sabato 16 luglio 2016

Diventò Lunghihorn: Lagginhorn via normale

Un altro weekend libero e di bel tempo alle porta, occorre sfruttare queste occasioni finchè ci sono: alta quota! Due 4mila dalle modeste difficoltà, salibili in un weekend lungo, in un posto da favola (ci siamo già stati in zona) adatti anche a chi come Stefania non abbia una gran esperienza ma se la voglia fare: tutta la settimana a pianificare, e al venerdì pomeriggio si aggiunge anche Riccardo, in modo tanto fulmineo quanto rocambolesco. Anche per lui una buona occasione per tornare a usare ramponi e piccozza. 
Venerdì sera si parte, e alla frontiera la dogana italiana ci ferma (mai successo) e dopo aver notato i materassi sui sedili dietro ci chiede documenti e se abbiamo qualcosa da dichiarare.. Si passa. Arriviamo a Saas-Grund, cerchiamo la funivia, ma "Campiren und parkiren" o qualcosa di simile, quindi si cerca un altro posto. In un momento di sosta per esplorare con la vista un angolino, ci incrocia la polizia, io riparto ma lei si ferma: ecco, siamo spacciati. Ma per fortuna se ne va..
Io e Stefania in auto, Riccardo in tenda, in un mini parcheggio fuori dal paese, a letto all'1:30 e sveglia alle 6. Freschino stamattina! Via in paese a cercare un bar, ma solo alle 6e30 riusciamo a entrare, e uscendo incrociamo Michele che mi fa "Ma vedi che è tua la macchina, l'avevo riconosciuta!". Non resta che entrare al parcheggio della funivia, prepararsi, aspettare che la biglietteria apra..e l'avventura ad alta quota inizia!
La salita della funivia è la salita in paradiso: il bacino di Saas-Fee conta 14 4mila, dei ghiacciai possenti e delle cime visibili da qualunque posto tenti di osservarle: e salendo, le osserviamo. Depositati a quasi 3200m in poco tempo, non resta che uscire e ammirare il panorama, prima di partire decisi per la nostra meta. Il tempo lo abbiamo, ma meglio non sprecarlo.
Formichine sulla normale della Weissmies, la cresta nord della stessa ci nasconde il sole, e noi che ci dirigiamo verso nord sulla "strada" che abbandoniamo alla prima curva: anche la nostra meta è già ben visibile, un trapezio roccioso di cui occorre solleticare il lato obliquo a noi più lontano. Non si dovrebbe trattare di una salita tecnicamente entusiasmante: diciamo che se fosse un 3500 senza panorama..chi lo salirebbe?!
Si taglia in traverso costante lo zoccolo roccioso sotto un ghiacciaio ormai estinto, con un po' di ghiaccio a rendere frizzante l'attraversamento delle placche lisce. Un cavo d'acciaio dalla dubbia tenuta (insomma, è sottolino) ci aiuta a scorrere intorno allo spigolo roccioso che ci separa dal ghiacciaio che porta il nome della nostra meta. Il cavo finisce, ci si arrabatta a cercare la via in mezzo a questi macigni, e finalmente si svalica.
Il panorama è sempre fantastico, è una frase che andrebbe ripetuta ogni paragrafo ma cercherò di censurarmi. Ramponi e piccozza time, ma la corda può aspettare: dobbiamo attraversare il Lagginhorngletscher, ma è ormai un glacionevato senza pericoli: maestosa invece la sua parete sud, solcata da cascate dui ghiaccio che mentre scenderemo franeranno tutte sotto la potenza della palla di fuoco.
La neve è ottima, l'ombra qui fa ancora la sua figura. Giunti vicino alle rocce, prima che la pendenza aumenti e finalmente si inizi a salire in modo deciso, deposito i 3litri di acqua di scorta che mi porto appresso (giusto per risparmiare un po' di soldi al rifugio stasera), ma i chili di corda restano sulle spalle.
Risaliamo la lingua di neve che ci porta a depositarci all'attacco della cresta ovest, solo gli ultimi metri sono al sole, perciò gli occhiali possono aspettare: ma giunto sulla spalla, è il momento di godere. Già, perchè quando tiro fuori e indosso questi occhiali, vuol dire che sono nel posto giusto e al momento giusto! Intanto alcuni già scendono, qualcun altro ci raggiunge per la salita.
Ci si ricompatta, poi Riccardo prende il largo ora che la roccia domina il percorso. La prima parte non rappresenta un percorso obbligato, ci si muove tra i macigni alla ricerca del passaggio più comodo e più "stabile": insomma un bel trekking con un po' di I e II qua e la. Con i 14 4mila che ti guardano (e oltre, si vede il Monte Rosa).
Il gruppo inizia a spezzarsi, Riccardo mi sorprende per quanto sia in forma, forse la carota della cima fa bene; Stefania invece se la prende più con calma, in fondo alla quota non è abituata, e oggi essere pure saliti in funivia non aiuta!
Siamo al sole e si sente: più su si sentirà il vento. Ma per ora ci si gode l'ascesa e la vista. I roccioni che ci hanno accompagnato finora, lasciano posto man mano a roccini più piccoli, all'individuazione di una traccia marcata che ora sul filo della cresta (non affilata però) porta costantemente verso l'alto. Appare sulla sinistra il Fletschorn e il suo tormentato ghiacciaio.
Qualche placca (coi ramponi) spezza la monotonia (beh, monotonia, parliamone), torna qualche pezzo di neve, insomma la varietà facile che ci piace. Ora vediamo bene come la montagna sia affollata, in molti stanno già scendendo ma tanti stanno ancora salendo, ben più avanti di noi. Stagliati contro il cielo, come spero presto potremo essere. Ma Stefania un po' accusa la quota e la stanchezza..
La nevicata dei giorni scorsi ha reso la parte "detritica" della salita un po' più interessante e alpina: invece che su un ammasso di sfasciumi a 3mila metri, sembra davvero di essere ad alta quota, su del misto per dolci, col sole ustionante ma un vento sprezzante. Il mix perfetto per una bella scottatura, ma occhiali, casco e cappuccio coprono bene la pelle. Poi le rocce incrostate di spuma di neve spalmata dal vento hanno il loro perchè.
Riccardo ci ha aspettato dove era un po' riparato, ci si ricompatta e si riparte. Ben presto Riccardo riprende il largo, lassù, mentre 4 poco delicati scaricano un sasso grosso come un pallone da calcio che ruzzola giù: c'è da impegnarsi per farlo partire eh! Stefania resta indietro, cerco di fare da unione, ma il vento comincia a diventare di quell'intensità che..non vedi l'ora di scappare da lui!
Ormai verso la pala finale, Riccardo già su, Stefania giù, io a metà.. Ma a un certo punto non ce la faccio più e parto anche io: neve dura tra le rocce, un po' più ripido di prima, e poi pala nevosa finale con cresta verso sud per dirigersi verso le roccette di vetta, dove altri alpinisti arrivati dalla cresta nord giungono prima di me. Raggiunto Ricky al collettino sotto, si sale insieme ad ammirare il panorama!
Stupendo, una vista a 360°, la Jungrfaru, il Monte Rosa, i Breithorn, il Dom, il Weisshorn e tanti altri, tanti altri sogni.
Riccardo is back, l'amico e alpinista con cui ho salito tantissime cime e vie è tornato, ma Stefania invece? Non arriva.. Un' alpinista solitaria salita per la sud inizia a scendere, ben presto la vediamo giù, se avesse trovato la nostra amica in difficoltà si sarebbe fermata ad aiutarla, perciò la nostra amica non può essere in difficoltà.
Dopo alcuni minuti al riparo dal vento però, comincio a preoccuparmi, e senza zaino torno giù a cercarla, ed eccola che ancora sbiscia tra le ultime rocce, "Dai Ste, la cima è lì" "Andre lasciami morire qui, non ce la faccio" "Dai forza, dammi lo zaino e passa avanti" soppa che zaino leggero, quando riuscirò a farlo così leggero non ce ne sarà per nessuno.
Quasi punzecchiandola da dietro la sprono a salire, con lei che mi tira gli accidenti ma che a posteriori mi ringrazierà. Arriviamo al colletto dove Ricky c'aspetta, è ora di arrivare in cima tutti insieme, e..eccoci!
Non so se la nostra amica si sia goduta il panorama, la cima, la gioia, il meteo, come si deve. Di certo si è goduta la "sofferenza", ma nella nostra passione la fatica e la gioia vanno a braccetto!
Però è tardissimo, sono le 13, siamo stati davvero lenti ma siamo anche saliti molto rapidamente con la funivia. Ci sarà da allenarsi di più e vivere di più oltre la soglia dell'ossigeno che scarseggia (d'altronde poco dopo essere partiti la nostra amica c'aveva già avvisato che "mi sento ubriaca"). Ora è tempo di scendere, che prima lo facciamo e meglio starà il nostro mal di testa!
Facendo forza a Stefania, in mezzo a noi due, cerchiamo di essere agili ad andare giù, anche se ora che non ce l'abbiamo più alle spalle ma davanti..la vista dei Mischabel è come il canto delle sirene per Ulisse!  La fame ci attanaglia, la sete ci stringe, e il vento porca miseria ha rotto i co******. Sol che arriviamo dove ricomincia la roccia e ci sediamo a riposare e mangiare.
Ed eccoci spiaggiati chi più chi meno con in mano il Mars di vetta e molto altro. Ricky a petto nudo, io che mi abbuffo e Stefania che si sdraia sognando il divano e Entropia che le fa le fusa sulla pancia!
Via i ramponi, siamo più agili sulle rocce che ci aspettano, anche se qualche tratto di ghiaccio renderà necessario l'uso degli arti superiori a supportare gli inferiori, ma le placche ora si scendono bene! Il mio amico, che arrampica discretamente bene, si sente proprio a suo agio su questo bello gneiss! E infatti, prende il largo di nuovo..
Districandosi dove meglio si crede nell'ultimo tratto, aspetto Stefania dopo aver percorso pochi metri, poverina se soffre..ma non si può mollare adesso e le romperò davvero le scatole a spronarla. Riccardo invece lo vedo laggiù, sulla neve, sdraiato con la schiena su un ometto che ci aspetta. "Ricky dai vai, prendi l'acqua magari e ci vediamo al rifugio".
Stefania arriva, le dico di farsi forza, che sulla neve c'è da pedalare, che la birra ci aspetta e che non possiamo rischiare di saltare la succulenta cena! Raggiunto le bacchette abbandonate con l'acqua, mi sdraio anche io e quasi mi appisolo mentre l'aspetto..
Aspetta, aspetta, non arriva, ah eccola! "Ste, se fa una nuova traccia scivoli meno" "ma non me l'ha mai detto nessuno questo, hai ragione". Finito il glacionevato del Lagginhorn però, la lascio, scheggio giù verso il rifugio che non ne posso più del caldo che ora regna, vorrei riposare e dormire in vista di domani. lo sfasciume della morena che ci attende non è nemmeno malaccio.
Auspico di trovare il rifugio dietro ogni angolo, ma non arriva, dove minchia è?! Sempre ipnotizzato dal panorama, finalmente lo vedo laggiù, affollato di gente. Arrivo finalmente al Weissmieshutte, lo zaino di Riccardo sul muro ma lui no, beh io devo stendere la biancheria ad asciugare.. Sul muretto stendo tutto lo stendibile occupando metri quadri di suolo.
Si paga subito, arriva Stefania, possiamo bere una birra: piccola o media..nonostante i 6,50 CHF optiamo per la 0,5 che ce la meritiamo. Solo che la nostra amica è talmente cotta che non ce la fa a finirla e..mi tocca farlo a me! deve proprio star male poverina.. Andiamo a dormire una mezzoretta prima di cena, mezzora che diventano 20min visto il tanto che si ride!
Cena a brodo di pomodoro, spezzatino con pure e crauti cipollati, budino per finire. Pianifichiamo domani: Stefania da forfait, ma proprio senza ripensamenti, colazione a partire dalle 4, ma rifugio affollato, altri tavoli che già parlano di partire più tardi che tanto c'è una ressa da cane, uno che ci dice che tocca far la fila in certi passaggi.. "Riccardo, metodo Gran Paradiso?"

Qui altre foto.
Qui e qui e qui report.
Qui ottima guida.
Relazioni a bizzeffe su web.
Qui domani.

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