domenica 17 dicembre 2017

La neve da spicozzare-spupazzare: Vajo Mosca e (ri)Cima Carega

In Appennino ha nevicato troppo, ieri ho visto che le condizioni qui sono buone, Giorgio propone Carega, e quindi altro giro altro regalo, si spera. Alla combricola si aggiunge anche Federico, e così sono di nuovo in viaggio verso le Piccole Dolomiti in veste invernale, quando le sue rughe cadenti diventano dei bei colatoi lisci da salire in allegria. 

Parcheggio pieno (oggi riusciamo a salire fino al Rifugio Campogrosso), e c'era aspettarselo dati i report usciti e la bella giornata. Temo il freddo, ma visto che ci troveremo per parecchio tempo al sole. La frontale non serve più, e dopo pochi minuti possiamo goderci Cima Mosca prendere fuoco all'alba. Fantastico anche il panorama sull'Adamello Brenta, non c'è una nuvola in cielo! 

L'avvicinamento è lo stesso di ieri, ma la cosa non mi pesa per nulla. Gli stessi posti possono esser visti con occhi diversi al variare della compagnia e delle mete, o del meteo, o del proprio stato fisico: ecco, per esempio sono un pelino stanco dopo la giornata di ieri e le poche ore di sonno di questo weekend. 

Traversone sotto i pendii del versante nord del Carega, con le guglie e i massicci di roccia non buonissima che incombono su di noi. Aria frizzantina ma si resiste bene, e ben presto siamo all'attacco del Vajo Mosca, dove si appresta a partire anche un altro gruppetto di persone. 

Giorgio è il suo nervo sciatico non mettono i ramponi ai piedi da tempo; Federico è un'incognita siccome non ci siamo mai saliti assieme (è stato nostro allievo) ma di roba in montagna ne fa; io sono il solito pirla cacasotto che poi quando si trova nel mezzo della rumba va avanti a testa bassa. Attacchiamo. 

La prima parte è dolce, ma la neve è già buona. Beneficiamo della traccia di ieri e di 2+6 persone di oggi, che è di aiuto in questi casi, sopratutto per sapere dove andare in questi itinerari spesso labirintici o dalle mille varianti. Si sale in campo abbastanza aperto tra rocce, piante, cespugli, e ben presto finiamo pure al sole a sudare. Ma meglio aspettare, che all'ombra torneremo. 

Qualche pendenza più accentuata non fa più bastare l'appoggio, goduria.. Raggiungiamo il gruppetto di 6, che ci lascia passare. Sondiamo il terreno, ci godiamo le pendenze e l'ottima consistenza della neve: quando fai fatica a estrarre la piccozza, sono emozioni.. 

Canalini più incassati, la mugaglia sempre presente, si vede che siamo in Carega. Non c'è tantissima neve ma quella giusta per proseguire tranquillamente senza doversi legare. Raggiungiamo la fascia mugoso-rocciosa che da lontano non si capiva come poterla aggirare o salire. Una cordata davanti a noi indica la strada, ma Giorgio da un'occhiata a sinistra e scopre il vuoto. 

Il capocordata di chi ci sta davanti ci dice che si sale tranquilli anche senza legarsi e poi..mi riconosce. "Ma quante cazzate scrivi?!" non sapendo se sia un complimento o meno, taccio e acconsento. "Però dai, mi fai ridere con le tue narrazioni tragicomiche", andiamo già meglio Marco! Marco che poi (ed ecco la mia vendetta) continua con un "Questo canalino è da orgasmo!". 

Traverso e salita del canalino, dove l'aggiramento di una pianta non è proprio agevolissimo per me e il mio zaino.. Salita di facile pendio, e finiamo su un esile crestina mugosa verso sinistra ("Qui se fosse secco son cazzi!") oltre la quale..ma c'è ancora qualcosa? 

Alla faccia del traverso esposto! I due ragazzi davanti a noi si legano per tastare il terreno, poi ci dicono che si riesce a fare anche senza corda. Basta non cadere, ovviamente.. Siamo di nuovo al sole, e il ghiaccio che ricopre tutta la roccia verticale che ci circonda si sta colorando di sciolto.. 

Vado, chiedendo sempre ai miei amici se ritengano tutto ciò sufficientemente sicuro o se vogliano legarsi. Bel traverso, basta non guardare giù, e girato l'angolo un bel pendio di 70m a 65-70° da cuocersi i polpacci! Huppy!!! Superiamo Marco che ha fatto sosta e proseguiamo sognando una "salle a manger" dove poter riposare le zampe.. 

Ma che neve goduriosa, mutande sporche dietro e davanti.. Quel cigolio, quel "quick quick" quando si estrae a fatica la becca.. Spettacolo.. 

Eccola la zona di sosta, dove un famelico e acciaccato Giorgio(cit. "voi fringuelli andate paino domani che ho male al nervo sciatico") si ferma per mangiare qualcosa: e come non approfittare del suo "ne volete uno?". Tra l'altro siamo su un bellissimo balcone verso il Brenta.. E al sole. 

Madonna che sole, non vedo l'ora di arrivare in cresta per mettere gli occhiali da sole, perchè "quando in montagna metti gli occhiali da sole, è arrivato un bel momento". Ci resta da salire un pendio ampio, che pare tranquillo, ma che è meglio prendere sulla sinistra per non starci in mezzo. E i polpacci gridano.. 

Ormai a pochi metri dalla cima, una nuova area di sosta per poi ripartire verso li ultimi metri quasi in ghiaccio, verso il cielo, verso l'azzurro, verso l'alto. Verso.. verso chissà. 

10e30 siamo in cima, spettacolo di giornata. Arrivano man mano un sacco di altre persone: un po' troppo affollata questa cima. Mangiamo qualcosa e dopo aver convinto i miei amici a proseguire per Cima Carega, si scende per la cresta ovest, assolata e ghiacciata. 

Giunti sul sentiero, mega traversone verso Bocchetta Mosca, con un panorama spaziale sulla conca sotto il Carega, e la neve come ieri che obbliga a scavigliamento e cramponage selvaggio! Ma meglio stare all'occhio e fare qualche passo sulle punte con faccia a monte.. Giorgino invece decide saggiamente di togliersi i guanti e mettere quelli con le dita di fuori, scivolare, fermarsi dopo 30cm, ma in compenso grattuggiarsi la parte di dita esposta! Quante scuse per farsi coccolare dalla moglie stasera.. 

Stessa salita di ieri, voglio proprio ripetere quel traversone infido maledetto sotto la cresta rocciosa della cima: dai sarà più morbida oggi. Sta fava! Sulle punte e faccia a monte in traverso! Io avanzo mentre i due compari mi maledicono: sento quasi le bestemmi dei loro polpacci giugnere a me in modo violento.. Tutto allenamento pischelli! Però il sole sta distruggendo la cattedrale di ghiaccio sulle rocce sopra di noi, i cui pezzi ci cadono addosso.. 

Pendio da salire a dare il colpo di grazie alle gambe e giunti ormai alla finestra sul Vallone della Teleferica "raga, si prosegue di li, io salgo di qua però" e mi spicozzo-spupazzo l'ultima neve ghiacciata per poi sbucare sulla cresta e infine in cima. E un elicottero svolazza nei pressi della Bocchetta dei Fondi.. 

Frescotto però, e Giorgio e il suo sciatico sono cotti, scendiamo a fare una pausa ristoratrice seria al passo del Rifugio Fraccaroli. Si mangia e beve (anche oggi 2,5l son pochi!) e intanto la volpe chiama la moglie per avvisarla delle dita: astuto, devo imparare da te, almeno qualcosa me lo insegni! 

"Adesso scendiamo per dove dico io!" dice il più anziano, e va bene seguiamolo. Evitiamo il traversone infernale, ma qualche passo sulle punte con faccia a monte è da fare.. Intanto metto in guardia un ragazzo sopra di noi che si avventura sulle nostre traccia di andata senza piccozze. Stessa cosa farò con tre scialpinisti che attaccano il traverso dall'altra parte. Che neve cazzuta che c'è! 

Discesone panoramico con uno strano nuvolone che sorge sopra il gruppo dello Zevola tre Croci. Si percepisce che stiamo lasciando un bellissimo posto in bellissime condizioni che non sappiamo se ritroveremo: insaziabili. 

Discesa per Bocchetta Fondi, meno dura di ieri. Ma più brutta per il fatto che.. Noto due ragazzi in basso che lasciano ruzzolare giù uno zaino dal pendio, e sulle spalle hanno i loro di zaini. Collego all'elicottero e scendo per dirgli "ragazzi, lo zaino l'avete, ne fate ruzzolare un altro, ho visto un elicottero..spero il vostro amico si riprenda presto!" 

Quattro chiacchiere di conforto, un po' di assistenza, l'offerta di portare lo zaino per un po' di strada. Sana solidarietà alpinistica, il minimo che si possa dare in situazioni del genere, sopratutto quando ci sei passato anche tu. Tanti in bocca la lupo a tutti e tre, perché anche i due incolumi hanno delle ferite interne da rimarginare.. 

Arriviamo all'auto con una sete della madonna. In auto ho birre e pandoro, ma il sole se ne va troppo presto dietro i monti, e qui la freddo non si resiste.. Finiremo in un parcheggio di Recoaro a mangiare e bere, come tre scappati di casa. Ordinaria amministraizone.

Qui altre foto.
Qui report.
Qui la guida del guru dei Vaji.

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