Si vede che
anche la ragazza ha
voglia di spiccozzare, e nonostante le poche ore di sonno che si prevedono, non
c'è da convincerla per farla saltare sul carro. E questa potrebbe essere la S0,
la Sorpresa numero zero.. Non è invece una gran sorpresa che tutto il viaggio
se lo dorma, ma è la sorpresa che vale come mille sorprese il fato che non
scenda nemmeno per fare colazione! La giornata pare davvero iniziare
all'insegna degli Ovetti Kinder..
La
sgraditissima sorpresa uno, S1, è la patina bianca che dopo Merendaore copre la
strada: e quest'anno ho deciso di NON montare le gomme da neve. Sì, ho le
catene, ma per questo mezzo centimetro sarebbe un'agonia; d'altronde però nei
tornanti non si sale, perciò parcheggiamo al tornante sotto il Rifugio La Guardia, aggiungendo così
350m di dislivello al nostro giro. Ed è già tardi.
Ci issiamo
sul Sentiero delle Mole che ormai la frontale non serve più. Ci godiamo la
fredda alba mentre saliamo sul tratto ripido, cercando un sentiero non sempre
ben visibile, e leggermente coperto da una scivolosa neve. Ma la vista sullo
Zevola Tre Croci e tutte le sue rughe bianche ci fa ben sperare di sudare per
qualcosa.
Arriviamo al
Passo delle Buse Scure, sosta e si riparte sul traversone che scorre sotto
Giaron della Scala, Pra degli Angeli, Boale dei Fondi, Boale Mosca. Siamo al
parco giochi del Carega, salite di Vaji a più a non posso, e in infatti di
persone a zonzo ce ne sono parecchie.. Mare di nuvole sopra Recoaro Terme, e le
Guglie del fumante che viste di profilo sono davvero..beh, sono.
Riconosco il
passo che occorre scollinare per raggiungere il Vajo dei Colori, con quel
caratteristico torrione. "Ste tranquilla, l'attacco è lì dietro", ma
ci aspetta S2: sorpresa, mi ricordo male, c'è da camminare ancora, e sopratutto
perdere parecchia quota. Meno male la vista di un camoscio ci distrae. Solo che
sto notando che siamo davvero pochi in giro..
L'ingresso
del Vajo dei Colori, voilà! Ci armiamo e si parte! Solo che vedo già che la
parte bassa non è proprio ben coperta. Le rocce circostanti invece sono spesso
coperte da un bel strato di ghiaccio: bello da vedere, non da salire (troppo
esile). Valangoni ovunque ci fanno capire che ha già ben scaricato. Seguiamo le
tracce, che qui ogni volta c'è da sbagliarsi e prendere le varianti.
Si sale
tranquilli, picche in appoggio, poi però vedo una paretina sulla sinistra
e..dai mettiamo un po' di pepe! "Ste, però non è obbligato questo eh, puoi
aggirare di la e fare il percorso classico", d'altronde siamo partiti per
fare una cosa facile. Come al solito mi porto dietro mille attrezzature, ma non
penso di usarle. E invece..
Una facile
crestina prosegue mentre lei è ancora giù nel "letto del vajo":
davanti a me quasi tutte le tracce si infilano nel Vajo Valdagno, ma noi
proseguiamo per il nostro facile Vajo dei Colori. Che finalmente si incassa un
pochetto tra le rocce, riconsoco esserci per di la il pezzo di ferrata che anni
fa mi fece sudare non poco.
Tracce sì,
una cordata lassù (Te lo do io il Ben Nevis), ma poi le tracce muoiono e del
cavo nemmeno l'ombra. Mmmm, proseguiamo a sinistra e andiamo a vedere cosa c'è:
le tracce salgono una cascatella di ghiaccio di 4-5m non proprio semplice. Ma
son troppo carico! Soccia però che caga, e in effetti vedo che non gli ho fatto
nemmeno una foto: si vede che la temevo.. è servita S3!
In libera,
con ramponi classici e con una picca tecnica e una classica, mi tiro su, ma
bisogna che penso a assicurare la Ste: lei non sale in libera, e c'ha ragione.
God bless fittoni, non trovo nulla di roccia, ma questi con codesta neve paiono
tenere ottimamente! Giù la corda e la recupero: se ne esce con un gelone alle
mani da lacrime.
Ripartiamo,
la parte dura è fatta, dopo non ricordo nulla di tragico nemmeno quando venimmo anni fa che non erain condizioni. Quella cordata a sinistra però mi fa dubitare: loro la ci sono,
davanti a noi invece zero tracce. Ma il mio fiuto e ricordi mi dicono che si
debba andare di qua: tracciamo noi!!! Cioè "noi" senza "n"
e girando le lettere rimanenti.
Un breve
saltino, e poi si prosegue, ma ormai c' è sempre di più salire in trazione, non
in appoggio. Ziobo S4, strapiombetto di neve, qualche metro a 65°-70° e un
fittone da ferrata che affiora: il sentiero è giusto, ma le difficoltà
insomma.. Neve dura e polpacci on fire, mi fermo per una sorta di sosta e per
lanciarle una catena di cordini cui assicurarsi o issarsi.
Con manovre
da temere la perforazione metallica (ramponi) della carne (cosce), mi passa
sopra e prosegue: ma la ripasso presto visto che si ferma a riposare. La
maestosità dell'ambiente non è indifferente, mette in soggezione. Ma ormai vedo
l'uscita, e non mi pare di vedere altre sorprese..
Davanti a
cotanta scelta (sinistra, centro e destra) mi viene impartito di "Prendi
l'uscita più facile!": faccio una media, e prendo la centrale. Neve
fotonica per un nuovo tratto a 65°-70°, e finisco al sole. S5, uah! Ma lei è
ancora giù, le lancio la corda va che è meglio: meno male l'ho portata!
Spettacolare la scena di uscita dal Vajo, in cui Stefania lancia entrambe le
picche per piantarle sul pari dell'uscita e poi si svacca su essa!
Ho già
capito che lei col cavolo che viene su Cima Carega: ma guardala com'è
incrostata di Scozia! "Tu vai, t'aspetto qua, ma lascia il cibo e il
bere", e senza zaino mi avvio verso le prossime sorprese.. Pensavo salire
svelto, senza zaino, con due picche, ma la neve è marmo, oppure farina con
sotto il ghiaccio.
Tantochè,
mega traversone sopra quello che d'estate sarebbe il 157, uno stradone: e
invece oggi è un pendio di neve a volte a 50° da fare tutto sulle punte con
faccia a monte ed entrambe le picche piantate (a volte da lanciare con forza
per poterle conficcare), in traverso. Polpacci on fire e mutande sporche. S6.
Tratto di
riposo e di nuovo in traverso ascendente, fino a guadagnare il valico verso il
Vallon della Teleferica. Camminata e salita alla vetta, con croce incrostata e
panorama mozzafiato. Solo che ci ho messo mezzora per arrivare fino qui, a
quest'ora speravo esser già di nuovo da lei.. S7.
Scendo, ma
cambio strada sperando trovare neve meno marmorea e pendenze più dolci. Mica
tanto, ma va meglio. Raggiungo la ragazza che voleva dormire a Bocchetta Mosca,
e ci avviamo verso la discesa da Bocchetta dei Fondi: nuovo traverso a volte
della stessa difficoltà del precedente! Occhio alla penna, e vai di nuovo sulle
punte! S8!
Senza tracce
davanti, arrivano pure non simpatiche nuvole a non farci vedere una fava.
Sgraditissima S9. Per fortuna un po' la so, e per ancora più fortuna ecco delle
tracce e addio nuvole! Con calma avanziamo, ammirando giochi di luce tra
nuvole, neve e sole a volte pallido.
Tocca di
nuovo tracciare per salire alla Bocchetta dei Fondi, e di la vedere di nuovo
l'ombra, il freddo e il marmo. Infatti i primi metri li scendiamo a gambero,
faccia a monte e giù! Discesa lunga e dove di nuovo sbaglio la valutazione
"si vai tra, laggiù si vede già la traccia!" e invece no, c'è da scendere
e scender ancora, su valangoni e neve ghiacciata.
Una volta
rimesso piede sul 157, possiamo scattare la foto di vajo/vetta/discesa, visto
che sapevo non essere banale manco lei.. è tardi, e ho lasciato la frontale in
auto. Vediamo di non arrivare a S10 con le sorprese! Per fortuna no, ma ci
manca poco. Agogniate discesa per il sentiero delle Mole, accidenti a S1!
Ma col senno
di poi, le sorprese sono sempre belle..
Qui altre
foto.
Qui report.
Qui relazione di quando sta bene.
Qui la guida
del guru dei Vaji.
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