sabato 7 dicembre 2019

Ci sono cose da vedere nella vita: Vajo Bianco con variante

Ci sono alcune cose che nella vita ogni uomo dovrebbe avere la possibilità di vedere. I ghiacciai dell'Islanda, le cascate Vittoria, la grande muraglia cinese, il varano di Komodo, Nicola che si sveglia alle 2:30 di notte per andare a fare un vaio, e manco per un corso! Questo genere di evento va preso al volo senza lasciarselo scappare: non sempre si ha la possibilità di assistere a un accadimento tanto raro, un po' come un'eclissi solare completa durante una giornata di cielo completamente sgombro dalle nuvole.
E così , nonostante l'orario di partenza proposto sia pure in netto anticipo rispetto a quello che avrei proposto io, come non saltare su questo carro eterogeneo che alle 3:00 di notte si avvia verso il paradiso vaittico delle piccole Dolomiti?
Eccoci qua quindi: Nicola che ha appuntamento con quell'altro matto di Mattias per andare in esplorazione aggressiva (che sfocerà in questo link), e io, Federico e Fabio che nemmeno abbiamo ancora parlato di cosa andare a fare. Dovevano esserci anche Anna e Mirco ma all'ultimo momento degli imprevisti gli hanno impedito di esserci. A loro un'eclissi di sole in un cielo terso mai ricapiterà temo.
L'altro spettacolo raro come una pepita d'oro nel letto del fiume Secchia, è vedere Nicola fare colazione al sacco in auto senza nemmeno lamentarsi, lui che è il TomTom delle pasticcerie di tutto il Nord Italia (del Centro e Sud no, semplicemente perchè non li ha mai esplorati, altrimenti..). Tra colazione e preparazione ci mettiamo in moto che manca poco alle 6. Nonostante il sole sia bello lontano dal sorgere la zona inizia a essere già brulicata da parecchi Homo Sapiens che nutrono la nostra stessa passione.
Alla cordata FAF propongo il Vaio Bianco per una serie di motivi: già di partenza non avevo voglia di ingaggiarmi in cose complicate e corde e ferramenta li volevo portare solo per emergenze, inoltre data l'eterogeneità del trio è meglio non esagerare. Poi il Vaio Bianco nessuno degli altri due lo ha mai salito, e vuoi mettere godersi tutto la avvicinamento insieme al sole eclissato?
Questo è uno dei generi di alpinismo che più mi piace: avvicinamento a lume di frontale, immersi in un freddo frizzante che solletica le narici, zaino carico di viveri vestiario materiale e sogni. Mancano solo le stelle in cielo (che mi fanno temere un rigelo non perfetto, ma date le difficoltà del Vaio scelto spero di non incontrare problemi di progressione se non un po' di fatica in più).
Facendo due chiacchiere con Mattias e aspettando il fotografo che deve scattare qualcosa ogni 100-200 passi (ma sta a vedere che lo fa per riprendere fiato?) scorriamo su varie valanghe scese da Giaron della Scala, Pra degli Angeli, e infine quella che si spera scenderemo tra qualche ora, Boale dei Fondi. Il sole spento si è come al solito fatto fregare dai suoi buoni sentimenti, dal suo impermeabile giallo, e ha prestato i suoi bastoncini a Fabio che li ha dimenticati in macchina: così adesso lui si ritrova a cercare l'equilibrio in questi delicati traversi dove un passo falso potrebbe portarlo fino a valle a velocità da Mach 1. Discesone verso l'attacco del Vaio dei Colori in uno spezio di pace e silenzio.
Complice l'essermi fermato per bisogni primari, e averne così approfittato per calzare ramponi e armarmi di picozze, mi perdo Nicole e Mattias che se ne vanno in luoghi remoti e nascosti alla ricerca di alpinismo d'annata. Ritrovo invece i miei due compari ancora in fase di preparazione: dai forza che c'è freddo a star fermi e si alza il sole!
La batteria della mia macchina fotografica patisce troppo il freddo ed è già fuori uso: la brutta notizia  stizzisce quel fighetto fotogenico di Federico, che si calma solo dopo che il buon Fabio mi cede la sua di macchina fotografica. Altre cordate sopraggiungono ma nessuna sembra aver intenzione di percorrere la nostra stessa lingua bianca: meglio così perché di stare in mezzo a del traffico e altre persone non ne ho voglia, altrimenti me ne andavo in piazza.
Risaliamo un breve tratto del Vaio dei Colori, per poi deviare decisamente a destra verso l'imbocco del Vaio Bianco. Le condizioni non sono proprio ottime: sì è vero che ci sono tratti di ottima neve dura dove entrano quasi solo le punte dei ramponi, ma ci sono poi tante altre zone o di riporto da vento farinosa o di neve non trasformata dove il piede affonda fino alla caviglia e oltre.
Seguiamo la traccia di qualche predecessore dei giorni scorsi, ma a volte il vento le ha cancellate, e altre volte le vediamo andarsene a percorrere strane varianti di cui non ho nessuna voglia di conoscere e scoprire con sorpresa grado e difficoltà (storie già viste). Il tutto è sempre molto suggestivo e piacevole, incassati in questo budello nel cuore delle montagne a seguirne una striscia di neve che speriamo ci porti verso l'uscita e spazi ben più ampi, dove gli occhi potranno spaziare su vasti panorami e non soltanto sulle pareti circostanti.
Nel tubo della valanga ci facciamo prendere dall'entusiasmo di trovare un po' di neve dura, entusiasmo che più tardi ci fa risalire un breve tratto sulla destra abbandonando la striscia principale che stava iniziando a stringersi parecchio. Dopo pochi passi scolliniamo e raggiungiamo una zona dove chi ci ha preceduto ha gironzolato a destra e sinistra alla ricerca della via: davanti a noi infatti un muro nevoso sbarra la strada, muro che non sembra neanche difficile da salire (certo, se la neve è buona però), ma ciò che mi preoccupa maggiormente è il non sapere cosa c'è oltre.
Propongo allora di ritornare sui nostri passi e riprendo la striscia principale, che si rivela la scelta corretta. Dopo qualche metro un bel riparo sotto un costone di roccia invoglia a una breve pausa per bere qualcosa. Fabio inizia essere stanchino ma c'è ancora da stringere i denti. Il sole comincia a illuminare cime e creste circostanti sciogliendo neve ghiaccio e facendo precipitare a valle qualche sasso.
Questo vaio non è lineare, gira a destra e sinistra e soltanto all'ultimo consente di vederne l'uscita. Nel durante si ha sempre l'impressione di essere dentro un piccolo labirinto di ignota lunghezza. La qualità della neve è pure peggiorata ora che il vaio si apre a forma di catino, catino che deve aver raccolto tutto ciò che il vento ha spostato ma anche le recenti nevicate ad alta quota. Dritta davanti a noi una parete rocciosa presenta un punto debole dove si vede che qualcuno è andato a cercarne una variante di uscita, Ma noi ci accontentiamo della nostra, che anch'essa scopriremo essere una variante.
Con Federico mi alterno a far traccia davanti mentre Fabio ci segue un po' distanziato. Il pendio nevoso a sinistra mi sembra un po' troppo appoggiato per essere un'uscita, non vorrei che ci portasse su una crestina rocciosa nel vuoto. D'altronde le altre due volte che ho salito questo vaio, sono sempre uscito un po' più su, in mezzo a quelle rocce: direi proprio che oggi faremo uguale.
Continuiamo la salita che proprio nel tratto finale inizia a impennarsi. Mi infilo fiducioso in mezzo alle rocce, con cornice a destra e a sinistra ma non dritto. All'inizio neve ottima per piccozza e ramponi, ma negli ultimi 5 metri pessima: farina dove le picche non fanno presa e dove i piedi indietreggiano a ogni passo. Cercando di sfruttare quel poco che c'è riesco a uscire ed essere baciato da un tiepido sole.
Spettacolo di panorama bianco e candido!
Federico mi segue a ruota. Fabio sta per infilarsi nella strettoia finale, gli lancio una corda cui legarsi facendogli sicura a spalla perché non è che sia proprio piacevole per un neofita questa uscita in free solo.
Una volta che ci raggiunge anche lui, possiamo fare la foto di Vaio e mangiare e bere qualcosa.
Essendo qua non posso non pensare di salire in cima, ma vedo che anche gli altri due non si tirano per nulla indietro. Oggi ho preso i ramponi classici proprio per evitare il problemone dello zoccolo dei Blade Runner rimasti a casa: e invece anche questi qua oggi rompono parecchio le scatole. Altro che scatole, sul traverso che conduce al passo tra Cima Campalani e Rifugio Fraccaroli c'è da ammazzarsi se si scivola giù.
Niente Canalino Sud oggi, e sbucati sopra il Vallone della Teleferica un venticello fresco ci accoglie e invoglia a essere sbrigativi. Ancora voglioso di pendenze ghiacciate salgo per la cresta, e raggiungo la cima poco prima degli altri due: ancora qualche foto e via giù in un posto un po' più accogliente, climaticamente, parlando dove mangiare.
Scendendo, a Bocchetta Mosca ci fermiamo finalmente a mangiare qualcosa un pochino più con calma, cercando accuratamente di sederci sull'unico masso affiorante per non bagnarci il culo. Solo che mannaggia, il cielo si è svelato, il sole non è più potente come prima e il vento solletica le terminazioni nervose che ci fanno percepire una temperatura non proprio idonea a restare fermi . L'ultimo morso al panino e si riprende la marcia verso bocchetta fondi.
Marcia su spettacolare traverso nevoso che lascia assaporare ampi spazi di alta montagna. Ultima risalita verso Bocchetta Fondi e poi sarà discesa, sperando che quelle che erano non proprio buone condizioni in salita diventino buone condizioni in discesa: già perché trovare neve marmorea in salita sarebbe stato piacevole, ma in discesa mica tanto (non siamo mica gli scavigliatori francesi degli anni del dopoguerra!).
E infatti la discesa è più sciabile che ramponabile e ci permette di perdere quota senza spaccarci le gambe. Il sole è ancora abbastanza alto quando arriviamo alla macchina, dove ovviamente Nicola non c'è ancora. Ho quindi tutto il tempo per mettermi in assetto da Trail e correre 10 minuti sulla neve per testare i ramponcini da ultra trail estremi.
Ma soprattutto abbiamo tutta la calma e il tempo per andare in rifugio a berci una birra, fare due chiacchiere, mangiarci una fetta di torta, uscire dal rifugio, andare in macchina a mangiare qualcosa, dormircene un'ora e mezza, svegliarsi per il sole che ormai è calato e l'effetto stalla non è più così potente in auto, cercare di telefonare a quei due disgraziati dispersi nelle rughe del Carega, cercare disperatamente un posto in cui il telefono prenda, e infine finalmente quando ormai il sole è quasi calato non solo dietro le montagne, ma anche sotto l'orizzonte, vederli arrivare nemmeno troppo cotti e brasati. Come non fargli bere un birra che per noi diventa un'altra birra?!

Qui altre foto.
Qui una guida.
Qui Report.
Nicola e Matthias han fatto questo

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