Nella vita
bisogna porsi degli obiettivi. In realtà ne abbiamo molti di più di quelli che
pensiamo, solo una minima parte sono chiari e nitidi, quindi descrivibili.
Molti esistono ma non lo sappiamo. Il principale, almeno per quanto mi
riguarda, è vivere una vita serena e felice, qualcosa di certo non facilmente descrivibile. Questo weekend raggiungo
l'obiettivo della salita del mio 30imo 4mila, salita che non mi godo per nulla
per via di una serie di pensieri che mai come oggi mi rendono la metafora
dell'alpinismo come "la conquista dell'inutile" piuttosto amara e
poco filosofeggiante.
Una landa
desolata, rocce rotte o levigate, un ghiacciaio agonizzante e un cielo che non
si vede per nuvole basse che rendono il paesaggio triste al punto giusto. Paesaggio empatico. Salendo per i canaponi, in 45 minuti siamo al Rifugio Capanna Gnifetti, nelle nuvole. Il
tempo di sistemarci in camera, di sentire il rifugista dirci che "la
Dufour m'han detto è ancora carica di neve in alto", e ci spiaggiamo fuori
sugli sdrai a mangiare e prendere un timido sole che ogni tanto sbuca dalle
nuvole.
Chi
dormicchia, chi ci prova ma non ci riesce. I pensieri sono numerosi e
turbolenti come le nuvole, e nemmeno loro trovano pace. Mi sposto in cima al
cucuzzolo sopra la chiesetta, mi sdraio, penso, medito, scrivo e leggo. La
montagna mi ha sempre dato delle risposte e fatto ragionare. Oggi si pensa,
qui, con calma, lontano dai pericoli e con tutto il tempo a disposizione.
Domani si ragiona d'istinto, in modo rapido, senza possibilità di ripensamenti
dati i pericoli oggettivi che ci abbracceranno.
Osservo
gente scendere alle 15, alle 16, sul Ghiacciaio del Lys che adesso è tutto al
sole: evidenti crepacci sul percorso, una nuova traccia per aggirarne alcuni, e
questi (non tutti, ma molti) che scendono slegati, in barba alla vita, in barba
a chi magari una vita non ce l'ha più o non ce l'avrà più a breve, in barba a
chi a casa si preoccupa per loro.
Ma resto
ancora un po' qui. In altri momenti avrei ammirato il panorama dei Lyskamm, dei
seracchi, i contorti flussi glaciali che paiono immobili ma invece avanzano, si
piegano, si infrangono, si spaccano. Una potenza pronta a esplodere in modo
distruttivo. Cerco ordine nel loro disordine. Ma è tempo di darsi una pausa e
smettere di pensare.
Breve
dormitina a letto, studiamo le relazioni concordando che in mancanza di tracce
non ci andiamo nemmeno all'attacco della Rey e tentiamo la normale, che già di
per se non deve mica essere comoda! Inoltre facendo due conti, se vogliamo
prendere la funivia delle 17 a scendere (l'ultima) occorre davvero pedalare
e..svegliarsi presto. Oddio, al limite scenderemo per sentiero, per la gioia
delle ginocchia e della mente che avrà altro tempo di pensare.
Cena
abbondante, ma l'appetito è poco, poi via a letto. Domani (tra qualche ora) è
un altro giorno, e non ci sarà spazio per pensare ai problemi "a
valle" per non crearsene qui "a monte". Istinto di
sopravvivenza. L'orario concordato sono le 2, per poter partire alle 2e30.
A colazione
sento ancora la cena addosso, e quindi anche questa sarà scarsa. Niente stimolo
per il bagno, e anche questo non è un bell'inizio. Ma siamo qui, andiamo, che
magari riesco a trarre ottimismo e rinvigorimento sulla vita in generale se
riusciamo nella nostra salita di oggi.
Alla fine
mettiamo piede sul ghiacciaio alle 3. Non sembra nemmeno fare freddo, ma già
mentre si faceva colazione, le raffiche di vento fuori ci facevano temere:
dicono che la normale alla Dufour sia sconsigliata in caso di vento.
Partendo a
quest'ora siamo quasi soli: solo una cordata partita dalla loro tenda, e più su
un paio dal Balhmehorn. Raro essere così in pochi qui. Senza fretta, ma
comunque in meno di 2h, raggiungiamo il Colle del Lys, che è ancora buio:
impossibile vedere se ci sono delle tracce verso la Rey, quindi rischiamo? No,
non rischiamo, e col senno di poi facciamo bene.
Una cordata
ha già attaccato il Lyskamm Orientale, una vaga alla ricerca della discesa per
l'attacco della Rey (sono troppo alti..), altre due sulla normale autostradale
verso Capanna Margherita, strada che prendiamo anche noi. Ma che diavolo di
freddo fa?! Vedo Giorgio battere i denti quando ci fermiamo, io con anche i
coprimoffola. Te pensa attaccare una cresta rocciosa tra un paio d'ore..
La cordata
dai Lyskamm torna giù, troppo vento? Ci sta.. E allora noi? Ho un brutto presentimento.
La luce inizia ad avanzare sul bianco dell'alta quota, le prima cordate
scendono da Capanna Margherita, immagino abbiano passato una brutta notte per
esser già in discesa.. Altre verso la Punta Zumstein, ma che freddo.
Poi lo
spettacolo dell'alba. Il cielo che si tinge di rosa, arancione, la debole luce
che riesce comunque a proiettare l'ombra dei Lyskamm verso l'infinito. Nei
pressi del Colle Gnifetti i colori del cielo diventano magici, cordate verso il
cielo, il mare di nuvole sul versante est, nell abisso della est. Tutto
rilassante, ma la vista del caotico versante valsesiano torna a farmi pensare
al mio caos. Scaccia questi pensieri adesso.
Una bella
crestina e qualche passo su roccia ci deposita su Punta Zumstein, mio 30imo
4mila, ma la mano che in foto regge tre dita alzate ha poco di cui essere
allegra. Il sole comunque non ci scalda, il vento tira a raffiche e il freddo
continua a far battere i denti a Giorgio. La cima è affollata da un po' di
cordate, alcune delle quali partono per la Dufour: oh bene, così ci fanno
strada.
Foto di
vetta, panorama, contemplazione, ma una cordata torna già indietro. Ci leghiamo
corti, e anche l'altra è di nuovo qui. Due su due, o tre su tre, non ricordo
bene. La cresta che scende in effetti è affilata. mi sa che ho già capito, con
questo vento, non s'ha da fare, e ci mettiamo poco a pensarlo entrambi. Quattro
passi, due foto sulla cresta e si torna indietro.
Ora sulla
parete nord dei Lyskamm è l'ombra di Zumstein e Dufour a essere proiettata. Noi
scendiamo con l'intento di salire Punta Gnifetti, siamo qui, e così magari non
dobbiamo tornare nel "bacino del Lys".
Con calma,
tremando ancora, in mezzora siamo anche sulla seconda cima di oggi, cercando di
trovare riapro dal vento per mangiare e bere qualcosa. Ora ce la prendiamo
comoda, di tempo ne abbiamo. Ma la zona inizia ad affollarsi.. Dai va la,
andiamo.
Il sole
ancora non ci scalda, ho già proposto a Giorgio finchè siamo qui di salire
anche Punta Parrot, che io ho già salito ma lui no. Torniamo sui nostri passi, tenendo la
traccia alta per incontrare meno gente, osservando quali mastodontici seracchi
giacciano sulla normale a Capanna Margherita, cossi via da qui!
La salita
alla Parrot, in traversata est-ovest, è tutta per Giorgio, che inizia a sentire
la stanchezza e ci sta. Un bel pendio e poi una bella cresta, larga ma
estetica, e tutta per noi. Coi nostri tempi, in questa piazza di Milano ad alta
quota, riusciamo a fare le nostre salite relativamente "soli".
9e30 di
nuovo al Colle del Lys, abbuffata? No, il mio amico accusa un po' di nausea,
meglio scendere, incontrare stranezze e tanti altri personaggi che col loro
modo di condurre la salita, denigrano l'importanza della vita. Oddio, le mie
cazzate le ho fatte anche io, e me ne vergogno, ma il minimo della sicurezza
dai no..
Scendendo
finalmente iniziamo ad avere caldo, alleluja. Ma Giorgio nella foga di saltare
crepacci e correre via, mette male un piede e la giornata prende una brutta
piega. Ci manca solo che anche io torno assorto nelle mie preoccupazioni..
ancora per mezzora no.
10e15 siamo
al rifugio, tanto vale spicciarsi e prendere la funivia delle 12 prima che
chiuda per la pausa pranzo. Ma la caviglia del mio amico non è agile come un
tempo, e la discesa è da farsi con calma. Avevamo paura di perdere la funivia
delle 17, e invece ci ritroviamo a scendere con quella delle 11e30!
Nella calma
che ci crea la nostra condizione di anticipo sui tempi previsti ieri (temuti),
possiamo concederci di sistemare le nostre robe e cercare un posto per mangiare
qualcosa e poi un prato dove dormire un'oretta prima di ripartire per casa.
Prima che la mente torni a focalizzarsi sulle preoccupazioni e pensieri
"di valle".
Non posso
certo dire che ero felice come volevo lassù, ma almeno dovevo pensare alla
pelle, ora che non ho questa priorità di sopravvivenza, la bocca si chiude, le
parole diventano rare, i sorrisi assenti, e il viaggio riprende come era
partito. Silenzioso e assorto nei mie pensieri.
Qui e qui altre
foto.
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