domenica 24 gennaio 2016

Cercando pendenze in Appenino Reggiano: NordEst del Prado

Se tutto fosse andato bene, oggi dovrei essere a letto fino alle 13 visto che probabilmente sarei rientrato a notte fonda. Stanco, affamato, ma terribilmente appagato e sazio. Se tutto fosse andato bene. Invece ieri è finita con un trekking in ValNarcanello, grazie sopratutto a un errore di valutazione a casa, che almeno abbiamo arginato in loco non facendone uno ben più grave (almeno a nostro avviso). 
Devo tirarmi su il morale, ho pure la giornata libera, non sono (non dovrei essere) stanco, chi può leccare le mie ferite? "I know, it's only Appenino, but i like it!". Luna piena, poco vento, temperature confortevoli, poca neve lo so (ma magari qualche canale si trova), voglia di esplorare, minima spesa. Disfo uno zaino, ceno e ne preparo un altro.
L'idea era di arrivare davvero presto per salire a buio, ma col senno di poi potevo anche partire prima: alle 6 sono in cammino. Di nuovo qui a distanza di una settimana, ma oggi in versione più aggressiva e con più tempo a disposizione da dedicare alla montagna. Parto diretto per il sentiero che mi condurrà al Passone, poca neve e un po' di ghiaccio sparso, la luna che purtroppo finisce già dietro a un monte.
Il cieloall'orizzonte si infiamma, lentamente brucia, la frontale non serve più anche se il sole non è ancora sorto, l'occhio è diventato felino. Prossimo all'uscita dal bosco oggi punto al Passone, in maniera diretta, lungo quel pendio che in stagioni normali può essere o una lastra di ghiaccio o un pendio pronto a scaricare una valanga. Non è una stagione normale, è solo un pendio di neve non trasformata oggi.
Salgo osservando il versante alla mia destra, poco ripido ma con del misto e già al sole. La pianura, succube dell'umanità e dell'alta pressione che arriva, avvolta nello smog. I pendii alla mia sinistra, regolari, pacifici. I passi sotto di me, profondi. Il cielo sopra di me, azzurro, vicino, da toccare con un dito.
Ben presto sono fuori, anche se la croce è molto più a sinistra: oggi cerco pendenze, non esagerate visto che sono da solo e non roba troppo tecnica, ma almeno da divertirsi un po'! Ma devo aspettare per questo. Osservo la mia prossima meta, la Valle dei Porci, anfiteatro nord tra Sassofratto e Prado, entrambi solcati da numerose rughe di neve, tutte da pestare.
Disastro termico, pendii scoperti, poca neve, Abetina Reale nuda. Punto al Passo di Lama Lite, seguendo il più possibile il fil di cresta, un po' per aumentare il dislivello, un po' per essere controcorrente, un po' perchè le creste sono la mia passione. Ancora non si vede nessuno in giro, e questo è bellissimo.
Al Passo di Lama Lite parte l'esplorazione vera, taglio tutto il versante est del Monte Cipolla per portarmi nel Vallone dei Porci, sprofondando spesso, e sono senza ciaspole, col sole che ora che ha fatto capolino e mi scalda bene a modo: altro che la settimana scorsa! Meno male c'è poca neve, o questo taglio sarebbe pericoloso per le valanghe. Chiaramente, zero tracce.
Un parco giochi si apre lentamente davanti ai miei occhi. Il versante del Sassofratto nord / nord ovest tagliato in modo regolare e slanciato da strisce di neve in mezzo a strisce di roccia: da lontano verticali, da vicino più appoggiate. Il versante est / nord est del Monte Prado, più irregolare, più roccioso, con le rughe bianche che si nascondono in mezzo al marrone scuro dell'"ottima" roccia appenninica.
Punterei a salire il canale della Clessidra, ma certo che non è facile orientarsi in quel dedalo di linee sinuose. Provo a confrontare qualche foto, ma un'angolazione differente e la notevole differenza di innevamento, falsa tutto. Sarà quella la? Boh, ammiro e mi avvicino, notando quanto mi avvicino alla sella tra Cipolla e Prado: potevo scendere da li.
Un po' di neve dura mi illude, penso che pazienza, la neve non è buona salirò per un altro canalone più dolce. Mi avvicino sempre più, puntando quello scudo di roccia al fianco del quale parte un canale che poi si stringe, sarà quella la clessidra. Giunto con calma, forse troppa, sotto di lui, metto il casco e tiro fuori le picche (i ramponi sono ai piedi da prima del Passone). Casco? Da solo? Certo. 
Lascio la protezione dello scudo di roccia, e inizio a salire. La parete sarebbe esposta al sole, ma il canale è riparato dall'angolazione delle rocce. Si sprofonda a ogni passo, o fino al ginocchio o fino a metà coscia o più. Proseguo questo primo tratto che punta verso sinistra, penso che comunque da qui posso ancora scendere.
Arrivo in vista della strettoia, mica tanto ricca di neve, anzi. Proseguo, sembra il passaggio più ostico, sopra pare meglio. Insomma, la pendenza non è troppo blanda, le picche vanno in trazione a volte su neve che sembra ottima ma che spesso suona a vuoto sotto. Qualche passo di misto e di arrampicata mi pare più "solido".
Oh però, che metri al cardiopalma, dai che ora si calma. Si calma niente, la neve si alterna dura, sfondosa, ghiaccio e farina, di tutto. Tengo la sinistra che mi ispira di più, ma devo ammettere che non sono del tutto tranquillo: un po' come arrampicare in Piccole Dolomiti. Ancora in trazione sulle picche, la pendenza non può essere solo 50°.
E dopo la roccia, anche la terra ghiacciata, l'erba e i mirtilli diventano utili alla salita, delicati ma utili. La strettoia era solo l'assaggio delle difficoltà, ma vedo la cresta sopra di me, l'uscita, vicina ma lontana. Altri passi delicati, un mezzo traverso, spuntoni su cui trazionarmi sperando tengano, ancora tengo la sinistra ma non è stata una scelta azzecata. Ultimi passi a rischio sbandieramento e sono fuori dal canalino.
Mannaggia, ma la cresta nord non è questa, è la di fronte.. Mi giro a sinistra: c'è da salire ancora su terreno delicato, meno ripido ma con tratti ancora in trazione sulle picche, ancora variabilità totale tra ghiaccio, neve, farina, roccette, erba, terra, mirtilli.
Una sorta di parete, dove tocca scegliere dove andare, e ogni scelta che fai non sai se sia la migliore, ma devi farla. Scendere è impossibile. Salire! Ancora passi a cercare la neve buona, sul ghiaccio con le punte dei ramponi classici. Ma quando finisce? Altri traversi, sbandierate, e finalmente la pendenza volge a calare sul panettone di vetta.
No ma quale vetta, non la vedo ancora! Però il panorama è bello, quassù c'è neve e pare inverno, un campo da calcio sul quale vagare e poi fermarsi a sedere a godersi il sole e far calare l'adrenalina. Mica banale quella salita! Chissà cos'ho salito (a casa scoprirò essere il canale a Z, ma non in buone condizioni), ma ora mi godo la pace.
Mi rialzo per andare in cima e pensare a cosa fare, ben presto ci sono. Direi che oggi come canali sono a posto, guardo l'orario e anche lui mi conferma ciò, per essere a casa a un'ora che mi permetta di dormire un pochino per recuperare. Mi siedo ancora, il Mars di vetta me lo sono meritato, e ora che inizio a stare meglio, l'appetito è tornato prepotente! Il cielo è terso, Corsica e Monte Rosa sembrano a un tiro di schipppo.
Ma il vento si alza consigliandomi di non prendere freddo e scendere. Solo ora incontro altre persone, loro che invece salgono mentre io valuto se tagliare per qualche pendio nord del Prado invece che fare tutto il sentiero. Lo percorro quasi tutto, poi giù per un canalone e infine al Lago Bargetana. Altra parete da esplorare, la nord ovest del Cipolla.
Tornando al Passo di Lama Lite incontro quattro ragazzi con la corda che dicono aver tentato il Vallestrina ma non era buono, ora provano il Cipolla. Mentre di nuovo percorro la "cresta" verso il Passone, altri due con la corda: c'è voglia di pendenza in giro!
Non mi va di scendere per il Passone, voglio vedere lo stato delle piste, anche perchè mi sa che come tempi faccio prima, anche se mi tocca salire altri 200m. In cammino in mezzo a chiazze di erba scoperta, di nuovo sulla schiena del gigante, ora con alcune persone che salgono anche loro. Due senza ramponi, bah.
Supero tutti, avanti, anche se accuso la fatica, ma ormai una volta in cima a La Piella è fatta. Spunta il Cusna, oggi non ci salgo. Dritto verso gli impianti, salendo sulla destra un ammasso di rocce che non avevo mai salito, e noto che oggi non c'è la ressa di scialpinisti come l'altra volta.
Il cielo si è fatto lattiginoso, e questa particolare luce regala immagini affascinanti sulle Apuane e non solo.
Un elicottero che recupera col verricello qualcuno non è mai una bella visione, non sto a guardare da lontano ma scendo, meglio la birra che mi voglio bere e il panino che mi voglio fare. La discesa per le piste è veloce, e offre la possibilità di notare il deterioramento dell esiguo manto nevoso: metri e metri marroni, altro che sci da sassi.
Nonostante ciò, il primo tronco della funivia è aperto, e gli sciatori non mancano: si torna alla civiltà, alla caotica e rumorosa civiltà. Una birra, wurster e formaggio, coronano una giornata di recupero dalla batosta di ieri: ricarica di pile completata. Voglia di andare in montagna..placata solo per alcune ore!

Qui altre foto.
Qui report.
Qui e qui guide.

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