo compagno di cordata.” “Facciamo una cosa, se va
su di li, io mi lego con voi.”
Riparto io per il quarto e ultimo tiro,
seguo la linea che pare avere il ghiaccio migliore, e intanto mi dico
già che qui ci voglio tornare quando la cascata sarà bella grassa e
permetterà varianti di 4. Obliquo a sinistra per andare sotto al
diedrino di ghiaccio, sembrava più duro da sotto, ma sembrava anche
più asciutto! Mi bagno il pelo, ahi!
In seguito la delicatezza del traverso
è in attesa di venir fuori. Ma fischietto allegramente, mi sto
divertendo da matti, non sono mai salito col cuore in gola per le
difficoltà o la roba che cadeva da sopra (tranne il primo tiro). Ho
solo un caldo bestia, sudo un casino, ma poi in sosta prendo un
freddo becco (e infatti lunedì sarò malaticcio).
Si risale dritto, picca e ramponi si
piantano bene in questo ghiaccio, le viti mi rassicurano sono per il
fatto che sono quelle lunghe, la sterpaglia inizia a sentirsi sul mio
zaino, ma l’uscita è vicina. Saluto con la mano chi vedo sotto di
me. Che spasso ragazzi. Intravedo una possibile uscita, riuscirò
bene ad arrivarci con le corde lì!
Le sento un po’ pesanti, ma è
normale, coi giri che ho fatto e il bagnato in superficie che c’è!
Cordino su alberello, altra vite, ed eccomi all’uscita, è lei, c’è
il cordone per le doppie! Ed è un ‘uscita quasi appenninica: dopo
“tanto” ghiaccio un bel piano inclinato di neve poco consistente
e in seguito un salto secco di roccia con albero sopra sul quale
trazionarsi: la ciliegina sulla torta!
Faccio sosta qui, ho poca corda per
arrivare all’altro albero e almeno così mi godo gli ultimi metri
di salita dei miei amici. Eccoci qua, finita, bella, divertente, mai
impiccato, e con gran risate grazie ad Hanzo. Vedo arrivare un altro
sghiacciatore più a destra di dove sono salito io, e ci facciamo due
chiacchiere mentre aspettiamo i nostri secondi. Le risate che si sono
fatti a anche loro a vedere ribattere una piccozza su una cascata, e
i -14°C che c’erano ieri e che oggi erano -1°C, la penuria di
ghiaccio in questa valle dove dieci anni fa avevi solo l’imbarazzo
della scelta su dove salire..
Spunta Nicola, un gracchio in mezzo ai
rovi, ma non mi delizia con nessun gemito della schiena nell’uscire
dalla via. Amareggiato mi viene solo da incitarlo con “Dai Nicola
con quei bicipiti da Schwarzenegger..e quell’uccello da Jackie
Chan!”. Gli consiglio di salire più in alto per far sosta,
starebbe più comodo.
Ecco Gianluca, seguito da uno stulo di
madonne più o meno marcate, finché non arriva al saltino di roccia
di uscita (video), dove lo
stuolo si accentua. Poi una volta uscito, si spiaggia come una
balena, per giunta sulle corde su cui è legato Giorgio che sta
salendo in mono picca.
Alle 12e20 siamo tutti fuori, la
cordata di prima è scesa per il sentiero che quindi sarà tracciato
(niente doppie=essere più veloci), con questi orari la cena di
stasera è salva! E magari riesco pure a mettere a posto in modo
decente l’attrezzatura! E ci potremmo bere la birra con calma.
Ci si scambia ancora quattro risate
sulla picca, poi iniziamo a scendere, e sulla discesa Gianluca si
ritrova a dover risolvere l’ultimo grande problema delle Alpi.
Orari consoni per fare tutto con calma e non arrivare in ritardo, ma
scendendo Nicola vede un flusso, “Lo proviamo?”: caro mio, hai
sbagliato compagnia, almeno oggi, “Dai va la, una volta che
riusciamo ad arrivare a casa a orari decenti, non buttiamo tutto
via”.
Ben presto risiamo alla base della
cascata, oggi insolitamente poco affollata credo, scendiamo alla
macchina dove facciamo fuori la torta di Chiara e il belsone di
Giorgio. Poi un bel giretto in valle a vedere cascate, bella valle e
belle colate, anche se una che avevamo visto stamani salendo, ha
cambiato drasticamente connotati! Ed ecco la Gran Cascata di Tures,
sti ca.
Ora della birra, ma il bar scelto (dopo
mille peripezie) si rivela una ciofeca: non fanno da mangiare,
chiediamo patatine e ci portano una ciotolina con quattro stronzate.
Ordino una Weiss media e me ne arriva una da 0,3, ci resto malissimo,
e con un sorso la faccio fuori, “Garcon, un’altra grazie!”.
Usciamo da questa bettola scarna e sai
che c’è? C’è lo scazza dell’alto adige più giu, ci prendiamo
un panino col wurstel li! Ma anche lui ragazzi che essenzialità:
wurstel alla piastra, salse in self service e panino consegnato
chiuso e senza coltello. Altra birra e mangiamo come dei cani, in
parecchi sensi.
Giornata esilarante finita? Ma quando
mai! Resta da risolvere l’arcano del volante della Cirtoen: come fa
ad avere il centro fisso e ruotare intorno? Clacson e comandi sono
fermi mentre il volante gira. I tre meccanici si spremono le meningi,
l’indole del tecnico che non riposa nemmeno il sabato spinge Nicola
a un disegno a matita sulla carta del fornaio. By wire, cremagliera,
chi più ne ha più ne metta. Video.
E come dimenticare lo stretching in autogrill..
Qui altre foto.
Qui report.
Video forgiatura.
Video Gianluca in uscita.
Video i tecnici non dormono mai.
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