sabato 25 giugno 2016

Guglie della Calde(Vacche)reccia: O sole mio e Via degli Allievi

Un weekend intero in montagna s'ha da fare. Libero da altri impegni, occorre approfittarne: meteo e condizioni per l'alta quota non ci sono, ma sotto il crinale dell'Appennino il meteo dovrebbe essere ok, anche se caldo. La scelta cade presto su un weekend arrampicatorio in Apuane con Stefania, Dario e Federico. Un programmino ce l'ho già in mente, lo propongo e siamo a bolla. 

Partenza presto sabato mattina per avere più tempo a disposizione per la nostra passione e anche per usufruire delle ore meno calde. Dopo una colazione al Rifugio Donegani (dove alloggeremo stasera) dove il Pisanino ci accoglie sotto la sua ombra, alle 8 siamo in cammino e presto saremo già sudati! 

Come tre settimane fa, la destinazione di oggi sono di nuovo le Guglie della Vacchereccia, a scopo ludico esplorativo: partendo da qui, l'avvicinamento diventa anche un bel trekking, anche se non certo esente da fatiche, ma così facendo siamo comodi per vitto, alloggio e per l'idea di domani. 

La solita cava abbandonata che ho già avuto occasione di vedere mette tristezza, l'altra che squarcia la montagna per chilometri ancor di più, ma non voglio tediare nessuno con questa storia: vi chiedo solo di lasciare stare il marmo.. 

Si sale per sentiero verso Foce di Giovo, tremendamente accaldati al sole, dentro il bosco si sta un po' meglio, ma appena appena: oggi non tira nemmeno un filo di vento. Per fortuna arrivare al valico coincide col passare dall'altra parte all'ombra, ma non prima di essersi girati intorno ad ammirare il panorama: Pizzo d'Uccello, Pisanino, Contrario, Cavallo, Grondilice, Sagro. siamo nel cuore delle Apuane. 

Si scende per il sentiero marcato, ma l'erba alta un metro non facilita certo il capire dove si debba andare: una palina è fondamentale per districarsi in questo verde rigoglioso! Il 37 che ci conduce verso Capanna Garnerone è un bell'approccio per i miei amici per comprendere i trekking nelle Apuane, non siamo certo in Appennino: erba alta, passaggi facili su roccia, sentiero esposto. Passaggi inrigogliosi fiori gialli

Si passa sotto la Pera ma si continua, per fortuna ancora all'ombra della cresta del Garnerone, fino a individuare finalmente le sagome delle Guglie della Vacchereccia. Ci siamo! Quasi..perchè nella speranza di avvicinarsi meglio a quella che vorrei fosse la meta della mia cordata, proviamo a risalire un ghiaione che ben presto lascia lo spazio a distese di paleo e bosco insipido. Per poi sbucare sulla traccia percorsa tre settimane fa: allora tanto valeva fare quella più comoda.. 

Dario e Federico si fermano sotto lo Spigolo della Torre Torracca, io e Stefania puntiamo a O Sole Mio sulla Torre Cartuccia. "Scorrere sotto le guglie fino ad arrivare all'attacco". Memori di una spittatura vista partire sullo scivolo sud della Cartuccia quando scesi dalla Torracca, iniziamo a traversa dopo aver salutato i nostri amici. Passaggi delicati ed esposti, molto delicati, parecchio esposti, ed ecco due spit! S1 della nostra via. 

Allora c'era da stare più bassi, ma di tracce non ne ho viste, perciò.. Pace, attacchiamo da qui. Parto io, e per vincere questo strapiombo iniziale duro non poca fatica: prova di petto, prova di la, prova di qui, bucati una mano con questa roccia aguzza. Alla fine riesco a passare e dopo questo passo la via si fa più easy. Talmente easy, che per velocizzarci concateno anche il tiro successivo, trasferendomi dallo zoccolo della Torre Biforca alla metà della Cartuccia. 

Sosta vista mare: che bello sarebbe fare un bagno fresco adesso! Inizio a recuperare la mia amica, ma ci deve essere qualche problema. Ok, in effetti il passaggio non era facile. Aspetta. Aspetta. Stò per armeggiare per un paranco, ma una voce arriva "dammi un po' di corda", chissà che è successo, ma poi arriva anche lei con la sua risata isterica. 

Riparte Stefania sulla parete sopra di noi, seguendo la linea di radi spit ed integrando qua e la, e ben presto arriva alla sosta. Meno male siamo ancora all'ombra qui.. Tocca a me, e cerco di complicarmi la vita salendo a goccia d'acqua sopra la corda: non sembra, ma spesso ci sono delle buone mani nascoste in questo conglomerato di roccia. 

Azz, l'esposizione inizia a esser tale che si vacilla tra sole e ombra! Riparto io, da schizzo ci sarebbero altri due tiri, ma immagino siano corti, perciò potrei concatenare così facciamo prima e in tempo a fare un'altra via.. Intanto vado su questo spigolo abbozzato, verticale e a tratti strapiombante, ciò che ama la mia amica per l'appunto. 

Trovo la sosta, ma la cima è davvero vicina, "Ste, io continuo ok?" e via che si sale, più facile ma con ancora qualche passo interessante, e la catena è su un bel terrazzino dove armeggio per mettermi in sicura e recuperare la mia amica: intanto foto alla cordata a fianco sulla Torracca, mangio, bevo, mi cambio scarpe, alè!

Stefania mentre sale, nonostante i miei avvisi "Stefania parla bene che c'è gente" si lascia andare a sproloqui verso gli strapiombi, cose che una signorina non dovrebbe dire.. Arriva e si spiaggia per un attimo ad ammirare il panorama, che da quassù è davvero notevole: boschi veri, prati anche, poi rocce grigie, cielo blu, e mare laggiù. 

In fretta ci si cala, nello stesso canale della Torracca, spero solo non si incastrino le corde, cosa che per fortuna non accade, e con un altra doppia (e con una sola corda) siamo giù, di nuovo il traverso per tornare alla base della Torracca mentre vediamo i nostri amici già impegnati sulla Via degli Allievi. 

Anche i ragazzi scesi dalla Torracca alla fine vengono su questa via, e per fortuna, così ci indicano l'attacco giusto (e Stefania "visto che avevo ragione? Era li"). Un po' per dividerci le difficoltà, un po' per pareggiare il numero di tiri a testa di oggi, parte lei: occorre districarsi in mezzo a questo marasma di spit o simili (mai come Rocca Sbarua però!). 

Tocca a me, salgo assaporando la qualità e colore della roccia, una varietà infinita tra calcare, conglomerato e gneiss, e mix. Riparto io, per un bel tirello di misto placca e di nuovo un passetto strapiombante, mi piacciono queste vie! Alla mia amica un po' meno, invoca placche e solo placche. Intanto al sole stiamo cuocendo, anche le lucertole le osservo cercare l'ombra: il mio coppetto e braccia stanno abbrustolendo. 

Ultimo tiro per Stefania, traversino a sinistra esposto e panoramico, e poi su verso i nostri amici che stanno aspettando per calarsi in doppia. In doppia? Ma ci dovrebbe essere la possibilità di scendere a piedi! Qualche foto a Giampaolo e Matteo che ci seguono. Tocca a me, trovo un bell'esempio di riciclo di chiodo. Passo a fianco di Dario e Federico che mi riferiscono di averla trovata troppo impervia la discesa. 

Arrivo da Stefania, andiamo a cercare sta discesa, che non c'ho voglia di far doppie e voglio esplorare anche la discesa. In effetti è impervia, va un po' cercata e intuita. Legato mi districo tra prati e cenge, finalmente vedo qualcosa che pare essere camminabile, e infatti i due toscani sono proprio li. 

Scendiamo per cengette da camosci e ghiaione scomodo, assolati e assetati. Torniamo alla base delle Placche degli Allievi dove Dario sta terminando di far su la roba, e insieme scendiamo alla Capanna Garnerone, o meglio alla sua fontana, che prosciughiamo! 

Non c'è molto tempo per riposarsi sugli allori del tavolino, la strada è lunga per tornare al Rifugio Donegani, e ci si vorrebbe arrivare per fare le cose con calma.. Ripercorriamo a ritroso il sentiero dell'andata, più secco e tutto al sole. Un leggero vento allieta il rientro, ma occorre essere anche all'ombra per stare bene. 

Il paesaggio però regala ancora grandi squarci di natura quasi selvaggia. E il Pizzo d'Uccello, col suo versante sud, che magari domani riesco a completare! Risalita estenuante alla Foce di Giovo, passati di sudore e un po' provati, anche perchè circa 750 metri di dislivello camminando li abbiamo fatti, e 200 arrampicando. Stefania infatti arriva alla foce piuttosto malconcia, complice l'aver bevuto e mangiato poco pure, e la cena di ieri sera. 

Giù di corsa al rifugio, due chiacchiere con Michele, Davide e Omar, una doccia (che siamo appiccicosi come la carta moschicida) e poi a cena, al tavolo in sette, col gestore e il cuoco che ci pigliano in giro per le nuove abitudini alimentari di Dario, ma mai offendendo: e poi lui ci sta al gioco! Dessert per Dario: la mela!

Relazioni se ne trovano poche, anche le guide sono fatte in modo approsimativo rispetto agli standard cui siamo abituati. Qui e qui (io però ho la versione 1998!) guide, ma..lascio a voi giudicare.
Qui report (ricco).
Qui altre foto.
Qui la giornata di domani.

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