Un altro
weekend libero e di bel tempo alle porta, occorre sfruttare queste occasioni
finchè ci sono: alta quota! Due 4mila dalle modeste difficoltà, salibili in un
weekend lungo, in un posto da favola (
ci siamo già stati in zona) adatti anche a chi come
Stefania non abbia una gran esperienza ma se la
voglia fare: tutta la settimana a pianificare, e al venerdì pomeriggio si
aggiunge anche
Riccardo, in modo tanto fulmineo quanto rocambolesco. Anche per lui una buona occasione
per tornare a usare ramponi e piccozza.
Venerdì sera
si parte, e alla frontiera la dogana italiana ci ferma (mai successo) e dopo
aver notato i materassi sui sedili dietro ci chiede documenti e se abbiamo
qualcosa da dichiarare.. Si passa. Arriviamo a
Saas-Grund, cerchiamo la funivia, ma
"Campiren und parkiren" o qualcosa di simile, quindi si cerca un
altro posto. In un momento di sosta per esplorare con la vista un angolino, ci
incrocia la polizia, io riparto ma lei si ferma: ecco, siamo spacciati. Ma per
fortuna se ne va..
Io e Stefania
in auto, Riccardo in tenda, in un mini parcheggio fuori dal paese, a letto
all'1:30 e sveglia alle 6. Freschino stamattina! Via in paese a cercare un bar,
ma solo alle 6e30 riusciamo a entrare, e uscendo incrociamo Michele che mi fa
"Ma vedi che è tua la macchina, l'avevo riconosciuta!". Non resta che
entrare al parcheggio della funivia, prepararsi, aspettare che la biglietteria
apra..e l'avventura ad alta quota inizia!
La salita
della
funivia è la salita in paradiso: il bacino di Saas-Fee conta 14 4mila,
dei ghiacciai possenti e delle cime visibili da qualunque posto tenti di
osservarle: e salendo, le osserviamo. Depositati a quasi 3200m in poco tempo,
non resta che uscire e ammirare il panorama, prima di partire decisi per la
nostra meta. Il tempo lo abbiamo, ma meglio non sprecarlo.
Formichine
sulla normale della Weissmies, la
cresta nord della stessa ci nasconde il sole, e noi che
ci dirigiamo verso nord sulla "strada" che abbandoniamo alla prima
curva: anche la nostra meta è già ben visibile, un trapezio roccioso di cui
occorre solleticare il lato obliquo a noi più lontano. Non si dovrebbe trattare
di una salita tecnicamente entusiasmante: diciamo che se fosse un 3500 senza
panorama..chi lo salirebbe?!
Si taglia in
traverso costante lo zoccolo roccioso sotto un ghiacciaio ormai estinto, con un
po' di ghiaccio a rendere frizzante l'attraversamento delle placche lisce. Un
cavo d'acciaio dalla dubbia tenuta (insomma, è sottolino) ci aiuta a scorrere
intorno allo spigolo roccioso che ci separa dal ghiacciaio che porta il nome
della nostra meta. Il cavo finisce, ci si arrabatta a cercare la via in mezzo a
questi macigni, e finalmente si svalica.
Il panorama
è sempre fantastico, è una frase che andrebbe ripetuta ogni paragrafo ma
cercherò di censurarmi. Ramponi e piccozza time, ma la corda può aspettare:
dobbiamo attraversare il Lagginhorngletscher, ma è ormai un glacionevato senza
pericoli: maestosa invece la sua parete sud, solcata da cascate dui ghiaccio
che mentre scenderemo franeranno tutte sotto la potenza della palla di fuoco.
La neve è
ottima, l'ombra qui fa ancora la sua figura. Giunti vicino alle rocce, prima
che la pendenza aumenti e finalmente si inizi a salire in modo deciso, deposito
i 3litri di acqua di scorta che mi porto appresso (giusto per risparmiare un
po' di soldi al rifugio stasera), ma i chili di corda restano sulle spalle.
Risaliamo la
lingua di neve che ci porta a depositarci all'attacco della cresta ovest, solo
gli ultimi metri sono al sole, perciò gli occhiali possono aspettare: ma giunto
sulla spalla, è il momento di godere. Già, perchè quando tiro fuori e indosso
questi occhiali, vuol dire che sono nel posto giusto e al momento giusto!
Intanto alcuni già scendono, qualcun altro ci raggiunge per la salita.
Ci si
ricompatta, poi Riccardo prende il largo ora che la roccia domina il percorso.
La prima parte non rappresenta un percorso obbligato, ci si muove tra i macigni
alla ricerca del passaggio più comodo e più "stabile": insomma un bel
trekking con un po' di I e II qua e la. Con i 14 4mila che ti guardano (e
oltre, si vede il Monte Rosa).
Il gruppo
inizia a spezzarsi, Riccardo mi sorprende per quanto sia in forma, forse la
carota della cima fa bene; Stefania invece se la prende più con calma, in fondo
alla quota non è abituata, e oggi essere pure saliti in funivia non aiuta!
Siamo al
sole e si sente: più su si sentirà il vento. Ma per ora ci si gode l'ascesa e
la vista. I roccioni che ci hanno accompagnato finora, lasciano posto man mano
a roccini più piccoli, all'individuazione di una traccia marcata che ora sul
filo della cresta (non affilata però) porta costantemente verso l'alto. Appare
sulla sinistra il Fletschorn e il suo tormentato ghiacciaio.
Qualche
placca (coi ramponi) spezza la monotonia (beh, monotonia, parliamone), torna
qualche pezzo di neve, insomma la varietà facile che ci piace. Ora vediamo bene
come la montagna sia affollata, in molti stanno già scendendo ma tanti stanno
ancora salendo, ben più avanti di noi. Stagliati contro il cielo, come spero
presto potremo essere. Ma Stefania un po' accusa la quota e la stanchezza..
La nevicata
dei giorni scorsi ha reso la parte "detritica" della salita un po'
più interessante e alpina: invece che su un ammasso di sfasciumi a 3mila metri,
sembra davvero di essere ad alta quota, su del misto per dolci, col sole
ustionante ma un vento sprezzante. Il mix perfetto per una bella scottatura, ma
occhiali, casco e cappuccio coprono bene la pelle. Poi le rocce incrostate di
spuma di neve spalmata dal vento hanno il loro perchè.
Riccardo ci
ha aspettato dove era un po' riparato, ci si ricompatta e si riparte. Ben
presto Riccardo riprende il largo, lassù, mentre 4 poco delicati scaricano un
sasso grosso come un pallone da calcio che ruzzola giù: c'è da impegnarsi per
farlo partire eh! Stefania resta indietro, cerco di fare da unione, ma il vento
comincia a diventare di quell'intensità che..non vedi l'ora di scappare da lui!
Ormai verso
la pala finale, Riccardo già su, Stefania giù, io a metà.. Ma a un certo punto
non ce la faccio più e parto anche io: neve dura tra le rocce, un po' più
ripido di prima, e poi pala nevosa finale con cresta verso sud per dirigersi
verso le roccette di vetta, dove altri alpinisti arrivati dalla cresta nord
giungono prima di me. Raggiunto Ricky al collettino sotto, si sale insieme ad
ammirare il panorama!
Stupendo,
una vista a 360°, la Jungrfaru, il Monte Rosa, i Breithorn, il Dom, il
Weisshorn e tanti altri, tanti altri sogni.
Riccardo is
back, l'amico e alpinista con cui ho salito tantissime cime e vie è tornato, ma
Stefania invece? Non arriva.. Un' alpinista solitaria salita per la sud inizia
a scendere, ben presto la vediamo giù, se avesse trovato la nostra amica in
difficoltà si sarebbe fermata ad aiutarla, perciò la nostra amica non può
essere in difficoltà.
Dopo alcuni
minuti al riparo dal vento però, comincio a preoccuparmi, e senza zaino torno
giù a cercarla, ed eccola che ancora sbiscia tra le ultime rocce, "Dai
Ste, la cima è lì" "Andre lasciami morire qui, non ce la faccio"
"Dai forza, dammi lo zaino e passa avanti" soppa che zaino leggero,
quando riuscirò a farlo così leggero non ce ne sarà per nessuno.
Quasi
punzecchiandola da dietro la sprono a salire, con lei che mi tira gli accidenti
ma che a posteriori mi ringrazierà. Arriviamo al colletto dove Ricky c'aspetta,
è ora di arrivare in cima tutti insieme, e..eccoci!
Non so se la
nostra amica si sia goduta il panorama, la cima, la gioia, il meteo, come si
deve. Di certo si è goduta la "sofferenza", ma nella nostra passione
la fatica e la gioia vanno a braccetto!
Però è
tardissimo, sono le 13, siamo stati davvero lenti ma siamo anche saliti molto
rapidamente con la funivia. Ci sarà da allenarsi di più e vivere di più oltre
la soglia dell'ossigeno che scarseggia (d'altronde poco dopo essere partiti la
nostra amica c'aveva già avvisato che "mi sento ubriaca"). Ora è
tempo di scendere, che prima lo facciamo e meglio starà il nostro mal di testa!
Facendo
forza a Stefania, in mezzo a noi due, cerchiamo di essere agili ad andare giù,
anche se ora che non ce l'abbiamo più alle spalle ma davanti..la vista dei
Mischabel è come il canto delle sirene per Ulisse! La fame ci attanaglia, la sete ci stringe, e
il vento porca miseria ha rotto i co******. Sol che arriviamo dove ricomincia
la roccia e ci sediamo a riposare e mangiare.
Ed eccoci
spiaggiati chi più chi meno con in mano il Mars di vetta e molto altro. Ricky a
petto nudo, io che mi abbuffo e Stefania che si sdraia sognando il divano e
Entropia che le fa le fusa sulla pancia!
Via i
ramponi, siamo più agili sulle rocce che ci aspettano, anche se qualche tratto
di ghiaccio renderà necessario l'uso degli arti superiori a supportare gli
inferiori, ma le placche ora si scendono bene! Il mio amico, che arrampica
discretamente bene, si sente proprio a suo agio su questo bello gneiss! E
infatti, prende il largo di nuovo..
Districandosi
dove meglio si crede nell'ultimo tratto, aspetto Stefania dopo aver percorso
pochi metri, poverina se soffre..ma non si può mollare adesso e le romperò
davvero le scatole a spronarla. Riccardo invece lo vedo laggiù, sulla neve,
sdraiato con la schiena su un ometto che ci aspetta. "Ricky dai vai,
prendi l'acqua magari e ci vediamo al rifugio".
Stefania
arriva, le dico di farsi forza, che sulla neve c'è da pedalare, che la birra ci
aspetta e che non possiamo rischiare di saltare la succulenta cena! Raggiunto
le bacchette abbandonate con l'acqua, mi sdraio anche io e quasi mi appisolo
mentre l'aspetto..
Aspetta,
aspetta, non arriva, ah eccola! "Ste, se fa una nuova traccia scivoli
meno" "ma non me l'ha mai detto nessuno questo, hai ragione".
Finito il glacionevato del Lagginhorn però, la lascio, scheggio giù verso il
rifugio che non ne posso più del caldo che ora regna, vorrei riposare e dormire
in vista di domani. lo sfasciume della morena che ci attende non è nemmeno
malaccio.
Auspico di
trovare il rifugio dietro ogni angolo, ma non arriva, dove minchia è?! Sempre
ipnotizzato dal panorama, finalmente lo vedo laggiù, affollato di gente. Arrivo
finalmente al
Weissmieshutte, lo zaino di Riccardo sul muro ma lui no, beh io
devo stendere la biancheria ad asciugare.. Sul muretto stendo tutto lo
stendibile occupando metri quadri di suolo.
Si paga
subito, arriva Stefania, possiamo bere una birra: piccola o media..nonostante i
6,50 CHF optiamo per la 0,5 che ce la meritiamo. Solo che la nostra amica è
talmente cotta che non ce la fa a finirla e..mi tocca farlo a me! deve proprio
star male poverina.. Andiamo a dormire una mezzoretta prima di cena, mezzora
che diventano 20min visto il tanto che si ride!
Cena a brodo
di pomodoro, spezzatino con pure e crauti cipollati, budino per finire.
Pianifichiamo domani: Stefania da forfait, ma proprio senza ripensamenti,
colazione a partire dalle 4, ma rifugio affollato, altri tavoli che già parlano
di partire più tardi che tanto c'è una ressa da cane, uno che ci dice che tocca
far la fila in certi passaggi.. "Riccardo, metodo
Gran Paradiso?"
Relazioni a
bizzeffe su web.
Nessun commento:
Posta un commento