Oh ma quanta neve ha fatto in Appennino?! Meglio stargli
alla larga. Però che voglia di neve. Prima non ce ne era, ora ce ne è troppa.
Ma riesco a salvare la giornata grazie a
Paolo, destinazione Baldo: salito
ormai non so quante volte, in tutte le salse, piedi, corsa, mtb, ciaspole,
ramponi, ma..sci mi manca. Vediamo se mettiamo anche questa salsa per cucinare
questo Baldo.
Titubante sulla quantità di neve che troveremo, altrove ne
ha fatta, ma i dati danno “np”, non pervenuta per la stazione di questo luogo.
Paolo cerca anche già di rimanere al parcheggio dimenticando le pelli in
macchina: dopo 200m di avviamento alla neve, si torna all'auto. Hai dimenticato
altro?! Dai che ora si parte.
Neve, poca ma sufficiente, fin dalla partenza. All'ombra, al
freddo (su non esageriamo, meglio dire al fresco), anche buona,
ispira..discesa! Mi fermo a fare qualche foto, mentre lascio scorrere avanti
Paolo: al parcheggio si è vista una folla paurosa, meglio non perdere troppo
tempo e cercare di arrivare su prima del gruppone, in modo da avere un po di
cristalli intatti.
Niente direttissima sotto gli impianti, ma si traversa verso
sinistra (faccia a monte) per andare a prendere la vecchia pista: questo
traverso regala già un primo scorcio su un azzurrissimo Lago di Garda. Iniziamo
la risalita, con Paolo che si lamenta della traccia, fatta male e con poco
senso: non posso capire, ma vista la sua esperienza, non posso che
assecondarlo. Spiace solo vedere che è tutta martoriata, se si scende di qui
non sarà gustoso.
Il pendio spiana e il sole si fa largo tra i rami degli
alberi, ben presto saremo in balia della sua potenza, perciò inizio a
spogliarmi. Si iniziano a intravedere pendii vergini, neve bella, ma ora
bisogna continuare a salire, prima il dovere poi il piacere.
Finito anche l’ultimo pezzettino di bosco, risalito il
muretto prima del cancellino (oggi sommerso dalla neve), il campo si fa
totalmente aperto verso l’alto. Solo i pali della funivia potrebbero ostacolare
la nostra salita, ma basta stargli lontano. Non c’è nemmeno troppa gente,
ancora.
Mangio che ho una fame terribile, e qualcuno già scende.
Paolo inizia ad adocchiare i pendii alla nostra sinistra, chiede info a uno che
sta scendendo, e ben presto si affaccia sull’impluvio che sta alla nostra
sinistra: sta tramando qualcosa il ragazzo! Lo sapevo, d’altronde quando
andammo a
Cima di Busa Grana grazie a lui fecimo una discesa bellissima. La classe non è acqua, e nemmeno
neve.
È emozionante rimettere dopo tanto tempo gli occhiali da
sole per proteggersi dal riverbero della neve. E anche vedere questa montagna
finalmente bianca, anche se non so per quanto: il vento ha già pelato i dossi,
le creste, infatti un bel pezzo della prossima salita sarà accarezzando il
fondo terroso sassoso sotto.
Non si sale verso il
Rifugio Fiori del Baldo, ma si devia verso nord per
puntare al
Chierego. Bella questa neve, nonostante la traccia marcata, spesso mi defilo
per farmene una tutta mia, d’altronde non affondo più di 5-10cm, poca fatica.
Il Lago sotto di noi, un azzurro che contrasta il bianco che
pestiamo, sembra li vicino ma non è così. Un occhiata giù per vedere se e come
si possa scendere anche di qui, qualcuno l’ha fatto, ma magari laggiu si è
ricongiunto. Si incrocia qualche ciaspolatore, spesso sulla traccia degli sci
alpinisti: ricordo quando ero io al loro posto, vecchi tempi, ma solite
diatribe sull’opportunità di condividere la stessa traccia o no. Certo che in
discesa però..
Ultimi metri in cresta, osservando una pianura padana
prigioniera delle nebbie, e alle 10e15 arriviamo in cima, in poco meno di due
ore. “Eh il vecchietto ne ha ancora!” esclama lui. Non ti preoccupare, tanto ti
vendichi in discesa quando sarai tu ad aspettare me. Altra fame, altro cibo, il
mars come lo mangiai l’
ultimo dell'anno.
Poi la preparazione, pelli via, giacca su, casco in testa,
guanti. Paolo sciolina pure le aste, me la propone, ma io devo frenare in
discesa, non andare a uovo! E si inizia a dare sfogo alla gravità, prima
tagliando un po’ verso la direzione dalla quale siamo venuti, ma dopo un po’ di
curve e di insegnamenti di Paolo, esordisce con la frase che mi aspettavo, che
mi aveva anticipato, e che speravo.
“Andrea, proviamo ad andare giù di qua? Vediamo com’è,
qualcuno c’è passato, almeno evitiamo il caos di quelli che salgano e ci
becchiamo neve più bella. Poi se finiamo in un cul de sac, ripelliamo e amen”
“Avanti!” Me lo ripeterà in qualche altro bivio, ma la risposta sarà sempre la
stessa.
Via giù, cerco di seguire le sue curve, ma lui è troppo
bravo e io troppo scarso. Ma la neve è davvero bella, un po’ ventata era su
(col vento che tra l’altro iniziava a farsi poderoso), ma fresca, morbida qui.
Non farina magari, ma spettacolo, e col lago li sotto che in genre la trasforma
in men che non si dica.
È bello vedere Paolo che si diverte come un bambino, la neve
ha questo magico potere. Scende e mi aspetta, io mi guardo un po’ intorno,
faccio qualche foto, contemplo la traccia lasciata, non male. Lascio pure il
tempo a lui di studiare dove proseguire.
Puntiamo a un casolare, la traccia più cospicua poi taglia
verso sinistra, la seguiamo ma poi Paolo vede che potrebbe essere bello tornare
verso destra, ok. Altra bella neve, ora qualche ciuffo affiora, ma i tac sono
rari (per lui che è leggero e leggiadro sono molto rari, per me più frequenti).
Ormai il bosco è inevitabile, ma questo poi.. Inizia di
arbusti piccini ma comunque da evitare, la neve è ancora bella, ma le curve
devono essere strette e coordinate, ovvero mission impossibile per me. Poi si
finisce in mezzo a pini più solidi e più fitti, qui l’abbraccio del tronco è
davvero inevitabile, e la discesa parecchio lenta.
Oh leh, si vede la luce alla fine del tunnel, fuori da
questo bosco fitto alla ricerca di ancora qualche fazzoletto dove poter
sfogarsi, ancora per poco però. Presto si finisce su una specie di forestale
quasi ghiacciata da scendere senza vergogna a spazzaneve, ma all’ultimo ecco un
altro piccolo e breve pendio morbido: non me lo lascio scappare e arrivo quasi
sull’asfalto. Sono solo le 11e30.
Bella discesa, grazie Paolo che l’hai scovata col tuo fiuto
esperto (c’erano comunque altre tracce sparse..) ma ora tocca tornare alla
macchina.. E il cammino non sarà breve breve, mi sa che il km e mezzo lo
abbiamo camminato, ma sempre sognando e scrutando altre discese possibili,
insaziabili. Oltre a notare delle gran onde di neve alzata dal vento sulla
cresta in alto.
L’uscita finisce come era iniziata, al bar dell albergo
Edelweiss (una vita che vengo qui, e l’ho scoperto solo stamattina) per una
birra e un panino col cotechino che non resisto a non ordinare. Una giornata
ben al di sopra delle aspettative, ma come la volevo. Magari un po’ di
dislivello in più..mai sazio.
...eravamo tutti lassù allora!
RispondiEliminae dalle foto mi sa che ci siamo anche incrociati.... cmq, la vista lago ha sempre il suo perchè!;)
ora spero di provare i "vostri" appennini!;)
ciao