Se tutto
fosse andato bene, oggi dovrei essere a letto fino alle 13 visto che
probabilmente sarei rientrato a notte fonda. Stanco, affamato, ma terribilmente
appagato e sazio. Se tutto fosse andato bene. Invece ieri è finita con un
trekking in ValNarcanello, grazie sopratutto a un errore di valutazione a casa, che almeno
abbiamo arginato in loco non facendone uno ben più grave (almeno a nostro
avviso).
Devo tirarmi
su il morale, ho pure la giornata libera, non sono (non dovrei essere) stanco,
chi può leccare le mie ferite? "I know, it's only Appenino, but i like
it!". Luna piena, poco vento, temperature confortevoli, poca neve lo so
(ma magari qualche canale si trova), voglia di esplorare, minima spesa. Disfo
uno zaino, ceno e ne preparo un altro.
L'idea era
di arrivare davvero presto per salire a buio, ma col senno di poi potevo anche
partire prima: alle 6 sono in cammino.
Di nuovo qui a distanza di una settimana, ma oggi in
versione più aggressiva e con più tempo a disposizione da dedicare alla
montagna. Parto diretto per il sentiero che mi condurrà al Passone, poca neve e
un po' di ghiaccio sparso, la luna che purtroppo finisce già dietro a un monte.
Il
cieloall'orizzonte si infiamma, lentamente brucia, la frontale non serve più anche
se il sole non è ancora sorto, l'occhio è diventato felino. Prossimo all'uscita
dal bosco oggi punto al Passone, in maniera diretta, lungo quel pendio che in
stagioni normali può essere o una lastra di ghiaccio o un pendio pronto a
scaricare una valanga. Non è una stagione normale, è solo un pendio di neve non
trasformata oggi.
Salgo
osservando il versante alla mia destra, poco ripido ma con del misto e già al
sole. La pianura, succube dell'umanità e dell'alta pressione che arriva,
avvolta nello smog. I pendii alla mia sinistra, regolari, pacifici. I passi
sotto di me, profondi. Il cielo sopra di me, azzurro, vicino, da toccare con un
dito.
Ben presto
sono fuori, anche se la croce è molto più a sinistra: oggi cerco pendenze, non
esagerate visto che sono da solo e non roba troppo tecnica, ma almeno da
divertirsi un po'! Ma devo aspettare per questo. Osservo la mia prossima meta,
la Valle dei Porci, anfiteatro nord tra Sassofratto e Prado, entrambi solcati
da numerose rughe di neve, tutte da pestare.
Disastro
termico, pendii scoperti, poca neve, Abetina Reale nuda. Punto al Passo di Lama
Lite, seguendo il più possibile il fil di cresta, un po' per aumentare il
dislivello, un po' per essere controcorrente, un po' perchè le creste sono la
mia passione. Ancora non si vede nessuno in giro, e questo è bellissimo.
Al Passo di
Lama Lite parte l'esplorazione vera, taglio tutto il versante est del Monte
Cipolla per portarmi nel Vallone dei Porci, sprofondando spesso, e sono senza
ciaspole, col sole che ora che ha fatto capolino e mi scalda bene a modo: altro
che la settimana scorsa! Meno male c'è poca neve, o questo taglio sarebbe
pericoloso per le valanghe. Chiaramente, zero tracce.
Un parco
giochi si apre lentamente davanti ai miei occhi. Il versante del Sassofratto
nord / nord ovest tagliato in modo regolare e slanciato da strisce di neve in
mezzo a strisce di roccia: da lontano verticali, da vicino più appoggiate. Il
versante est / nord est del Monte Prado, più irregolare, più roccioso, con le
rughe bianche che si nascondono in mezzo al marrone scuro
dell'"ottima" roccia appenninica.
Punterei a
salire il canale della Clessidra, ma certo che non è facile orientarsi in quel
dedalo di linee sinuose. Provo a confrontare qualche foto, ma un'angolazione
differente e la notevole differenza di innevamento, falsa tutto. Sarà quella
la? Boh, ammiro e mi avvicino, notando quanto mi avvicino alla sella tra
Cipolla e Prado: potevo scendere da li.
Un po' di
neve dura mi illude, penso che pazienza, la neve non è buona salirò per un
altro canalone più dolce. Mi avvicino sempre più, puntando quello scudo di
roccia al fianco del quale parte un canale che poi si stringe, sarà quella la
clessidra. Giunto con calma, forse troppa, sotto di lui, metto il casco e tiro
fuori le picche (i ramponi sono ai piedi da prima del Passone). Casco? Da solo?
Certo.
Lascio la
protezione dello scudo di roccia, e inizio a salire. La parete sarebbe esposta
al sole, ma il canale è riparato dall'angolazione delle rocce. Si sprofonda a
ogni passo, o fino al ginocchio o fino a metà coscia o più. Proseguo questo
primo tratto che punta verso sinistra, penso che comunque da qui posso ancora
scendere.
Arrivo in
vista della strettoia, mica tanto ricca di neve, anzi. Proseguo, sembra il
passaggio più ostico, sopra pare meglio. Insomma, la pendenza non è troppo
blanda, le picche vanno in trazione a volte su neve che sembra ottima ma che
spesso suona a vuoto sotto. Qualche passo di misto e di arrampicata mi pare più
"solido".
Oh però, che
metri al cardiopalma, dai che ora si calma. Si calma niente, la neve si alterna
dura, sfondosa, ghiaccio e farina, di tutto. Tengo la sinistra che mi ispira di
più, ma devo ammettere che non sono del tutto tranquillo: un po' come
arrampicare in Piccole Dolomiti. Ancora in trazione sulle picche, la pendenza
non può essere solo 50°.
E dopo la
roccia, anche la terra ghiacciata, l'erba e i mirtilli diventano utili alla
salita, delicati ma utili. La strettoia era solo l'assaggio delle difficoltà,
ma vedo la cresta sopra di me, l'uscita, vicina ma lontana. Altri passi
delicati, un mezzo traverso, spuntoni su cui trazionarmi sperando tengano, ancora
tengo la sinistra ma non è stata una scelta azzecata. Ultimi passi a rischio
sbandieramento e sono fuori dal canalino.
Mannaggia,
ma la cresta nord non è questa, è la di fronte.. Mi giro a sinistra: c'è da
salire ancora su terreno delicato, meno ripido ma con tratti ancora in trazione
sulle picche, ancora variabilità totale tra ghiaccio, neve, farina, roccette,
erba, terra, mirtilli.
Una sorta di
parete, dove tocca scegliere dove andare, e ogni scelta che fai non sai se sia
la migliore, ma devi farla. Scendere è impossibile. Salire! Ancora passi a
cercare la neve buona, sul ghiaccio con le punte dei ramponi classici. Ma
quando finisce? Altri traversi, sbandierate, e finalmente la pendenza volge a
calare sul panettone di vetta.
No ma quale
vetta, non la vedo ancora! Però il panorama è bello, quassù c'è neve e pare
inverno, un campo da calcio sul quale vagare e poi fermarsi a sedere a godersi
il sole e far calare l'adrenalina. Mica banale quella salita! Chissà cos'ho
salito (a casa scoprirò essere il canale a Z, ma non in buone condizioni), ma
ora mi godo la pace.
Mi rialzo
per andare in cima e pensare a cosa fare, ben presto ci sono. Direi che oggi
come canali sono a posto, guardo l'orario e anche lui mi conferma ciò, per
essere a casa a un'ora che mi permetta di dormire un pochino per recuperare. Mi
siedo ancora, il Mars di vetta me lo sono meritato, e ora che inizio a stare
meglio, l'appetito è tornato prepotente! Il cielo è terso, Corsica e Monte Rosa
sembrano a un tiro di schipppo.
Ma il vento
si alza consigliandomi di non prendere freddo e scendere. Solo ora incontro
altre persone, loro che invece salgono mentre io valuto se tagliare per qualche
pendio nord del Prado invece che fare tutto il sentiero. Lo percorro quasi
tutto, poi giù per un canalone e infine al Lago Bargetana. Altra parete da
esplorare, la nord ovest del Cipolla.
Tornando al
Passo di Lama Lite incontro quattro ragazzi con la corda che dicono aver
tentato il Vallestrina ma non era buono, ora provano il Cipolla. Mentre di
nuovo percorro la "cresta" verso il Passone, altri due con la corda:
c'è voglia di pendenza in giro!
Non mi va di
scendere per il Passone, voglio vedere lo stato delle piste, anche perchè mi sa
che come tempi faccio prima, anche se mi tocca salire altri 200m. In cammino in
mezzo a chiazze di erba scoperta, di nuovo sulla schiena del gigante, ora con
alcune persone che salgono anche loro. Due senza ramponi, bah.
Supero
tutti, avanti, anche se accuso la fatica, ma ormai una volta in cima a La
Piella è fatta. Spunta il Cusna, oggi non ci salgo. Dritto verso gli impianti,
salendo sulla destra un ammasso di rocce che non avevo mai salito, e noto che
oggi non c'è la ressa di scialpinisti come l'altra volta.
Il cielo si
è fatto lattiginoso, e questa particolare luce regala immagini affascinanti
sulle Apuane e non solo.
Un
elicottero che recupera col verricello qualcuno non è mai una bella visione,
non sto a guardare da lontano ma scendo, meglio la birra che mi voglio bere e
il panino che mi voglio fare. La discesa per le piste è veloce, e offre la
possibilità di notare il deterioramento dell esiguo manto nevoso: metri e metri
marroni, altro che sci da sassi.
Nonostante
ciò, il primo tronco della funivia è aperto, e gli sciatori non mancano: si
torna alla civiltà, alla caotica e rumorosa civiltà. Una birra, wurster e
formaggio, coronano una giornata di recupero dalla batosta di ieri: ricarica di
pile completata. Voglia di andare in montagna..placata solo per alcune ore!
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