domenica 17 luglio 2016

Rapidi e fuori dagli ingorghi spumeggianti: Weissmies

Suona la sveglia! Ma facciamo cisti.. Qui al Weissmieshutte gli altri dormono..aspettano la colazione alle 4..ma sono le 3.. Furtivamente io e Riccardo usciamo dai nostri sacchi letto, prendiamo le nostre cose e scendiamo: dopo ieriStefania resta a letto ben contenta (e grazie che ci porterà giù la roba di troppo per salire noi più leggeri!). 
Tattica simile al Gran Paradiso: ci svegliamo prima degli altri per evitare ingorghi e file. Speriamo trovare qualcosa sui tavoli da mangiare, ma ahimè c'è l'acqua calda ma non le bustine, ci sono le marmellate ma non il pane. Pazienza, la cima è più importante della colazione! Fuori la stellata è spaziale, la temperatura ottima, Saas-Fee tutta illuminata e..pure la nord del Leinzspitze, che sembra un viale della città alta. La nostra meta è un'altra però, il Weissmies, la spuma bianca.
Ci incamminiamo per la strada scesa ieri, ben presto trovo la morena su cui salgano delle tracce, ma seguiamo la pista da sci scesa ieri. Con un po' di senso dell'orientamento, di fiuto, e di qualche traccia sulle pocce di neve, la direzione è quella corretta, e quando inizia a sanguinarmi il naso, la sagoma dell'arrivo della funivia è visibile in penombra.
Ben presto arriviamo da lei, abbiamo già osservato le luci di altre frontali sul o verso il Lagginhorn, e ora che siamo a Hohsaas ne vediamo tante altre salire sul dosso dietro la funivia, e così le seguiamo. Meno male il dubbio ci assale presto: ma non stiamo salendo troppo? Una letta alla relazione e la frontale superpotente, ci fanno scendere di nuovo verso basso, per mettere piede sulla strada che passa a lato del rifugio Hohsaas, quella da prendere: abbiamo già perso del tempo uffa!
Scendi per la strada barricata a sinistra dalle rocce e a destra dalla rete, poi ci si sbarra tutto per dei massi che occupano la strada stessa: aggira, svirgola, ed ecco il fronte del ghiacciaio coi suoi detriti di varie dimensioni. E ora? Sarà di qua, sarà di la, non si vedono tracce. Che due balle! Ma ecco che..saliamo un po'.. ecco, questa è la strada giusta! Ramponi, picca, corda, e via andare!
La prima parte del Triftgletscher è terrificante perchè si vede e si pesta il caos e la potenza del ghiaccio che trascina rocce e le frantuma. Il resto del ghiacciaio invece sarà tutto bianco o azzurro ghiaccio o..nero buio dei crepacci. Intanto però ci godiamo le luci che illuminano fiocamente i Mischabel, e l'alba che man mano li colorerà.
Ed eccoci sul nostro terreno di gioco preferito, il ghiacciaio, l'alta quota, l'aria rarefatta, il freddo, il silenzio. Silenzio. E solo luce naturale. Zero civiltà, zero società, zero caos umano. Finchè dura.
Risalita la prima tormentata parte di ghiacciaio, si traversa in falsopiano verso sud, la traccia è buona ma si vede che passa sopra a fianco di crepacci. Ma la neve è dura, speriamo bene. L'importante è che i seracchi sul versante nord stiano ben fermi mentre gli saremo sotto. Qualche pausa per non tirarci il collo (ancora non sappiamo che ci metteremo davvero poco a salire!), di tempo ne abbiamo, e di paesaggio da godere ce ne è.
La parte che ci pare più dura arriva, l'impennata dritta per dritta sotto i seracchi, e intanto appare un'altra cordata alle nostre spalle. L'imponenza di chi ci sovrasta ci fa sentire piccoli piccoli: non quanto sul Monte Bianco, ma la limitata visuale intorno a noi ci rende "limitati" anche in altri versi.
Sembra fatta, e invece.. Svirgolando tra buchi che potrebbero inghiottire un furgone, la traccia ora traversa verso ovest, con seracchi alla nostra sinistra e crepacci alla destra. Siamo su un ponte di neve gigante mentre davanti a noi si nascondono i Mischabel, sempre loro a farci compagnia. Il tempo passa veloce, e quanto passa veloce..
Si risale di nuovo, siamo pronti a una nuova pausa per mangiare qualcosa (qualche barretta a colazione s'è fatta, ma non è la stessa cosa), giunti su un falso pianoro, con la vista della cima laggiu (urca se è lontana ancora), mentre mangiamo la cordata ci raggiunge, non siamo più soli. ma ci sorpasseranno solo a pochi metri dalla cima.
Da basso sembrava che dopo l'impennata in mezzo ai seracchi tutto scemasse in una bella camminata, e invece no! Si sale ancora, si passa sopra dei crepi (ce ne sono fino a pochi metri dalla cima!) e fianco di seracchi: panettoni e pandori dal sapore poco dolce.. Noi sempre all'ombra mentre i Mischabel ormai al sole.
Qualche metro in falsopiano, e ora risulta evidente l'ultima pendenza da vincere prima di poter dire "vetta", non è finita. E anche i crepi non sono finiti: "Riccardo buco" è il segnale per metterlo in guardia. Qualche pausa per riprendere fiato, la tattica del contare. La voglia di arrivare.
Ora che si scorgono i raggi del sole, vuol dire che la cima è vicina. Il vento che si rinforza conferma questa conclusione. Finalmente il mio amico dimostra che non può essere così in forma e mi chiede di fermarci un attimo, nessun problema, ormai manca poco e di tempo ne abbiamo.
Ultimi metri, ed eccoci in cima alla Weissmies, con un'altra giornata stratosferica, vista a 360° e chissà quante cime si vedono, forse anche il Baldo! Da piccoli piccoli sotto i seracchi, ora ci sente grandi in cima.
Varie cordate arrivano dalla cresta sud, formichine iniziano ad affollare l'arrivo della funivia. noi si sediamo a goderci la cima, a mangiare qualcosa e riprenderci. Non sono nemmeno le 8, e sul ghiacciaio abbiamo messo piede 2h30 fa, per poi salire 850m almeno.. Non ce ne siamo accorti ma siamo scheggiati.
Momenti che vorresti durassero in eterno, ma occorre scendere. A parte che non c'è proprio caldissimo, e il mars e i piedi lo confermano, e poi prima scendiamo e meno calca troviamo e prima arriviamo al pranzo e a casa. Via giù quindi, un'altra corsa.
Da quassù ora il dedalo di crepi e seracchi che occorre attraversare anche nella parte alta è più chiaro. E ogni volta che vedo il mio amico accennare qualche passo di corsa, capisco che ha appena passato un crepo.
La vista magnifica obbliga a pause per ammirarla e fare foto, il numero di formiche che arrivano impone di sbrigarsi. Superiamo cordate che scendono, il caldo si fa pressante ma l'obiettivo è esser rapidi e indolori: saremo i primi ad arrivare giù.
Di nuovo il traverso galleggiante che ci riporta sotto la netta incombenza dei seracchi, ma almeno adesso siamo all'ombra! E non c'è nemmeno troppo traffico che sale, riusciamo a scendere dalla parte ripida senza nessuno a fianco, un successo!
Nessuno. Un lontano ricordo la salita nel silenzio e solitudine di stamani, ora che ci sono decine di cordate. Decine di casi umani. Gente con solo i bastoncini, col cappello senza casco, slegata, legata ma senza nodi a palla, cordate da 6, cordate da 4 dove nessuno ha la piccozza (nemmeno sullo zaino). Gente legata a 2m di distanza. Non so, a me pare follia. Su un ghiacciaio del genere.
Guardo l'orologio, "Oh Ricky, sta calmo, guarda che sono le 9", "ah ecco perchè mi fanno male i piedi!": alla fine in 1h30 scarsa saremo alla funivia, stica! Ultimi sguardi alla nostra salita, un pensiero al nostro pranzo: chissà che come per il Gran Paradiso, invece che Marco troviamo Stefania con la pasta sul fuoco!
Salutiamo la città dei seracchi, ci togliamo i ramponi e basta, e si risale alla panchina della funivia, dove ci denudiamo il possibile e sparpagliamo le nostre cose a terra, in preda al caldo e alla fame e alla voglia di scrollarsi di dosso questo materiale. Un messaggio a Stefania "Ste, siamo alla funivia" "e io alla macchina, oh correte se vi va eh!."La gente che sale in camicia ci guarda allibita. "Oh Pelle, a vedere come ci guardano, secondo me se prendiamo un cappello e lo giriamo, ci lanciano dentro le monetine!"
Alle 10, dopo lauta pausa, si inizia a scendere coi mezzi meccanici, contenti per un weekend dove abbiamo salito due 4mila, dove abbiamo riso, scherzato sofferto. Dove ho ritrovato il piacere della salita in alta quota con l'amico col quale ne ho già saliti tanti di 4mila, con un amica che deve farsi le ossa e che ieri ha dato prova di caparbietà nonostante tutto. Meteo ottimo, compagnia pure, cosa volere di più?
Il pranzo! Sistemata la macchina si riparte, sono le 11, facciamo in tempo a tornare in Italia per mangiare e bere, così non ci facciamo spennare dagli svizzeri! La tortillas piemontese piccante, con fagioli caldi, sarà una sudata peggiore che l'ultima parte della Weissmies..

Qui altre foto.
Qui video di vetta.
Qui e qui e qui report.
Qui ottima guida.
Relazioni a bizzeffe su web.
Qui ieri.

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