La batosta di Rocca Pendice
brucia ancora un pochetto. Ma questa via era nella to do list da tempo, quella
sorta di classiche e fattibili (da me pippone) che almeno una volta nella vita
van salite. E quindi, eccoci qui, sfumata la possibilità di un weekend via,
questo finirà in due giornate spezzate ma nello stesso luogo.
L'orario di
partenza è un po' prestino per una via del genere, ma il timore
dell'affollamento decide per noi, così finiamo a far colazione al bar delle placcheZebrate, nella ressa di una bolgia di pescatori che si apprestano a partecipare
a una gara. Fa ancora freschino quando ci incamminiamo, e per strategia siamo i
primi in tutto il comprensorio.
Un cartello ci fa ben sperare nella riuscita della salita: invece che un intera ho voluto
due mezze proprio nel caso si debba tornare indietro nel caso quei due o tre
passaggi dichiarati di 5c non ci riescano, ma il 5c si rivelerà un po' troppo
sovrastimato, anche se l'unto darà la sua sensazione di brivido non solo in
quei passaggi, ma anche altrove.
Parte
Stefania, che ha pianificato tutto per farmi sbattere contro i tiri col
difficile. I primi passi sono sempre un po' così così, come svegliarsi di prima
mattina e sintonizzarsi subito con una mente lucida. Ma le difficoltà sono ben
contenute e procediamo abbastanza sgaggi nonostante l'S3 allegro.
La parete
inizia a popolarsi. Una cordata sotto di noi, poi altre che arrivano e altre
ancora che si sparpagliano in giro. Quella sotto di noi ci raggiunge a S4, ma
gli altri non si vedono più.. La coppia che ci sta alle calcagna ci mostra roba
da folli: sicure a autosicure che mi fan paura, per loro e per chi sta sotto.
Arriva
l'elicottero mentre Stefania sale L5 (o L7, non ricordo), che si gira a guardarmi come per dire
"ma proprio ora?". Dal velivolo viene calato un soccorritore proprio
sotto di noi, poi si allontana in volo stazionario. Torna e ne cala altri due,
di nuovo in volo stazionario. poi atterra. Ambulanza, mezzo di soccorso. Quando
vedo arrivare i carabinieri e vedo una certa calma nei soccorittori alla base,
capisco che è andata male.
Continuiamo
a salire, i due pazzi ci hanno superato e li abbiamo lasciati passare (la loro
seconda che mi stacca l'ultimo rinvio che ho messo mentre salgo la primo,
brividi e incazzature). Senza accorgersene Stefania concatena due tiri,
affrontando quello strapiombino di 5c che..boh, 5c? Stiamo andando bene come
tempi, forse la frontale riusciamo a non usarla oggi.
La via non è
difficile da cercare, in alto ci sono pure dei segni rossi sulla roccia a
indicare il percorso (esagerazione), lo schizzo fedele e la relazione discreta
(non fosse per il timore che incute quando parla dell'unto!). Tutto il giorno,
dall'inizio alla fine, sotto i sibili dei missili umani che fanno base jumper.
Eccoci nel
camino, la via vale la pena di essere percorsa per le prossime lunghezze. Un
caminone profondo, a tratti largo a tratti stretto, che ti isola dal resto
della parete, dalla bolgia che la assale. Bolgia che sarebbe anche su questa
via se non fosse per il poveretto che poco fa ci ha lasciato le penne.
Un po' di
placca, di nuovo camino, poi tutto si restringe, e i passaggi obbligati rendono
visibile quanto la gente si sia concentrata in pochi cm quadrati: vai col
liscio! Dove metti il piede scivola, meglio non cercare il passo ovvio che han
fatto tutti, ma inventarsi una nuova via alla ricerca della roccia più sana..
Finito il
camino un'occhiata all'orario ci rassicura, altre 4 facili lunghezze dove ci
prendiamo in giro sui camminamenti che fa uno o l'altro. Ci si rilassa un po',
le difficoltà sono passate, le ore di luce sono ancora tante.
L'ultimo
tiro, quell'uscita in diedro marmorizzato, però mi mette in difficoltà, altro
che i 5c sotto, questo 5a è tosto! provando e riprovando sono finalmente fuori,
per poi essere sbeffeggiato da Stefania che passa senza nemmeno troppo
impegnarsi.
Alla fine
invece che 16 tiri ne abbiamo fatti 14. 5h, siamo ben contenti dei tempi e del
non esserci mai trovati impiccati, una bella dose di autostima oggi! Il tutto
condito anche da una giornata climaticamente piacevole grazie alle nuvole che
hanno nascosto il forte sole.
Discesa
chiacchierando, osservando una vipera (forse) e già fantasticando sulla dolomia
dell'estate. La cortesia delle ragazze del bar delle placche Zebrate, una buona birra e
panino più insalata, concludono una bella giornata.
Peccato solo
per il poveretto che ci ha lasciato le penne. Quando la morte ti passa così
vicino, è doveroso apprezzare ancora di più la propria vita.
Qui altre
foto.
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