Siamo
carichi come delle molle, è tutta settimana che ci carichiamo. Le solite idee
un po' folli, dei sogni che cercano di uscire dal cassetto per farsi strada,
raccogliere qualche buon indizio per poter diventare realtà. Una cascata
possente, in ambiente selvaggio e di alta montagna. Un grado abbordabile ma uno
sviluppo estenuante. Meteo discreto, freddo che perdura, poca neve e rischio
valanghe basso. Nessun report. Si va. Io e Giorgio.
Ma un
"state attenti" della collega di lavoro, una telefonata mentre
preparo lo zaino, quel vento previsto in zona Tonale, mi fanno sentire odore di
cattivi presagi. Un'altra telefonata sistema un po' le cose, e alle 2 si parte.
Durante la colazione (ottima torta di Chiara), un altro presagio. Va beh, ormai
siamo qui, andiamo a vedere che in ogni caso saremo in un posto fantastico. Le
ciaspole le lasciamo fiduciosamente in auto.
Siamo soli,
anche la luna nascosta dietro le nuvole, tanto ghiaccio sulla parte iniziale
della forestale, lascia poi spazio alla neve, ma con una buona traccia che mi
fa ben sperare sia gente che ha salito la cascata nei giorni addietro. Saliamo
con calma per non bruciare energie, per non sudare troppo che poi prendiamo
freddo, e poi onestamente non mi sento ancor in formissima.
Un'occhiata
alla cartina, stiamo salendo correttamente. Finalmente la frontale non è la
sola luce che ci aiuta a orientarci, il cielo si illumina debolmente, ma quel
che basta per mostrarci, ormai fuori dal bosco, in che meraviglioso ambiente
siamo: come dice Messner "sempre bello l'Adamello!".
Notiamo
qualche flusso ghiacciato, ma nessuna traccia del nostro cascatone: ma dove
sta?! La neve aumenta, non è tanta, ma la consistenza inizia a farci sentire la
mancanza le ciaspole. Continuiamo a salire, con calma, sembra che siamo soli,
almeno per adesso. Finalmente una barricata rocciosa viene superata e il flusso
appare in tutta la sua imponenza.
In realtà si
vede solo la parte alta, ma è sufficiente a mettere un po' di soggezione in noi
minuscoli esserini. Più la osservi da ontano e più sembra "tanta", ti
avvicini, ne osservi la parte bassa, esile e incuneata tra le rocce, ma una
volta che gli sei sotto, nonostante ora incomba davvero su di te, ti sovrasti,
sembra più addomesticabile. Quasi amica.
Ma già da un
po' osservo spindrift che spazzano la parete. Quello che temevo quando ho visto
il vento previsto. L'ho visto. ho temuto proprio questo, e nonostante ciò non
ho fatto abbastanza per evitarlo. La Verte è sempre nella mia mente ogni volta che sono su neve o
ghiaccio. Questo scenario però mi risveglia i ricordi della Tour Ronde. Dal primo
sibilo di vento che ci urtato ero dubbioso sull'iniziare la salita, ora lo sono
molto meno.
"va beh
dai, finchè siamo qui proseguiamo fino all'attacco" e via in mezzo a neve
sfondosa in mezzo a buchi e pietroni. Giù fino alla vita, incastrati coi piedi.
Altri spindrift: la parte bassa è flagellata, la alta pare meno. La vedo che
finisce a birra e salsiccia. I presagi che si manifestano da ieri sera, stanno
avendo la ragione.
Poi arriva
lui, "the big spindrift": un minuto abbondante in cui il vento si scatena, spazza
come una scopa indomabile tutta la parete, centinaia di metri quadrati di
roccia e neve, lingue nuvolose di farina che scivolano verso la gravità, che si
uniscono e acquisiscono forza. Spettri che scendono verso giù, verso di noi,
sembrano deboli dita che cercano di afferrarci. Vento e neve ci urtano in
faccia.
Si torna a
casa. Non c'è dubbio adesso.
Durante la
discesa incontriamo due cordate che invece salgono, in una riconosco un ragazzo
incontrato proprio alla salita della Tour Ronde: presagio confermato anche con
questo tassello! Gli diciamo perchè abbiamo rinunciato, loro proseguono per
valutare cosa fare, uno di loro "ormai siamo qui, vediamo. Là c'è un
corso, là un altro corso, là è troppo tardi per arrivare", maledetto
affollamento in montagna!
Si scende,
delusi ma sereni, comunque vada agli altri ragazzi (saliranno tutti) noi siamo
sicuri della nostra scelta: noi abbiamo visto, loro no, io ci sono già passato,
loro non so. Errare è umano, perseverare è da stupidi. Mi piace pensare di non
essere stupido, almeno quando è in ballo la vita.
"Ci
torneremo" questo è certo, troppo bello questo posto, troppo bella questa
cascata, troppo scottante questo errore. La voglia di ghiaccio resta viva, la
voglia di goulotte si accende osservandone tagliare i versanti delle montagne
ora illuminate, le geometrie di cristalli di neve ci ricordano quanto magico,
imprevedibile, vario, affascinante, sia il mondo dell'acqua solida.
Qui altre
foto.
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