Su questa
cima sono stato parecchie volte, ma oggi sarà speciale.
Volevo
approfittare in qualche modo di questa giornata di ferie in più, e se di
tecnico non si riesce a fare nulla, allora passo allo scenografico e solitario.
Guardando il portafoglio (ergo tanto lontano non si va) ma anche di trovare
della neve (in Appennino non si va), dove si orienta la mia conoscenza? Baldo
da Prada. Che tra l’altro le ultime due volte che ci sono stato, mi è pure
stata negata la cima (ma era giusto così), perciò ho due conti da regolare.
Il timing di
partenza è tale per far colazione in dolce compagnia, sbrigare qualche faccenda
a casa, passare da mia sorella, e vedere il tramonto in cima (magari allungando
un po’ il giro andando verso Col Santo). Avrò programmato bene? Chissà.
Nell’evenienza ho con me un libro da leggere e tante giacche, se in cima dovrò
aspettare. E infatti lo zaino è pesantuccio..
Al mio
arrivo al parcheggio la situazione neve e temperatura è peggio di quello che
temevo. Neve solo oltre i 1500m, e si sta bene in maglietta.. Ho già paura
della sudata e della neve pappa che troverò. Beh, della sudata ho ragione, ma
della neve per fortuna no. Sono solo, strano in questo itinerario esser da
soli, suggestivo. Al ritorno farà quasi paura.
Solito
tracciato, seguo i pali della funivia per la salita direttissima, testa china e
via salire. Mi sento fuori forma, forse è l’approccio che ho avuto oggi a
essere sbagliato, sono focalizzato sul tramonto e non sulla camminata. Vedremo.
Esco dal
bosco è un po’ di panorama e giochi di luce sulle nubi c’è. Ma il bello deve
venire. Solo quando sono all’altezza delle costruzioni intermedie alla funivia
inizio a pestare neve seriamente, ed è bella dura! Se non fosse per le tracce
di chi mi ha preceduto dovrei mettere i ramponi. E inizia a far freschino col
vento che tira.
Testa china
e arrivo sulla forestale che poi porta al
Rifugio Fiori del Baldo, da giù vedevo qualche persona
che camminava lassù, ma si vede che tutte hanno parcheggiato in alto, non a
Prada Alta. Meglio così, in tutta la giornata dovrò dire solo un “Salve” a una
signora che scende da Costabella. Sento la salita, mi sa che sono lento, mi
rassegno al fatto di arrivare in cima a Costabella e basta.
Traccia
diretta sul pendio o vado per cresta? Nessun dubbio, per cresta, più sicura e
panoramica. Al
Rifugio Fiori del Baldo non mi fermo nemmeno, ma metto il giacchino che il vento si sente! Oh
anche il freddo, e la neve continua a esser buona (sento l’acquolina in bocca
da vaio per il prossimo weekend).
Breve
esplorazione al Chierego, che in caso di vento forte potrebbe essere il mio
riparo per vedere il tramonto, e in preda a un
miraggio vedo una spillatrice di
birra, che sete. Forza su dritti, la cresta è più lunga di quel che sembra, ma
il suo spianare finale addolcisce la fatica. Le cornici verso la Val d’Adige la
fanno quasi sembrare una montagna seria.
Ore 15e15,
sono in cima, ma come, di già?! E ora che faccio? Beh allora proseguiamo un po’
lungo la cresta, vedo che è anche già tutta tracciata! Allenamento! Faccio due
conti, alle 16 torno indietro, o mi frego l’obiettivo della giornata. Ora però
metto i ramponi.
Osservo uno
stormo di uccelli galleggiare al passo che sto per raggiungere, son tanti,
forse anche loro approfittano della giornata senza caos per volteggiare
serenamente. La cresta è facile, non è aereo, ma sinuosa, sembra che porti
verso il cielo, piacevole, e comunque alla sua destra nasconde pendii
aggettanti e cornici da cui stare alla larga.
Mi giro
spesso a fare foto (oggi ne scatterò 229, di cui certo alcune sono da
cancellare e prove) e le faccio anche davanti a me. Ripeto, è una cresta
davvero piacevole. Controllo l’orologio, eh, allora arrivo fino alla vetta
delle Buse. Ed eccomi su essa. Qui le tracce finiscono, un po’ di foto e torno
indietro, un po’ di corsa perché a questo punto non voglio farmi scappare il
calar del sole.
Foto su foto
su foto.
Torno sulla
mia postazione d’osservazione alle 16e30, perfetto, ho il tempo per cambiarmi
maglietta ecc ( e che cacchio, ho la possibilità e lo zaino pesante per un
motivo, mi metto asciutto), mangiare qualcosa al volo (i panini li tengo per il
viaggio di rientro in auto), e iniziare a scattare altre foto.
In realtà il
tramonto mi delude un po’, speravo meglio. Forse speravo che il sole si
coricasse dietro ai monti, invece si china sul Lago di Garda. E tutte queste
nubi devono aver fatto da filtro: certo un po’ di nubi alte ci stavano bene, si
sarebbero colorate di rosso, ma qui sono troppe. Non sputo nel piatto in cui
mangio e mi godo comunque lo spettacolo.
Ombre sulle
cime di Adamello e Brenta, sole e poi buio sulla vetta delle Buse, pezzi di
nuvole che si tingono di rosso, cime dell’Appennino che emergono dalla nebbia e
smog padano ma che poi si tappano di nuvole il cucuzzolo. Osservo e ammiro.
Prima che
sia buio buio inizio la mia discesa, anche perché ok che sono coperto, ma tanto
freddo a gratis anche no. Ci sono solo io in giro, e quando inizia a fare buio
davvero e sono nel bosco, un po’ di sana paura c’è, e mi spinge a scendere più
in fretta. Ma prima di abbandonare il limite delle nevi, noto alla mia destra
l’Orsa Maggiore, sembra quasi coricata sul pendio visto quanto è bassa. Tento
una foto dai tempi lunghi.
A lume di
frontale arrivo al parcheggio alle 18e40. Con calma mi cambio e riordino le
cose, affamato riparto, ma attendo l’entrata al casello per iniziare a sbranare
i panini. E ancora famelico, una sosta in autogrill per il buon vecchio Apollo.
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