In questo
weekend programmato per filo e per segno, e stravolto con badile e rastrello,
solo lui può regalarmi un aggiustamento degno di portare questa
enfasi:l'Appennino Reggiano.
Ho voglia di
sciare, ma non un paio di "sci da sassi" da poter rischiare di
danneggiare, perciò mi metto il cuore in pace e parto con picca, ramponi e
ciaspole: queste ultime si faranno un bel giro panoramico attaccare al mio
zaino tutto il di. Destinazione, Monte Cusna ovviamente.
La giornata
di ieri, la notte di venerdì, stanotte, hanno visto poco sonno, e alla fine non
riesco ad arrivare al parcheggio in tempo per salire con la frontale, la luce
c'è già. In cammino sul solito sentiero che mi porta verso il Passone, coi ruscelli
dal rumore assordante per la quantità di acqua che portano con se.
Cammino col
vento che sbuffa sulle cime dei faggi, mi fa sentire la sua potenza in modo
uditivo, dopo toccherà al senso tattile sentire la sua ira, ma sono pronto ai
-20° percepiti. Come avevo ipotizzato fin da basso, non seguo il Passone, ma
una volta finito il bosco (risalito con calma per cercare di sudare il meno
possibile) seguo una traccia di scialpinisti per il Mangiadorna.
L'anfiteatro
del Passone è tutto per me, spettacolo. Il vento ancora non mi bussa addosso,
ma pochi passi e lo fa: opto per vestirmi e ramponarmi, scelta saggissima per
le condizioni che troverò a breve. Scrutando il pendio di misto davanti a me,
vado a prendere la dorsale che sale verso la schiena del Gigante, sfondando qua
e la e barcollando sotto i colpi di Eolo.
Le bordate
del vento sono notevoli, la maschera mi ripara dai proiettili di ghiaccio, i
ramponi stabilizzano le oscillazioni del corpo. Il ghiaccio riflette il sole
meglio della neve. Il vento ha già lavorato parecchio, in certe zone pare sia
passato un tosaerba, e poi un rullo a pressare il pressabile. Continuo la mia
salita guardandomi intorno, principalmente nella direzione del vento, giusto
per avere un po' di tregua.
Qualche
metro su ottimo ghiaccio, un corridoio in mezzo a una cornicetta, e sono sul
crinale, vista 00, Prado, Apuane e golfo di La Spezia. Non proprio un panorama
da ammirarsi con calma, il vento solleva la neve ben più alta di me,
invitandomi a stare qui poco e darmi una mossa.
Direzione
ovest, ancora da solo, ancora in pace. Le ciaspole non servono, un pizzico di
fatica in più e si avanza lo stesso. Spunta la mia meta dietro La Piella, e poi
gli impianti, chiusi, ma con gli scialpinisti in processione sulle piste dove
comunque il gatto è passato a dare una mano. Supero velocemente questo momento
di folla per tornare solo con me stesso e la mia passione.
Qualche
passo sulle rocce del Sasso del Morto, che aggiro come al solito lato nord, ma
stando più alto possibile perchè devo dire che questi pendii con cosi tanto
accumulo pressato mi danno idea di lastroni pronti a partire. Me ne sto in
cresta tutto il resto del viaggio.
Le roccette
del Cusna sono la davanti a me, prima ero dubbioso se risalire da li, ora sono
sicuro di non prendere certo il sentiero che passa sul lato nord per andare a
prendere quello che parte da Monteorsaro! Un po di tregua del vento finchè si
passa lato sud, ma dura poco, mentre la sete è tanta. Osservo un bel sasso dove
sostare al ritorno.
Arrivo alla
base della cresta est del gigante, sempre bella, sempre lei, e oggi in versione
invernale. I bastoncini lasciano posto alle mani che afferrano gli spuntoni
svasi, qualche passo in diedro, voglio divertirmi per Odino! Le
"difficoltà" maggiori sono nella prima parte, poi si va su meglio,
esposti ma più facili.
Ultimi metri
ed eccomi in cima, quattro escursionisti mi lasciano presto da solo di nuovo.
Qualche foto, anche col telefono dopo aver tolto due dei quattro guanti, e poi
una passeggiata a constatare come tutta la vetta del Cusna sia una calotta di
ghiaccio!
Scendo per
dove sono salito, per gli stessi motivi per i quali sono salito da qui, potendo
scattare qualche foto in più: il freddo ha freezzato la batteria della macchina
fotografica, che solo dopo aver passato una mezzoretta al caldo nella tasca
della maglia, si riprende.
Incrocio uno
scialpinista, due parole e di nuovo giù, verso quel sasso al sole ma riparato
dal vento dove mi fermo a mangiare e bere qualcosa. Non troppo però, perchè il
culo sulla neve si congela, e a casa mi aspettano. Torno alla civiltà, di nuovo
agli impianti.
Per essere
veloce scendo per le piste, e anche per dare un'occhiata all'innevamento
presente: c'ho voglia di sciare!! ma di sassi scoperti ce ne sono, qualcuno ha
azzardato discese in campo aperto e si deve essere divertito un mondo,
però..aspetterò nevicate degne di portare questo nome.
Incrocio un
collega di Bismantova, ma pensa un po' che ti trovo qui che risale con gli sci, forse il primo
ripetitore della nostra Wagnis und Glück, che onore! Finalmente perdendo quota posso iniziare a
spogliarmi, esser così vestito non è da me, ma oggi non si poteva fare a meno,
e la mia tosse ringrazia.
Qui altre
foto.
Qui report.
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