2016-07-24 Climbing on the Egg: Sperone
Sud al Piz Cuacena
Il meteo incerto non è molto
incoraggiante per dedicare una giornata all'arrampicata in Dolomiti,
ma la voglia di rimettere mano su questa roccia (siamo già a fine
luglio!) è tanta, gli amici ci sono, e c'è pure Roberto che ha voglia e tempo di tornare a fare qualcosa: completano
la squadra Riccardo e Giorgio.. Occorre però scegliere una via poco
ingaggiosa e corta.
Il Passo Gardena è forse uno dei miei luoghi preferiti per arrampicare, ma
forse sono troppo di parte visto che ne conosco pochi di luoghi, e mi
innamoro di alcuni per i bei ricordi che mi legano ad essi (via Demetz al Grande Cir, via Adang al Saas Ciampac). In ogni
caso, ci siamo focalizzati su questa meta, e in auto concordiamo
anche la via, che per (quello che sembra ma non sarà) lo scarso
ingaggio e difficoltà sarà una delle due sui Piza Cuecena.
La luce che troviamo al passo è
fantastica, il versante nord del Sella è illuminato, o meglio appena
scaldato dal sole, mentre il versante sud del Gruppo del Cir sta
molto "meglio". Pronti per il divertimento, ci incamminiamo
verso l'arrivo della funivia Dantercepies, dalla quale la nostra
guida descrive come arrivare all'attacco.
Salita dolce in un ambiente mozzafiato,
che ancora per qualche decina di minuti conserverà il suo silenzio,
dopodichè sarà dato in pasto ai mezzi motorizzati, ivi incluse le
risalite meccaniche.
Arrivati alla funivia, tocca guardarsi
intorno, e grazie al passato di sciatore di Giorgio, capire che sì,
dopo esser saliti da un versante, tocca scendere dall'altra parte.
Intanto abbiamo deciso che tra le due, tentiamo lo sperone sud al V
Piza Cuecena, che sembra più estetico e continuo: parliamo pur
sempre di III IV.. E solo ora mi rendo conto che di Piza Cuecena ce
ne devono essere diversi, le figure delle due vie non coincidono per
nulla.
Scendiamo di poco, e subito siamo
tentati di prendere questo accenno di forestale che permette di
perdere molta meno quota rispetto allo scendere per la
pista..proviamo! E ben presto ci troviamo sbarrati dalla frana.. Ma
no, proviamo dai, c'abbiamo del manico noi!
Traverso su terra e
ghiaia a 45 gradi abbondanti, tuto sotto i piedi si muove, forse sarebbe da adottare la tattica del "corri sulle acque" ma non ci sentiamo affatto Gesù. Ecco perchè era meglio scendere fino giù, cosa non si fa per 50-100m di dislivello, in meno: delle cagate! ROberto abbranca il mugo dopo di me, e si sente meglio.
Ok che ci
stiamo arrivando da di fianco invece che dal basso, ma ormai sembra abbastanza
chiaro che il nostro sperone, il nostro spigolo, sia lì dietro. Solo c'è da
arrivarci. Aspetto Giorgio e Riccardo, intanto Roberto sale ancora un po' a
scoprire. Lo raggiungo, di nuovo su terreno delicato, solo che ora non è terra
o ghiaina, ma massi belli grossi che se il piede ci resta in mezzo sono dolori.
Di là non si
passa, di lì nemmeno, proviamo di qui..ecco! Sotto il paretone di una sorta di
masso erratico, e passato un canalino infido, un cordino in una clessidra direi
identifichi il nostro attacco. Già già. Ci ricompattiamo, imbraghiamo,
leghiamo, ammiriamo (il paesaggio, non noi stessi che siamo brutti), e pronti a
partire!
Cordata
Scagliarini e cordata Andrea con Riccardo. parte Giorgio, seguito poi da
Riccardo. Spariscono subito ai nostri occhi aggirando la sosta a sinistra, e
già dai sassolini che vengono giù viene chiaro che quel "Roccia: buona, da
pulire" è presagio di camminare sulle uova, come se non l'avessimo già
fatto per arrivare all'attacco..
Arrivo in
sosta, e Roberto è già partito. Lo seguo a ruota, tiro facile ma dove occorre
prestare attenzione alla roccia: tutta la via occorre prestare attenzione alla
roccia! Ed è un peccato, perchè questo tiro, come altri, è davvero aereo su uno
spigolo, su una cresta affilata dove stare quasi a cavalcioni. Per arrivare in
sosta poi, tocca quasi saltare dall'altra parte..
Ai nostri
amici tocca invece il tiro col passaggio dato più duro della via. Un passaggio
però davvero estetico, dove vengono delle foto bellissime. Dove Giorgio lo si
sente ostiare e non poco, non tanto per le difficoltà, ma per la roccia.
Riccardo la prende più a destra, dopo che la roccia si è sgretolata sotto il
suo piede.. Roberto ancora più a destra. Io chissà, ognuno fa la sua!
Per me e
Robbi invece, un altro tiro smorto, accidenti ai nostri amici che hanno scelto
loro di partire per primi, maledetta gentilezza. Però davvero, fosse ottima la
roccia, un altro tiro aereo a fil di spigolo, solo che alla fine tocca
abbracciare una lama di un metro quadro di parete che..si muove. Sulle uova,
sempre, si arriva all'anello di sosta.
Il sole c'è,
ma la via gironzola a fil di sperone, con ottima scelta di dove far le soste,
tutte al riparo dei sassi che chi arrampica scarica, bravo Bernardi. Il sole
c'è, ma tante soste all'ombra, e in maglietta ho quasi freddo: pensare alla
pianura di casa invece.. Il quinto tiro corre sulla parete all'ombra, finendo
su dell'erba, intanto osservo la discesa, mi sa che quella sarà ingaggiosa..
Finalmente
per me e Roberto un bel tiro, su roccia finalmente bella (beh dai, anche il
tiro di prima a parte qualche manetta, era migliorato), articolato e piacevole,
non fosse per il ghiaino in certi tratti a ricoprire gli appoggi. E il panorama
sempre top, col sole ancora splendido splendente e le nuvole lontane.
Alla
penultima sosta Roberto esordisce con un "ma c'ho pensato adesso, sto
arrampicando con tre miei ex allievi!", io e Riccardo A1 2010, Giorgio AR1
2012, eggià, come scorre veloce il tempo.
Ultimo tiro
per arrivare in cima, un po' di arrampicata e infine una cresta sottile e
affilata, sprotetta, dove alcuni tratti pare d'obbligo farli a cavalcioni, e
così, alle 12 (orario inusuale) siamo in cima, seduti visto che lo spazio è
talmente poco che non si può fare altrimenti. Speriamo le nostre sedie stiano
ferme.
Si mangia e
beve, qualche foto, ma è presto per le congratulazioni, visto la discesa che ci
aspetta e le nuvole che adesso si vedono arrivare più minacciose. Giorgio parte
legato a cercare l'ancoraggio per la doppia, e ci mette un po' a trovarlo..
Tutti scendiamo assicurati che è meglio, vista l'esposizione e il terreno.
Quattro
doppie, tutte un po' da cercare, con Giorgio che fa il cacciatore delle stesse.
Anche queste, bravo Bernardi, al riparo dalla sassaiola che ogni persona che
scende scarica inesorabilmente. Corri corri, guarda che nuvole, e non vorrei
trovarmi in questi canaloni o sulla frana da scendere, col temporale in testa!
Camminatina
nel canalone di uova, altra doppia, e brutta camminnata nel canalone erboso che
incrocia la via di salita, con discesa bella esposta a cercare l'ultimo
ancoraggio. Ora sì che si fa una bella doppia finale dentro un camino stretto
che non si sa come affrontare e in strapiombo (che grotta profonda!).
Alla base,
sani e salvi, manca solo il come arrivare al muro di contenimento, perchè
nessuno ha voglia di ripassare per dove siamo venuti! Prato ripido e poi a
cercare la ghiaia migliore, siamo giù, alleluja, ciaone uova!
Ombrello
preventivamente fuori, chi può si affretta a risalire per il concreto rischio
di bagnarsi che incombe.. Ma alla fine arriviamo tutti asciutti alla macchina,
alle 15 precise, orario di inizio dei temporali, e in effetti qualche goccia
cade (in valle si vedeva fino da metà discesa che pioveva!).
Una birra e
un panino (senza uova) concludono una giornata più alpinistica del previsto.
Qui altre
foto.
Qui report
coi tempi
Qui guida.
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